Gabbie salariali, test di dialetto per gli aspiranti professori, inni e bandiere regionali, ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Le proposte del Carroccio agitano questa calda estate, ma soprattutto governo e maggioranza. Ci troviamo di fronte a boutade innocue, a semplici colpi di sole agostani e gaffe perdonabili, o ad una strategia politica razionale e ben congeniata? Se consideriamo il noto fiuto di Bossi, prevale la seconda ipotesi. Queste uscite servono alla Lega per catalizzare l’attenzione, mobilitare il proprio elettorato.
Le “sparate” leghiste non sono casuali: è evidente che il profluvio di dichiarazioni strane, bizzarre, fuori dal coro (non nell’ottica del Carroccio, ovviamente) mira a caratterizzare ancor di più un partito messo in crisi - paradossalmente - dall’approvazione della legge sul federalismo fiscale. Dopo quell’atto, tutto sembrava compiuto: la missione storica dei Lumbard realizzata, il programma concluso. Messa all’angolo dalle polemiche sul referendum riguardante la legge elettorale, accusata di sperpero di denaro e di immobilismo paralizzante del sistema politico, la Lega ha deciso di promuovere una campagna di lotta per le sue idee e i suoi principi, anche a costo di danneggiare la credibilità dell’intera maggioranza, con un PDL sempre più sconcertato di fronte agli attacchi contro l’unità nazionale, il tricolore, la lingua italiana, il sistema economico nazionale vigente.
E’ una Lega di lotta e di governo, pronta a sostenere in Parlamento le leggi del centrodestra, ma non per questo supina ai desiderata del PDL, che vorrebbe maggiore tranquillità e coesione. Certo, l’exploit verbale leghista - con annesse retromarce e smentite dell’ultimo minuto, francamente poco credibili - non mette a rischio la tenuta complessiva dell’esecutivo, ma senza dubbio aumenta la tensione con l’alleato pidiellino, ed offre all’opinione pubblica una immagine di caos e disordine che logora il consenso generale. Bossi punta a rilanciare il progetto leghista, ma a rimetterci è tutta la coalizione. Le proposte del Carroccio, infatti, non possono essere tollerate da buona parte dell’ex elettorato anneino, sempre sensibile a certi temi. In vista dell’autunno, il Premier dovrebbe riprendere in mano la situazione, imponendo ai leghisti maggiore sobrietà e coerenza con il programma di governo, che certo non prevede la divisione dell’Italia in entità regionali e locali, esami di dialetto per dipendenti pubblici, improvvidi ritiri delle missioni internazionali, riesumazioni di defunte gabbie salariali.
Le “sparate” leghiste mettono in subbuglio governo e maggioranza: qual è il vero obiettivo di Bossi?