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Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
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    Predefinito Meglio uccidersi che licenziare. La fine di un padrone all'antica.

    Meglio uccidersi che licenziare. La fine di un padrone all'antica.

    Fermo Santarossa, leader del settore mobili nel Nord-Est, doveva tagliare cento posti di lavoro. Una scelta dolorosa che non ha avuto cuore di fare

    La penosa lista dei caduti si allunga. La grande guerra contro la crisi sta falciando vittime ovunque, perchè il fronte è ovunque. Il nemico non bombarda. Il nemico avvelena lentamente, distrugge le difese personali, fino a soffocare persino l'istinto di sopravvivenza.
    Fermo Santarossa non sembrava neppure all'ultimo stadio della disperazione. I suoi mobilifici, un mezzo impero del Nord-Est, con oltre seicento dipendenti, attraversano un momento difficile per le ragioni globali che tutti conoscono a memoria, il calo dei consumi, la concorrenza, lo stallo politico, ma gli stessi sindacati confermano: non esistono pericoli fatali. Negli ultimi tempi s'era parlato di una ristrutturazione, uno di quegli interventi sempre dolorosi, perchè comunque prevedeva il taglio di cento dipendenti, ma governabile con i paracadute del caso. Con l'aria che tira, niente di particolarmente tremendo.
    Santarossa però veniva da un altro mondo e da un altro tempo. Aveva cominciato tanti anni fa con il fratello Mario, aveva superato altre fasi difficili, aveva vissuto per l'azienda: nella sua idea di imprenditore, sul suo vocabolario personale, il passo del licenziamento non era contemplato. I dipendenti più anziani lo ricordano come uno di quei padroni, chiamati ancora così senza alcun disprezzo ideologico, capaci di fermarsi a fare due parole, come va, come non va, e la famiglia, e lo sport, e le voci di paese...

    Questa storia della ristrutturazione non l'aveva digerita. L'idea di cominciare i tagli a 73 anni, l'età in cui un uomo pensa di vivere in pace con se stesso, non gli dava pace. Ci sono individui foderati d'amianto che quasi si sublimano, nel momento delle decisioni forti e del braccio di ferro. Ce ne sono altri che vanno in crisi, una crisi interiore che morde molto più della crisi economica, là fuori. Come si fa a cacciare padri di famiglia e dipendenti fedeli, come si fa. E il mercato che non si schioda, e le banche che si voltano dall'altra parte, e i pensieri di sventura che la notte passano dentro le fessure, per raggrumarsi amari in fondo all'anima.
    L'altra notte, una notte di queste. La moglie Graziella dormiva al suo fianco. Quando si è svegliata, di mattina presto, non l'ha trovato nel letto. Prima l'ha cercato per casa, poi ha cominciato a preoccuparsi e a chiedere aiuto. Fermo se ne stava in fondo al laghetto dell'ampio giardino, insieme ai suoi fantasmi e alle sue ossessioni. Le telecamere di sicurezza lo ripropongono negli ultimi passi: esce dalla camera, cammina in giardino, raggiunge il lago, si lascia morire nell'acqua placida. Nessuna esitazione, nessun ripensamento. In questa lunga guerra, la crisi è un nemico diabolico: non bombarda, avvelena lentamente.
    Fermo Santarossa non si preoccupa più. Ha risolto la crisi a modo suo, ultimo di una macabra spoon river. Su queste lapidi c'è di volta in volta sfinimento, vergogna, debolezza. C'è anche chi non accetta le mezze misure, una mezza vita, meno ricca e meno spensierata dell'abituale. Ci stiamo accorgendo tutti quanti che non è per niente facile tornare indietro. Certo non tutti i suicidi sono eroi. Tra di loro emerge anche tanta debolezza. Ma non è permesso a nessuno giudicare, tanto meno soppesare il senso del gesto: togliersi la vita resta comunque un estremo spaventoso. Ognuno di queste vittime si porta nella tomba l'insondabile mistero della propria resa.

    Il resto, in cronaca. Tutti gli stabilimenti Santarossa chiusi per lutto, fermo l'intero borgo Prata di Pordenone, il Nord-Est che aggiunge un'altra croce e sempre più s'interroga sullo sconvolgente cataclisma abbattutosi sul proprio Eldorado. Nelle stesse ore, a Roma, la politica balla tra franchi tiratori e un governo impossibile. E' il solito spettacolo. Da una parte l'Italia in guerra che conta i suoi caduti, dall'altra l'Italia che ancora non capisce. Da una parte il Paese reale, dall'altra il Paese irreale.

    Meglio uccidersi che licenziare La fine di un padrone all'antica - IlGiornale.it
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  2. #2
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    Predefinito Re: Meglio uccidersi che licenziare. La fine di un padrone all'antica.

    Onore.
    Un altra vittima dello stato

  3. #3
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    Predefinito Re: Meglio uccidersi che licenziare. La fine di un padrone all'antica.

    R.i.p.


    Una generazione ormai persa. Un attaccamento al lavoro come attaccamento alla vita.


    Hai voglia a dire largo ai giovani. Ci sono vecchi di 70/80 anni che ancora non riescono a sottrarsi all'alzarsi ogni mattina per rimanere fino a sera nella loro fabbrica. Per controllare che ogni cosa sia fatta come deve, che niente vada trascurato, che niente vada perso. Lì è tutta loro esistenza. E troppo spesso invecchiano consapevoli di lasciarla in mano a figli o nipoti buoni a nulla. Dei cazzoni che si ritrovano in mano una realtà dalla quale non hanno appreso nulla. Che finiranno inesorabilmente col snaturare senza averne rispetto, o lasceranno andare alla deriva.

    Hai voglia a dire a quei vecchi che hanno fatto abbastanza. Hai voglia a dir loro che restìno a casa.
    Se non sai di che morte morire, scegli me.

  4. #4
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    Predefinito Re: Meglio uccidersi che licenziare. La fine di un padrone all'antica.

    Mi spiace molto.
    La nazione si sta suicidando.
    E non facciamo nulla per opporci.
    Solidarietà infinita a Daniele, Diego, Luca e Mirco, in prigione dal 16/11/12 al 08/04/13 per un reato di opinione. Italia come Cina e Birmania

  5. #5
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    Predefinito Re: Meglio uccidersi che licenziare. La fine di un padrone all'antica.

    Citazione Originariamente Scritto da Nazionalistaeuropeo Visualizza Messaggio
    Onore.
    Un altra vittima dello stato

    Non fosse che, fosse necessaria una conferma dalla cronaca di questi giorni, lo stato non riconosce vittime che non siano in divisa.
    Se non sai di che morte morire, scegli me.

 

 

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