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  1. #61
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)

    La sinistra in occidente (2)*



    * Articolo di fondo de “La Voce Repubblicana” del 3 settembre 1978.




    Se il recente dibattito ideologico e, quindi, necessariamente politico, non ha avuto lo scopo di conquistare o riconquistare spazi elettorali, ma – com’è stato esplicitamente detto – di rendere più occidentali le concezioni e il modo di operare della sinistra, ne vedremo le immediate conseguenze nelle prossime discussioni di carattere programmatico. È evidente infatti che se l’Italia è diventata il più incerto e malsicuro dei paesi occidentali, se le sue strutture pubbliche si sono mostrate così largamente improduttive o addirittura parassitarie, se l’economia ha subito processi di decadenza quasi inarrestabili, se la scuola, la sanità e la previdenza danno luogo a preoccupazioni sempre più profonde, tutto ciò è dipeso certamente da precedenti concezioni ideologiche e politiche sbagliate del PCI ma anche da concezioni ideologiche e politiche assai inadeguate del PSI e, come partito popolare di massa e partito di ininterrotto governo, la stessa DC. La revisione ideologica, e quindi politica, dovrebbe così investire, più o meno largamente, tutte le grandi forze politiche e sindacali e darci una modificazione graduale delle condizioni reali del paese che finora non si è realizzata.
    Noi abbiamo sostenuto la politica di unità nazionale per arrestare la crisi che andava travolgendo il Paese proprio perché avvertivamo che un certo processo di revisione ideologica e politica, anche se non apertamente ammesso, si andava manifestando in tutte le forze politiche e questo poteva essere il fatto nuovo nei confronti delle precedenti esperienze. Può darsi che, preoccupati della sostanza dei problemi, abbiamo trascurato una discussione ideologica aperta, di carattere pregiudiziale. Ma quando il segretario generale della CGIL Lama ha dichiarato che il salario non poteva essere considerato una variabile indipendente, dichiarazione che implicava una revisione ideologica di fondo delle concezioni tradizionali di un sindacalista comunista, non abbiamo capito perché essa fosse stata respinta da esponenti sindacali e politici che avevano vanto a considerarsi di collocamento ideologico più occidentale. Se la dichiarazione di Lama arrivava tardi, e ciò gli poteva essere rimproverato, non era per questo meno vera e se poteva essere sospettata di carattere strumentale, non poteva essere, per tale solo fatto, sdegnosamente respinta. Questo caso, il più clamoroso e decisivo che sia occorso negli ultimi tempi, ci ha dato la misura di quale divario esistesse fra una professione occidentalistica di carattere puramente ideologico e la concreta azione politica. Ci è parso infatti, in quell’occasione, che Lama fosse diventato più occidentale di Benvenuto o Macario, anche se Lama, per arrivare a quella dichiarazione, era partito da posizioni ideologiche ben più distanti dall’Occidente, di quelle dichiarate in via pregiudiziale dagli altri due esponenti sindacali.
    Questa è stata la più amara sorpresa per noi, poiché la dichiarazione di Lama avrebbe dato alla politica di emergenza un contenuto che ancora non si riesce a realizzare. Ma altre sorprese ci sono state riservate prima e dopo la dichiarazione di Lama. Non abbiamo mai capito perché forze politiche di tradizioni occidentali avessero respinto la politica di austerità proposta dall’on. Berlinguer: senza tale politica, che all’Italia era necessaria fin dall’epoca del cosiddetto miracolo economico, parlare di lotta contro la disoccupazione e per lo sviluppo del Mezzogiorno, rimane una pura esercitazione verbale. Non abbiamo neanche capito perché le coraggiose affermazioni dell’on. Amendola circa i sacrifici che i lavoratori occupati debbono compiere a favore dei lavoratori disoccupati, fossero cadute nel vuoto o fossero state addirittura derise. Non abbiamo infine capito perché il fermo schieramento dei comunisti a difesa della autorità dello Stato contro il ricatto terroristico, uno dei valori principali e più fermi degli stati democratici occidentali, avesse dato luogo a tanti sospetti.
    Il dibattito ideologico che si è svolto in questi giorni può avere sbarazzato il terreno dalle contraddizioni tra un atteggiamento che, anche a sinistra, come nella DC, vuole essere occidentale e una prassi politica sindacale o statuale che occidentale continua a non essere. E in questa starà la sua maggiore utilità e il suo reale significato di svolta. Se queste conseguenze non dovessero prodursi, sarebbe inutile parlare di politica di unità nazionale e di lotta comune contro l’emergenza. Si sarebbero esaltate le divergenze ideologiche, ma rimarrebbe immutata o peggiorerebbe la prassi politica, anche in ragione delle diffidenze verso una celata competizione elettoralistica, male che ha funestato gran parte della storia della Repubblica.
    Per il bene del nostro Paese, noi ci auguriamo che la prima ipotesi risponda alla realtà prossima. Ma l’accoglienza assai critica che il piano Pandolfi ha ricevuto da parte dei sindacati e quella assai tiepida da parte di alcune forze politiche in concorrenza, non ci rende molto sicuri che l’augurio si avveri. Il piano Pandolfi è dai repubblicani considerato un semplice punto di partenza per una politica di rigore tale da farci realmente uscire dalla crisi. Se altri lo considera diversamente, la politica di unità nazionale diventa una vuota formula, carica di approfondimenti ideologici, ma completamente priva di contenuti programmatici adeguati.


    Da Ugo La Malfa, L’avvenire che ho voluto. Scritti e discorsi dell’ultimo anno, Edizioni della Voce, Roma, 1979.
    Ultima modifica di Frescobaldi; 08-10-14 alle 19:49
    Il mio stile è vecchio...come la casa di Tiziano a Pieve di Cadore...

    …bisogna uscire dall’egoismo individuale e creare una società per tutti gli italiani, e non per gli italiani più furbi, più forti o più spregiudicati. Ugo La Malfa

  2. #62
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)

    Sto sbavando nell'ammirare la collezione Lamalfiana che stai esponendoci!

    Vota Cavaliere Nero alla Camera

    Repubblicano Liberaldemocratico

  3. #63
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)

    Ti ringrazio...ma il mio è solo un lavoro di trascrizione e condivisione...tutto qua...digitalizzo, trascrivendoli sul PC, alcuni scritti e articoli, tempo permettendo, e poi li metto in rete a disposizione di tutti...
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    …bisogna uscire dall’egoismo individuale e creare una società per tutti gli italiani, e non per gli italiani più furbi, più forti o più spregiudicati. Ugo La Malfa

  4. #64
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)



    “…io prendo un impegno con voi, amici repubblicani e con quegli italiani che amano il PRI e i repubblicani: se dovesse accadere qualche cosa di grosso che mettesse in forse l’avvenire del nostro Paese, che lo sprofondasse in una maggiore crisi, che mettesse in forse la sua libertà ed indipendenza internazionale – a questo ho sempre guardato e per questo non voglio un partito staliniano nel mio paese – ebbene, se in quel momento io avrò ancora un briciolo di forza, lo metterò al servizio del mio Paese e del Partito repubblicano”.

    Ugo La Malfa – XXXIII Congresso del PRI – Roma, 17 giugno1978.
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  5. #65
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)

    “…i partiti di massa italiani presentano grande vischiosità ideologica e non hanno adeguata iniziativa per superarla. Noi repubblicani saremo una minoranza, ma abbiamo una composizione sociale interclassista abbastanza simile a quella della Dc, del Pci, del Psi. La differenza tra questi partiti di massa e noi sta nel fatto che abbiamo impiegato dieci o quindici anni a educare i nostri iscritti e i nostri elettori a un pensiero rigoroso, in base a un’analisi seria dei problemi della nostra società. I partiti di massa hanno fatto molta ideologia, hanno sparso nelle masse convinzioni non rispondenti alla realtà dei problemi che pone la nostra società. Da qui la crisi e da qui la difficoltà dei partiti di massa, quando si accingono a cambiare strada, di far comprendere il loro pensiero alle masse”.

    Ugo La Malfa, 1977.
    Ultima modifica di Frescobaldi; 24-11-14 alle 22:37
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  6. #66
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)




    “Quando [l’abolizione della province] l’abbiamo proposta noi, si è riunita la federazione delle province e siamo stati trattati come appestati. Quando si fecero le regioni noi dicemmo: contemporaneamente aboliamo le province e creiamo le regioni, perché possiamo così attuare dei trasferimenti. Perché, quando sorge una istituzione che riteniamo più adeguata ai tempi, dobbiamo avere il coraggio di distruggere quella che è invecchiata. No, da noi si conserva il vecchio, si fa il nuovo e si fa invecchiare tutto, perché avviene così”.


    Ugo La Malfa – Dal discorso pronunciato il 7 novembre 1976 al XXX Congresso nazionale della FGR a Bologna.
    Ultima modifica di Frescobaldi; 05-12-14 alle 12:15
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  7. #67
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)




    “La verità è che il valore politico, morale, la presenza di un partito si preparano; non si improvvisano: si preparano. Noi siamo il 3% ma fra i democristiani e i comunisti ci siamo con la nostra autorità morale e politica, perché il nostro passato è di tale coerenza che i democristiani e i comunisti non possono prescindere dal nostro giudizio. La verità è che lo spazio fra democristiani e comunisti appartiene alla forza politica che ha precedenti di coerenza, di rigore, precedenti morali per cui è degna di occuparlo. E questo dipende dalla forza che avrà il Partito repubblicano, che avranno le sue giovani schiere negli anni futuri. L’Italia decade, ma questa forza viva, moralmente viva è presente e può dire ancora una parola, se noi crediamo a quello che abbiamo fatto fino ad ora, amici repubblicani. Altri ha bisogno di stampelle; noi non abbiamo bisogno di stampelle. Ci teniamo in piedi da soli, in posizione eretta. Un partito ha la posizione che merita. Se dice qualche cosa, è nel gioco politico; se non riesce a dire niente o poco, esce dal gioco politico”.

    Ugo La Malfa al XXX Congresso nazionale della FGC – Bologna, 7 novembre 1976.
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  8. #68
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)

    Quanto manca un partito rigoroso, antifascista, serio, assai poco italiano, come il partito repubblicano di La Malfa e Visentini, come mancano ai giorni nostri la sua coscienza critica e la virtù repubblicana che ha predicato e applicato, al netto degli errori dei singoli che sono inevitabili in ogni corsorzio umano, nel suo lungo agire nei più di cent'anni della storia italiana. Il mazzinianesimo, l'azionismo, la democrazia repubblicana sono stati il suo perno, che tristezza vedere a cosa è ridotto l'attuale PRI che io mi rifiuto di definire PRI ma solo il partitino di Nucara e soci.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  9. #69
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)

    Citazione Originariamente Scritto da Frescobaldi Visualizza Messaggio

    Ugo La Malfa al XXX Congresso nazionale della FGC – Bologna, 7 novembre 1976.
    Errata corrige: FGR
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  10. #70
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    Predefinito Re: Ugo La Malfa (Palermo, 1903 - Roma, 1979)

    Lettera al direttore de “Il Giornale nuovo” del 6 marzo 1979


    Caro Direttore,
    desidero rispondere al tuo articolo “A che servono questi laici”, amaro commento all’ultima vicenda, fornendo a te e ai tuoi lettori, alcuni necessari chiarimenti.
    Un partito laico come il PRI avrebbe potuto formare il governo con l’appoggio di tutte le sinistre, come aveva suggerito l’on. Berlinguer e come sollecitavano tutte le correnti di sinistra, compreso il Manifesto: ma il PRI non poteva accettare questa soluzione, per evidenti ragioni di ordine interno ed internazionale. Il PRI poteva rifare il governo con una maggioranza uguale a quella che aveva sostenuto l’attuale governo Andreotti, ma avrebbe dovuto superare il limite posto dalla DC circa la partecipazione diretta o indiretta del PCI al governo, il che l’avrebbe posto nella precedente situazione: il PRI ha voluto essere leale verso i limiti posti dalla DC e ha offerto al PCI un impegno di periodica consultazione del Presidente del Consiglio con i segretari dei cinque partiti, ma questa soluzione non è stata ritenuta sufficiente dal PCI.
    Il PRI avrebbe potuto fare un governo DC-PSDI-PRI, con la partecipazione nella maggioranza del PSI; ma la DC ha posto come condizione, per aderire a questa soluzione, che il PSI prendesse un impegno stabile e sicuro di partecipazione a una maggioranza, ciò che il PSI non poteva garantire fino al punto richiesto dalla DC: anche questa soluzione si è quindi dimostrata impossibile. Ma se i partiti laici non hanno potuto risolvere il problema del governo, si può dire per questo che essi non servono a nulla? Lascio agli altri partiti laici di difendere la loro ragion d’essere e mi limito a difendere la ragione della presenza del PRI nella vita politica nazionale. Mi riferisco, al riguardo, a due fondamentali vicende.
    All’atto della costituzione dell’attuale governo, il PRI ha insistito, nonostante l’aperta o velata opposizione di qualcuno dei massimi esponenti della DC, perché l’on. Pandolfi assumesse la carica di ministro del Tesoro, ed ha insistito perché ritiene quella carica, e l’uomo che ne assume la responsabilità, uno degli elementi essenziali per affrontare i gravi problemi economici e finanziari che ci sovrastano. Domando a te e all’opinione pubblica se, in assenza di Pandolfi, avremmo avuto il documento Pandolfi che rispecchia tante idee dei repubblicani e che tutti considerano fondamento di un’opera risanatrice.
    Quando è venuta in discussione l’adesione dell’Italia al Sistema monetario europeo, il PRI ha dichiarato, con deliberazione ufficiale, che se l’Italia non fosse entrata immediatamente nello SME, esso sarebbe uscito dalla maggioranza. Questo deliberato fu fatto conoscere al presidente del Consiglio Andreotti e agli altri partiti della maggioranza. Pensi che senza questa netta presa di posizione, combattuta dal PSI e dal PCI, il governo avrebbe comunicato al Parlamento la decisione di entrare immediatamente nello SME?
    Questi due esempi dimostrano che se i partiti laici non riescono a fare un governo, riescono ad esercitare decisiva influenza per quel che riguarda i supremi interessi del Paese e questo anche quando hanno una posizione minoritaria, come il PRI ha in questa legislatura. È evidente che se il PRI avesse avuto maggiore forza parlamentare, avrebbe ottenuto maggiori risultati di quelli che ha ottenuto; se ne dovesse ottenere di meno nelle prossime elezioni, posso dire in piena coscienza che verrebbe meno una possibilità di difendere supremi interessi del Paese, dal punto di vista interno ed internazionale.
    E chiudo citandoti un’altra vicenda. Nel 1976, quando cadde il governo bicolore, il PRI propose alla DC e al PSDI di costituire un governo con presidente l’on. Moro e Vice-Presidenti del Consiglio il sen. Saragat e l’on. La Malfa. Se questo governo fosse caduto in Parlamento e si fossero dovute quindi sciogliere le Camere, la DC si sarebbe trovata, dopo le elezioni del giugno 1976, in migliori o peggiori condizioni di quelle nelle quali poi si è trovata? La DC ama raccogliere il maggior numero possibile di voti e il tuo scritto “A che servono questi laici” può favorirla, in caso di nuove elezioni, a raggiungere tale risultato. Ma se essa dimenticasse ancora una volta la lezione del 1976, essa si troverebbe in condizioni ben peggiori di quelle in cui si è trovata dopo le elezioni di quell’anno.
    Bisogna quindi, caro direttore, che la Democrazia Cristiana, e coloro che osservano e analizzano le vicende politiche nazionali, sappiano chiaramente quel che essi fanno. Un minor numero di voti ai partiti laici, o almeno a certi partiti laici, può avere conseguenze ben più gravi di quelle che generalmente si prevedono.
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