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  1. #11
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Oggi ti è ripreso il "trip antirazzista" con tanto di riproposizione della vetusta teoria, ovviamente marxiana, secondo cui il razzismo sarebbe il costrutto ideologico della classe capitalista alto-borghese tutt'ora diffuso, senza tener minimamente conto del fatto che le élites dominanti, sempre più 'cosmopolite', propugnano esponenzialmente la società multirazziale, sia ideologicamente che fattualmente.
    Ci si deve intendere sul senso delle parole. Se per "società multirazziale" si vuol dire che in giro per le città si vedono tante facce tutte diverse, hai ragione ovviamente. Ma in che cosa, ti chiedo, questa diversità razziale mette in pericolo il dominio della classe proprietaria?
    Sarebbe come dire che l'Africa dell'apartheid non era razzista perché in quel paese c'erano tanti negri. Assurdo.

    Per la verità se la classe proprietaria aveva veramente quest'amore per il diverso, ci sarebbe quantità di matrimoni inter-razziali all'interno della classe dirigente. Ora questo non è successo.
    È forse successo nella classe popolare dove alcune donne bianche trovano un amante tra gli migranti, o uomini middle-class che si trovano una povera ma bellissima emigrata, ma non è rilevante.

    Il fatto è che la società multirazziale non è un ideologia, ma il risultato di una politica volta ad assicurare al capitale forza di lavoro a basso costo.
    Il capitalista trova il suo interesse nella migrazione della forza di lavoro. Non vuoi la migrazione? Allora non difendere il capitalista!
    Tutti gli impiegati del mondo hanno immaginato queste cose e le hanno sconfessate e adesso sono gli impiegati.
    Pavese

  2. #12
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Il fatto è che la società multirazziale non è un ideologia, ma il risultato di una politica volta ad assicurare al capitale forza di lavoro a basso costo.
    Il capitalista trova il suo interesse nella migrazione della forza di lavoro. Non vuoi la migrazione? Allora non difendere il capitalista!
    Naitmer costituisce una forza-lavoro abbastanza singolare visto che viene mantenuto dal contribuente tedesco senza fare nulla

  3. #13
    SMF
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Ci si deve intendere sul senso delle parole. Se per "società multirazziale" si vuol dire che in giro per le città si vedono tante facce tutte diverse, hai ragione ovviamente. Ma in che cosa, ti chiedo, questa diversità razziale mette in pericolo il dominio della classe proprietaria? Sarebbe come dire che l'Africa dell'apartheid non era razzista perché in quel paese c'erano tanti negri. Assurdo.
    Premesso che parlare di "classe proprietaria" è terribilmente anacronistico quanto generico, la società multirazziale non mette in discussione il primato dell'élites - finanziarie e non - dominanti poiché è il frutto delle più o meno recenti migrazioni le quali, così come si presentano odiernamente, sono connaturate alla globalizzazione. Le élites dominanti di oggi però non sono più solamente quelle appartenenti a paesi europei. Oggi abbiamo élites arabe, turche, cinesi ed indiane, le quali parlano con quelle europee o nordamericane o ebraiche uno stesso linguaggio, che è quello del capitalismo apolide e del cosiddetto "imperialismo internazionale del denaro, per cui la patria è dove si sta bene" (Quadragesimo anno, 1931). La stessa America WASP non è più quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi: c'è un presidente meticcio ed oltre tutto fra il plauso generale del politicamente corretto, bianco o meno che sia.

    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio

    Per la verità se la classe proprietaria aveva veramente quest'amore per il diverso, ci sarebbe quantità di matrimoni inter-razziali all'interno della classe dirigente. Ora questo non è successo.
    È forse successo nella classe popolare dove alcune donne bianche trovano un amante tra gli migranti, o uomini middle-class che si trovano una povera ma bellissima emigrata, ma non è rilevante.

    Il fatto è che la società multirazziale non è un ideologia, ma il risultato di una politica volta ad assicurare al capitale forza di lavoro a basso costo.
    Il capitalista trova il suo interesse nella migrazione della forza di lavoro. Non vuoi la migrazione? Allora non difendere il capitalista!
    Non credo che l'amore per la diversità implichi necessariamente la volontà di mescolarsi. Anzi, direi che in genere implica esattamente il contrario.
    Ora, che la mescolanza razziale sia appannaggio esclusivo degli strati popolari o della classe media non lo possiamo dire con certezza né esistono statistiche, ammesso che sia possibile farne, in merito. Si potrebbe obiettare che in genere è proprio la classe medio-bassa ad essere la più incline e soggetta alla xenofobia.
    Tuttavia non è questo l'importante e ciò che ci deve interessare. Ciò che ci deve interessare ed è per noi decisivo è che la società multirazziale non è solamente un fatto presentato come casuale e privo di qualsiasi valore specifico, ma come la condizione ideale dell'umanità. Si cerca di instillare nel pensiero comune l'idea del meticciato universale di massa, inteso non solo come semplice risultanza dell'accoppiamento tra persone di diversa razza ma come una condizione in cui l'uomo è immerso in un relativismo culturale ed etico avvalorato anche dalla presenza di moltitudini straniere. E' l'inseguimento dell'utopia umanitarista, le cui origini affondano sia nel messianesimo calvinista-puritano che nella cultura illuminista. Un'utopia che porta a porre a fondamento del discrimine politico tra 'amico' e 'nemico', intesi à la Schmitt, l'umanità, cioè un'umanità indistinta in cui le differenze culturali si mescolano esageratamente fino a confondersi ed annullarsi perché ad avere il predominio sono i valori connessi al progresso (e questa è l'ideologia progressista) e al primato dell'economico su qualsiasi altra cosa ("la patria è dove si sta bene").
    Certo, è vero che tutto ciò nasce dall'esigenza di giustificare l'esistenza di un mondo che in realtà risponde agli interessi economico-finanziari di chi ha il potere. Ma proprio perché ad essere in ballo sono interessi di tipo materiale, cioè economico-finanziario, che scompaiono logicamente le barriere e le remore identitarie.
    Si dovrebbe fare un discorso un po' a parte per gli ebrei, in cui è presente la tipica doppiezza di chi promuove all'interno il più rigido razzismo e all'esterno il cosmopolitismo, la disgregazione sociale e l'annichilimento delle identità dei popoli, ma questo ci porterebbe un po' troppo lontani. C'è pure la variabile islamica o cinese (la società multirazziale può rivelarsi infatti un boomerang per chi la promuove in quanto non è detto che gli altri, cioè gli stranieri, vorranno farsi risucchiare tanto facilmente nel melting pot senza prima aver segnato dei punti a loro favore).
    Tu poi te la prendi col piccolo imprenditore, senza capire che quest'ultimo è anch'esso, a suo modo, una vittima della globalizzazione, che lo ha lasciato scoperto da quelle tutele che invece aveva in precedenza, tanto quanto il lavoratore autoctono che si vede minacciato dalla concorrenza di manodopera straniera.

    Oggi comunque bisognerebbe, soprattutto all'interno della DR e non negli ambienti marxisti che sono da sempre proni ad assecondare i cambiamenti poiché visti come ulteriore segno di avvicinamento alla fine del capitalismo e alla realizzazione dell'utopia, capire se da questa crisi economica il liberalcapitalismo, per come lo abbiamo conosciuto finora, crollerà miseramente e definitivamente (ma se ciò avverrà si tratterà di qualcosa di progressivo e graduale e non di troppo immediato) o se invece se ne avrà una ristrutturazione interna che alla fine andrà comunque bene al 'popolo-bue', consentendogli lo stesso di soddisfare i propri appetiti consumistici - come qualche discussione fa faceva notare amerigodumini.

    Il resto credo che siano solo chiacchiere e nulla di più, francamente chi se ne fotte se a Naitmer stanno sul cazzo i napoletani anziché i turchi.
    Ultima modifica di Giò; 17-04-13 alle 15:24
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  4. #14
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Ma Naitmer tutto questo non lo vede, non lo vuole vedere perché capire che la nostra situazione è da dominati significa per forza, se non si è completamente deficienti, capire che il razzismo non è cosa nostra, ma cosa loro.
    "nostro"... lui è un migrante all'estero, però a noi un diritto di cittadinanza esclusivista serve anche per assicurare la ricattabilità della manodopera esotica che ha rimpiazzato i meridionali sindacalizzati
    Ultima modifica di Troll; 17-04-13 alle 19:02

  5. #15
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Sisi anch'io mi emoziono quando penso a un operaio meriodionale sgrammatico e virile, ora butto via tutti i libri di quegli autori brutti, cattivi e reazionari e mi metto a leggere qualche cacata filantropica e proletaria.

  6. #16
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Perchè in quanto italiano mi sento oppresso e quindi devo abbracciare gli albanesi per strada.

  7. #17
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Io, Tommaso - per quanto ti possa interessare - ti leggo sempre con piacere. Ma dovresti indicarmi chiaramente chi è 'sto maledetto signor Capitale di modo che possa finalmente trafiggerlo col mio pilum e ci togliamo il pensiero

  8. #18
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Ma state parlando del nulla, Naitmer è un ibrido germanico-italiano, mica il tappetaro immigrato schiacciato tra l'upper class e i turchi emergenti. Ha la cittadinanza e la nonna tedesca (che per inciso campava di sussidio anche lei).
    Ultima modifica di Cale Yarborough; 18-04-13 alle 09:15
    Grandi buchi vengono scavati in segreto, dove i pori della terra dovrebbero bastare, e cose che dovrebbero strisciare hanno appreso a camminare.

  9. #19
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Citazione Originariamente Scritto da Orco Bisorco Visualizza Messaggio
    Sisi anch'io mi emoziono quando penso a un operaio meriodionale sgrammatico e virile, ora butto via tutti i libri di quegli autori brutti, cattivi e reazionari e mi metto a leggere qualche cacata filantropica e proletaria.
    suggerisco di non parlare più di filantropia (anche se si capisce a cosa ti riferisci ed evidentemente c'è altrimenti non si starebbe a parlare di strutturazione sociale dell'umanità - oserei dire che anche porsi il problema di guidare rettamente le plebi tradisce un po' la medesima cosa, pur essendo più onesto nel rivendicare un ruolo dirigente per i portatori delle proprie idee a fronte del fatto che la "coscienza di classe" non si ridesta da sola secondo gli automatismi marxiani; in questo Lenin era ben lucido)

  10. #20
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    Predefinito Re: Virilità proletaria, classismo e questione meridionale

    Citazione Originariamente Scritto da Cale Yarborough Visualizza Messaggio
    Ma state parlando del nulla, Naitmer è un ibrido germanico-italiano, mica il tappetaro immigrato schiacciato tra l'upper class e i turchi emergenti. Ha la cittadinanza e la nonna tedesca (che per inciso campava di sussidio anche lei).
    l'ho pensato anch'io ma presumo valesse la one drop rule che lo mantiene patagarragghiu a dispetto dell'altra componente biologica
    Ultima modifica di Troll; 18-04-13 alle 09:18

 

 
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