Dal punto di vista genetico l’Italia settentrionale si rivela simile ai paesi dell’Europa centrale, mentre le regioni centrali e meridionali sono più vicine alla Grecia e agli altri paesi del Mediterraneo.
Cavalli-Sforza, Menozzi, Piazza, Storia e geografia dei geni umani, p. 519
Le etnie sono in grado di perpetuarsi nel tempo in modo“plastico”; sono capaci di mutamento pur rimanendo se stesse. Mutano senza rinnegare la loro forma. Cambiano, ma senza soluzione di contitnuità. ma com’èpossibile? La risposta: le etnie sono realtà organico-storiche. Sono, cioè, entità bioculturali. è ovvio: tale definizione non è “innocente”. Presuppone l’accordo e non la scissione tra natura e cultura.
Giovanni Damiano, Elogio delle differenze, p. 112
Spiazzati dalla “rinascita” etnica nel cuore stesso dell’Europa, agli apologeti dell’universalismo altro non è rimasto che il ricorso al logoroarmamentario “antirazzista”, con l’ulteriore risultato di rendere ancor più difficoltosa la reale comprensione del fenomeno, dal momento che razza ed etnia non vanno né confuse né giustapposte.
Giovanni Damiano, Elogio delle differenze
L’etnia potrà essere considerata nei seguenti termini: sitratta di una popolazione che si autoperpetua sul piano biologico, condividevalori, credenze, istituzioni culturali fondamentali tramandate nel tempo, hauna stessa lingua, una medesima organizzazione sociale e un suo territorio.
Giovanni Damiano, Elogio delle differenze
Sarebbe, pertanto, necessaria una riorganizzazione degli stati su base etnica, evitando, ovviamente, una eccessiva e del tutto irrealistica frammentazione, quindi, senza pretendere che ad ogni etnia corrisponda uno stato, cosa impossibile, sarebbe auspicabile la diffusione diforme di “federalismo etnico”, sempre in presenza di presupposti che la rendano praticabile: omogeneità razziale, comune destino storico, contiguità geografica, affinità culturali, condivisa aspirazione ad una pacifica coesistenza.
Giovanni Damiano, Elogio delle differenze