Italia, o il fiasco dell’Europa
di José Goulao
Jornal de Angola
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Si dice che la notizia è “l’ingovernabilità dell’Italia”. Chi lo afferma, però, è del tutto fuori strada. Questa interpretazione dei risultati delle elezioni italiane è stata messa in circolazione dai guru e dagli agenti dei mercati, sempre loro, per impedire che venga a galla quel che è successo.
Le notizie sono altre, molte altre, ma non conviene che si sappiano. Per questo bisogna dirottare l’attenzione sulle aritmetiche dei voti e sulla ripartizione dei parlamentari alla Camera dei Deputati e al Senato di Roma.
L’Italia è governabile, questo è chiaro. Come qualunque paese. In democrazia e rispettando la volontà dei suoi cittadini, espressa in modo libero e trasparente di fronte a programmi e comportamenti politici seri. Ora, questo non è successo in Italia negli ultimi decenni e, se vogliamo essere obiettivi, in nessun altro paese dell’Unione Europea. Da questo deriva la situazione attuale.
La notizia in Italia è la fragorosa sconfitta di Mario Monti, il primo ministro uscente che ha guidato il governo perché così era stato deciso dai burocrati ultraliberali di Bruxelles e dalla cancelliera tedesca. Mario Monti è un altro agente dell’alta finanza che la banca nordamericana Goldman Sachs ha disseminato nel mondo, un apostolo del neoliberalismo, un membro dell’oscuro Gruppo Bildeberg. Monti non è stato mai eletto, nemmeno a presiedere il governo italiano, funzione che ha esercitato per 6 mesi a dispetto delle regole democratiche. Quando il signor Monti si è sottoposto al suffragio, eccone i risultati: ha ricevuto l’appoggio di poco più di un italiano su dieci. Con tutte le ragioni, più una: l’Italia, uno dei “grandi” dell’Unione Europea, vive a dispetto della democrazia, di cui i governanti europei si considerano giudici e censori.
La notizia in Italia è la fragorosa sconfitta dei metodi politici tradizionali, il carnevale della politica, potremmo dire, attraverso la calorosa accoglienza data al comico Beppe Grillo, che si è presentato come il candidato contrario al sistema politico esistente. E’ facile chiamarlo fascista e demagogo, come fa a gran voce il mondo imprenditoriale europeo di riferimento. Può essere così come può non esserlo, per ora non è questo il punto. Non sono di certo fascisti gli 8,5 milioni di italiani che lo hanno votato. E, lasciandosi sedurre dalle promesse dell’attore di fare tutto attorno terra bruciata, dicono anche di non rispecchiarsi in nessun altro dei candidati in lista. Quello che in fondo affermano con questo atteggiamento di protesta è che non vogliono più l’austerità, non vogliono più l’autoritarismo, non vogliono più le eccezioni al regime democratico. Non è stato un voto a Grillo, è stato un voto di sfiducia e di rivolta. Forse inutile, il che conferma anche la svolta nella democrazia.
Quali erano, in fondo, le scelte disponibili? Di Monti si è già parlato. A destra è risorto l’inimmaginabile Berlusconi. Il suo semplice ritorno alla leadership politica, attraverso mezzi che gli hanno portato il 30% dei voti, è solo per questo un fiasco della politica così com’è stata praticata in tutto lo spazio europeo, non dimentichiamolo. E’ stato o no per diversi anni il signor Berlusconi un interlocutore valido e stimato dai dirigenti europei, a cominciare dalla signora Merkel?
Dall’altro lato, quello del “centro-sinistra”, si è presentato Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, coalizzatosi per l’occasione con il gruppo Sinistra, Ecologia e Libertà. Il Partito Democratico non è cosa in cui un elettore o un’ elettrice che si considera di sinistra possa rispecchiarsi. Questo gruppo ha una storia breve e triste. Si appropriò del movimento operaio servendosi delle rovine del vecchio PCI, di cui aveva provocato lo sgretolamento, per fabbricarne un’imitazione a buon mercato e ancor meno raccomandabile del Partito Democratico nordamericano di Obama, Clinton &Co.
Come contorno a questo menù di piatti avvelenati c’è il deserto e, in esso, le urla di Beppe Grillo contro tutti coloro che prendono decisioni in Italia e che, purtroppo per gli italiani, non sono solo incompetenti ma anche crudeli.
Tra un robot senz’anima e con un cuore a forma di cassaforte, un politico che si crede al di sopra della legge, un manipolatore mediatico che a volte sembra uscito dalle viscere di Mussolini e Chiara Petacci, e un politico considerato “serio” per la sua pretesa di fondere democrazia e neoliberalismo, cosa ancor più difficile della fusione dell’atomo, che cosa avrebbero dovuto scegliere gli italiani?
La notizia principale sulle elezioni italiane è la sconfitta fragorosa della politica economica unica, quella dell’austerità e dei tagli imposti dai mercati, che tutto possono, attraverso i loro agenti insediati nell’Unione Europea. L’Italia non è ingovernabile. Quel che è ingovernabile, andando avanti così, è l’Unione Europea.
(pubblicato il 27 Febbraio 2013)
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