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    Predefinito I dieci "Saggi" della NOMENKLATURA

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013...litica/547569/


    Napolitano sceglie 10 saggi per riformare il Paese, ma vince la vecchia politica

    Dopo lo tsunami del M5s, paragonato da Grillo alla "rivoluzione francese", Napolitano risponde scegliendo la vecchia politica. Dieci persone per riformere istituzioni ed economia. L'elenco: Onida, Mauro, Quagliarello, Violante, Giovannini, Pitruzzella, Rossi, Giorgetti, Bubbico, Moavero Milanesi



    Altro che dieci “saggi”. Quelli che ha tirato fuori Napolitano dal cilindro per scrivere la road map di riforme essenziali per il Paese sono i soliti noti. Forse il peggio dei soliti noti, se possibile. Eppure, sorprendentemente, saranno loro a dover costituire il “tesoro” di idee e provvedimenti su cui il prossimo Presidente della Repubblica si dovrà basare per formare (forse) un nuovo governo. C’è di che restare senza parole. Sono nomi che rappresentano gli assi portanti di quell’antico sistema politico e istituzionale che ha portato l’Italia nel baratro in cui si trova oggi. Lentamente ma sistematicamente. E adesso siamo di nuovo nelle loro mani.

    A destare scandalo è soprattutto la commissione cosidetta “politico-istituzionale”. E fatto salvo il nome di Valerio Onida, costituzionalista di area piddina, sugli altri corre rapido un brivido lungo la schiena. A partire da Luciano Violante, con tutto il suo passato partitocratico alle spalle, simbolo della storia più antica (e non sempre limpida) del Nazareno (ma nel suo caso si potrebbe parlare meglio di Botteghe Oscure). E poi Mario Mauro, uomo di Monti (e di Cl, fino alle ultime elezioni vicinissmo a Roberto Formigoni) che qualcuno voleva a presidente del Senato al posto di Pietro Grasso, di cui non si ricordano negli anni particolari exploit legislativi nel segno del cambiamento.

    Ma soprattutto Gaetano Quagliariello, ex vicecapogruppo del Pdl al Senato, uomo delle leggi ad personam di Silvio sulla giustizia, dunque personaggio di stretta osservanza berlusconiana, primo tra i soldati di prima fila del Cavaliere e (anche lui) personalità su cui l’intero centrodestra si sarebbe speso per fargli avere una carica istituzionale. Dopo quello che ha fatto per loro. E per il suo Capo. Ecco, Mauro è l’uomo di un Monti che continuerà a governare l’Italia nonostante i disastri economici e le figuracce cosmiche internazionali (i Marò) e Quagliariello è un portabandiera di Arcore. Davvero non c’era nulla di meglio sul mercato? Davvero è questo la summa della intellighenzia politica che Giorgio Napolitano ha saputo esprimere in un momento tanto drammatico per la democrazia? Cosa potranno mai studiare di nuovo queste cariatidi politiche del sistema? Che avranno mai da tessere e rinnovare elementi che mai sarebbero stati eletti davvero dal popolo se non ci fosse stato il Porcellum? L’unica cosa che possono partorire, a ben guardare, è un inciucio codificato sotto forma di programma da servire freddo sul piatto del prossimo presidente della Repubblica come unica via per avere un nuovo governo. D’inciucio, s’intende, non certo di rinnovamento.

    Ma anche l’altra commissione, quella chiamata a studiare le emergenze economiche e sociali del Paese, non è meno inquietante. Si parte da Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, istituto che continua a fotografare lo stato del Paese senza aver mai suggerito una misura utile al suo sviluppo neppure per sbaglio e di Giovanni Pitruzzella, presidente del’autorità garante della concorrenza e del mercato, istituto abbastanza inutile se si considera che in Italia, com’è noto, non c’è una legge sul conflitto d’interessi degna di questo nome, per cui l’operato del Garante è stato fino a oggi abbastanza oscuro. Ma si resta ancora senza parole quando lo sguardo arriva ai nomi di due degli altri membri della commissione; uomini strettamente legati uno a Monti e l’altro alla storia del Pci, ovvero ministro Moavero Milanesi e il senatore Filippo Bubbico. E che anche il terzo, Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca D’Italia, è “cresciuto” dopo l’entrata in scena del governo Monti. Insomma, il “sistema” al potere che viene chiamato a rinnovare se stesso. Un paradosso

    Napolitano, proponendo questi nomi, ha certamente deluso le aspettative di chi, soprattutto tra i giovani della politica anche in Parlamento (e non stiamo parlando solo dei grillini) si aspettavano una scossa. Invece, Napolitano oggi è tornato ad essere quel “Morfeo” di grillesca memoria, che trovandosi nell’impossibilità di fare alcunchè per partorire un nuovo governo, ha deciso di “addormentare” il sistema con questa sorta di “bicamerale ghiacciata” composta da chi, come si diceva, è in alcuni casi l’emblema di tutti ciò che gli italiani vorrebbero lasciarsi alle spalle. Insomma, il capolavoro di Napolitano è questo: Monti resta al suo posto (e chissà per quanto tempo) e per il resto è stata mandata letteralmente la palla in tribuna, fermando il gioco. Un’astuzia da antico politico, quale certamente Napolitano è, che ha anche archiviato senza scosse l’era Bersani, facendolo uscire di scena in modo netto, senza appello. Per quanto molto morbido.

    Intanto, si è aperta ufficialmente la crisi del Pd, i cui esiti saranno certamente drammatici, ma non è questo certo il punto. Il vero scontro, quello più acceso, si giocherà sulla successione al Qurinale. E il Parlamento si trasformerà in un Vietnam. Insomma, il Capo dello Stato, ancora una volta, ha messo la sordina al cambiamento, fischiando il “tutti negli spogliatoi” e lasciando la patata bollente di riscattare, in qualche modo, il Paese dal torpore all’uomo del Colle che verrà. I supplementari, se ci saranno, li giocheranno (loro, i partiti) tutti con un altro arbitro. Che si troverà però vincolato al suo predecessore dal patto di sistema che verrà sancito in questa “bicamerale”. E sarà ancora un inciucio. Senza sbocco. Ma il prezzo di questo stallo e di questo “nuovo” che avanza e continua a dettar legge puzzando di polvere e di muffa ci costerà (a noi, cittadini) ancora moltissimo.

  2. #2
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    Predefinito Re: I dieci "Saggi" della NOMENKLATURA

    L’agonia di questa repubblica mi ricorda quella del maresciallo Tito.
    Ogni qualche giorno i chirurghi affettavano tre centimetri delle gambe in cancrena in un rito solo in apparenza crudele e insensato.
    In realtà cercavano di guadagnare tempo e rinviare l’Annunzio del decesso, sapendo che scomparso lui sarebbe apparso l’orrido fantasma della guerra civile. Non sapevano cos’altro fare.

    Ricordo ancora la prosopopea della Slovenia che subito iniziò la procedura di secessione nella convinzione che sarebbe andata verso un’era di prospera crescita, una volta liberatasi dei fratelli-fardelli.


    Oggi la Slovenia è la prossima preda riluttante alla cura della austerità stile Grecia, mentre le altre regioni diventate paesi indipendenti si congratulano per aver evitato, senza volerlo, la trappola dell’Euro.

    Questa prima Repubblica, nata sulle ali delle fortezze volanti americane e spacciata per “sorta dalla Resistenza popolare”, sta morendo avvolta nella stessa ambiguità che l’ha vista nascere.
    La scelta del Presidente della Repubblica è infatti un capolavoro politico di ambivalenza, di non detti, di understatement lasciati cadere con un mezzo sospiro.

    Con la sua dichiarazione di nomina di ” saggi” non meglio definiti, Napolitano accontenta Grillo che potrebbe lusingarsi di vedere in questa vicenda una sorta di accoglimento della sua tesi che ” il Parlamento opera anche in assenza del governo”.
    Accontenta il segretario del PD Pier Luigi Bersani, che vede non revocato l’incarico che il Presidente non gli ha pienamente conferito.

    Accontenta Silvio Berlusconi che vede inserito tra i saggi, oltre il fido Quagliariello, il ” professor” Luciano Violante col quale ha una intesa risalente alla Commissione Bicamerale per le riforme istituzionali” di quindici anni fa (“le TV di Berlusconi sono assolutamente garantite” cfr wikipedia alla voce).
    Accontenta la UE che vede inserito il Ministro per gli affari Europei Enzo Moavero che potrà ragguagliare in diretta i suoi referenti a Bruxelles.


    Accontenta Giuliano Amato che si vede mantenuto en Reserve de la Republique in vista delle elezioni presidenziali ( se mai ci dovessero essere…).
    Accontenta il suo staff, che vede in dirittura di arrivo una bella prorogatio di un anno abbondante e fidelizza nuovamente Mario Monti: poverino dal momento che si è messo in proprio non ne ha azzeccata una.

    In realtà , questa procedura – in cui nulla procede – è fuori dallo spirito e dalla lettera della Costituzione e la stravolge.

    È la prima volta nella storia repubblicana che oltre un mese dopo le elezioni generali, un governo NON si presenta alle Camere per rimettere il mandato o per ottenere la fiducia, mentre la Costituzione stabilisce che debba farlo entro dieci giorni. ( art 94 terzo comma).

    Il pretesto che il governo non sia stato sfiduciato, potrebbe forse reggere se nel frattempo il Parlamento non fosse stato cambiato ( e quanto!). La prassi repubblicana è rapida e trasparente, la presente procedura è ambigua e costituisce un pericoloso precedente.

    La Costituzione dice, senza possibili equivoci, che ogni atto del Presidente della Repubblica per essere valido deve essere controfirmato dal ministro competente che se ne assume la responsabilità. ( art 89 primo comma), perché il Presidente è politicamente irresponsabile dei suoi atti ( art 90).
    Per le questioni istituzionali non esiste ministro ( ma una commissione parlamentare che viene accantonata) e per le questioni economiche, la nomina della Commissione dei “saggi” dovrebbe portare la controfirma del ministro dello sviluppo economico o di quello dell’economia.
    Per la nomina del Presidente del Consiglio, non è prevista la controfirma di nessuno, ma non è previsto nemmeno il rinvio sine die della decisione di nomina.

    Il governo è da considerarsi defunto per il fatto stesso che era l’espressione di un Parlamento decaduto. Qualcuno ha controfirmato la delibera Napolitano ? Chi? In forza di quali poteri?

    Se a questa situazione di grave distorsione costituzionale si aggiunge che, con un comunicato stampa di un mezzo colonnino di giornale, il governo – non più in carica che per l’ordinaria amministrazione – ha derogato alla legge sullo Stato degli ufficiali prorogando il comando del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli che è stato raggiunto dai limiti ( invalicabili) di età, mentre – sempre il governo – non ha riempito il posto vacante del defunto ( il 19 marzo) capo della polizia, abbiamo il quadro completo atto a favorire le condizioni utili a un colpo di Stato con cui uno dei poteri dello stato ( l’esecutivo della Repubblica) potrebbe esautorare il potere legislativo ( il nuovo Parlamento) della sovrana prerogativa di approvare un governo ed il suo programma e si è cautelato unificando il controllo dell’ordine pubblico omettendo di fare nuove nomine nei tempi di legge.

    L’operazione si svolge in comode rate atte a non far percepire il vulnus inferto alla prassi ed allo spirito della legge fondamentale.

    Non si sa se ci sia un Presidente incaricato. Non c’è un programma di governo, non c’è un governo di cui si percepisca l’azione, non c’è la fiducia del Parlamento. Non c’è più nemmeno la fretta che spinse a licenziare in fretta e furia Berlusconi. Non c’è uno straccio di indicazione di politica economica. Non una parola sulla situazione sociale, nessuna garanzia che ci sarà un qualsiasi esito e quando.

    C’è un comandante generale dei Carabinieri in eccellenti rapporti con settori politici ben definiti che non va in pensione come prescrive la legge ( per poter diventare Consigliere militare del Nuovo Presidente ?) e riceve una congrua prorogatio; c’è una sede vacante al vertice della polizia che si omette di riempire e una Presidente della Camera compiaciuta al punto da non aver avuto ancora il tempo o la capacità di leggere la Costituzione agli articoli citati ed è in stato di evidente soggezione verso il Presidente della Repubblica.

    C’è un Presidente della Repubblica che ha sospeso sine die l’iter costituzionale di formazione del governo in attesa di un evento futuro e incerto quale la conclusione dei lavori di due raffazzonate commissioni di ..”.saggi”, mediante i quali surroga la funzione precipua dei partiti di concorrere alla formazione di un programma di governo di cui è responsabile il Presidente del Consiglio e non lui. ( art 95 della Costituzione).

    Riconosco che al suo posto avrei fatto lo stesso, anche per l’aleatorietà di una pena da infliggerai a un quasi novantenne, salvo l’omessa nomina del capo della polizia.
    Vuole guadagnare tempo, ma i problemi restano e incancreniscono.
    Proprio come le cosce di Tito.

    LA SORPRESA PASQUALE DI NAPOLITANO È UN COLPO DI STATO PREPARATO A COLPI DI RINVII ? di Antonio de Martini | IL CORRIERE DELLA COLLERA
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  3. #3
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    Predefinito Re: I dieci "Saggi" della NOMENKLATURA

    DI MARCO TRAVAGLIO
    ilfattoquotidiano.it

    "Gol mancato, gol subìto” è una regola ferrea del calcio. Ma non solo. L’altroieri M5S aveva un rigore a porta vuota: l’ha tirato in tribuna. E, con la partecipazione straordinaria di Napolitano e Bersani, ha perso un’occasione unica di spingere l’Italia verso un po’ di futuro. Ieri le lancette della politica hanno ripreso a camminare a ritroso verso il peggiore passato. Anziché andarsene in anticipo, accelerando l’elezione del successore e la soluzione della crisi, come pure aveva saggiamente pensato, Napolitano è riuscito a farci rimpiangere di non vivere in Vaticano (di Ratzinger purtroppo ce n’è uno solo, e non è italiano). E a dare ragione a Grillo anche quando aveva torto.

    La bi-Bicamerale escogitata per dettare l’agenda a un governo che non c’è ricorda la Restaurazione del 1815, col ritorno dei “codini” in Europa dopo la fine di Napoleone e il congresso di Vienna.

    Solo che da noi la rivoluzione non c’è stata: siamo il paese della controriforma senza riforma e della restaurazione senza rivoluzione. Il paese che, quando ha le idee confuse, fa una commissione (anzi, due) per confondersele un altro po’. In un altro, la mossa del Presidente verrebbe chiamata col suo nome: golpe bianco, commissariamento della politica e degli elettori (e poi l’“antipolitico” sarebbe Grillo), con i saggi al posto dei colonnelli.

    Nel paese di Pulcinella, è il tragicomico risultato delle non-dimissioni di Napolitano, seguite alla non-vittoria Pd, alla non-sconfitta Pdl, al non-statuto M5S, alla non-rinuncia di Bersani dopo il fallimento delle convergenze parallele e della non-sfiducia a 5Stelle, previa pausa di riflessione. Mentre le migliori lingue di giornalisti e giuristi fanno gli straordinari per magnificare la geniale, strepitosa, magistrale mossa del Colle, si sente persino dire che “il governo Monti è pienamente operativo” e sta per assumere “provvedimenti urgenti per l’economia”: è lo stesso che annega in acque territoriali indiane sul caso dei marò, col ministro degli Esteri che riesce a dimettersi da un esecutivo dimissionario. E il cui leader Monti è stato appena asfaltato dal 90% degli elettori.

    Dunque l’eterna Bicamerale, aperta nel ’97 da D’Alema e B. e mai davvero chiusa nonostante le apparenze, riapre trionfalmente i battenti sotto le mentite spoglie di due “gruppi di saggi”.

    C’è Onida, corazziere ad honorem per gli immani sforzi compiuti per difendere le interferenze del Quirinale nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia e per negare l’ineleggibilità di B., dunque molto saggio.
    C’è Giovannini, il presidente Istat che fu incaricato di studiare i costi della politica, ma alla fine si arrese stremato, dunque molto saggio.
    C’è Pitruzzella, già associato allo studio Schifani, dunque garante dell’Antitrust e molto saggio.
    C’è Rossi, il solito banchiere uscito dai caveau di Bankitalia, dunque molto saggio.
    C’è Violante, quello che si vantava con B. di non avergli toccato le tv e il conflitto d’interessi, dunque molto saggio.
    C’è Mauro, già Pdl, ora montiano, ma sempre Cl, dunque molto saggio.
    C’è Quagliariello, che strepitò in aula contro gli “assassini” di Eluana, dunque molto saggio.
    C’è Bubbico, già indagato e prosciolto per la buona politica in Lucania, dunque molto saggio.
    C’è il leghista Giorgetti, che intascò una mazzetta da Fiorani, poi con comodo la restituì, dunque molto saggio.

    Se questi sono saggi, i fessi dove sono?

    Eppure piacciono a tutti. Anche ai 5Stelle, gli unici esclusi dalla spartizione quirinalesca, gli unici ignari della vera natura della bi-Bicamerale: una stanza degli orrori per rimettere in pista B. e patteggiare alle nostre spalle, una siringa di anestetico per infilarci la supposta dell’inciucio senza che ce ne accorgiamo.

    Scommettiamo che i saggi parleranno quasi soltanto di giustizia?

    Ps. Nella distrazione generale si son dimenticati Bersani nel freezer. Qualcuno lo avverta che non è più il premier incaricato e, se possibile, lo scongeli nel microonde.

    Marco Travaglio
    Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
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  4. #4
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    Predefinito Re: I dieci "Saggi" della NOMENKLATURA

    Stanno cercando di far passare il concetto di tecnocrazia, prendendo il popolo per fame e temo ci riusciranno .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  5. #5
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    Predefinito Re: I dieci "Saggi" della NOMENKLATURA

    In pratica il governo Monti potrebbe durare fino ad ottobre, fino a che queste 2 comissioni di saggi non avranno elaborato una squadra di governo assieme al prossimo Presidente della Repubblica, che potrà ricoprire la carica di Primo Ministro. Sarà costui a decidere assieme a questa squadra.
    Comunque, non facciamo seghe mentali. Tanto che continui il governo Monti per mesi ed anni, che si faccia un nuovo governo tecnico, che i partiti si mettano d' accordo per un governo politico, che si sperimenti questa novità del governo del Presidente della Repubblica, sempre in culo a noi, e noi in particolare ancora più dentro l' intestino retto.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

 

 

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