Maurizio Landini (Fiom): Cerco Barca perché serve un 'partito del lavoro'. No a un governo qualsiasi e non si escluda il ritorno al voto



"Serve un partito del lavoro, nel senso che è troppo tempo ormai che la politica non lo rappresenta più".

In questa fase di crisi istituzionale, Maurizio Landini e la 'sua' Fiom sono in piena attività per tentare di aprire una breccia di "precisi contenuti" con altrettanto precisi interlocutori politici. Uno di questi è sicuramente Fabrizio Barca, ministro uscente del governo Monti ma soprattutto candidato ad avere un ruolo tra i quadri dirigenti del Pd, forse addirittura come segretario. Ci sarà anche Barca il 30 aprile prossimo in un dibattito organizzato dalla Fiom a Bologna, una delle tappe di avvicinamento decise dal sindacato verso la manifestazione del 18 maggio con gli studenti a Roma.

Lei ha incontrato Fabrizio Barca, di che avete parlato? Perché lo cercate?
In preparazione della manifestazione del 18 maggio abbiamo deciso di organizzare tre momenti di discussione aperti. Il primo a Bologna il 30 aprile su reddito, cittadinanza, ammortizzatori sociali e riduzione dell'orario di lavoro, ma anche diritto allo studio e riforma dello Stato, con diverse persone da Rodotà a Marco Revelli, Sergio Cofferati fino a Barca, ministro impegnato sul terreno della coesione sociale e sui temi industriali. Un'altra iniziativa sarà a Milano sulle politiche industriali e un'altra a Roma sulla legge per la rappresentanza nei posti di lavoro. In piazza ci andiamo non contro qualcuno ma per chiedere che il lavoro torni a essere centrale.

Però Barca oltre che ministro, di un governo che non vi è mai piaciuto, si è anche candidato alla leadership del Pd...
L'appuntamento del 30 aprile lo stiamo preparando da 15 o 20 giorni... Ci stiamo muovendo con iniziative aperte a studenti e movimenti. Vogliamo aprire una interlocuzione su temi di merito importanti, in molti parlano a vanvera...

Pensate anche voi che non ci sia tempo da perdere? Lo dicono gli industriali ai politici...
Si ma noi diciamo anche che le responsabilità delle imprese e di Confindustria non possono essere sottaciute. Ci sono anche responsabilità in quel mondo se l'Italia è un sistema a rischio e in ritardo, ci sono le responsabilità dei governi ma anche certe logiche di impresa. Gli imprenditori pensino a cosa fare, non solo a chiedere agli altri. Faccio l'esempio della Fiat che ha spostato la produzione fuori Italia, è uscita da Confindustria, ha distorto il rapporto con i sindacati. E Confindustria non ha scelto ma dato corda al governo Berlusconi e al governo Monti.

Se parlate con Barca perché non cercate un'interlocuzione anche con Renzi? In fondo, anche lui è astro nascente, oggi persino D'Alema lo ha incontrato a Firenze...
Parliamo con nomi che hanno un contenuto e un metodo. Rodotà per i diritti, la cittadinanza, il reddito, il contributo ai movimenti per l'acqua pubblica, Cofferati per il suo ruolo parlamentare europeo... Ma la nostra non è una discussione di posizionamento politico, non escludiamo un'interlocuzione con nessuno, ma la facciamo in base a ruoli e competenze. Nei giorni scorsi abbiamo scritto a tutti i capigruppo dei partiti e del Movimento cinque stelle di Camera e Senato, programmando incontri con tutti. Non escludiamo un incontro con l'associazione dei sindaci e con le regioni per discutere di crisi industriale nell'ambito di un nuovo modello di sviluppo. E siamo aperti a chiunque voglia parlare di questioni che consideriamo importanti, per esempio il tema della democrazia in fabbrica.

Come giudica la rotta di avvicinamento di Sinistra e libertà al Pd? Anche Barca, nella sua idea di partito, prevede una fusione calda tra queste due forze.
Noi in tempi non sospetti, a giugno dello scorso anno e cioè prima della campagna elettorale, abbiamo fatto un'iniziativa per chiedere che i partiti tornino a rappresentare il lavoro. Credo che nel nostro paese in questi ultimi vent'anni il lavoro non sia stato rappresentato sul piano politico. Lo denunciamo da un po' di tempo e che ci sia questo bisogno è evidente. Perché il punto è rappresentare il lavoro nelle sue forme attuale, il lavoro precario. Il successo del Movimento 5 stelle è una spia di quanto i partiti tradizionali rappresentino poco il lavoro, la realtà. Per esempio, è assurdo che Marchionne annunci di poter vendere asset per comprare Chrysler nel silenzio totale della politica. La politica deve tornare ad avere capacità e rappresentanza, abbiamo una crisi enorme e ritardi, serve un piano straordinario di investimenti e un nuovo modello di produzione. Siccome sono anni che non si investe, l'esistenza del sistema industriale si giocherà adesso. Sono questioni che vanno oltre chi sarà il nuovo leader, penso che la personalizzazione della politica abbia fatto perdere di vista i problemi reali.

Dopo l'elezione del presidente della Repubblica, va fatto un governo a tutti i costi o a precise condizioni?
Un governo qualsiasi non serve a nulla, una riedizione del governo Monti per i prossimi anni sarebbe una sciagura, il voto segnala una domanda di cambiamento.

Un governo Bersani?
E' compito delle forze politiche fare una discussione, ma sarà difficile che un parlamento uscito dalle elezioni senza maggioranza al Senato possa durare cinque anni. Se uno vuole la stabilità, deve avere la maggioranza. Ad ogni modo, penso che non bisognerebbe escludere l'opzione di tornare a votare. Nel nostro paese piuttosto che andare a votare ci si è inventati cose poco chiare, come per esempio il governo Monti: penso che nel 2011, dopo le dimissioni di Berlusconi, bisognava tornare alle urne. E non mi convincono le larghe intese: ci sono delle scelte da fare.

Ritorno al voto e Landini nel campo della politica?
La Fiom è in campo da due anni e mezzo, negli ultimi anni siamo stati abbastanza in campo. Faccio quello che devo fare stando nella Fiom. Il voto politico parla anche della crisi di rappresentanza nel mondo sindacale, c'è bisogno di aprire una discussione anche nella Cgil e negli altri sindacati sul cambiamento, su una strategia di rinnovamento interno per permettere ai giovani di entrare...

Maurizio Landini (Fiom) incontra Barca verso la manifestazione del 18 maggio. "Serve un 'partito del lavoro'. Non si escluda il ritorno al voto"