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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    « Evangelii gaudium », dolor fidelium : « La gioia del Vangelo », il dolore dei fedeli


    di don Franz Schmidberger

    Per concludere l'anno della Fede, il Santo Padre, Papa Francesco, ha pubblicato l'Esortazione apostolica Evangelii gaudium sul tema della predicazione del Vangelo nel mondo d'oggi. Questo documento, a causa della sua notevole estensione, 289 punti, richiede al lettore e al teologo un notevole sforzo per essere studiato correttamente. Si sarebbe potuto dire di più con meno parole. Le righe che seguono cercano di darne un primo riassunto, certamente incompleto.





    I.

    Questo documento nasce in occasione del Sinodo dei vescovi, svoltosi dal 7 al 28 ottobre dell'anno scorso, dedicato al tema della nuova evangelizzazione: «Ho accettato con piacere l'invito dei Padri sinodali di redigere questa Esortazione» (n.16); allo stesso tempo è stato presentato dal nuovo Pontefice come una sorta di direttorio. A causa del fine duplice e della prolissità del Papa, la struttura di questo documento manca di precisione, di rigore e di chiarezza; per esempio un lungo passaggio è incentrato sulla situazione economica del mondo contemporaneo e poco dopo è esposta l’importanza della predicazione, fino a dare dei dettagli sulla sua preparazione. A più riprese si affronta la questione della decentralizzazione della Chiesa e le questioni ecumeniche e interreligiose sono trattate in lungo e in largo. In più questo documento non è privo di contraddizioni: il Papa precisa che non si tratta di un’enciclica sociale, ma le condizioni economiche sono trattate secondo un modello paragonabile a quello delle encicliche dei Papi precedenti.

    Papa Francesco parla della Chiesa come se essa fino ad oggi essa non avesse mai trasmesso il Vangelo o l’avesse fatto in maniera imperfetta. Si lamenta di un atteggiamento noncurante, letargico e chiuso. Questa critica costante ci impressiona sgradevolmente: si ha l’impressione che fino ad oggi si sia fatto poco per la trasmissione della fede e del Vangelo. I suoi commenti si accompagnano sempre ad un riferimento alla sua persona, il pronome personale io appare non meno di 184 volte nel documento e non si contano i mio e i me. Le parole di Dio nell’Apocalisse tornano quasi automaticamente alla mente: «Ecce nova facio omnia» (Apoc. 21,5).

    Il documento contiene senza dubbio numerose considerazioni positive, che non possono essere passate sotto silenzio. Diamone qualche saggio:

    Al n.7 si dice: «la società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia»; una giusta constatazione!

    Al n.22 si legge: «La Parola ha in sé una potenzialità che non possiamo prevedere. Il Vangelo parla di un seme che, una volta seminato, cresce da sé anche quando l’agricoltore dorme (cfr Mc 4,26-29)». L’azione della grazia sorpassa effettivamente ogni calcolo umano.

    Al n.25 si ricorda che «Ora non ci serve una “semplice amministrazione”». Se i vescovi e i sacerdoti prendessero a cuore queste parole e girassero le spalle alle commissioni, ai comitati, ai forum, all’estesa burocrazia per agire da veri teologi e pastori!

    Il n.37 è un bellissimo paragrafo, con una lunga citazione della Somma Teologica di san Tommaso d’Aquino, e non possiamo esimerci dal riportarlo per intero: «San Tommaso d’Aquino insegnava che anche nel messaggio morale della Chiesa c’è una gerarchia, nelle virtù e negli atti che da esse procedono. (Summa Theologiae, I-II, q. 66, art. 4-6) Qui ciò che conta è anzitutto “la fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6). Le opere di amore al prossimo sono la manifestazione esterna più perfetta della grazia interiore dello Spirito: “L’elemento principale della nuova legge è la grazia dello Spirito Santo, che si manifesta nella fede che agisce per mezzo dell’amore” (Summa Theologiae, I-II, q. 108, art. 1). Per questo afferma che, in quanto all’agire esteriore, la misericordia è la più grande di tutte le virtù: “La misericordia è in se stessa la più grande delle virtù, infatti spetta ad essa donare ad altri e, quello che più conta, sollevare le miserie altrui. Ora questo è compito specialmente di chi è superiore, ecco perché si dice che è proprio di Dio usare misericordia, e in questo specialmente si manifesta la sua onnipotenza.” (Summa Theologiae, II-II, q. 30, art. 4.; cfr ibid., q. 30, art. 4, ad 1)».

    Al n.42 il Papa insiste sul fatto che la predicazione deve innanzi tutto toccare i cuori: «Per questo occorre ricordare che ogni insegnamento della dottrina deve situarsi nell’atteggiamento evangelizzatore che risvegli l’adesione del cuore con la vicinanza, l’amore e la testimonianza».

    Dal n.52 al n.76, si trattano aspetti economici e si mettono in evidenza dei punti interessanti; il capitalismo sfrenato, che è «il risultato di una reazione umana di fronte alla società materialista, consumista e individualista» (n.63), è duramente criticato; «L’individualismo postmoderno e globalizzato favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari» (n.67); il Papa conclude al n. 69 che l’imperativo è «evangelizzare le culture per inculturare il Vangelo», e cioè radicare il Vangelo nella società e nella vita della gente. Ma perché qui non parla, come i suoi predecessori prima del concilio Vaticano II, dello Stato cattolico e della società cristiana, che erano presentati come frutti della fede cattolica e anche, di logica conseguenza, come protezione per la stessa fede? Si sarebbe potuto sperare che con tali legittime lamentele sull’economia attuale si facesse riferimento a Quadragesimo anno di Papa Pio XI, per mostrare i principi che conducono a condizioni economiche giuste?

    Il n.66 affronta il tema della famiglia, ma omette di ricordare che il matrimonio è l’unione indissolubile di un uomo e di una donna, proprio adesso che l’avrebbero richiesto la moda delle unioni libere e la rivendicazione della comunione per i divorziati risposati. Inoltre nel documento papale ci si sarebbe attesi un’attenzione maggiore alla famiglia cattolica, poiché è attraverso di questa che avviene la prima trasmissione del Vangelo, di generazione in generazione.

    Nei n.78 e 79 il Papa descrive lucidamente la vita spirituale degli anni post-conciliari: «Oggi si può riscontrare in molti operatori pastorali, comprese persone consacrate, una preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia e di distensione, che porta a vivere i propri compiti come una mera appendice della vita, come se non facessero parte della propria identità. (…) Così, si possono riscontrare in molti operatori di evangelizzazione, sebbene preghino, un’accentuazione dell’individualismo, una crisi d’identità e un calo del fervore. Sono tre mali che si alimentano l’uno con l’altro. La cultura mediatica e qualche ambiente intellettuale a volte trasmettono una marcata sfiducia nei confronti del messaggio della Chiesa, e un certo disincanto. Come conseguenza, molti operatori pastorali, benché preghino, sviluppano una sorta di complesso di inferiorità, che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identità cristiana e le loro convinzioni». I servitori della Chiesa dovrebbero prendere le armi dello Spirito e credere nell’efficacia e nella fecondità di tutti i mezzi che Cristo ha messo nelle mani della Sua Chiesa: la preghiera, la predicazione integrale della fede, l’amministrazione dei sacramenti, la celebrazione del santo Sacrificio della Messa, l’adorazione del Santo Sacramento dell’altare! Invece essi soccombono al «senso di sconfitta, che… (li) trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor 12,9). Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male» (n.85).

    Il n.104 riveste una particolare importanza perché riafferma che il sacerdozio, come segno di Cristo Sposo, è riservato agli uomini: «Il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione che non si pone in discussione».

    Al n.112, è evidenziata la gratuità della grazia e dell’opera della Redenzione: «La salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia. Non esiste azione umana, per buona che possa essere, che ci faccia meritare un dono così grande. Dio, per pura grazia, ci attrae per unirci a Sé». Al punto seguente si ricorda in modo rigorosamente giusto che la salvezza non è un affare personale: «Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze» (n.113). L’uomo si salva dunque nella Chiesa e attraverso la Chiesa, oppure non si salva.

    Al n. 134 è sottolineata l’importanza delle università e scuole cattoliche per la predicazione della fede e del Vangelo. Dispiace tuttavia che solo poche linee siano dedicate a tali opere.

    Il n.214 si oppone all’omicidio del bambino che deve ancora nascere, che vive ancora nel seno materno. Sfortunatamente il Papa non fa riferimento all’ingiustizia commessa contro Dio, né all’ordine naturale né ai Comandamenti, ma solo al valore della persona umana.

    Nel n.235 sono enumerati i sani principi per lottare contro l’individualismo: «Il tutto è più della parte, ed è anche più della loro semplice somma». Tutto il paragrafo è intitolato: «Il tutto è superiore alla parte». Sviluppare il tema del bene comune avrebbe potuto fare molto bene in questo conteso. Sfortunatamente questo manca.

    L’entusiasmo missionario e l’attività apostolica sono superbamente descritti al n.267: «Uniti a Gesù, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui ama. In definitiva, quello che cerchiamo è la gloria del Padre, viviamo e agiamo “a lode dello splendore della sua grazia” (Ef 1,6). Se vogliamo donarci a fondo e con costanza, dobbiamo spingerci oltre ogni altra motivazione. Questo è il movente definitivo, il più profondo, il più grande, la ragione e il senso ultimo di tutto il resto. Si tratta della gloria del Padre, che Gesù ha cercato nel corso di tutta la sua esistenza».

    II.

    Bonum est integra causa, malum ex quocumque defectu, ci dice il principio classico della morale. Il bene proviene da ciò che è integro, ma se una parte essenziale di una cosa è malvagia, l’insieme è malvagio. Le belle parti del documento papale che ci hanno rallegrato non ci impediscono di constatare la ferma volontà di realizzare il concilio Vaticano II, non solamente secondo la lettera ma anche secondo lo spirito. La trilogia Libertà religiosa – Collegialità – Ecumenismo, che secondo le parole di Mons. Lefebvre corrispondono al motto della Rivoluzione Francese, Libertà – Uguaglianza – Fratellanza, è sviluppata in maniera sistematica.

    1. Prima di tutto ai nn.94 e 95 i fedeli alla Tradizione sono ripresi e accusati di neo-pelagianesimo: «È una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare. (…) né Gesù Cristo né gli altri interessano veramente. (…) In alcuni si nota una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia».
    Come può il Papa credere a ciò? Il dinamismo dei fedeli cattolici radicati nella fede dimostra il contrario; anche a non voler parlare della nostra Fraternità, non esistono forse i Francescani dell’Immacolata, una giovane e fiorente congregazione missionaria, che oggi si trova gravemente danneggiata, se non distrutta, dall’intervento brutale del Vaticano? Il documento aggiunge: «In tal modo la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi».

    Come abbiamo già evidenziato, le scuole cattoliche, importante strumento di nuova cristianizzazione, beneficiano di una semplice menzione, in una sola frase, quando, a nostro avviso, queste istituzioni sono proprio un modo per trasmettere il Vangelo; nella nostra Fraternità abbiamo la gioia di vedere ogni anno nuove scuole che aprono i battenti.

    2. In questo documento è carente il senso della realtà, dando l’illusione che la verità vincerà l’errore di per sè; tale prospettiva si baserebbe sulla parabola del grano e della zizzania: «il nemico può occupare lo spazio del Regno e causare danno con la zizzania, ma è vinto dalla bontà del grano che si manifesta con il tempo» (n.225). Tale interpretazione è un controsenso e una falsificazione del Vangelo.

    La mancanza di realismo si riscontra anche al n.44, dove i sacerdoti sono esortati a non rendere il confessionale «sala di tortura». Anche se nel corso della storia della Chiesa sono effettivamente esistiti qua o là tali eccessi, dove mai accadono ancora al giorno d’oggi? Sarebbe stato meglio aggiungere un capitolo sulla confessione, sulla sua funzione di liberazione dal peccato, dalla colpa, e di riconciliazione con Dio, come punto culminante della nuova evangelizzazione e del rinnovamento interiore delle anime.

    Questa ingenuità, che è una contestazione del peccato originale o almeno delle sue conseguenze sulle anime e sulla società, si manifesta anche al n.84 dove è citato il discorso d’apertura del concilio Vaticano II, il discorso ricco d’illusioni di Papa Giovanni XXIII: «nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai (...). A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo». Disgraziatamente gli anni del post-concilio hanno dato ragione ai “profeti di sventura”.

    3. Molto strana l’osservazione espressa al n.129, dove si spiega che «Non si deve pensare che l’annuncio evangelico sia da trasmettere sempre con determinate formule stabilite, o con parole precise che esprimano un contenuto assolutamente invariabile»; il ricordo corre inevitabilmente alla dottrina dell’evoluzione dei dogmi, difesa dai modernisti ed espressamente condannata dal santo Papa Pio X nel giuramento antimodernista.

    Questo atteggiamento evoluzionista si nota anche a riguardo della Chiesa e delle sue strutture: la prima parte del capitolo I è intitolata La trasformazione missionaria della Chiesa e il concilio Vaticano II è presentato come il garante dell’apertura della Chiesa ad una riforma permanente perché «Ci sono strutture ecclesiali che possono arrivare a condizionare un dinamismo evangelizzatore» (n.26).

    4. Il n.255 parla della libertà religiosa come di un diritto fondamentale dell’uomo. Il Papa cita qui Benedetto XVI, suo predecessore alla Cattedra di Pietro, con queste parole: «Essa (la libertà religiosa) comprende “la libertà di scegliere la religione che si considera vera e di manifestare pubblicamente la propria fede”». Una tale dichiarazione è in diretta opposizione alla 15esima proposizione del Sillabo di Papa Pio IX, dove è condannata questa affermazione: «È libero ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che, sulla scorta del lume della ragione, avrà reputato essere vera».

    Il seguito del n.255 contraddice la dottrina dei papi dopo la Rivoluzione francese fino a Papa Pio XII incluso. Il Papa parla di un «sano pluralismo»: tale pluralismo è compatibile con la consapevolezza che il Verbo, Seconda Persona del solo vero Dio trinitario, è venuto nel mondo per redimerlo, che Egli è la fonte di tutte le grazie e che solo in Lui si trova la salvezza?

    Inoltre il documento condanna il proselitismo, termine divenuto ambiguo al giorno d’oggi: se lo si intende nel senso di reclutamento di fedeli per la vera religione con mezzi impropri, è certamente da respingere, ma per la maggior parte dei contemporanei sono da considerare proselitismo tutte le attività missionarie e persino qualsiasi argomentazione a favore della vera religione.

    5. Il concetto di collegialità sviluppato dal Papa sarà ancora più funesto per l’avvenire della Chiesa; a tale proposito sarebbe bene leggere il n.32 al completo: «Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato». Il Sommo Pontefice cita a tal proposito l’enciclica Ut unum sint di Papa Giovanni Paolo II dove quest’ultimo chiede di essere aiutato a trovare «una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova» e conclude Papa Francesco: «Siamo avanzati poco in questo senso». È dunque deciso a progredire anche in questa direzione? Qual è la sua visione? La chiarisce così: «Ma questo auspicio non si è pienamente realizzato, perché ancora non si è esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale». A nostro modesto avviso una conferenza episcopale non può mai essere soggetto di un’autentica autorità dottrinale poiché non è una istituzione divina ma un’istituzione completamente umana, di tipo organizzativo. Il papato, in se stesso, è di istituzione divina, così come lo è la carica vescovile e lo sono tutti i vescovi dispersi nel mondo in unione con Pietro, ma non lo è la conferenza episcopale: se si continua a procedere su questo cammino fatale la Chiesa si disgregherà presto in tante chiese nazionali.

    Al n.16 leggiamo: «Non credo neppure che si debba attendere dal magistero papale una parola definitiva o completa su tutte le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo». Naturalmente non possiamo aspettarci che la Chiesa prenda posizione su tutte le questioni, ma i Papi del passato hanno sempre dato i principi d’azione per la condotta tanto degli individui quanto della società ed è quello che dovremmo sperare di avere anche oggi dall’insegnamento papale: Cristo ha costituito Pietro proprio perché pasca il Suo gregge.

    6. Arriviamo finalmente all’ecumenismo, al dialogo ecumenico e interreligioso. Il n. 246 parla della gerarchia delle verità, termine ambiguo già utilizzato durante il concilio Vaticano II nel decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio, al n. 11. In seguito si è tentato di mettere da parte la verità cattolica e di dissimulare tutto ciò che potrebbe costituire pietra d’inciampo per i nostri “fratelli separati”. Nel 1982, la Congregazione della Fede è intervenuta e ha dichiarato che l’espressione gerarchia delle verità non vuol dire che esista una verità meno importante di un’altra ma che esistono delle verità dalle quali procedono altre verità parziali. Non possiamo che essere riconoscenti di questo intervento chiarificatore. La fede cattolica, virtù teologale, reclama l’accettazione dell’intera Rivelazione perché è Dio che la rivela. Inoltre questa chiarificazione dona un esempio della maniera in cui si potrebbero rettificare le ambiguità dei testi del concilio Vaticano II, a eccezione dei punti del tutto erronei. Infine il n.246 invita noi cattolici ad apprendere dagli ortodossi il significato della collegialità episcopale e dell’esperienza sinodale.

    Al n.247 si legge che l’alleanza del popolo ebraico con Dio non è mai stata soppressa, ma questa alleanza non era forse stata istituita da Dio per preparare la Sua Incarnazione salvifica nella persona di Gesù Cristo? Era un’ombra e un modello che doveva lasciare spazio alla realtà, umbram fugat veritas: la nuova ed eterna Alleanza stipulata nel santo Sacrificio di Cristo sul Calvario ha sostituito la vecchia e il velo del tempio si è squarciato da cima a fondo. Secondo la dichiarazione di san Paolo nel XI capitolo dell’epistola ai Romani, una gran parte o addirittura la totalità degli ebrei si convertirà alla fine dei tempi; la conversione avverrà solo attraverso il riconoscimento di Cristo, il solo Salvatore di tutti e di ciascun individuo, e attraverso l’ingresso nella Chiesa che è composta di pagani ed ebrei convertiti, perché non esiste un cammino di salvezza separato, che prescinda Cristo, per gli ebrei. D’altro canto la Chiesa ha da lungo tempo assimilato i valori del giudaismo del Vecchio Testamento, come la preghiera dei salmi o i libri del Vecchio Testamento. Non possiamo più parlare di una «ricca complementarietà» con il giudaismo contemporaneo.

    Da 250 a 253 si tratta il tema dell’Islam e si può leggere che «il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo». Il n.252, sulla linea del documento del concilio Vaticano II, Lumen Gentium, n. 16, pretende che gli islamici «professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico». Ma gli islamici rigettano espressamente il mistero della Trinità e accusano chi invece vi crede di politeismo. Il Papa dice inoltre, utilizzando le parole di Nostra aetate (n.3), che essi manifestano una profonda venerazione per Gesù Cristo e Maria; ma essi non venerano Gesù Cristo come Figlio di Dio, uguale a Lui nell’essenza: sembra che sia un dettaglio senza importanza (nel documento romano. NdT)!

    Al punto seguente, il Papa arriva a conclusioni pratiche: «Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’Islam che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica» e termina con un’affermazione falsa e scandalosa: «Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza». Il Santo Padre ha mai letto il Corano?

    Al n.254 si affronta il soggetto dei non cristiani in generale e il fatto che i loro segni e riti «possono essere canali che lo stesso Spirito suscita per liberare i non cristiani dall’immanentismo ateo o da esperienze religiose meramente individuali», il che sembra dire che lo Spirito Santo operi in tutte le religioni non cristiane e che esse siano tutte vie di salvezza. La fede dell’Islam in un solo Dio è certamente – se parliamo in maniera astratta – superiore al politeismo dei pagani, però è molto più facile, sia psicologicamente che pedagogicamente, convertire un pagano che un islamico, perché quest’ultimo è inserito in un sistema socio-religioso e per uscirne mette in pericolo la sua stessa vita. Ma le religioni non cristiane non sono dei percorsi neutri per venerare Dio, poiché sono spesso mescolate a elementi demoniaci che impediscono all’uomo di giungere alla grazia di Cristo, di farsi battezzare e quindi di salvare la sua anima.

    Negli ultimi cinquant’anni, nulla ha danneggiato la salvaguardia e la trasmissione della Fede più del dilagante ecumenismo che altro non è che «la dittatura del relativismo» religioso; (Card. Ratzinger) questo male ha fatto scomparire la definizione della Chiesa come Corpo mistico di Cristo, sola Sposa dell’Agnello sacrificato, unica via di salvezza e ha trasformato la Chiesa missionaria in una comunità «dialogante» ecumenica tra le altre comunità religiose.

    Chiamare la Chiesa alla gioia del Vangelo e volerla trasformare in una Chiesa missionaria nel quadro di questo ecumenismo ha un sapore tragicomico: come può pensare e agire in maniera missionaria se essa non crede alla propria identità e missione?

    Conclusione

    Sebbene l’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium possa contenere degli elementi giusti, come semi dispersi, ella è nell’insieme uno sviluppo conseguente del concilio Vaticano II, secondo le sue conclusioni più inaccettabili. Non vediamo «vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni» (n° 1), quanto piuttosto un altro passo funesto per il declino della Chiesa, per la decomposizione della sua dottrina, per la dissoluzione delle sue strutture e anche per l’estinzione del suo spirito missionario, nonostante sia ripetutamente chiamato in causa; Evangelii gaudium diviene dolor fidelium, una pena e un dolore per i fedeli.

    I cattolici legati alla Tradizione della Chiesa devono seguire il motto del pontificato di San Pio X: Instaurare omnia in Christo, il solo cammino, la sola via «per il cammino della Chiesa nei prossimi anni» (n.1) che vediamo possibile. Con questo ideale recitiamo il Rosario quotidiano cercando rifugio presso Colei che ha vinto nel mondo tutte le eresie.

    Don Franz Schmidberger
    Direttore del seminario Herz Jesu di Zaitzkofen

    Fonte: DICI

    « Evangelii gaudium », dolor fidelium : « La gioia del Vangelo », il dolore dei fedeli
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  2. #1192
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Che cosa stanno facendo queste suore che non rispondono?

    LA NOTIZIA

    CITTA' DEL VATICANO, 04 Gennaio 2014 (Zenit.org) - "Che cosa stanno facendo queste suore che non rispondono? Sono Papa Francesco e volevo salutarvi per gli auguri della fine dell'anno. Proverò a chiamarvi più tardi se posso. Dio vi benedica".
    Questo il contenuto del messaggio lasciato da Papa Francesco nella segreteria telefonica del convento delle Carmelitane Scalze del convento di Lucena, Spagna, lo scorso 31 dicembre alle 11.45. Il Santo Padre aveva chiamato per fare alle religiose gli auguri di buon anno, ma nessuna ha risposto. Ha quindi lasciato il simpatico messaggio sopra riportato, augurando loro un buon anno e promettendo di richiamare più tardi.
    Il messaggio è stato poi ascoltato dalla priora del convento di clausura, Suor Adriana de Jesus Resucitado, che ha dichiarato alla radio spagnola Cope: "Mi sono sentita morire". La religiosa ha inoltre raccontato che al momento della telefonata le suore erano impegnate a dire il rosario. Papa Francesco ha poi chiamato nuovamente, come promesso: la conversazione è durata 15 minuti, poco dopo le 19.15 del 31 dicembre. (S.C.)

    La notizia è clamorosa e stupefacente, non perché papa Bergoglio telefoni a questo e a quello, ma perché oltre a telefonare si diverte a dire corbellerie, e le dice con quell’immediatezza e quell’incoscienza e quella superficialità e quella mancanza di un minimo di riflessione, che lo contraddistinguo.

    Uno telefona ad un convento, risponde la segreteria telefonica, che di solito dice: “in questo momento non possiamo rispondere”… cosa fa? Abbassa la cornetta pensando che in quel momento le suore o i frati stanno pregando: è quello che si fa nei conventi.
    Cosa fa invece papa Bergoglio? Certamente con fare scherzoso, perché lui se lo può permettere… è un bonaccione… tira fuori una sparata delle sue: “Che cosa stanno facendo queste suore che non rispondono?”, e la registra, la sparata, del tutto incurante di poter – forse – offendere la sensibilità delle suore.

    Caro papa Bergoglio, cosa vuole che stiano facendo le suore? Stanno pregando, no!?
    Ha mai sentito dire che le suore pregano e se hanno il telefono, lo staccano o non rispondono per non essere disturbate nella preghiera?
    Ha mai sentito dire che questo lo fanno anche i laici, quando a casa recitano il Rosario?
    Ha mai sentito parlare di preghiera e di Rosario?

    Ci rendiamo conto che quando uno come Bergoglio diventa papa può accadere che si senta al centro del mondo e creda che tutti stiano pendendo dalla sua bocca… o dal suo telefono. Ce ne rendiamo conto, ma questa si chiama megalomania!
    Se non si trattasse di una persona superficiale e strafottente, non avrebbe neanche osato pensare di registrare una corbelleria simile… e dire che dovrebbe fare il Papa!
    Ma è questo il dramma: che è il Papa della Chiesa cattolica, il Papa che chiama al telefono le suore per fare gli auguri, il Papa che ricevendo la risposta della segreteria telefonica, la prima cosa che gli viene in mente è di fare una battuta infelice.
    Certo che non lo fa per male. Ma che razza di Papa è questo che chiama al telefono le suore per fare gli auguri e, papale papale, lascia un messaggio: Óla, ma che state facendo per non potermi rispondere?
    Caro papa Bergoglio, cosa vuole che stiano facendo le suore? Stanno pregando, no!

    Ma che razza di Papa è questo che dopo aver telefonato e aver registrato la battuta infelice, lo fa sapere a tutto il mondo?
    Ma a quale mancanza di serietà si è ridotto il vertice della Chiesa cattolica?
    Ma che razza di evangelizzazione potrà mai fare un papa che invece di fare il Papa passa il suo tempo a sbaciucchiare questo e quello, telefonare a questo e quello, incontrare questo e quello, per giunta dicendo cose che una semplice persona seria non penserebbe neanche?

    Povera Chiesa di Cristo! E poveri fedeli!

    Che cosa stanno facendo queste suore che non rispondono?
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  3. #1193
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Beh, ora non esageriamo. È una battuta di spirito, decisamente inopportuna in un convento di carmelitane, ma non vuol dire che Bergoglio non sappia cosa è il Rosario. Vuole fare il simpatico..

  4. #1194
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Citazione Originariamente Scritto da - SAVONAROLA - Visualizza Messaggio
    Ma questi che dispensano scomuniche a destra e a manca chi sarebbero? Con chi sono in comunione? Hanno almeno ordinazioni valide oppure no?

  5. #1195
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Citazione Originariamente Scritto da Tyler Durden Visualizza Messaggio
    Ma questi che dispensano scomuniche a destra e a manca chi sarebbero? Con chi sono in comunione? Hanno almeno ordinazioni valide oppure no?
    Sono fuoriusciti greco-cattolici, il vescovo a capo del "patriarcato" è finito sotto interdetto canonico per ordinazione vescovile illecita; molto a spanne è una situazione analoga alla FSSPX.
    Grandi buchi vengono scavati in segreto, dove i pori della terra dovrebbero bastare, e cose che dovrebbero strisciare hanno appreso a camminare.

  6. #1196
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Citazione Originariamente Scritto da Vita et Victoria Visualizza Messaggio
    Beh, ora non esageriamo. È una battuta di spirito, decisamente inopportuna in un convento di carmelitane, ma non vuol dire che Bergoglio non sappia cosa è il Rosario. Vuole fare il simpatico..
    Come con i FFI, uguale uguale...
    Grandi buchi vengono scavati in segreto, dove i pori della terra dovrebbero bastare, e cose che dovrebbero strisciare hanno appreso a camminare.

  7. #1197
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Wednesday, January 08, 2014

    Francisco avala a las comunidades de base por su "compromiso social en nombre del Evangelio"

    Primer mensaje de un Papa al movimiento brasileño, inspirado por la Teología de la Liberación

    Insta a "testimoniar con los pobres la profecía de los 'nuevos cielos y la nueva tierra'"


    El papa Francisco ha animado a los miembros de las comunidades cristianas de base de Brasil a "vivir con renovado ardor los compromisos del Evangelio", según un mensaje divulgado hoy por el Episcopado brasileño.
    La Conferencia Nacional de Obispos de Brasil (CNBB) destaca que se trata del primer mensaje que un papa envía a un encuentro que congrega a los cristianos de base, un movimiento que cobró fuerza en la década de 1970, al calor de la Teología de la Liberación.
    El mensaje papal fue dirigido al XIII Encuentro de Comunidades Eclesiales de Base de Brasil, que se inició ayer, martes, en la ciudad de Juazeiro do Norte, en el nororiental estado de Ceará, y concluirá el próximo sábado.
    "Os invito a todos a vivirlo como un encuentro de fe y de misión, de discípulos misioneros que caminan con Jesús, anunciando y testimoniando con los pobres la profecía de los 'nuevos cielos y de la nueva tierra'", dice la nota enviada por el papa argentino.
    En su mensaje, Francisco alude alDocumento de Aparecida, fruto de la V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, celebrada en Brasil en 2007 y en la que entonces participó en su condición de arzobispo de Buenos Aires.
    En ese sentido, dice que ese documento señala que las comunidades eclesiales de base son un mecanismo que "permite al pueblo llegar a un conocimiento mayor de la palabra de Jesús, al compromiso social en nombre del Evangelio y a la educación en la fe".
    También afirma que los cristianos de base "traen un nuevo ardor evangelizador y una capacidad de diálogo con el mundo que renuevan a la Iglesia", e insta a esos movimientos a evitar "perder el contacto con esa realidad muy rica de la parroquia local".
    El encuentro de la Comunidades de Base de Brasil se ha convocado con el lema "Romeros del Reino en el campo y en la ciudad", al que Francisco también ha hecho alusión en su mensaje.
    "Todos debemos ser romeros, en el campo y en la ciudad, llevando la alegría del Evangelio a cada hombre y cada mujer", dice el papa, quien invita a los cristianos de base a seguir las palabras del apóstol San Pablo, cuando dijo: "Ay de mí si no evangelizara".
    (RD/Agencias)

    Grandi buchi vengono scavati in segreto, dove i pori della terra dovrebbero bastare, e cose che dovrebbero strisciare hanno appreso a camminare.

  8. #1198
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Magistrale!!

    caro direttore,



    ho letto il tuo editoriale del 3 gennaio – “renzi, se questo è il nuovo che avanza” – e non posso che condividere la tua analisi sulla figura del nuovo segretario del pd, sulla sua furbizia disinvolta, sul suo trasformismo, sulle contraddizioni inevitabili tra il suo dirsi cattolico e il promuovere cose che contrastano non solo con il catechismo ma con la legge naturale. Aggiungo i miei complimenti per quello che fai da tempo con la bussola su questa frontiera dell’offensiva omosessualista e non voglio rimproverarti nulla.


    Però avverto la necessità di scrivere a te e ai lettori ciò che penso. In tutta sincerità: Ma il nostro problema è davvero matteo renzi? Cioè: Noi davvero potevamo aspettarci che uno diventa segretario del partito democratico, e poi si mette a difendere la famiglia naturale, la vita nascente, a combattere la fecondazione artificiale e l’aborto, a contrastare l’eutanasia? Ma, scusate lo avete presente l’elettorato del pd, cattolici da consiglio pastorale, suore e parroci compresi? Secondo voi, quell’elettorato che cosa vuole da renzi? Ma è ovvio: I matrimoni gay e le adozioni lesbicamente democratiche. Ma, scusate, avete mai ascoltato in pausa pranzo l’impiegato medio che vota a sinistra? Secondo voi, vuole la difesa del matrimonio naturale o vuole le case popolari per i nostri fratelli omosessuali, così orribilmente discriminati? Smettiamola di credere che il problema siano niki vendola o i comunisti estremisti brutti e cattivi, e che l’importante è essere moderati: Qui i punti di riferimento dell’uomo medio sono fabio fazio e luciana littizzetto, le coop e gino strada, enzo bianchi ed eugenio scalfari. Renzi mette dentro nel suo frullatore questi ingredienti essenziali del suo elettorato, miscelandoli con dosi omeopatiche di don ciotti e don gallo, e il risultato è il beverone perfetto che tiene insieme la parrocchietta democratica e l’arcigay. Aspettarsi qualche cosa di diverso da lui sarebbe stupido.


    Lo scandalo, scusate, è un altro. Di fronte a renzi che fa il segretario del pd e strizza l’occhio ai gay, lo scandalo è ascoltare gli esponenti del nuovo centro destra che dicono: “le unioni civili non sono delle priorità del governo”. Capite bene? Non è che l’ncd salta come una molla e intima: Noi queste unioni non le voteremo mai. No: Dice che non sono una priorità. Uno incontra hitler che dice: Voglio costruire le camere a gas, e che cosa gli risponde: “adolf, ma questa non è una priorità”. Facciamole, facciamole pure, ma con calma. Ho visto al tg1 il cattolico ministro lupi che spiegava la faccenda. Volto imbarazzatissimo, l’occhio terrorizzato di uno che pensa (ma posso sbagliarmi): Mannaggia, mi tocca parlare di principi non negoziabili e di gay, adesso mi faranno fare la stessa fine di pietro barilla, mi toccherà lasciare il mio ministero così strategico e così importante, con il quale posso fare tanto bene al mio paese. E al mio movimento. Ed eccolo rifugiarsi, lupi come tutti gli altri cuor di leone del partito di angiolino e della roccella, nella famosa faccenda delle priorità: No, le unioni civili non sono una priorità. Palla in calcio d’angolo, poi dopo vediamo. Ovviamente poi c’è il peggio: Allo stesso tg1 c’era scelta civica che intimava: Dobbiamo difendere i diritti delle persone omosessuali. Scelta civica… credo si tratti di quello stesso partito che fu costruito a furor di todi 1 e todi 2, e che i vescovi italiani avevano eretto a nuovo baluardo dei valori non negoziabili dietro la cattolicissima leadership di mario monti. Poi c’è il peggio del peggio, e nello stesso tg c’era una tizia di forza italia che trionfante annunciava che loro avrebbero miscelarlo le loro proposte sui diritti dei gay con quelle di renzi. Ho udito qualche rudimentale rullo di tamburo contro le unioni civili dalle parti della lega di salvini, flebilmente da fratelli d’italia. Punto.


    No, caro direttore, il mio problema non è matteo renzi. il mio problema è la chiesa cattolica. Il problema è che in questa vicenda, in questo scatenamento planetario della lobby gay, la chiesa tace. Tace dal papa fino all’ultimo cappellano di periferia. E se parla, il giorno dopo padre lombardi deve rettificare, precisare, chiarire, distinguere. Prego astenersi dal rispolverare lettere e dichiarazioni fatte dal cardinale mario jorge bergoglio dieci anni fa: Se io oggi scopro mio figlio che si droga, cosa gli dico: “vai a rileggerti la dichiarazione congiunta fatta da me e da tua madre sei anni fa in cui ti dicevamo di non drogarti”? O lo prendo di petto e cerco di scuoterlo, qui e ora, meglio che posso?


    caro direttore, in questa battaglia, dov’è la conferenza episcopale, dove son i vescovi? Silenzio assordante. Anzi, no: Monsignor domenico mogavero - niente meno che canonista, vescovo di mazara del vallo ed ex sottosegretario della cei – ha parlato, eccome se ha parlato: “la legge non può ignorare centinaia di migliaia di conviventi: Senza creare omologazioni tra coppie di fatto e famiglie, è giusto che anche in italia vengano riconosciute le unioni di fatto”. Per mogavero, “lo stato può e deve tutelare il patto che due conviventi hanno stretto fra loro. Contrasta con la misericordia cristiana e con i diritti universali – osserva – il fatto che i conviventi per la legge non esistano. Oggi, se uno dei due viene ricoverato in ospedale, all’altro viene negato persino di prestare assistenza o di ricevere informazioni mediche, come se si trattasse di una persona estranea”. Conclude il vescovo: “mi pare legittimo riconoscere diritti come la reversibilità della pensione o il subentro nell’affitto, in virtù della centralità della persona. E’ insostenibile – sottolinea mogavero – che per la legge il convivente sia un signor nessuno”. E per la chiesa, sul cui tema è stata già invitata a riflettere da papa francesco, in vista del sinodo straordinario sulla famiglia, “senza equipararle alle coppie sposate, non ci sono ostacoli alle unioni civili”. Amen.


    Capisci, caro direttore? fra poco prenderanno mio figlio di sette anni e a scuola lo metteranno a giocare con i preservativi e i suoi genitali, e la chiesa di che cosa mi parla? Dei barconi che affondano a lampedusa, di gesù che era un profugo, di un oscuro gesuita del ‘600 appena beatificato. no, il mio problema non è matteo renzi. Caro direttore, dov’è in questa battaglia l’arcivescovo di milano angelo scola? fra poco ci impediranno di dire e di scrivere che l’omosessualità è contro natura, e scola mi parla del meticciato e della necessità di comprendere e valorizzare la cultura rom. e’ sempre l’arcivescovo di milano che qualche settimana fa ha invitato nel nostro duomo l’arcivescovo di vienna schoenborn [ qui il ns articolo sul tema, ndr ]: Siccome in austria la chiesa sta scomparendo, gli hanno chiesto di venire a spiegare ai preti della nostra diocesi come si ottiene tale risultato, qual è il segreto. Del tipo: Questo allenatore ha portato la sua squadra alla retrocessione, noi lo mettiamo in cattedra a coverciano. E guarda la coincidenza, fra le altre cose: Schoenborn – che veste il saio che fu di san domenco e di tommaso d’aquino - è venuto a spiegare ai preti ambrosiani che lui è personalmente intervenuto per proteggere la nomina in un consiglio parrocchiale di due conviventi omosessuali. Li ha incontrati e, dice shoenborn, “ho visto due giovani puri, anche se la loro convivenza non è ciò che l’ordine della creazione ha previsto”. Ecco, caro direttore, questa è la purezza secondo un principe della chiesa all’alba del 2014. E il mio problema dovrebbe essere matteo renzi e il pd? prenderanno mio figlio di sette anni e gli faranno il lavaggio del cervello per fargli intendere che l’omosessualità è normale, e intanto il mio arcivescovo invita in duomo un vescovo che mi insegna che due gay conviventi sono esempi di purezza?


    e vado a finire. matteo renzi che promuove le unioni civili è il prodotto fisiologico di un papa che mentre viaggia in aereo si fa intervistare dai giornalisti e dichiara: “chi sono io per giudicare” eccetera eccetera. ovviamente, lo so anche io che non c’è perfetta identità fra le due questioni, che il papa é contrario a queste cose e che certamente ne soffre, e che è animato da buone intenzioni. Però i fatti sono fatti. A fronte di quella frasetta epocale in bocca a un papa – “chi sono per giudicare” - ovviamente si possono scrivere vagonate di articoli correttivi e riparatori, cosa che le truppe infaticabili di normalisti hanno fatto e stanno facendo da mesi per spiegare che va tutto ben madama la marchesa. ma tu ed io sappiamo bene, e lo sa chiunque conosca i meccanismi della comunicazione, che quel “chi sono io per giudicare” è una pietra tombale su qualunque combattimento politico e giuridico nel campo del riconoscimento dei diritti degli omosessuali. Se fossimo nel rugby, ti direi che ha guadagnato in pochi secondi più metri a favore della lobby gay quella frasetta di papa francesco, che in decenni di lavoro tutto il movimento omosessualista mondiale. Ti dico anche che vescovi come mogavero, all’ombra di quella frasetta sul “chi sono io per giudicare” possono costruire impunemente castelli di dissoluzione, e a noi tocca solo tacere.


    intendiamoci: Sarebbe da stolti imputare al papa o alla chiesa la colpa che gli stati di tutto il mondo stiano normalizzando l’omosessualità: Questa marea montante è inarrestabile, non si può fermarla. La ragione è semplice: Londra e parigi, new york e roma, bruxelles e berlino sono diventate una gigantesca sodoma e gomorra. Il punto però è se questo noi lo vogliamo dire e lo vogliamo contrastare e lo vogliamo denunciare, oppure se vogliamo fare i furbi e nasconderci dietro il “chi sono io per giudicare”. Il punto è se anche sodoma e gomorra planetari debbano essere trattati con il linguaggio della misericordia e della comprensione. Ma allora, mi chiedo, perché non riservare la stessa misericordia anche ai trafficanti di armi chimiche, agli schiavisti, agli speculatori finanziari? Sono poveri peccatori anche loro? O no? O devo chiedere a schoenborn di incontrarli a pranzo e di valutare la loro purezza? Caro direttore, la situazione ormai è chiarissima: Qualsiasi politico cattolico o intellettuale o giornalista che anche volesse combattere sulla frontiera omosessualista, si troverà infilzato nella schiena dalla mistica della misericordia e del perdono. Siamo tutti totalmente delegittimati, e qualsiasi vescovo, prete, teologo, direttore di settimanale diocesano, politico cattolico-democratico può chiuderci la bocca con quel “chi sono io per giudicare”. Verrebbe impallinato da un mogavero qualsiasi come un fagiano da allevamento in una battuta di caccia.


    caro direttore, il nostro problema non è matteo renzi. Il nostro, il mio problema è che l’altro giorno il santo padre ha detto che il vangelo “non si annuncia a colpi di bastonate dottrinali, ma con dolcezza.” anche qui, prego astenersi normalisti e perditempo: Lo so anche io che effettivamente il vangelo si annuncia così - a parte il fatto che giovanni il battista aveva metodi suoi piuttosto bruschi, e nostro signore lo definisce “il più grande fra i nati di donna” – ma tu sai benissimo che con quella frasetta siamo, tu ed io, tutti infilzati come baccalà. Tu ed io che ci siamo battuti e ci battiamo contro l’aborto legale, contro il divorzio, contro la fivet, contro l’eutanasia, contro le unioni gay, e contro i politici furbi come matteo renzi che quella roba la promuovono e la diffondono. Ecco, tu ed io siamo, irrimediabilmente, dei randellatori di dottrina, della gente senza carità, degli eticisti, degli “iteologi” dice qualche giornalista di cielle. E fenomeni come la bussola e come il timone sono esemplari anacronistici di questa mancanza di carità, di questo rigore morale impresentabile. e non basteranno gli sforzi quotidiani e titanici dei normalisti per sottrarre queste testate alla delegittimazione da parte del cattolicesimo ufficiale, perché tutti gli esercizi di equilibrismo e di tenuta dei piedi in due staffe si concludono sempre, prima o poi, con un tragico volo nel vuoto.


    Penso anche che il problema – scusa il fatto personale - non siano gnocchi e palmaro, brutti sporchi e cattivi, che sul foglio hanno scritto quello che hanno scritto: Io lo riscriverei una, dieci, cento mille volte, perché purtroppo tutto si sta compiendo nel modo peggiore, molto peggiore di quanto noi stessi potessimo prefigurare.


    Ecco, caro direttore, perché il mio problema, e il problema tuo, dei cattolici e della gente semplice, non è matteo renzi. Il problema è nostra madre la chiesa, che ha deciso di mollarci nella giungla del vietnam: Gli elicotteri sono ripartiti e noi siamo rimasti giù, a farci infilzare uno dopo l’altro dai vietcong relativisti. Per me, non mi lamento, per le ragioni che sai. E poi perché preferisco mille volte essere rimasto qui, ad aspettare i vietcong, piuttosto che salire su quegli elicotteri. magari con la promessa in contropartita di uno strapuntino in qualche consulta clericale tipo scienza e vita, o con l’illusione di tessere la tela dentro nel palazzo del potere ufficiale insieme a tutti gli altri movimenti ecclesiali. O con la pazza idea – scritta nero su bianco - che, sì, gnocchi e palmaro magari c’hanno ragione ma non dovevano dirlo, perché certe verità non vanno dette, anzi vanno addirittura negate pubblicamente per confondere il nemico.


    No, io non mi lamento per me. Mi rimane però il problema di quel mio figlio di sette anni e di altri tre già più grandi, ai quali io non voglio e non posso dare come risposta i barconi che affondano a lampedusa, i gay esempio di purezza del cardinale shoenborn, il meticciato e l’elogio della cultura rom del cardinale scola, il disprezzo per le randellate dottrinali secondo papa francesco, mogavero che fa l’elogio delle unioni civili. A questi figli non posso contare la favola che il problema si chiama matteo renzi. Che per lui, fra l’altro, bastano dieci minuti ben fatti di crozza.


    Caro direttore, caro riccardo, perché mai ti scrivo tutte queste cose? Perché questa notte non ci ho dormito. E perché io voglio capire – e lo chiedo ai lettori della bussola - che cosa deve ancora accadere in questa chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione. Attenzione: Io mi rivolgo ai singoli cattolici. Non alle associazioni, alle conventicole, ai movimenti, alle sette che da anni stanno cercando di amministrare conto terzi i cervelli dei fedeli, dettando la linea agli adepti. Che mi sembrano messi tutti sotto tutela come dei minus habens, eterodiretti da figure più o meno carismatiche e più o meno affidabili. No, no: Qui io faccio appello alle coscienze dei singoli, al loro cuore, alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo tardi.


    questo ti dovevo, carissimo riccardo. Questo dovevo a tutti quelli che mi conoscono e hanno ancora un po’ di stima per me e per quello che ho rappresentato, chiedendoti scusa per aver abusato della pazienza tua e dei lettori.


    mario palmaro
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  9. #1199
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Io faccio appello a YHWH il vecchio guerriero perennemente di pessimo umore, tutto pepe e midolla, quel vecchio fascio di nervi che su Sodoma e Gomorra aveva una geopolitica tutta sua.
    Intervieni tu, vecchio vigoroso.

  10. #1200
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    Predefinito Re: Un comunista piemontese.

    Ish Milchamah, YHWH, vecchio malmostoso, torna, giusto per folgorare di brutto certi ceffi e certi mollaccioni, poi torniamo ad essere pii cristiani sulle macerie.
    Solo una piccola catastrofe nucleare, qualche statua di sale col sorrisone stampato in faccia.
    Amen.

 

 
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