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Perché l’Italia è stata graziata dai mercati
12/03/2013 - Il nostro Paese salvato dallo scudo antispread. Ma anche dall'irrilevanza
di Marianna Mascioletti
L’attuale situazione politica ed economica dell’Italia, dicono praticamente tutti gli analisti, è oggettivamente peggiore rispetto a quel terribile novembre 2011 in cui il tracollo sembrava inevitabile. Tanto che Fitch ha ben pensato di abbassare il rating del nostro Paese da A- a BBB+. Eppure i mercati sembrano non tenerne conto: lo spread dei nostri BTP rispetto ai Bund tedeschi è salito, ma non moltissimo (anzi, tutto considerato, la variazione è praticamente trascurabile), e le aste vanno bene. Molti analisti economici si dicono positivamente sorpresi da tutto questo, ma temono che si riveli solo la quiete prima della tempesta. Un’inchiesta di Reuters, però, prova a spiegare perché l’attuale calma ha parecchie chance di durare.
LA CRESCITA CHE NON C’E’ - L’economia italiana è in contrazione da almeno sei trimestri, e, tenendo conto dell’inflazione, si può dire che, in termini assoluti, sia arretrata fino ai livelli di prima del 2001: ciò significa che, in pratica, il nostro Paese è in recessione da 11 anni in media, una situazione che non ha nessun paragone in Europa e pochissimi nel mondo. Il debito pubblico continua a crescere: al 127% a fine 2012, Fitch prevede (ed è una delle ragioni del downgrading) che arriverà al 130% entro quest’anno.
LA TEMPESTA PERFETTA CHE NON ARRIVA - Le ultime elezioni hanno gettato il Paese in una situazione di grave instabilità: il presidente della Repubblica a fine mandato non può sciogliere le Camere e il M5S, primo partito del Paese, tiene in scacco gli altri rifiutandosi di formare un governo di coalizione. E, seppure questo si riuscisse a formare, è altamente improbabile che continui nella direzione “market-friendly” che aveva preso il governo Monti. Eppure i mercati non sembrano spaventati. Come mai?
LO SCUDO ANTISPREAD DI DRAGHI - Il primo e più importante elemento che tranquillizza gli investitori internazionali è senza dubbio lo “scudo antispread” e l’impegno preso da Mario Draghi alla testa della BCE di salvare l’euro a qualunque costo. L’OMT, Outright Monetary Transaction, finora ha mostrato di poter resistere ad eventuali “attacchi” da parte dei mercati: questi ultimi, dunque, non trovano più conveniente scommettere sulla fine della moneta unica europea e ciò, unito a previsioni rosee di ripresa dell’economia USA e al fatto che oggi il 51% del nostro debito è in mani italiane (contro il 35% di due anni fa), ha decisamente calmato la tempesta finanziaria scatenata nel 2011.
L’EUROPA NON PIU’ SOTTO ATTACCO - Riccardo Barbieri, dirigente di Mizuho, dichiara a Reuters: “Questa [la zona euro] era la sola regione al mondo in cui i singoli Paesi avrebbero potuto andare in default in qualunque momento perché non avevano dietro una banca centrale. Ora, con l’OMT, abbiamo qualcosa che almeno ci si avvicina”.
PILOTA AUTOMATICO? - Gli analisti economici sostengono che le parole di Draghi della scorsa settimana, sul “pilota automatico” che ormai l’Italia avrebbe inserito, possono significare che il bilancio 2013 sia già stato approvato (secondo le linee guida dell’Europa) e che non sia dunque probabile che il nuovo governo, da chiunque sia formato, abbia margine di manovra per invertire la direzione. Tutto questo, però, avverte qualcuno, potrebbe valere solo fino alla fine dell’anno.
RISCHI ANCORA PRESENTI - Il nostro Paese non si è allontanato di molto dal rischio recessione, che anzi, come indicano tutti i dati, è ormai una triste realtà. Il tessuto produttivo italiano è ormai al collasso, privati e imprese non riescono a ottenere credito, le riforme strutturali che servirebbero per rimettere in moto l’Italia sono per il momento fuori discussione. Riccardo Barbieri, già citato prima, nel merito dichiara: “L’economia soffrirà ulteriormente dello stallo politico e il rischio è di cadere in una depressione simile a quella greca se questa situazione non cambierà al più presto”.
“SALVATI” DALL’IRRILEVANZA - Ciò che ci tiene ancora in piedi sui mercati internazionali, dunque, è essenzialmente il fatto che, dopo l’approvazione dello scudo antispread, colpire i Paesi più deboli della zona Euro non è più utile, dato che il crollo della moneta unica è oggi un’eventualità molto improbabile. Siamo tornati ad essere irrilevanti, ma la nostra economia è tutt’altro che salva. Reuters fa concludere a Giacomo Vaciago, professore di economia alla Cattolica: “Gli italiani, come i greci, adesso non possono più mettere in pericolo l’Euro. Possiamo soltanto mettere in pericolo noi stessi e i nostri figli”.
Ecco perché l'Italia non è ancora in default