Domenica 9 Agosto 2009 – 10:29 – Pietro Fiocchi


Impossibile dimenticare. Nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 alle 23 e 36 esatte tutta la popolazione della capitale sud-osseta Tskhinvali si è radunata sulla piazza centrale per commemorare le vittime dell’aggressione georgiana. La veglia è durata tutta la notte. Hanno partecipato anche molti dei militari russi che hanno difeso i civili dal fuoco di Tbilisi. Conosciamo ormai la storia di questo tragico conflitto voluto da Saakashvili, che in patria e all’estero, georgiani e osseti, vorrebbero si ritirasse dalla vita politica, possibilmente per non farvi più ritorno. Sabato la diaspora osseta residente in Europa ha manifestato a Bruxelles davanti la Commissione europea per chiedere che il presidente georgiano venga finalmente portato in tribunale, processato per i suoi misfatti, a cominciare dal bombardamento della capitale di una repubblica, sottolineiamo, indipendente! Un reato grave in effetti. Tajmuraz Mamsurov, il presidente dell’Ossezia del Nord, repubblica autonoma della Federazione russa, ha parlato senza mezzi termini, riferendosi all’attacco georgiano, di terrorismo di Stato. “Il terrorista numero uno Mikhail Saakashvili – ha detto Mamsurov - deve essere castigato per lo sterminio pianificato di civili, tra cui ci sono bambini, donne e anziani, per la distruzione di asili, scuole e appartamenti”. Si tratta quindi di un male ben individuabile, dunque estirpabile. Dopotutto gli osseti non odiano i georgiani, tutt’altro, con loro vogliono rapporti di pace e di buon vicinato, assicura il presidente nord-osseta, che, possiamo immaginare, sente questo dramma come proprio. Ora però, a mente più o meno fredda, bisogna anche incominciare a fare un po’ di chiarezza, individuare le singole responsabilità, è un atto dovuto, sono morti degli innocenti. E Tbilisi comincia male. Il governo georgiano ha presentato questo giovedì un rapporto sui fatti dell’agosto 2008 che da Mosca hanno già etichettato come una serie di “piccole falsificazioni”, necessarie a salvare la reputazione di Tbilisi agli occhi dell’Occidente, credulone e poco accorto potremmo aggiungere. Anche l’Ossezia del Sud vuole farsi ascoltare e ha inviato venerdì al segretario generale dell’Onu, al presidente dell’Osce e ai capi di Stato e di governo dei Paesi di tutto il mondo un messaggio. “Non ci sono dubbi – si legge nel documento – che l’aggressione di Tbilisi contro il popolo sud-osseta è il risultato di una politica irresponsabile dei dirigenti georgiani. Il sentimento di superiorità e di impunità che si è venuto a formare con il sostegno di certi Paesi (occidentali), la xenofobia coltivata nella ‘democratica Georgia’ hanno provocato degli avvenimenti che resteranno nella storia contemporanea della regione un esempio di perfidia, di crudeltà e di barbarie.” Nella missiva indirizzata alle personalità di tutto il pianeta, le autorità sud-ossete hanno inoltre fatto notare che la Comunità internazionale non solo non ha mai risposto alle richieste di aiuto, ma non ha mai neanche denunciato le azioni dei dirigenti georgiani che hanno provocato nella regione una “catastrofe umanitaria”. Potremmo chiederci quindi: cosa sarebbe successo se il Cremlino non fosse intervenuto?