«Boicotta Bridgestone»
L'appello choc di Vendola
Il presidente della Regione Puglia lancia la campagna contro la chiusura della fabbrica. Una protesta choc che diventa globale...
La lama conficcata nello pneumatico, la scia di sangue che scende. E sotto la scritta rivolta alla proprietà giapponese della Bridgestone: «Harakiri non è un buon business». Per la prima volta in Italia un potere pubblico lancia un boicottaggio contro una azienda per evitare la chiusura e la perdita di 950 posti di lavoro diretti più circa 500 dell’indotto.
A farlo è il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Come anticipato qualche giorno fa, Vendola ieri ha incontrato gli Rsu della Bridgestone di Modugno (Bari) e ha lanciato la campagna mediatica di boicottaggio della Bridgestone. Oltre al manifesto sono state preparate anche le spillette: un chiodo ricurvo che si ritorce contro la scritta Bridgestone e lancia l’hashtag twitter #boicottiamobridgestone.
«Proviamo a reagire - ha esordito Vendola -. La Bridgestone non è una fabbrica decotta e gli operai di Bari sono tra i migliori del mondo: noi produciamo pneumatici di grande qualità per le migliori case automobilistiche del mondo». Insieme a lui c’erano il sindaco di Bari Michele Emiliano, il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna, l’assessore regionale al Lavoro Elena Gentile e a tutti i capigruppo i maggioranza e opposizione del consiglio regionale. Tutti a stringersi e a solidarizzare con la delegazione dei lavoratori della Bridgestone.
«Non si possono cancellare con un tratto di penna – ha proseguito Vendola – cinquant’anni di straordinaria vicenda operaia e industriale. Noi intendiamo trasformare la vicenda della Bridgestone in un caso diplomatico politico internazionale e pensiamo che il management giapponese debba riflettere attentamente».
La campagna per ora è congelata. «Saranno questi gli stendardi di una campagna internazionale di boicottaggio. È una prova d’orchestra di quello che intendiamo fare se la riunione di giovedì dovesse rappresentare un nulla di fatto. Noi abbiamo bisogno che in quell’occasione il board europeo della Bridgestone cancelli l’aggettivo «irrevocabile» rispetto alla scelta di chiusura che hanno annunciato con violenza, creando sconcerto e sgomento non soltanto tra i lavoratori, ma tra tutti i cittadini pugliesi».
Il futuro dell’azienda si potrebbe decide infatti domani. Alle 14,30 al ministero dello Sviluppo il ministro Corrado Passera ha convocato i vertici di Bridgestone Europe, sperando che ci siano anche alcuni rappresentanti della casa madre, richiesta fatta con determinazione dal viceministro Claudo De Vincenti all’ambasciatore giapponese in Italia Masaharu Kohno.
I giapponesi hanno deciso di chiudere la fabbrica lamentando il livello insostenibile dei costi: dal lavoro e dell’energia in primis. All’incontro parteciperanno anche Nichi Vendola e i sindacati. La campagna trova il consenso del sindacato. «Ogni iniziativa è importante e questa campagna di boicottaggio può mettere pressione ad un’azienda che dà grande importanza all’immagine - commenta Giuseppe Altamura, segretario della Filctem Cgil di Bari - . Noi lavoriamo sui tavoli tradizionali - spiega - a partire dalla questione energetica. Ironia della sorte, proprio nel mese di marzo dovevamo incontrarci proprio sul tema del costo dell’energia: esiste già una centrale di cogenerazione che abbatte già i costi, ma molto si può ancora fare, a partire dalla totale assenza di pannelli fotovoltaici. Il costo del lavoro è paragonabile a quelli francesi e spagnolo, Paesi dove però la Bridgestone non farà. Ma poi c’è il valore aggiuto che portano i nostri lavoratori: innovazioni poi riprese in tutto il mondo».
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