La legge 'salva Ilva' non viola la Costituzione. Lo ha sancito la Corte Costituzionale, rigettando le questioni di legittimita' sollevate dai magistrati di Taranto. I giudici della Consulta hanno dichiarato in parte inammissibili e in parte non fondate le questioni sollevate con le ordinanze proposte dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, e dal tribunale della citta' pugliese. I magistrati tarantini sostenevano che il decreto e la legge di conversione varati nello scorso dicembre violassero numerosi articoli della Costituzione, tra cui il 32, inerente il diritto alla salute, il 107, sull'indipendenza della magistratura e il 112, relativo al principio dell'obbligatorieta' dell'azione penale: al centro della controversia, in particolare, la possibilita' che la legge da' all'Ilva di Taranto di continuare l'attivita' produttiva e di commercializzazione nonostante i provvedimenti di sequestro adottati dall'autorita' giudiziaria.

"Le norme censurate non violano i parametri costituzionali", perche' "non influiscono sull'accertamento delle eventuali responsabilita' derivanti dall'inosservanza delle prescrizioni di tutela ambientale, e in particolare dell'autorizzazione integrata ambientale riesaminata, nei confronti della quale, in quanto atto amministrativo, sono possibili gli ordinari rimedi giurisdizionali previsti dall'ordinamento". Cosi' la Corte Costituzionale, in un comunicato ufficiale, spiega perche' ha deciso di respingere le questioni sollevate dalla magistratura tarantina. Inoltre, secondo 'i giudici delle leggi' le norme in questione "non hanno alcuna incidenza sull'accertamento delle responsabilita' nell'ambito del procedimento penale in corso davanti all'autorita' giudiziaria di Taranto".

Le eccezioni dei magistrati tarantini erano state presentate in due diverse occasioni nei mesi scorsi. All'attenzione del gip e del Tribunale dell'appello fu infatti portato il caso della merce sequestrata - un milione e 700mila tonnellate fra coils e lamiere - lo scorso 26 novembre di cui l'Ilva chiedeva di poter disporre ai fini della vendita cosi' come previsto dalla stessa legge. Ma in quelle udienze sia il gip che il Tribunale dell'appello sospesero il giudizio, nel senso che non si pronunciarono affatto sulla richiesta di dissequestro presentata dall'Ilva, e rimisero gli atti alla Consulta sollevando appunto le eccezioni di incostituzionalita'. In particolare, secondo i magistrati del tribunale dell'appello la legge 231 va contro cinque articoli della Costituzione mentre per il gip Todisco - il magistrato che ha firmato sia i sequestri che gli arresti per la vicenda dell'Ilva - il conflitto e' molto piu' esteso e tocca ben 17 articoli della Costituzione.


Nei mesi scorsi la Corte Costituzionale ha dichiarato irricevibili, proprio perche' ci sono le eccezioni di incostituzionalita', i due conflitti di attribuzione che, tra fine 2012 e inizio 2013, la Procura di Taranto aveva sollevato sia sul decreto legge 171 sull'Ilva, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 3 dicembre, che sulla relativa legge di conversione, appunto la 231. Nel giudizio di domani sono costituiti anche l'Ilva col presidente Bruno Ferrante, Confindustria, Federacciai, l'Avvocatura dello Stato e alcuni allevatori ai quali, negli anni scorsi, sono stati prelevati e uccisi, su disposizione dell'Asl, i capi di bestiame - capre e pecore - perche' risultati fortemente contaminati dalle sostanze inquinanti. Gli allevamenti in questione erano infatti vicini agli impianti dell'Ilva e le analisi hanno evidenziato che negli organi degli animali c'erano appunto diossina e altri inquinanti di origine industriale. I magistrati di Taranto contestano in toto l'impianto della legge che e' stata approvata a larga maggioranza dal Parlamento proprio per sanare la grave situazione di paralisi che si stava creando all'Ilva di Taranto con ripercussioni non solo su quasi 20mila occupati diretti e indiretti ma anche sull'economia nazionale se si considera il ruolo di Taranto nell'industria non solo dell'acciaio ma manifatturiera. C'e' da dire che all'indomani del decreto legge l'Ilva ottenne subito la reimmissione in possesso degli impianti dell'area a caldo, che il 26 luglio erano stati sequestrati senza facolta' d'uso. Con questa reimmissione, in pratica, l'Ilva ha continuato a produrre in questi mesi anche se altiforni, cokerie e acciaierie, insieme al parco minerali, sono rimasti sotto sequestro.

In forza dello stesso decreto l'Ilva aveva provato anche ad ottenere la restituzione delle merci sequestrate, valore circa un miliardo di euro, trovando pero' la strada sbarrata dai giudici. Fu allora necessario, si era quasi a meta' dicembre 2012, emendare il decreto legge 171 appena approdato nelle aule parlamentari inserendovi il punto, poi recepito dalla legge di conversione, che stabilisce che l'Ilva possa commercializzare anche quanto prodotto prima del 3 dicembre. Un'evidenziazione che pero' non ha risolto il caso: coils, lamiere e tubi restano infatti sotto sequestro. Il gip, a febbraio, aveva anche ordinato una vendita diretta di questi materiali per evitare il rischio, come segnalato dai custodi giudiziari, che si deteriorassero e quindi perdessero di valore, ma l'Ilva si e' opposta duramente a questa eventualita' sia perche' era in arrivo il verdetto della Consulta sull'intera legge, sia perche' non voleva essere privata della possibilita' di incassare il controvalore delle merci. Per il gip, infatti, il ricavato delle vendita non doveva affatto andare all'Ilva ma essere blindato in un fondo vincolato ai fini dell'eventuale confisca quando la vicenda si sara' definitita processualmente. Di recente il Tribunale dell'appello, cui l'azienda ha fatto ricorso, ha fermato l'atto del gip sulla vendita e deciso che non accadra' niente sin quando la Corte Costituzionale non si esprimera'. E domani quindi, o al massimo nelle ore successive, si sapra' non solo quale sara' la sorte della legge 231 ma anche che ne ne sara' delle merci sequestrate. E mentre la Consulta decidera' sulla legge Ilva, una delegazione di ambientalisti tarantini, che a mezzanotte partira' per Roma in pullman, manifestera' davanti alla sede della Camera per sottolineare la gravita' dell'emergenza ambientale che vive Taranto proprio a causa dell'inquinamento. Fra l'altro proprio ieri su questo tema c'e' stata una nuova manifestazione di protesta cittadina. Inoltre, proprio nelle ore in cui potrebbe conoscersi il verdetto della Consulta, Ilva e sindacati metalmeccanici saranno riuniti a Taranto per un esame di una serie di problemi. L'incontro e' fissato per le 17 all'Ilva. Probabile, quindi, che in questa sede possano conoscere l'esito delle decisioni della Consulta. Fra gli argomenti all'ordine del giorno di domani, anche il completamento delle assunzioni dei cosiddetti somministrati. Si tratta di lavoratori interinali che negli anni scorsi hanno per piu' periodi lavorato con l'Ilva. A fine 2010, anche con la mediazione del Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, l'Ilva si impegno con i sindacati ad assumerne circa 120 tenendo presente come criterio l'aver svolto, in fabbrica, almeno 24 mesi di lavoro. Nel tempo, a partire dall'accordo, circa 80-90 lavoratori sono stati effettivamente assunti. Ora rimane una parte da completare ed e' un argomento che Fim, Fiom e Uilm solleveranno nell'incontro di domani pomeriggio


La legge salva Ilva non viola la Costituzione. Sconfitti i giudici di Taranto - Affaritaliani.it