Candore di Nenni? *
* “La Voce Repubblicana” del 28 marzo 1952
Ci eravamo da gran tempo abituati a non sorprenderci più delle tesi e degli articoli di Pietro Nenni. Ma quello di ieri in verità (“Replica a Gonella”), forse per essere straordinario nella serie, ha avuto ancora la virtù di farci trasalire e riproporre l’eterna domanda se in Pietro Nenni il candore supera la scarsa responsabilità rispetto alle situazioni politiche o viceversa.
Dunque Nenni ammette (e non era necessario per questo invocare il giudizio di Gramsci e Gobetti) che la Democrazia cristiana rischia di sbandare a destra, ammette anche (ammissione strana per l’esponente di una coalizione di opposizione che ha fatto ricorso a qualunque arma e a ogni genere di falsità nell’attaccare i governi democratici di questi quattro anni) che oggi De Gasperi è addirittura considerato dentro e fuori del suo partito troppo liberale, cita la riforma agraria e le resistenze che solleva la paura del comunismo, e le tendenze totalitarie che provoca la questione di Trieste e il romanticismo patriottico, come elemento di appoggio verso la involuzione a destra della Democrazia cristiana, ma come rimedio a un tale stato di cose, come correttivo a una situazione che può portare in pericolo gli istituti democratici, come suo contributo politico a un’azione più responsabile e consapevole, egli offre… il mantenimento della proporzionale!
Pietro Nenni non si domanda quanto l’atteggiamento cieco e fazioso, incomprensibile da ogni punto di vista, dell’opposizione di sinistra, abbia contribuito all’indebolimento presente delle forze democratiche, non si domanda se la politica del tanto peggio tanto meglio, che egli ripudia oggi, non sia stata la politica costante dell’opposizione socialista, oltre che di quella comunista, in questi quattro anni, non si domanda se quello sforzo riformatore, che oggi rende De Gasperi “troppo liberale”, nel giudizio di molta parte arretrata della società italiana, non meritasse qualche rispetto se non da parte comunista, da parte dei socialisti nenniani, non si domanda se la politica atlantica che le forze democratiche fanno con prudenza e con sincero spirito di pace non possa essere sostituita da una politica diversa e aggressiva, non si domanda infine come al costante e totale travisamento di tutti i fatti della recente storia italiana, si possa rimediare con un singolo atti di buona volontà.
Ma quel che è peggio, Pietro Nenni non si domanda se il mantenimento della proporzionale non possa giovare a quelle forze di destra della vita italiana che egli a parole così bene vuole combattere. E’ qui il candore o l’insidia della sua tesi. Non è affatto vero – come egli afferma – che una legge elettorale fondata su un sistema diverso dal proporzionale sia favorita e voluta dalle forze di destra.
E’ vero esattamente il contrario, ed è vero altresì che i partiti democratici debbono fronteggiare oggi, ad uguale titolo di pericolosità, movimenti di destra e di sinistra. E se questa nostra visione realista deve essere spinta fino in fondo, dobbiamo dire che, nonostante la compattezza mostrata dalle forze di estrema sinistra, non vi è alcun pericolo che esse conquistino la maggioranza, ma vi è grande probabilità che, senza uno stretto accordo tra le forza democratiche, la maggioranza sia conquistata da forze di destra.
Pietro Nenni non si batte oggi, puramente e semplicemente per la proporzionale. Egli darebbe, con questa sua ultima battaglia, un suggello definitivo alla politica del tanto peggio tanto meglio, che ha così brillantemente e tenacemente seguito in questi anni. Egli ed il suo partito dichiarino una politica conseguente ai pericoli che la situazione comporta, mostrino con i fatti di volere quella difesa delle istituzioni democratiche e repubblicane che, con tante buone parole, proclamano, facciano finalmente un atto positivo di responsabilità politica.
Le forze democratiche sapranno apprezzare il significato di un tale mutamento di politica.
Ma pretendere, restando accuratamente lontani da ogni precisa indicazione politica, di dettare alle forze democratiche le leggi per la loro difesa contro gli assalti totalitari, è presumere troppo di sé stessi e della propria formale abilità dialettica.
Se le forze democratiche vinceranno la battaglia del ’53, consolideranno definitivamente la repubblica e le istituzioni democratiche, poiché i benefici della politica fin qui seguita con grande sacrificio e con grande amore di patria saranno più evidenti al popolo italiano col trascorrere del tempo.
Barattare questa chiara visione del problema fondamentale del nostro paese, con le suadenti parole (se sono solo parole) con cui Nenni accompagna la sua recentissima battaglia, sarebbe imperdonabile errore.