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    Predefinito Regno Unito. Welfare del Bengodi addio. É finita un’era malnata.

    Regno Unito. Welfare del Bengodi addio. É finita un’era malnata.
    3 aprile 2013 Di Giuseppe Sandro Mela


    A quanto sembrerebbe, David Cameron ha raccolto pienamente l’eredità di Margaret Thatcher.

    Con il primo di aprile il Regno Unito non sarà mai più quello di prima: é entrata in vigore una poderosa riforma del welfare, volta a riportarlo nei limiti delle possibilità e della ragionevolezza, da cui mai avrebbe dovuto tracimare.

    Sia chiaro: questo è solo il primo passo verso ulteriori contenimenti e l’eliminazione finale. Ma é una spallata epocale più ancora psicologica che sociale, economica o finanziaria. É il segno di una netta inversione della Weltanschauung politica e sociale vigente in quel paese.

    1. «I nostri cambiamenti assicureranno che lo stato sociale offra il giusto aiuto a chi ne ha bisogno e sia al contempo equo nei confronti di chi lo rende possibile con le tasse».

    Il concetto di solidarietà riprende finalmente il suo contenuto bidirezionale. Se é conforme agli umani sentimenti ed anche motivo di concordia sociale che chi più ha sia solidale con i meno abbienti e li aiuti, é altrettanto necessario che chi riceve gli aiuti sia solidale con chi li elargisce, accontentandosi del possibile. Sarebbe infatti ingiusto e socialmente iniquo impoverire l’intera nazione e sottrarre agli abbienti risorse che sarebbero altrimenti destinate agli investimenti produttivi. In termini sia sociali sia economici, tutti devono aver possibilità sia di crescere sia di conservare quanto guadagnato.

    2. «Renderà il sistema di tassazione e di distribuzione dei sussidi più giusto e più semplice. Secondo i conservatori, l’obiettivo della riforma è impedire che le persone approfittino del sistema di sussidi e protezioni messo a disposizione dei più poveri, scegliendo di non lavorare e facendosi mantenere da chi lavora.»

    Da oggi i sussidi di disoccupazione saranno nettamente inferiori al reddito medio da lavoro: in questa maniera non sarà più conveniente vivere di contributi statali, che rendevano più remunerativi i sussidi rispetto al lavoro. Fatto questo che aveva generato un vasto pubblico di persone che avevano scelto in modo elettivo la disoccupazione come stile di vita: guadagnavano infatti più dal non lavorare che dal lavorare.

    3. «La cosiddetta bedroom tax stabilisce un taglio ai sussidi per la casa per le famiglie che hanno una stanza in più rispetto alle loro necessità».

    Questo provvedimento interessa oltre 600,000 famiglie. Se è vero che in alcuni casi una stanza in più potrebbe essere un’esigenza particolare, per esempio in caso di disabili, é altrettanto vero che il contributo statale é inteso a coprire necessità, non lussi. I casi particolari siano coperti da contributi ad hoc.

    4. «I Primary Care Trust – strutture sanitarie pubbliche analoghe alle ASL italiane che gestiscono i servizi di cure primarie e assorbono circa l’80 per cento dei fondi disponibili – verranno sostituiti da consorzi privati di medici, infermieri e professionisti, che gestiranno le risorse dello stato per comprare farmaci, macchinari e garantire i servizi e le cure ai pazienti. Sarà possibile comprare da qualsiasi fornitore, a patto che siano rispettati gli standard e i costi stabiliti dal sistema sanitario nazionale.»

    Questa riforma é una delle più rappresentative dell’intera architettura. Il concetto base é che la Collettività dovrebbe operare al meglio per fornire cure allo stato dell’arte possibile a tutta la popolazione, ma che é indifferente che la proprietà delle risorse sia dello stato o dei privati, così come la loro gestione. La scelta é meramente economica e lo stato proprietario e/o gestore ha fallito in modo clamoroso nel perseguire gli scopi prefissi: quindi, deve essere eliminato. Allo stato compete il controllo che «siano rispettati gli standard e i costi stabiliti dal sistema sanitario nazionale.» É ovvio che lo stato imponga degli standard qualitativi minimi e che li faccia puntigliosamente osservare: é nato apposta per questo. Nel contempo gli standard devono essere realistici, assicurando il decoroso indispensabile secondo le concrete disponibilità del sistema.

    5. «I licenziamenti nel settore pubblico permetteranno allo Stato di risparmiare circa 5 miliardi di sterline da qui al 2015». Abbiamo letto bene. Anche i dipendenti del settore pubblico saranno licenziabili, essendo stata inclusa nel concetto di giusta causa anche la contingenza economica e la produttività. Questo é forse uno degli aspetti più innovativi della riforma Cameron, e sana un’ingiustizia durata fin troppo a lungo di disparità di trattamento tra dipendenti pubblici e privati: inamovibili i primi, licenziabili e secondi. A regime, il corpo dei burocrati e dei funzionari potrebbe essere ridotto ad un quinto dell’attuale.



    Con l’8 di aprile prenderanno vigore anche altri provvedimenti, anche essi di non poca importanza, anzi.

    6. «Un nuovo modo di calcolare i sussidi per le persone disabili: non più in base alla malattia ma in base al modo e alle conseguenze in cui la persona ne viene limitata e danneggiata. Per ottenerlo non basteranno documenti scritti ma saranno necessarie verifiche fatte di persona.» É la fine di una pacchia. Tutte le forme patologiche si articolano in una serie di stadi clinici dei quali solo i più gravi sono realmente invalidanti. Non é quindi la sola diagnosi di una certa patologia a determinare quanto la limitazione funzionale inabiliti e sia necessaria di sussidio. L’abolizione del sussidio fisso é un trionfo del buon senso. Né si pensi che questo sia fenomeno di poco conto: «in questo modo lo stato risparmierà 505 milioni di sterline il primo anno, fino a 2,3 miliardi nel 2015-2016. Ne saranno colpite 9,5 milioni di famiglie». 9.5 milioni di persone che percepivano indennità indebite.

    7. Si «stabilisce che in ogni caso le persone non possano ricevere dai servizi sociali più soldi del reddito familiare medio annuale». Questo ultimo provvedimento mette fine ad un’altra ingiustizia lungamente sopportata: gruppi familiari che trovavano più conveniente vivere di sussidi piuttosto che del proprio lavoro.



    Conclusioni.

    Almeno nel Regno Unito sta terminando l’epoca del welfare gratuito, tutto a tutti, e, diciamolo pure apertamente, della “società dei diritti” alimentata dalla tasse degli addetti alla produzione. Quell’epoca ha generato una non indifferente quota di popolazione che ha vissuto, e spesso anche alla grande, alle spalle di quella quota che lavorava al comparto produttivo, assorbendo e dilapidando risorse ben altrimenti impiegabili.

    É l’inizio della fine dell’era dell’interventismo statale nei sistemi economici.

    Nel contempo, permette di tutelare chi effettivamente sia nelle ambasce, ma senza generare habitué del pubblico accattonaggio.

    Non stupisce che larga parte dei finora beneficiati stia insorgendo con grande strepito: presto o tardi se ne darà una ragione. Non solo, le risorse così liberate troveranno la loro naturale destinazione negli investimenti produttivi.

    Questa data sarà ricordata a lungo.



    Post. 213-04-02. Cambiano molte cose nel Regno Unito.

    Oggi, lunedì primo aprile 2013, sono entrate in vigore numerose misure che modificheranno radicalmente il welfare britannico. Si tratta di una della più grandi riforme dello stato sociale del paese negli ultimi sessant’anni: è stata approvata l’8 marzo del 2012 dal Parlamento, sarà applicata a partire da aprile e secondo il governo guidato da David Cameron – sostenuto da conservatori e liberaldemocratici – renderà il sistema di tassazione e di distribuzione dei sussidi più giusto e più semplice. Secondo i conservatori, l’obiettivo della riforma è impedire che le persone approfittino del sistema di sussidi e protezioni messo a disposizione dei più poveri, scegliendo di non lavorare e facendosi mantenere da chi lavora. La riforma prevede quindi una più attenta redistribuzione degli assegni per i disoccupati e le famiglie a basso reddito, criteri più ristretti e un conseguente risparmio per lo stato.

    Le misure hanno ricevuto molte critiche e la loro entrata in vigore è stata definita più volte «l’inizio della fine» dalla stampa più lontana dalle posizioni del governo, oltre che naturalmente dai laburisti all’opposizione. Molti sono convinti che a fare le spese dei tagli saranno soprattutto le famiglie più povere e i disabili. L’opposizione laburista sostiene che le misure costeranno alla famiglia media 900 sterline all’anno (circa mille euro), mentre una coalizione di chiese ha detto che i più deboli ne pagheranno un «prezzo sproporzionato». Secondo un’associazione a sostegno dei poveri, le tasse aumenteranno di una media di 138 di sterline all’anno (circa 163 euro) per circa 2,4 milioni di famiglie, mentre due milioni di famiglie a basso reddito pagheranno le tasse per la prima volta.

    Il ministro delle Finanze britannico, George Osborne, e il ministro del Lavoro e delle Pensioni, Ian Duncan Smith, hanno respinto le numerose critiche ribadendo che «i nostri cambiamenti assicureranno che lo stato sociale offra il giusto aiuto a chi ne ha bisogno e sia al contempo equo nei confronti di chi lo rende possibile con le tasse». Liam Byrne, ministro ombra laburista del Lavoro e delle Pensioni, ha criticato anche la sproporzione tra chi beneficia dei tagli, dicendo che «oggi è un giorno di grandi vincitori e grandi perdenti: ci sono milionari che ottengono un enorme taglio delle tasse pari a 100 mila sterline all’anno, mentre gli altri ottengono solo un taglio agli sgravi fiscali. Pensiamo che sia una strategia semplicemente ingiusta».

    Una tra le misure più controverse a entrare in vigore oggi è la cosiddetta bedroom tax, che stabilisce un taglio ai sussidi per la casa per le famiglie che hanno una stanza in più rispetto alle loro necessità. Riguarda circa 600 mila famiglie, che perderanno circa il 14 per cento dell’assegno settimanale, il 25 per cento se le stanze eccedenti sono due. I laburisti sostengono che una stanza in più è una necessità soprattutto per le famiglie con persone disabili – infatti due terzi dei nuclei famigliari interessati hanno un disabile – e che la quasi totalità delle famiglie interessate non ha un altro posto in cui andare a vivere. Uno degli obiettivi principali della norma è incentivare le famiglie ad abitare in case di dimensioni adeguate, liberando case più grandi per le famiglie numerose. La riforma permetterà di risparmiare 465 milioni di sterline all’anno, ma 660 mila persone che ricevono sussidi alla casa perderanno una media di 728 sterline all’anno.

    Un’altra notevole modifica applicata da oggi prevede che possano ricevere assistenza legale gratuita soltanto le famiglie con un reddito inferiore a 32 mila sterline l’anno. Ne saranno colpiti molti casi di divorzio, custodia dei figli, immigrazione e controversie sul lavoro. La misura permetterà allo stato di risparmiare da 350 milioni ai 2,2 miliardi di sterline all’anno. Cambia radicalmente anche il sistema sanitario nazionale. I Primary Care Trust – strutture sanitarie pubbliche analoghe alle ASL italiane che gestiscono i servizi di cure primarie e assorbono circa l’80 per cento dei fondi disponibili – verranno sostituiti da consorzi privati di medici, infermieri e professionisti, che gestiranno le risorse dello stato per comprare farmaci, macchinari e garantire i servizi e le cure ai pazienti. Sarà possibile comprare da qualsiasi fornitore, a patto che siano rispettati gli standard e i costi stabiliti dal sistema sanitario nazionale.

    I licenziamenti nel settore pubblico permetteranno allo Stato di risparmiare circa 5 miliardi di sterline da qui al 2015. Infine, sempre dal primo aprile, i sussidi sociali – richiesti da circa 5,9 milioni di famiglie britanniche – non verranno più amministrati dal Dipartimento del lavoro e delle pensioni ma saranno gestiti a livello locale, con una riduzione di fondi del 10 per cento.

    Una seconda tranche di riforme entrerà in vigore lunedì prossimo, 8 aprile. Tra queste c’è il Personal Independence Payment, un nuovo modo di calcolare i sussidi per le persone disabili: non più in base alla malattia ma in base al modo e alle conseguenze in cui la persona ne viene limitata e danneggiata. Per ottenerlo non basteranno documenti scritti ma saranno necessarie verifiche fatte di persona. Per la prima volta, inoltre, sussidi sociali e sgravi fiscali non aumenteranno di pari passo all’inflazione, ma per i prossimi tre anni saliranno secondo un tasso fisso dell’un per cento. Soltanto l’aumento dei sussidi di disabilità sarà calcolato in base all’inflazione. In questo modo lo stato risparmierà 505 milioni di sterline il primo anno, fino a 2,3 miliardi nel 2015-2016. Ne saranno colpite 9,5 milioni di famiglie, che perderanno circa 165 sterline all’anno.

    La misura più nota – e forse anche la più popolare – dell’intera riforma sarà applicata dal 15 aprile in via sperimentale nei quartieri londinesi di Bromley, Croydon, Enfield e Haringey. Stabilisce che in ogni caso le persone non possano ricevere dai servizi sociali più soldi del reddito familiare medio annuale, al netto delle tasse e dell’assicurazione nazionale, pari a 26 mila sterline. La misura sarà gradualmente introdotta in altri comuni, fino a quando sarà completamente operativa entro la fine di settembre. Il ministro del Lavoro ha spiegato che la norma ha già spinto i membri di 7.000 famiglie a darsi da fare e trovare un lavoro, ma secondo altri farà sì che 80 mila famiglie non siano più in grado di pagare l’affitto.

    L’ultima importante misura entrerà in vigore il 28 aprile. È il cosiddetto credito universale, un unico sussidio che accorpa quelle che finora erano sei diverse fonti di reddito per i disoccupati. L’obiettivo è offrire incentivi a cercare lavoro ai disoccupati e spingere i lavoratori part time e coprire più ore. Secondo il governo circa 3,1 milioni di famiglie saranno favorite dall’introduzione del credito universale, mentre 2,8 milioni ne saranno in qualche modo danneggiate. L’applicazione della norma sarà graduale: ad aprile riguarderà quattro comuni e circa 1.500 persone e sarà successivamente allargata a nuovi comuni a partire da ottobre.

    Regno Unito. Welfare del Bengodi addio. É finita un?era malnata. | Rischio Calcolato

  2. #2
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    Predefinito Re: Regno Unito. Welfare del Bengodi addio. É finita un’era malnata.

    ritorna l'Inghilterra dickensiana, che bello. Quelli di Rischio Calcolato sono delle menti criminali, che anzichè denunciare i banksters e i politici al loro servizio che distruggono il welfare state per salvargli il culo, se la prendono con le vittime della macelleria sociale. I nazisti al confronto sono dei filantropi
    Ultima modifica di amaryllide; 03-04-13 alle 21:50

  3. #3
    رباني
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    Predefinito Re: Regno Unito. Welfare del Bengodi addio. É finita un’era malnata.

    Parliamo di somme inferiori alle spese per i francobolli ma di grande effetto nel pub sotto casa.
    Della serie: come raccogliere voti mobilizzando i sentimenti peggiori delle anime ingenue.
    Rerum cognoscere causas

  4. #4
    acquenere
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    Predefinito Re: Regno Unito. Welfare del Bengodi addio. É finita un’era malnata.

    Faro di civilità

  5. #5
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    Predefinito Re: Regno Unito. Welfare del Bengodi addio. É finita un’era malnata.

    Più che altro c'è rischio rivolte dalle masse che usufruiscono degli aiuti.

 

 

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