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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Colonia, emerge nuovo video delle violenze di Capodanno
    La tv pubblica tedesca rilascia oggi un nuovo filmato della folle notte di San Silvestro. Confermate le carenze della polizia, presente con un numero insufficiente di uomini
    Ivan Francese
    Finalmente c'è il video. La polizia di Colonia ha rilasciato un filmato, pubblicato dall'emittente pubblica Wdr, della folle notte di Capodanno, in cui migliaia di donne sarebbero state aggredite e molestate da decine di uomini sul piazzale antistante la stazione ferroviaria.
    Nel documento eccezionale si sente la voce di una giovane donna che, evidentemente agitata, urla in tedesco: "Non mi devi toccare". Tutt'intorno rumore di petardi che esplodono e fuochi d'artificio che detonano in tutte le direzioni.
    I (pochi) poliziotti presenti cercano di tenere sotto controllo la situazione, ma dai documenti emerge la registrazione della voce di un agente che dice: "questi due non riesco a trattenerli". Le immagini dovrebbero riferirsi ai minuti intorno alle 11.30 nello spazio compreso tra i gradini della cattedrale e quelli della stazione dei treni, dove durante la notte di San Silvestro si erano radunati almeno mille uomini, in gran parte di origini arabe.
    La polizia avrebbe deciso di sgomberare il piazzale solo alle 23.40, ma gli uomini sul posto sarebbero stati largamente insufficienti. La polizia così torna nella bufera dopo i retroscena emersi nel corso dell'inchiesta sulla notte di Capodanno, secondo cui dai rapporti relativi a quella notte sarebbe stata censurata la parola "stupro" dietro pressioni dei politici locali.
    Accuse che sono state rigettate con forza dal ministero dell'Interno del Nord Reno-Westfalia Ralf Jager: "Le accuse di insabbiamento sono inconsistenti - ha attaccato Jager- Prima del 3 gennaio nessuno aveva idea di cosa fosse successo". Una toppa che quasi rischia di rivelarsi peggiore del buco.
    Colonia, emerge nuovo video delle violenze di Capodanno - IlGiornale.it

    Vescovo in moschea, ma la sala resta vuota: assente anche l’imam
    di Laura Venerus
    Pordenone: imbarazzante flop al convegno contro la violenza. C’erano anche il prefetto e i capi di pm, polizia e carabinieri
    PORDENONE. Una sala vuota, con dentro solo le autorità e uno sparuto manipolo di invitati italiani e giornalisti. Interventi solitari dal palco, con gli ospiti d’onore lasciati tra un pubblico che non c’era.
    E’ quanto accaduto ieri pomeriggio al centro islamico, in occasione del convegno “Fermiamo la violenza”, di particolare significato specie a qualche mese dall’omicidio di via San Vito, con moglie e figlioletta uccise da una persona musulmana.
    Ma nonostante la storica presenza del vescovo Giuseppe Pellegrini, alla sua prima volta in moschea, i musulmani non hanno risposto all’appello. Assente anche l’imam. Il moderatore dell'incontro, Imrane Filali, ha dovuto ridurre la scaletta e accelerare i tempi, scusandosi con le autorità.
    E ciò nonostante un parterre di grande spessore: oltre al vescovo, c’erano prefetto, questore, comandante provinciale dei carabinieri e procuratore della Repubblica, per limitarci a queste cariche. Ma in sala si sono viste solo una quindicina di persone quasi alla fine dei lavori.
    All’inizio sono stati fatti trascorrere tre quarti d’ora nell’imbarazzo generale, ma la situazione non è cambiata. Così il giovane Imrane Filali, ex referente del gruppo giovani del centro islamico con indosso la maglietta gialla per Giulio Regeni, ha preso la parola scusandosi per la mancanza di pubblico.
    Non sono venuti nemmeno i profughi. E dire che per permettere loro di partecipare alla preghiera, al centro islamico sono in corso anche lavori di ampliamento dei bagni per ottenere più spazio per potersi lavarsi i piedi prima del rito. Di accogliere richiedenti asilo nella struttura, però, non se ne parla. E’ stato ribadito anche ieri: il luogo di preghiera non è adatto all'accoglienza per questioni di sicurezza nessuno può dormirci all'interno. Situazione che, di fatto, stride con quanto accade fuori dalla chiesa del Beato Odorico, dove i profughi stazionano ormai quasi d’abitudine.
    Vescovo in moschea, ma la sala resta vuota: assente anche l?imam - Cronaca - Messaggero Veneto



    Rivolta dei detenuti a Piacenza: ​inni ad Allah e ai tagliagole Isis
    "Allah 'u akbar". Poi l'inferno. Quattordici magrebini mettono a ferro e fuoco la sezione A del carcere di Piacenza
    Sergio Rame
    "Allah 'u akbar". Poi l'inferno. Ieri pomeriggio la sezione del carcere di Piacenza, dove sono ospitati i detenuti più facinorosi, è esplosa in una rivolta senza precedenti.
    Per protestare contro la situazione del sistema carcerario, una decina di stranieri ha distrutto tutto quello che gli capitava a tiro: inneggiando ad Allah e ai tagliagole dello Stato islamico hanno così devastato televisori, letti, rubinetti e termosifoni. Fortunatamente non è rimasto ferito il personale che è dovuto intervenire in assetto antisommossa. Grazie alla professionalità della polizia penitenziaria non è stato necessario utilizzare la forza, ma al termine di una serrata trattativa la situazione è tornata alla normalità.
    Nella sezione A del carcere piacentino sono recluse quindici persone: un solo italiano e quattordici magrebini. Inneggiando all'Isis, ad Allah e al jihad, due detenuti nordafricani hanno dato il via a una rivolta che ha devastato l'intera area detentiva rompendo telecamere, suppellettili e tutto quanto era possibile distruggere. "A un certo punto - spiegano Giovanni Battista Durante e Francesco Campobasso del Sappe - uno di loro ha impugnato l'idrante ed ha riempito la sezione di acqua, fino a farla arrivare al piano di sotto". Per sedare la rivolta, che ha causato circa 20mila euro di danni, sono stati richiamati in servizio quindici agenti, che sono entrati nella sezione con caschi e scudi, ma senza manganelli, non reperibili in quel momento.
    "Uno dei due magrebini che hanno dato il via all'assalto - denuncia il Sappe - aveva già inneggiato dopo la strage di Parigi". Eppure nessuno ha mosso un dito. Adesso il sindacato ha chiesto l'intervento del Guardasigilli Andrea Olando. Nelle carceri italiane ci sono oltre 10mila detenuti di fede islamica. Di questi almeno 300 sono monitorati per aver manifestato la propria adesione ai fenomeni di radicalizzazione. I due detenuti, al momento dei fatti, sembra che fossero anche ubriachi. "La sezione A del carcere di Piacenza vede reclusi detenuti facinorosi, che si sono già resi responsabili di altri fatti simili a quelli avvenuti ieri - denuncia il Sappe - la cosa gravissima è che questi detenuti beneficiano del regime aperto, come coloro che si comportano bene".
    Rivolta dei detenuti a Piacenza: ?inni ad Allah e ai tagliagole Isis - IlGiornale.it

    L’appello del Papa all’Europa suona come una sentenza di morte
    Adriano Scianca
    Qualche settimana fa ci domandavamo se Papa Francesco non fosse il peggior nemico degli Europei. Più passano i giorni e più quell’interrogativo suona retorico e ridondante. Un’ulteriore prova di ciò è fornita dal discorso tenuto da Bergoglio in occasione del conferimento al Pontefice del Premio Internazionale Carlo Magno 2016 “in tributo al Suo straordinario impegno a favore della pace, della comprensione e della misericordia in una società europea di valori”.
    Cosa un Papa argentino, massima espressione di una religione globale, abbia a che fare con i valori specificatamente europei sarebbe un mistero anche se su Francesco si avesse un giudizio meno severo. A meno che con l’espressione “società europea di valori” non si intenda qualcosa che europeo lo è solo per accidente, quasi che “Europa” fosse il nome di un vago insieme di istanze morali universali. Un’idea confermata dal discorso del Papa.
    Senza la minima ironia, Francesco ha parlato di una “Europa nonna”, di una “Europa stanca e invecchiata, non fertile e vitale, dove i grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva; un’Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice”. Sarebbe difficile non convenire. Solo che, proseguendo, capiamo il senso di tutto il discorso: Francesco denuncia “un’Europa tentata di voler assicurare e dominare spazi più che generare processi di inclusione e trasformazione; un’Europa che si va ‘trincerando’ invece di privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi nella società”, quindi “un’Europa che lungi dal proteggere spazi si renda madre generatrice di processi”. Assicurare, dominare, proteggere gli spazi: ecco l’azione blasfema per antonomasia agli occhi di Francesco. Dal che si capisce che quest’Europa, come dicevamo sopra, non ha una sua dimensione spaziale – in tal caso sarebbe giocoforza necessario difenderla – ma è appunto un insieme di generici valori "morali".
    “Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà?”, tuona il Papa, sfidando il senso del ridicolo. Perché l’Europa “paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia” (lasciamo da parte la libertà e l’umanismo, che sono categorie più complesse) sta davvero in ottima salute. È l’unica Europa che sta bene. È invece l’Europa come comunità di destino, l’Europa che ha un contenuto, una forma, una storia, un’origine, un’identità che è moribonda.
    Del resto i “diritti dell’uomo” sono per definizione universali, come potrebbero costituire qualcosa di specificatamente europeo? E, di striscio, sarebbe anche il caso di far notare che l’Europa “dei diritti dell’uomo” è anche quella che si rifiutò di mettere in costituzione il riferimento alle “radici cristiane” dell’Unione, cosa a cui chi scrive non tiene affatto, ma che nel capo della cristianità dovrebbe forse destare qualche preoccupazione.
    Francesco rimpiange “l’Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati”, ma non si rende conto che arte e pensiero sono fioriti solo in culture identitarie e radicate. Quando in Europa esistevano popoli vitali e consci di se stessi nascevano anche grandi personalità dello spirito, mentre è esattamente la moralina universalistica propagandata dal Papa a soffocare ogni istanza creativa. Per non parlare del fatto che pressoché tutta l’arte, la poesia, la filosofia, la musica, la letteratura europea, salvo rare eccezioni, esprime contenuti in totale disaccordo con la retorica tardo-illuminista del Pontefice. Ma vaglielo a spiegare a Bergoglio, convinto com’è che “le radici dei nostri popoli, le radici dell’Europa si andarono consolidando nel corso della sua storia imparando a integrare in sintesi sempre nuove le culture più diverse e senza apparente legame tra loro. L’identità europea è, ed è sempre stata, un’identità dinamica e multiculturale”. Come se il “dinamismo” di un’identità dovesse giungere fino al suicidio, come se la multiculturalità in un contesto di prossimità etnica fosse lo stesso che la Babele senza centro di oggi. Bergoglio sogna “un’Europa, in cui essere migrante non è delitto”. Ma lui è l’artefice di un’Europa in cui presto sarà delitto essere un europeo.
    L'appello del Papa all'Europa suona come una sentenza di morte

    Il modo più chiaro e più pratico per manifestare la propria disapprovazione nei confronti di Francisco è colpirlo nel portafoglio, scegliendo la Sacra Arcidiocesi Ortodossa come destinataria dell'8 per 1000. I pagani possono optare per l'Unione Induista. Bisogna infatti ricordarsi che chi non effettua una opzione precisa finisce per indirizzare comunque il denaro al Papocchio, a causa del meccanismo di ripartizione elaborato dal fisco itagliano.




  2. #982
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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    ANSA FLASH

    14:06MIGRANTI: GERMANIA, 369 SOSPETTI TERRORISTI IN ARRIVI 2015

    Da noi solo laureati.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #983
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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    ANSA FLASH

    14:06MIGRANTI: GERMANIA, 369 SOSPETTI TERRORISTI IN ARRIVI 2015


    Da noi solo laureati.
    Si in esplosivi e coltelli .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  4. #984
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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Bologna, torna dal lavoro a piedi: picchiato da immigrato
    Un dj di Bologna stava tornando a casa dal lavoro. Era in zona universitaria quando un magrebino lo ha picchiato senza motivo. Forse uno scambio di persona
    Claudio Cartaldo
    Picchiato senza senso da un magrebino in pieno centro mentre tornava dal lavoro.
    Succede a Bologna, dove l'amministrazione a guida Virginio Merola (Pd) ha disposto una ordinanza per la chiusura dei locali nella zona universitaria che hanno provocato l'apertura di rave abusivi nei locali occupati dell'università da parte dei collettivi di sinistra.
    Marco Prati ha raccontato la sua avventura su Facebook, allegando la foto della profonda ferita subita al volto. "Avevo appena terminato di lavorare (faccio il dj) - scrive - è tardi a Bologna, l'orologio faceva circa le 04:40 e mi trovavo a camminare nella zona universitaria (nelle vicinanze di via Zamboni) con un trolley in una mano e uno nell'altra (tutta la mia attrezzatura da Dj) quando sono stato colpito in pieno volto da un cazzotto tiratomi da un magrebino, sferrato senza intimidazioni o minacce. Persona che non conosco, con cui non ho mai interagito e che non ha partecipato alla serata nel locale dove ho lavorato". Poi aggiunge: "L'intervento di alcuni passanti ha impedito che l'episodio degenerasse in peggio". Il magrebino che lo ha aggredito era stato coinvolto in una mega rissa fra pusher tunisini scoppiata nelle vicinanze: "Ero nel posto sbagliato nel momento sbagliato", conclude Prati.
    "E non è certo un caso - aggiunge nel suo racconto -che sia successo proprio in concomitanza con il rave abusivo ‘Reclaim the streets’ di Via Zamboni organizzato dal Cua", il centro sociale di sinistra. Poi la vittima fa anche una precisazione: "Non ce l'ho con gli extracomunitari ma solo con questa giunta".
    Quello che Merola dovrebbe chiedersi è: perché quel marocchino era libero di picchiare un passante alle 4 del mattino?
    Bologna, torna dal lavoro a piedi: picchiato da immigrato - IlGiornale.it

    La Cei spalanca le porte ai migranti: "Permessi umanitari per tutti"
    Chiara Sarra
    "Sta crescendo il popolo dei diniegati, che nel corso dell'anno potrebbe arrivare al numero di 40mila migranti".
    Così ora la Fondazione Migrantes della Cei vuole spalancare le porte ai profughi, dando a tutti i richiedenti un "permesso di soggiorno umanitario per evitare che si crei un popolo di invisibili, sfruttati".
    "Le Commissioni territoriali di fatto stanno operando sulla base di una lista dei paesi sicuri e stanno negando una forma di protezione internazionale o umanitaria talvolta a 9 su 10 dei richiedenti", ha detto il direttore della fondazione, mons. Gian Carlo Perego, "Questa situazione creerà un fenomeno grave, perché il governo non sarà in grado di rimpatriare le persone, le persone stesse si renderanno irreperibili e sul territorio si creerà una situazione di insicurezza per le persone migranti o residenti. Occorre utilizzare uno strumento che il Testo unico sull'immigrazione prevede, cioè un decreto del presidente del Consiglio che offra la possibilità di un permesso umanitario per le persone in fuga da disastri ambientali, da persecuzione politica e religiosa, da sfruttamento grave".
    La Cei spalanca le porte ai migranti: "Permessi umanitari per tutti" - IlGiornale.it



    Il modo più chiaro e più pratico per manifestare la propria disapprovazione nei confronti di Francisco è colpirlo nel portafoglio, scegliendo la Sacra Arcidiocesi Ortodossa come destinataria dell'8 per 1000. I pagani possono optare per l'Unione Induista. Bisogna infatti ricordarsi che chi non effettua una opzione precisa finisce per indirizzare comunque il denaro al Papocchio, a causa del meccanismo di ripartizione elaborato dal fisco itagliano.




  5. #985
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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Scontri razziali, violenza e morti: Chicago è un inferno
    Giuseppe Maneggio
    I dati diffusi ieri dalla CNN sui crimini commessi nella città di Chicago sono impressionanti. Nei primi tre mesi di quest’anno ben 141 persone sono state uccise. Un incremento del 71,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Risulta molto elevato anche il dato sugli scontri con arma da fuoco (+88,5%) che la dice lunga sullo stato di disordine e caos che sta vivendo la nota città dello stato dell’Illinois.
    La povertà diffusa e i debiti accumulati dall’amministrazione comunale stanno facendo cadere Chicago nell’abisso dell’anarchia più totale. Salgono gli omicidi, ma anche e soprattutto le tensioni razziali, mai dome negli USA a dispetto di chi crede ancora che sia possibile un’integrazione tra culture ed etnie diverse.
    Chicago come la Detroit degli anni ’70, e intanto i ricchi borghesi abbandonano la città. Secondo uno studio effettuato da New World Wealth, circa 3 mila milionari, con un patrimonio pari o superiore a 1 milione di dollari, sono fuggiti da Chicago lo scorso anno proprio a causa dell’alto tasso di criminalità.
    Chicago in effetti non se la passa bene sul piano finanziario, tanto da costringere l’agenzia di rating Fitch a fine marzo, a rivedere al ribasso la valutazione sul debito monstre. La valutazione sul debito della città statunitense si trova adesso ad un livello appena sopra lo junk (il livello spazzatura). La terza città degli Stati Uniti versa in una condizione finanziaria allarmante, ma cosa ancor più grave, in una situazione di caos sociale che potrebbe rappresentare il preludio dell’ennesima città in rivolta per motivi razziali. La violenza regna sovrana e la polizia si ritrova ad intervenire in maniera maldestra in situazioni al limite del miglior action movie hollywoodiano.
    Scontri razziali, violenza e morti: Chicago è un inferno





    Più cuscus per un mondo multiculturale (formato apericena)
    di Camillo Langone
    A Londra il popolo sovrano elegge un sindaco maomettano. A Milano un giudice sovrano obbliga a dare lavoro alle maomettane velate. Eppure ci sono ancora persone che mangiano cuscus pensando di assaporare un esotismo e sappiano di essere in forte ritardo perché da anni il sabbioso agglomerato è un conformismo da apericena e un appena mimetizzato esercizio di sottomissione: l’uomo vota ciò che gli hanno dato a bere, o ciò che mangia.
    Più cuscus per un mondo multiculturale (formato apericena)





    “FRANCESCO CONTRO LE RADICI CRISTIANE” (titolo entusiastico del “Fatto quotidiano” di oggi dopo il discorso bergogliano sull’Europa)
    Antonio Socci
    L’attribuzione del Premio Carlo Magno a papa Bergoglio induce all’ilarità. Sarebbe come attribuire un Premio San Tommaso d’Aquino a Eugenio Scalfari. Com’era prevedibile il papa argentino – dopo aver cestinato le “radici cristiane dell’Europa” e i “principi non negoziabili” che sono alla base della civiltà europea – ha proclamato il suo unico “principio non negoziabile”: l’immigrazione. E, con essa, l’affondamento dell’Europa.
    Bergoglio ha invitato a far memoria del passato, ma lui è a digiuno di storia. Infatti ha ripetuto la solita solfa sul dovere di “costruire ponti e abbattere muri”, ignorando che l’Europa è nata letteralmente dalla costruzione di solide mura di confine, difese per millenni con la spada.
    MURI PER DIFENDERSI DALL’ISLAM
    I Franchi costruirono il primo nucleo del loro regno e del Sacro Romano Impero proprio quando, a Poitiers, nel 732 dC, fecero muro per fermare la prima invasione islamica che dalla Spagna cercava di conquistare l’Europa. Carlo Martello vinse grazie all’aiuto di Visigoti, Bavari, Longobardi, Alemanni, Sassoni e Gepidi.
    Era il primo muro di difesa europea della nascente civiltà che stava prendendo forma nei monasteri benedettini, dove si salvavano e si tramandavano i tesori della cultura e si faceva rinascere il lavoro, l’agricoltura e l’economia.
    A parte le battaglie di Carlo Magno sui Pirenei, l’Europa, continuamente saccheggiata da scorrerie saracene, si salvò perché negli altri due, colossali, tentativi di invasione musulmana, gli europei fecero ancora muro e vinsero.
    A Lepanto nel 1571 grazie alla flotta della Lega Santa promossa da papa Pio V (a quel tempo i papi difendevano la cristianità dall’islamizzazione, mentre quello odierno vuole abbattere le frontiere e favorire l’invasione).
    La terza volta in cui fu scongiurata l’invasione islamica dell’Europa fu nel 1683, sotto le (solide) mura di Vienna. L’Impero Ottomano aveva già conquistato l’impero romano d’oriente, devastando la millenaria Bisanzio e avanzando, con 140 mila uomini, su per i Balcani fino a Vienna. Se fossero cadute le sue mura l’Europa sarebbe stata invasa e islamizzata. Ma un esercito cristiano (metà di quello ottomano), guidato dal re polacco Giovanni III Sobiesky e formato da austriaci, polacchi, italiani, franconi, sassoni, svevi e bavaresi, vinse e l’Europa fu salva per la terza volta.
    Altrimenti oggi saremmo tutti turchi, come a Bisanzio che è diventata Istanbul. E la Basilica di San Pietro sarebbe una moschea com’è accaduto a Santa Sofia. A dirla tutta – ma Bergoglio lo ignora – l’Europa è nata, fin dalla sua lontana origine greca, proprio costruendo un muro invalicabile rispetto alla debordante invasione orientale.
    MURA CONTRO I PERSIANI
    Infatti l’Europa non esiste da sempre. Mentre tutti gli altri continenti sono entità geografiche definite, essa – che è un’appendice dell’Asia – nasce solo da un’identità culturale. La sua culla sono state piccole città greche come Mileto dove alcuni, a cominciare da Talete (VII secolo aC), presero a riflettere sull’essere, sul Logos (la ragione) e sull’arché (il principio). L’ethos del pensiero, della ricerca sulla verità e sull’essere, fu il primo germe dell’uomo europeo che poi sbocciò con Socrate e Aristotele.
    Ma il bocciolo rischiò di essere subito travolto dall’oriente asiatico. L’Impero persiano – con la sua oscura cultura dei miti, delle inquietanti cosmogonie e delle opprimenti teocrazie – stava per divorarsi tutto l’occidente. La scintilla della rivolta antipersiana nel 490 aC brillò proprio a Mileto e prima a Maratona, poi alle Termopili, infine a Salamina, pochi valorosi combattenti greci respinsero l’immane potenza persiana.
    La cristianità europea poi portò la speranza cristiana dell’immortalità in tutti i continenti e insieme portò la libertà, la dignità umana e la razionalità. La quale ha partorito la tecnologia, la scienza e il benessere economico.
    I grandi pontefici, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno lanciato l’allarme contro questa deriva nichilista e tecnocratica, una vera “dittatura del relativismo” che rischia di partorire nuovi mostri. Se l’Europa avesse voluto ritrovare le sue radici e con esse l’energia di rinascere, li avrebbe ascoltati. Ma non l’ha fatto. Infatti nessun premio Carlo Magno è stato dato a Benedetto XVI, che è stato un vero gigante del pensiero europeo (basterebbe il suo storico discorso di Ratisbona). L’oligarchia progressista detestava Ratzinger.
    LE TENEBRE DI BERGOGLIO
    Oggi che l’Europa è allo sbando, in crisi, invecchiata, viene invasa ed è affossata da una tecnocrazia fallimentare, il Premio è stato giustamente assegnato al simbolo perfetto dello smarrimento spirituale dell’Europa: l’argentino Bergoglio, il paladino dell’invasione, colui che più spinge per l’affondamento dell’antica Europa (sono stati Jean-Claude Juncker e Martin Schulz a motivare questa assegnazione).
    E non a caso Bergoglio, nel suo discorso, ha chiesto all’Europa di spalancare le frontiere alla marea migratoria esaltando proprio quel “multiculturalismo” che di solito è una maschera del relativismo, spesso dell’odio anticristiano e soprattutto è la porta spalancata all’islamizzazione.
    Infatti Benedetto XVI, nel suo dialogo con Marcello Pera intitolato “Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam” dice: “La multiculturalità, che viene continuamente e con passione incoraggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie”. E’ questa rinuncia alla sua identità e ai suoi valori che ha fatto invecchiare l’Europa e la rende un fragile vaso di coccio oggi nella competizione internazionale.
    Ratzinger spiegava: “C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova accettazione di se stessa, se vuole davvero sopravvivere”.
    Benedetto è stato spazzato via. Oggi il cuore stesso d’Europa, Bruxelles, è più islamico che cristiano, l’Europa è “disarmata” come una “terra di nessuno” dove chiunque può sbarcare (come dice il recente rapporto dell’Europol) e, in barba alle dichiarazioni buoniste, l’Ue si arrende addirittura alla Turchia pur di fermare temporaneamente l’invasione.
    Miope autolesionismo. Un’Europa in mano a queste assurde tecnocrazie e senza solide radici cristiane non ha alcun futuro.
    ?FRANCESCO CONTRO LE RADICI GIUDAICO-CRISTIANE? (titolo entusiastico del ?Fatto quotidiano? di oggi dopo il discorso bergogliano sull?Europa) - Lo StranieroLo Straniero


    Il modo più chiaro e più pratico per manifestare la propria disapprovazione nei confronti di Francisco è colpirlo nel portafoglio, scegliendo la Sacra Arcidiocesi Ortodossa come destinataria dell'8 per 1000. I pagani possono optare per l'Unione Induista. Bisogna infatti ricordarsi che chi non effettua una opzione precisa finisce per indirizzare comunque il denaro al Papocchio, a causa del meccanismo di ripartizione elaborato dal fisco itagliano.






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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Nei bar della Danimarca comanda la sharia
    A Copenaghen bande islamiche prendo d'assalto i locali e chiedono il pizzo
    Gian Micalessin
    Un tempo era multiculturalismo, oggi è «sottomissione». E non è più un romanzo ambientato nell'imminente futuro, ma la realtà quotidiana delle periferie europee dove gli islamisti impongono con minacce ed intimidazioni la «sharia», la legge del Corano.
    Il tutto sotto gli occhi inerti di autorità e forze dell'ordine fedeli non alle leggi, ma a quel «politicamente corretto» che garantisce mano libera a immigrati e islamisti violenti. Lo si è visto a Wuppertal, la cittadina tedesca dove, nel settembre 2014, la magistratura ha assolto i vigilantes jihadisti dell'imam Sven Lau, un reduce dei campi di battaglia siriani, che nel nome del Corano intimidivano i proprietari e i frequentatori dei bar dove si serviva alcool o si ballava.
    Ora le pattuglie della sharia stanno conquistando Norrebro, un quartiere della periferia nord occidentale di Copenaghen. Diventato, grazie all'alta concentrazione di migranti, un'icona dell'ideologia multiculturalista è uno di quei quartieri che le guide per turisti «radical chic» si compiacciono di definire «hipster», «colorato» e «trasgressivo». Così trasgressivo da esser dichiarato «zona della sharia» dalle gang islamiste che da mesi ne pattugliano le strade minacciando i proprietari dei bar dove si serve alcool o si esercitano attività «blasfeme». «Sono entrati nel mio bar urlando ai clienti di andarsene e sostenendo che bere alcool è vietato perché la zona adesso è loro e tutta Norrebro risponde alle regole della sharia» racconta a Radio24 Heidy Dyrnesli, proprietaria del Cafè Heimdal.
    In altri casi si è già alle violenze vere proprie. Molti proprietari hanno denunciato il lancio di mattoni e di colpi di lanciarazzi contro i locali. Il tutto sotto gli occhi di una polizia che non muove un dito nonostante le disperate richieste degli imprenditori che «da mesi - riferisce la tv danese - chiedono alla polizia di Copenaghen d'intervenire». Un'inerzia singolare visto che Norrebro è il quartiere dove è cresciuto ed è stato ucciso in un conflitto a fuoco il terrorista palestinese Omar Habdel El Hussein autore, nel febbraio 2015, di un duplice attentato nel cuore di Copenaghen costato la vita a due persone e il ferimento di sei poliziotti. «Non lo consideriamo un grande problema - dichiara al quotidiano Berlingske un portavoce della polizia liquidando il tutto come il gesto di alcuni «teppisti». Un altro portavoce confida invece di voler risolvere il problema «dialogando con giovani e comunità».
    Una bella illusione visto quel che è toccato mercoledì scorso alla signora Inger Stojberg, il ministro per l'Integrazione e l'Immigrazione arrivato nel quartiere su richiesta degli imprenditori locali esasperati dall'apatia delle forze dell'ordine. Non appena giunta a Norrebro è stata circondata da un gruppo d'immigrati e di estremisti di sinistra che le hanno dato della «nazista».
    Nei bar della Danimarca comanda la sharia - IlGiornale.it

    Così l'Arcigay vuole dare il diritto d’asilo ai migranti gay perseguitati
    Il presidente dell'Arcigay-Centaurus di Bolzano spiega: "In tanti paesi i gay, le lesbiche ed i transgender vengono ancora perseguitati".
    Francesco Curridori
    Ora le comunità lgbt vogliono il diritto d’asilo per i migranti gay perseguitati. La proposta arriva dall’Arcigay-Centaurus di Bolzano in occasione della giornata internazionale contro l'omo- e la transfobia, che si svolge domani, 17 maggio.
    “In tanti paesi i gay, le lesbiche ed i transgender vengono ancora perseguitati. La conseguenza è una forte traumatizzazione e la conseguente difficoltà di accettare se stessi. Sempre più profughi gay e lesbiche si rivolgono a Bolzano all'Arcigay-Centaurus per avere informazioni e assistenza”, spiega Andreas Unterkircher, il presidente dell'associazione bolzanina.
    Arcigay-Centaurus, nella sua nota, spiega che tante istituzioni locali che si occupano di migranti ormai chiedono anche consulenze per profughi omosessuali. "Noi integriamo poi queste persone nella nostra comunità Lgbt accompagnandole fino all'udienza davanti alla commissione per la domanda d'asilo".
    Così l'Arcigay vuole dare il diritto d?asilo ai migranti gay perseguitati - IlGiornale.it



    Se il Soviet multiculti seleziona anche i prof di storia
    di Gianluca Veneziani
    Quindi ora condizione necessaria e sufficiente per poter diventare buoni insegnanti di storia sarà essere competenti “sul tema del diverso, il profugo, l’estraneo”: imparare a memoria la lezioncina sull’accoglienza e il multiculturalismo (subendo senza obiezioni l’indottrinamento politically correct) e imparare a insegnarla ai propri studenti, sottoponendoli allo stesso lavaggio del cervello.
    Nel concorsone per selezionare i nuovi insegnanti, come fa sapere oggi sul Corriere Ernesto Galli Della Loggia, il primo dei quesiti cui il candidato professore di storia era chiamato a rispondere riguardava “il tema del diverso, l’estraneo, il profugo”; il secondo atteneva il concetto di “demografia”, che ovviamente a che fare con l’impatto dell’immigrazione sulla distribuzione della popolazione. È davvero incredibile come la retorica multiculti ormai non solo sia verbo unico delle dichiarazioni istituzionali, ma diventi discrimine per scegliere i futuri docenti e requisito essenziale per valutare la qualità della loro formazione e capacità di insegnamento. Insomma, sei competente in storia e ritenuto un Buon Docente (degno della Buona Scuola), se ne sai abbastanza sui profughi e tifi per la loro accoglienza. E i Cattivi Maestri diventarono Bravi Professori…
    La cosa che sorprende, oltre al minimo di padronanza richiesta rispetto alla vastità dello scibile storico – come ben sottolineato da Galli Della Loggia – è l’ideologia che infarcisce questa competenza minima. Bisogna saperne poco e in una sola direzione. A ben pensarci, è la stessa logica (deleteria) che ha animato la selezione della classe docenti post-settantottina. Bastava avere una conoscenza sommaria di Marx, Engels, di lotta di classe e dittatura del proletariato per poter accedere alle cattedre più prestigiose, anche universitarie. Con la conseguenza che gli stessi corsi accademici consistevano in monografie asfittiche su questo o quel pensatore comunista, attraverso un riduzionismo fazioso e autoritario, che impediva di fatto agli studenti di leggere testi alternativi o inoltrarsi sulla traccia di autori proibiti.
    Allo stesso modo oggi i neo-professori formati (o meglio “de-formati”) dall’imperante pensiero unico multiculturalista non potranno che scrivere bene nei loro temi della necessità dell’integrazione, dell’urgenza di una società mista e pluralista (molto più per opportunismo che per convinzione); e non potranno per la stessa ragione che predicare quella stessa Parola ai loro studenti, plagiandoli con la negazione preventiva di ogni dissenso e la mortificazione di ogni capacità critica. Si insegnerà solo quella cosa e la si studierà solo secondo una prospettiva. Si leggeranno in quel modo i testi ma si agirà anche di conseguenza, accettando ad esempio che i crocifissi vengano rimossi dai muri delle aule scolastiche o che i presepi vengano banditi e le benedizioni pasquali negate, per non rischiare di urtare la sensibilità dell “estraneo” e del “profugo”.
    L’appiattimento delle diversità nel momento (è questo il paradosso) in cui si predica l’accoglienza delle diversità. In una società e in una scuola così ipocritamente egualitariste, “diverso” è infatti chi non si adegua al “diverso”, chi non rinuncia a se stesso per accogliere l’altro.
    Certo, si può sempre rifiutare la vulgata istituzionale e ministeriale, ma in quel caso si viene messi ai margini, bocciati al concorsone, isolati nella classe-insegnanti e, da studenti, discriminati dai compagni. Non si ha diritto di parola né di presenza in una Scuola a direzione unica.
    E dire che in quelle aule si dovrebbe insegnare e imparare a Pensare da soli, e non a pensare come vuole il Soviet…
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    Migranti, aborto, muri e ponti
    di Agostino (Tino) Nobile.
    Le stesse forze politiche che negli anni settanta hanno promosso e legalizzato l’aborto, oggi sono le prime a sostenere l’immigrazione musulmana di massa. Logico, dunque, chiedersi se aborto e invasione di migranti fanno parte dello stesso programma ideologico. Secondo la Commissione Europea, nel 2015 i disoccupati sono oltre 12milioni a lunga durata, il che significa che, sommandoli ai precari, il numero è molto più elevato. Nonostante questo dato oggettivo, i burocrati di Bruxelles vogliono obbligare i paesi dell’Unione ad aprire le porte ai migranti perché, dicono, mancano braccia lavorative. Non è necessaria una particolare intelligenza per capire che qualcosa non quadra.
    E non credo nemmeno a quella teoria che considera l’invasione come un espediente per sottopagare i migranti e abbassare i costi di lavoro anche agli europei, in quanto i sindacati funzionano anche per i migranti. Una grossa fetta di elettori pronti a ingrossare le file della solita sinistra. Una sinistra che, ricordiamolo, pur di levare di mezzo il cristianesimo, tende a costruire moschee ovunque. Vedasi il caso Pisapia-moschea ed un personaggio legato ai Fratelli Musulmani candidato con Sala, oppure i consiglieri del PD che lo scorso aprile hanno abbandonato l’aula del consiglio regionale della Liguria, per protestare contro il crocifisso affisso nella sala consiliare voluto dal centrodestra.
    Ma ammettiamo pure che Bruxelles voglia i migranti per rimpiazzare gli europei che mancano nella lista delle nascite, perché sovvenzionare ancora l’aborto? Se per certi paesi come l’Italia la totale mancanza di aiuti alla famiglia è una delle cause dell’inverno demografico, bisogna aggiungere che dagli anni settanta ad oggi con l’aborto sono state soppresse oltre cinque milioni di creature, condanne a morte sovvenzionate dalle stesse forze politiche che, come abbiamo detto, si oppongono alla chiusura delle frontiere per limitare l’invasione. Se, come dicono, abbiamo bisogno di migranti per mancanza di braccia lavorative, perché continuano ad imporre l’aborto e non favoriscono le famiglie, come ad esempio sta facendo il governo ungherese di Orban, il quale offre 35.000 euro per il terzo figlio? Perché preferiscono sovvenzionare gli immigrati e non le famiglie europee che ne hanno più diritto per svariati motivi, ma soprattutto perché i soldi sono presi dalle loro tasche?
    Le cose sono due, o l’UE e l’Onu sono covi di imbecilli o, molto più realisticamente, attraverso i migranti vogliono cancellare la civiltà occidentale. Se, come dimostra la crescente allergia europeista in tutti i paesi, la tresca dei laicisti è diventata il segreto di pulcinella, certe prese di posizione del Vaticano sull’immigrazione libera lasciano quantomeno perplessi.
    La Bonino, fiera promotrice abortista che, come lei stessa afferma, eliminava i feti con pompe di bicicletta, è stata addirittura ricordata da papa Bergoglio tra “i grandi dell’Italia di oggi”. Leggendo questo commento, dopo un breve smarrimento, mi sono chiesto – come peraltro tutti gli italiani credenti e gli atei di buon senso – qual è il programma sociale del Vaticano? Il quotidiano dei vescovi Avvenire, il 28 aprile pubblicava un articolo col titolo “Il muro del Brennero preoccupa il mondo”. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha espresso “preoccupazione per il fatto che i paesi europei stiano adottando delle politiche sempre più restrittive sull’immigrazione e i rifugiati”. Dunque il Vaticano sembra seguire la stessa linea di quell’ONU che vuole obbligare l’Ungheria e la Polonia a sostenere l’aborto libero.
    Se l’ONU e Bruxelles sono determinati ad islamizzare l’Europa, imponendo l’aborto e muovendo masse bibliche di migranti musulmani, in Vaticano hanno fatto bene i conti? È più deplorevole un padre che chiude le porte a difesa della propria famiglia o uno che le apre mettendo in pericolo i suoi cari? Come pure un padre che toglie il pane ai figli per darlo ad altri. Ma poi, è proprio vero che la pace si conquista sempre costruendo ponti e non muri? I muri e muraglie non sono mai stati costruiti per dividere, ma per proteggere dalla violenza il proprio popolo e il territorio.
    La Grande Muraglia Cinese, realizzata nel III secolo a.C. aveva l’obiettivo di proteggere i confini settentrionali del regno dalle violenze delle tribù mongole. Muri, castelli e torri che troviamo in tutti i paesi del mondo, non sono stati eretti perché razzisti, ma per difesa. Nei nostri giorni, nella democratica California, tra San Diego e la città messicana di Tijuana è stata eretta una barriera d’acciaio alta tre metri e lunga 22 chilometri, equipaggiata, tra l’altro, da telecamere a infrarossi per la visione notturna, torri radar, sismografi che rilevano il movimento ed elicotteri armati. Dal 1982 abbiamo un muro anche in Marocco, che divide in due il Sahara occidentale. Tra l’India e il Bangladesh, si trova uno sbarramento di ferro lungo oltre 4.000 chilometri con filo spinato e pattugliato da guardie che sparano a vista.
    Parlando di muri, non possiamo fare a meno di pensare alle Mura Leonine che proteggono il colle Vaticano. Anche qui, non sono state erette per dividere o perché i papi erano razzisti, ma per proteggere il cuore della cristianità. Dopo il saccheggio e la devastazione della basilica vaticana avvenuta nell’846 per mano dei saraceni musulmani, Papa Leone IV in quattro anni fece erigere le mura che prendono il suo nome. Già nell’830 i pirati saraceni avevano devastato le campagne romane facendo razzie e uccidendo gli abitanti. I saraceni saccheggiarono per la seconda volta le basiliche di San Pietro e San Paolo, massacrando gli abitanti di Civitavecchia e Ostia. La guarnigione di soldati che difendeva San Pietro venne totalmente sterminata. Dato che le incursioni musulmane sono continuate nei secoli, più che ai ponti, i nostri avi hanno pensato di fortificare sempre più le mura.
    Venendo più vicino ai nostri giorni, con la cosiddetta presa di Roma il 20 settembre 1870, le batterie del generale Raffaele Cadorna (massone e conte), abbatterono le mura presso Porta Pia ed entrarono a Roma, decretando la fine dello Stato Pontificio. Tra parentesi, ricordiamo che il figlio, generale Luigi Cadorna, si distinse come il più crudele e sadico ammazza soldati della Prima guerra Mondiale. Dunque, l’ingresso a Roma dei bersaglieri costrinsero Pio IX ad autoproclamarsi prigioniero tra le mura Leonine. Probabilmente se queste mura non fossero state edificate, stabilendo il perimetro vaticano, avrebbero invogliato i massoni a desacralizzare San Pietro per adattarlo a Pantheon massonico. Per fortuna così non è stato, ma dato che gli islamici da quattordici secoli sognano di entrare in Vaticano per innalzare la bandiera di Allah, dobbiamo sperare che papa Bergoglio, sostenitore di ponti, non decida di abbattere le mura Leonine per semplificargli l’impresa.
    Migranti, aborto, muri e ponti | Radio Spada

    Il modo più chiaro e più pratico per manifestare la propria disapprovazione nei confronti di Francisco è colpirlo nel portafoglio, scegliendo la Sacra Arcidiocesi Ortodossa come destinataria dell'8 per 1000. I pagani possono optare per l'Unione Induista. Bisogna infatti ricordarsi che chi non effettua una opzione precisa finisce per indirizzare comunque il denaro al Papocchio, a causa del meccanismo di ripartizione elaborato dal fisco itagliano.




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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Germania, nuovo caso di violenza sessuale di gruppo
    Diverse donne hanno denunciato aggressioni da parte di gruppi di immigrati in occasione del Carnevale delle Culture
    Robert Favazzoli
    Berlino - Sette donne hanno denunciato alla polizia di essere state aggredite sessualmente da diversi gruppi di persone africane in occasione del "Carnevale delle Culture". A renderlo noto è il portavoce della polizia berlinese Thomas Neuendorf, che aggiunge che il numero delle vittime potrebbe però ancora salire. Il portavoce cita infatti gli stupri e le violenze di massa avvenute a Colonia la notte di Capodanno, ricordando come in quell’occasione passarono diversi giorni prima che le vittime trovassero il coraggio di denunciare.
    Lo chiamano carnevale delle culture ed è una delle feste più grandi e mondane della capitale tedesca. Migliaia di persone scendono in piazza una volta all’anno, spesso travestire, e ballano per le strade. In nome dell’apertura, del multiculturalismo, della cultura dell’accoglienza. La frase maggiormente in voga in questo contesto è l’ormai famoso motto "refugees welcome".
    Diverse donne hanno però subito aggressioni a sfondo sessuale. Come si legge nei rapporti della polizia, esse hanno denunciato di avere subito tutte aggressioni analoghe. Mentre ballavano per la strada sono state circondate da gruppi composti dalle 5 alle 10 persone di colore che le hanno bloccate e iniziato a toccare tutte le loro parti del corpo, impedendo ogni forma di fuga. Il tutto in pieno giorno e in luoghi affollati da miglia di persone. Nessuno è però intervenuto a loro difesa.
    Episodi analoghi sono stati denunciati da altre due ragazze la sera prima. Anche loro durante il ballo sono state avvicinate, bloccate e rese vittime di violenze sessuali. Senza avere alcuna possibilità di fuga e senza potere contare di alcun aiuto. La Polizia sta indagando e invitando pubblicamente eventuali altre vittime a sporgere denuncia.
    Germania, nuovo caso di violenza sessuale di massa - IlGiornale.it

    "Maometto era un pedofilo"
    Bufera sulla professoressa
    Una insegnate di scuola media in Austria è stata denunciata dai genitori degli alunni. Avrebbe descritto Maometto come un pedofilo
    Rachele Nenzi
    Una frase che non è piaciuta: una insegnate di scuola media ha definito Maometto, il Profeta dell'islam, come pedofilo. L'accusa, ha spiegato al media locale Vol.at Bernadette Mennel, è stata trasmessa dalla scuola alla procura della città di Bregenz nella regione di Vorarlberg.
    Le indagini sono in corso. "Tali dichirazioni sono inaccettabili", ha detto al quotidiano locale Mennel. Se le accuse dovessero essere confermate, l'insegnante potrebbe avere conseguenze legali. Anche il ministero dell'Istruzione austriaco, scrive sul suo sito la radio allgaeuhit.de, avrebbe annunciato conseguenze per questo caso.
    Non è la prima volta che Maometto viene definito un pedofilo, per via di narra Aisha, la moglie del Profeta che aveva appena 9 anni quando Maometto consumò il matrimonio con la bambina.
    "Maometto era un pedofilo" Bufera sulla professoressa - IlGiornale.it

    Chiama due imbianchini immigrati: la picchiano e le occupano casa
    Una donna malata di Thiene è stata caccitata dalla sua casa da due immigrati cui aveva chiesto di imbiancare le pareti. E la polizia non può cacciarli
    Claudio Cartaldo
    Televisore, cucina, camere da letto. Tutto compreso e gratis, anzi: abusivo. Due immigrati nordafricani hanno occupato la casa di una donna malata, dopo aver ricevuto l'incarico di imbiancarle la casa.
    Una occupazione a tutti gli effetti, che nessuno può bloccare. Non la donna, che è anche stata picchiata quando ha provato a rientrare nella sua dimora. Né la polizia, che non può intervenire.
    Questa, assurda, vicenda viene da Thiene. La giovane donna, Tiziana, ha ereditato la casa e, sperando di poterla rinnovare con una imbiancata, ha chimato due uomini per stendere la vernice. Peccato che, una volta entrati in casa, non ne sono più usciti. Hanno occupato l'appartamento, senza più lasciarlo da oltre un anno.
    I due, peraltro, sono pregiudicati per detenzione e spaccio di droga. Conosciuti alle forze dell'ordine che non possono nemmeno intervenire. La cosa ancora più assurda, è che Tiziana è anche costretta a pagare le utenze di luce e gas, per paura di ritorsioni e minacce. "Mi ha aperto un tizio che ha detto di chiamarsi Adil o qualcosa di simile – racconta davanti al picchetto radunato di fronte alla sua casa – sul divano c’era un altro tipo di colore di nome Mohamed. Ho chiesto loro di lasciarmi entrare in casa, ma mi hanno spintonata e scaraventata per terra. Sono finita al pronto soccorso. Ho chiamato i carabinieri. Sono venuti, ma mi hanno detto che non possono fare niente, che la legge impedisce loro di entrare e buttarli fuori. Mi hanno detto che non posso nemmeno cambiare la serratura. Sono due pregiudicati, sono sottoposti all’obbligo di dimora in casa mia. E’ pazzesco".
    E così ieri il "comitato Prima Noi" è andato in aiuto di Tiziana "per capire chi abita la casa occupata della signora che ci ha segnalato l'abuso". "Questa casa va liberata al più presto - commenta Alex Cioni, responsabile del comitato - e riconsegnata alla legittima proprietaria. Diamo una settimana di tempo alle Autorità competenti per fare il loro lavoro, altrimenti chiameremo a raccolta le persone per bene al fine di ripristinare la legalità. L'ultimatum scade sabato prossimo".
    Chiama due imbianchini immigrati: la picchiano e le occupano casa - IlGiornale.it

    "Assicurazione auto gratis per gli immigrati: gliela paga la Caritas"
    Un impiegato di un'agenzia assicurativa ha confessato, in una lettera al Resto del Carlino, che i profughi si fanno pagare la polizza auto dalla Caritas
    Anna Rossi
    Un impiegato di un'agenzia assicurativa ha fatto una dichiarazione choc: "Per gli immigrati l'assicurazione dell'auto è gratis, gliela paga la Caritas".
    "In 15 anni che lavoro nelle assicurazioni non mi era mai successa una cosa del genere". Inizia con questa frase la lettera che un assicuratore della provincia di Pesaro e Urbino ha inviato a "Il Resto del Carlino". L'uomo ha voluto segnalare che da diversi giorni alcuni profughi sono andati nella sua agenzia per chiedere il preventivo di una polizza auto. Fin qui tutto normale, ma poi arriva il bello: i preventivi vengono girati alla Caritas di Fano che dovrà pagare la polizza dei richiedenti.
    "Ultimamente sta capitando qualcosa di molto strano – scrive l'assicuratore –. Da un po' di giorni, alcuni clienti extracomunitari sono venuti a chiederci preventivi di rinnovo R.c.Auto. Fin qui tutto ok, se non che le polizze verranno pagate dalla Caritas di Fano. Sono 15 anni che lavoro in assicurazione e questa cosa non mi è mai successa. Credo che tutti debbano sapere dove va il famoso 8x1000" .
    La replica della Caritas non è tardata ad arrivare: "Quando uno ha bisogno non guardiamo se è italiano o no, non guardiamo il colore della pelle né la religione. Quindi la segnalazione dell'assicuratore è fuori luogo. Se il signore non vuole dare l’8x1000 agli stranieri, quei soldi se li tenga pure". Ma nella lettera del dipendente dell'agenzia viene descritta un'altra situazione, un'anomalia mai registrata "in 15 anni" di carriera. Evidentemente il servizio della Caritas è per tutti, ma forse pochi italiani sanno o possono sfruttare questa oppurtunità, opportunità che gli immigrati non si sono fatti scappare.
    "Assicurazione auto gratis per gli immigrati: gliela paga la Caritas" - IlGiornale.it




    Il modo più chiaro e più pratico per manifestare la propria disapprovazione nei confronti di Francisco è colpirlo nel portafoglio, scegliendo la Sacra Arcidiocesi Ortodossa come destinataria dell'8 per 1000. I pagani possono optare per l'Unione Induista. Bisogna infatti ricordarsi che chi non effettua una opzione precisa finisce per indirizzare comunque il denaro al Papocchio, a causa del meccanismo di ripartizione elaborato dal fisco itagliano.




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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Migranti, la Bulgaria sfida la Ue: "Seguiremo la linea di Orban"
    Il governo di Sofia non metterà in atto le direttive dettate da Bruxelles. E rivendica la propria vicinanza alle posizioni ungheresi
    Luca Steinmann
    Il ministro degli Esteri e del Commercio Estero dell’Ungheria Péter Szijjártó ha avuto un lungo incontro con il suo omologo bulgaro Daniel Mitov a Sofia.
    I due ministri hanno discusso della proposta della Commissione europea sulle quote di accoglienza obbligatoria dei migranti e si sono trovati d’accordo nel definire inaccettabile la proposta che prevede pene pecuniarie nei confronti dei paesi che rifiutano il sistema delle quote.
    Il governo ungherese e quello bulgaro sfidano dunque apertamente la Ue e dichiarano che non metteranno in atto le direttive provenienti da Bruxelles. Una posizione, questa, non nuova da parte di Budapest, che da tempo si è ormai reso noto per volere disegnare un’Europa alternativa a quella attuale, fondata su “Stati sovrani e democrazie illiberali”, come lo stesso Orban ha più volte ripetuto.
    In questa direzione il parlamento magiaro ha approvato a larga maggioranza un referendum che il prossimo ottobre chiederà ai cittadini di esprimersi circa la questione migratoria. La domanda a cui gli ungheresi dovranno rispondere è la seguente: “Vuole che l’Unione Europea possa prescrivere il collocamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria anche senza il consenso del Parlamento ungherese?”
    Il governo ha spiegato la necessità di un referendum in questo modo: solo gli ungheresi possono decidere con chi vogliono vivere nel loro paese; ciò non può essere imposto da Bruxelles. Una decisione, questa, che rivendica l’autonomia dei processi decisionali dell’Ungheria dalla Ue, nonostante ne sia un membro. Orban ha più volte sottolineato di voler coinvolgere più Paesi europei possibili in questa sua forma di dissidenza. Per questo la diplomazia ungherese ha, negli ultimi mesi, intrattenuto, stretti rapporti con quella bulgara, tramite anche contatti diretti tra i due presidenti. La decisione odierna mostra come in questo momento la Bulgaria si fidi di più di Budapest che di Bruxelles. Un precedente, questo, che in Ungheria sperano possa ripetersi.
    Migranti, la Bulgaria sfida la Ue: "Seguiremo la linea di Orban" - IlGiornale.it

    Salerno, immigrati comprano due birre e brindano stuprando una ragazza
    Claudio Cartaldo
    Una notte di violenza sessuale. Due marocchini hanno assalito e struprato una giovane ragazza che stava semplicemente fumando sulla spiaggia di Santa Teresa a Salerno.
    Si sono comprati due birre, l'hanno accerchiata, poi l'hanno trascinata in un luogo nascosto e abusato di lei. "Speravo solo finissero", ha detto poi la ragazza. Ma non è stato così. Dopo che entrambi avevano concluso la violenza, uno dei due aggressori l'ha anche costretta a guidare l'auto fino all'alba.
    Erano circa le due di notte di due giorni fa quando lo stupro è stato consumato. La ragazza, nata in Marocco e con la cittadinanza italiana, stava ripassando gli appunti per l'esame che avrebbe dovuto sostenere il giorno successivo. si è seduta su una panchina per fumare una sigaretta. I due uomini le si sono sefuti vicino. Le hanno chiesto 50 euro. Poi mentre uno dei due marocchini è andato a comprare due birre, come se quello che stavano per fare fosse un gioco, l'altro la teneva sotto osservzione. Ha provato a scappare, ma i due immigrati l'hanno bloccata, le hanno abbassato i pantaloni e l'hanno violentata.
    Alla fine della violenza, uno dei due marocchini è andato via mentre il secondo ha costretto la ragazza a prendere la macchina e a guidare fino al giorno successivo. Poi la giovane è riuscita a chiamare un amico che a suo volta ha allertato i Carabinieri. I militari hanno trovato il marocchino violentatore, che si chiama Makkak, nella macchina insieme alla ragazza.
    Dopo due giorni, invece, i carabinieri sono anche risaliti al secondo stupratore immigrati, un marocchino di 40 anni.
    Salerno, immigrati comprano due birre e brindano stuprando una ragazza - IlGiornale.it

    L'immigrazione secondo Treccani: "La parola diventi atto d'amore"
    La Treccani in campo per riscrivere i significati delle parole legate all'immigrazione. Via tutte le accezioni negative per "scoprire i volti e le storie che ci sono dietro"
    Sergio Rame
    Migrazione, accoglienza, asilo sono tra le parole più presenti oggi sui media e nei dibattiti pubblici. Ma quante persone realmente conoscono il significato di questi termini e quanto la loro conoscenza aiuta nella comprensione di un fenomeno? Ci pensa la Treccani a spiegarlo agli italiani. Così, partendo da alcuni termini e promuovendo il significato intrinseco e solidale della lingua italiana, la nota enciclopedia promuove concetti, che ormai tramettono paure condivise dalla maggior parte della popolazione, e li agghinda con un'accezione positiva che è ormai completamente lontana dalla realtà.
    E così accoglienza è "l'atto di ricevere una persona nella propria casa temporaneamente o stabilmente, fornire i primi soccorsi o alloggio a chi si trova in situazioni di emergenza o necessità". Migrazione, poi, è solamente uno "spostamento, definitivo o temporaneo, di gruppi da un territorio, determinato da varie ragioni, ma essenzialmente da necessità di vita". E così via per dialogo, asilo e umanità.
    Ma la campagna della Treccani #leparolevalgono, pensata e portata avanti a braccetto con la Croce Rossa per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica, non tiene conto della realtà. E cioè di quello che le migrazioni hanno portato negli ultimi anni o l'accoglienza indisciminata o il dialogo con la cultura islamica o l'asilo a milioni di disperati. Gli effetti di queste belle parole sono sotto gli occhi di tutti. Per questo motivo la campagna, che ha subito coinvolto testimonial d'eccezione come Samantha Cristoforetti, Vasco Rossi, Bocelli e papa Francesco, punta a condizionare la nostra società decontestualizzando le parole che da mesi sono sulla bocca di tutti e che in molti casi sono portatrici di dolore, paura e drammi.
    L'immigrazione secondo Treccani: "La parola diventi atto d'amore" - IlGiornale.it

    Quanti errori nell'immigrazionismo di Francesco
    di Alessandro Rico
    A Roma si racconta un aneddoto divertente a proposito della brezza che spesso soffia su Piazza del Gesù, dove fu eretta la Chiesa tradizionale sede dei Gesuiti. C’erano una volta Satana e il vento, che un giorno s’incontrarono proprio in Piazza del Gesù. Si misero a conversare e il discorso si faceva sempre più interessante, ma a un certo punto il diavolo fece al vento: «Vado un attimo a parlare con i Gesuiti; tu aspettami qui, al mio ritorno proseguiamo a chiacchierare». E il vento sta ancora aspettando. Si scherza, ovviamente.
    L’ultima sortita di papa Francesco aveva un sapore lutherkinghiano: I have a dream, che in Europa tutti abbiano il diritto di migrare. Non è ben chiaro se Bergoglio si auguri surrettiziamente, o almeno dia per assodato, che le crisi umanitarie nel Terzo Mondo durino in eterno. Ma il punto più preoccupante è un altro.
    Quando manifesta il suo desiderio che l’Occidente accolga le migliaia, i milioni di immigrati (profughi di guerra, affamati, o semplicemente gente in cerca di fortuna) che provengono da zone del mondo a stragrande maggioranza musulmana, il pontefice ha in mente anche come difendere quel che rimane della cristianità dalla prospettiva di una “sostituzione etnica”? Qualcosa che vada al di là dei generici richiami all’integrazione, che finora hanno prodotto le banlieue, Molembeek e Torpignattara? Non serve evocare trame oscure per rendersi conto che, seppure come conseguenza non intenzionale di una generosità nutrita da malriposto senso di colpa, politiche di apertura incondizionata dei confini potrebbero intrappolarci in un cul de sac.
    Da una parte c’è la crisi, economica, culturale, morale, di un Occidente che produce sempre meno famiglie e figli. Dall’altra ci sono dei popoli attratti dalla nostra opulenza, che per loro è tutt’altro che crepuscolare; e nessuno mette in dubbio che le loro energie, il loro spirito di adattamento li avvantaggino nella lotta per la sopravvivenza e la proliferazione. Dalla società multietnica e multiculturale al ricambio etnico e culturale il passo è davvero tanto lungo? È proprio necessario che l’Islam persegua deliberatamente un progetto politico di “invasione” di un’Europa infiacchita, o forse basta muovere un solo ingranaggio per innescare il meccanismo?
    Qui non si tratta di paventare che i califfi dell’ISIS issino il vessillo su San Pietro. Lo scenario è forse più simile alla “sottomissione” subdola, silenziosa, inavvertita, a una ex minoranza che pian piano prende il sopravvento (tipo Houellebecq). O magari andiamo incontro alla scomparsa definitiva delle culture, delle nazioni, delle differenze. A Londra il sindaco pakistano di religione musulmana è già una realtà.
    In tutto questo, le prospettive per il cristianesimo non sembrano rosee. Perché se la sottomissione arrivasse da un signore col turbante e la scimitarra, ça va sans dire che a seguire l’Angelus dei successori di Bergoglio rimarrebbero proprio in pochi. Se invece il fascino decadente del progressismo occidentale, tutto diritti civili e laicismo, finisse con l’irretire anche gli esuli del Medio Oriente, l’avrebbe vinta l’ideale massonico.
    Quello che guarda di buon occhio i matrimoni misti e il melting pot, perché il meticciato etnico e culturale produce una non-nazione malleabile e arrendevole, più facile da governare – a fin di bene, ovviamente: il dispotismo, da che mondo è mondo, è “illuminato”.
    E allora resta da capire quale sia la posizione del papa, quale sia la sua strategia di lungo periodo. Le ipotesi in gioco non sono entusiasmanti. O Bergoglio non sa quello che dice, cioè sta semplicemente sbagliando, nel qual caso gioverebbe ricordare più di quanto un cattolico possa desiderare, che il dogma dell’infallibilità papale non è l’equivalente ecclesiastico del “Mussolini ha sempre ragione”. Stabilito definitivamente nel 1870 (in tempi in cui rintuzzare l’autorevolezza del pontefice era più che mai urgente), il dogma decreta che un papa non può sbagliare quando parla ex cathedra, quando cioè proclama un nuovo articolo di fede o sanziona una dottrina quale frutto della Rivelazione, esercitando il ministero petrino. Si fatica a pensare che il climate change, l’anticapitalismo e il mondialismo possano essere sussunti sotto questa categoria.
    Nella seconda ipotesi, Francesco è perfettamente consapevole di quello che fa, ma allora non si capisce davvero come possa pensare che ciò sia nell’interesse della Chiesa e del cristianesimo. Passino pure gli strali terzomondisti, con quella strisciante idolatria dell’indigente che al limite fa sospettare che, come i comunisti, Bergoglio ami talmente tanto i poveri da volerne di più. Ma volersi consegnare armi e bagagli all’élite liberal e massonica è un esito che preferiremmo scongiurare. Eppure Francesco fa di tutto per non sottrarsi alle passerelle dei premi internazionali imbevuti di umanitarismo ipocrita, alle intese con leader politici e personaggi pubblici più vicini all’Arcigay che alle parrocchie (arriveremo forse all’Arci Dei?).
    Ecco perché è ragionevole temere che il “nuovo umanesimo” proclamato dal papa sia infine terribilmente confuso: Bergoglio vuole mettere al centro della società la persona, in linea con i suoi predecessori, o l’uomo astratto dell’ideologia della massoneria illuminista? L’andatura oscillante di questo pontificato pare confondere, più che confortare i cattolici smarriti. Un giorno Francesco si scaglia contro la riduzione della Chiesa a ONG, un altro giorno fa la parte del Segretario dell’ONU; un giorno denuncia l’ideologia gender, un altro produce un lunghissimo indirizzo pastorale che, in ultima istanza, non prende nessuna posizione definita sulla questione dei sacramenti ai divorziati risposati, accrescendo il disordine.
    Ora, è vero che Cristo fu segno di contraddizione. Ma si può dire e disdire, affermare e smentire, mostrare e nascondere? Forse il Vangelo, quando esorta: «Sia il vostro parlare sì sì, no no», avrebbe dovuto specificare: «Ma non entrambe le cose insieme».
    Quanti errori nell'immigrazionismo di Francesco ~ CampariedeMaistre

    Il modo più chiaro e più pratico per manifestare la propria disapprovazione nei confronti di Francisco è colpirlo nel portafoglio, scegliendo la Sacra Arcidiocesi Ortodossa come destinataria dell'8 per 1000. I pagani possono optare per l'Unione Induista. Bisogna infatti ricordarsi che chi non effettua una opzione precisa finisce per indirizzare comunque il denaro al Papocchio, a causa del meccanismo di ripartizione elaborato dal fisco itagliano.




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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Roma, un gommone in classe per spiegare ai ragazzi la tragedia dei profughi
    Un gommone in classe per capire i migranti
    di LAURA SERLONI
    ROMA. "Zitti! Restate immobili, tenete la testa bassa. Siamo in mezzo al mare e il viaggio durerà tutta la notte. Quando ci avvicineremo alla costa sarà il momento più delicato e voi farete solo quello che vi diciamo noi". L'aula al secondo piano dell'istituto Valente sulla Prenestina, periferia est di Roma, è buia: le serrande sono abbassate, si sente il rumore del mare uscire dalle casse di un vecchio stereo e le voci severe degli scafisti che accompagnano una quindicina di bambini della scuola media lungo la rotta dei migranti. A lezione di vita. Quella che sui libri è solo raccontata e spesso difficile anche da immaginare per dei ragazzini tra gli 11 e i 13 anni, che sempre più spesso hanno come compagno di banco qualcuno arrivato da lontano.
    Il gioco di ruolo "Pianeta Migranti" della onlus Cies - già approdato in dieci scuole romane, ma presto ne coinvolgerà molte altre in tutta Italia - permette agli alunni delle medie di mettersi nei panni di migliaia di migranti che ogni anno raggiungono via mare l'Italia. In ogni aula c'è un pezzo del doloroso e tormentato viaggio che si conclude con un educatore pronto a rielaborare le paure e le emozioni dei piccoli. C'è chi vive la storia vera di Ashid, un giornalista somalo che scappa perché minacciato di morte dopo aver denunciato dei traffici illeciti di rifiuti, chi quella del giovane bengalese Mamud, rimasto vittima di un'alluvione, e chi si ritrova nei panni di Patricia che fugge dalla povertà della Nigeria. "Lo sapete dov'è la Nigeria? - domanda ai ragazzini uno degli attori della mostra interattiva mentre gli consegna tra le mani una finta carta d'identità - Voi venite dal delta del Niger e da questo punto vi imbarcherete per l'Italia".
    Il viaggio inizia. I bambini vengono bendati, consegnati nelle mani degli scafisti e fatti salire su un gommone. C'è chi ride, chi fa battute per esorcizzare la paura, chi - non appena si spegne la luce e il rumore delle onde si fa più intenso - non dice più una parola e c'è anche qualcuno che con i lacrimoni negli occhi preferisce uscire dal percorso e assicurarsi tra le braccia dell'insegnante che gli spiega il senso del gioco. Arrivati in porto, vengono condotti in questura per la raccolta delle impronte digitali. Alcuni sono riconosciuti come rifugiati, altri respinti, e finiscono così nel circuito dello sfruttamento. Entra in scena, ancora in un'altra aula, l'aguzzino che offre ai bimbi-migranti un lavoro: dal venditore di rose a quello di borse. C'è anche chi sarà costretto a prostituirsi. "Lavorete - esordisce una bionda in abito rosso attillato mentre si gira intorno al collo un boa di piume fucsia - dalle 10 di sera alle 7 di mattina. Su 10 euro che guadagnerete, 7 vanno a me, due sono per l'alloggio e solo uno resta a voi. Ma sorridete, bellezze, siete in Italia".
    La prima volta della mostra-teatro sui migranti è stata vent'anni fa negli studi di Cinecittà. "Quando - spiega Pino Gordiani del Cies - la questione immigrazione ci sembrava ancora lontana. Vennero 50mila visitatori, la rifacemmo a Reggio Emilia nel 2000 e nel 2006 al Teatro India di Roma. Ora abbiamo elaborato questa versione pocket per le scuole perché se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto". La preside dell'istituto Valente, Rosa Maria Lauricella, è convinta della bontà del progetto: "È un percorso forte, ma se sono un migrante ricomincio da chi mi accoglie. D'altronde, nonostante la scuola argini la xenofobia, ci sono ancora molti pregiudizi che noi cerchiamo di sconfiggere. Lo straniero è una realtà sempre più vicina ai bambini, nel nostro istituto ne abbiamo una ventina non accompagnati tra i 7 e 12 anni che vivono in strutture di accoglienza". Il percorso, prima di essere portato nelle scuole, viene presentato ai genitori. "È stata una bella esperienza - dice Giovanni Recchia, papà di una ragazza che frequenta il Valente - un buon approccio per far conoscere realtà a loro sconosciute". Qualche genitore l'ha ritenuto prematuro per l'età degli alunni. Elisa, 13 anni, ha invece lasciato il suo numero di cellulare a un migrante: "Se hai bisogno di me, io ci sono".[sì, per finire stuprata, o sbudellata....]
    Roma, un gommone in classe per spiegare ai ragazzi la tragedia dei profughi - Repubblica.it


    Chi finanzia le moschee finanzia i terroristi
    Il Qatar, il principale finanziatore dei jihadisti, ha donato all'Ucoii 25 milioni di euro per la costruzione di 33 moschee in Italia
    Il Qatar, il principale finanziatore dei Fratelli Musulmani e di altri gruppi terroristici islamici in Medio Oriente e in Africa, ha donato all'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia) 25 milioni di euro per la costruzione di 33 moschee in Italia.
    Non è una novità assoluta per gli esperti che indagano sui soldi delle moschee nel nostro Paese. Ma per la prima volta ad ammetterlo è il diretto destinatario di questi fondi: il presidente dell'Ucoii, Izzedin Elzir.
    In un'intervista alla Stampa il 3 maggio, Elzir sostiene: «In questi ultimi tre anni grazie al direttivo dell'Ucoii è stato fatto un lavoro di raccolta fondi molto valido con il Qatar che ci ha consentito di procurarci 25 milioni di euro. Sono soldi del Qatar Charity, non del Qatar Foundation che invece fa investimenti per lo Stato del Qatar come quelli in Sardegna. Io ho rapporti con persone che vogliono donare, la Qatar Charity garantisce trasparenza, tracciabilità tra chi dona e chi riceve».
    Il presidente dell'Ucoii, all'osservazione che i 25 milioni di euro provengono dal fondo di un governo straniero, risponde senza imbarazzo: «È il popolo, non lo Stato che ci finanzia. Il rapporto tra Stati islamici e islam è grande». Precisa: «Io accetto le donazioni da chiunque, da qualunque parte del mondo provengano l'importante è che siano donazioni trasparenti e senza condizioni». E confessa: «Sì. Abbiamo un grande problema di finanziamenti, abbiamo un grande bisogno di soldi. In gran parte andiamo avanti con l'autotassazione dei fedeli in Italia. Si tolgono il cibo di bocca per finanziare la moschea».
    Forse ci sarà chi si toglie il cibo di bocca per finanziare la moschea, ma di sicuro c'è chi è stato denunciato per appropriazione indebita di 5 milioni di euro, tra quelli donati dal Qatar, anziché destinarli alla costruzione della moschea. È successo a Bergamo dove il tesoriere dell'Ucoii, Ibrahim Mohamed, ha denunciato Imad El Joulani, presidente (ora estromesso) della moschea di via Cenisio a Bergamo, di aver stornato i 5 milioni di euro sul conto di una società legata a un'associazione da lui fondata e denominata «Comunità islamica».
    Elzir ha confermato che questi soldi sono stati dati dall'Ucoii: «Ci siamo costituiti parte civile perché anche noi cerchiamo risposte da dare alla nostra comunità su quei soldi. I cinque milioni sono arrivati a Bergamo tramite noi come Ucoii. Nel mio mandato ho cercato di trovare donatori di paesi arabi per far cercare di uscire i nostri fedeli da luoghi brutti e metterli in luoghi belli».
    Il senatore Giacomo Stucchi, presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, ha rivolto un'interpellanza al governo perché faccia chiarezza sull'origine dei soldi delle moschee: «Siamo preoccupati della vicinanza della Qatar Charity a esponenti dell'islam più radicale. Ricordiamo che la Fondazione è stata riconosciuta dal governo americano come uno dei soggetti finanziatori di Al Qaeda e nel 1997 lo stesso Bin Laden ricevette del denaro da parte di questa Ong». Che cosa si aspetta a porre fine alla collusione tra terrorismo islamico, finanziamenti stranieri e le moschee in Italia?
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    Il clandestino che si dice gay viene salvato dai magistrati
    Gli immigrati che vedono respinta la richiesta d'asilo fanno ricorso con le motivazioni più bizzarre. E il tribunale li autorizza a restare
    Serenella Bettin
    Non bastavano le cooperative e i prefetti ad accogliere i profughi, ora ci si mettono anche i magistrati. Mentre gli scafisti continuano a sbarcare sulle nostre coste migliaia di migranti e le commissioni territoriali negano le richieste di asilo, i profughi fanno ricorso e i giudici ribaltano i dinieghi consentendo loro di rimanere nel nostro Paese. Escono dalla porta e rientrano dalla finestra.
    Come segnalato dal Corriere del Veneto i motivi di accoglimento sono tra i più vari: si va dalle persecuzioni in quei Paesi nei confronti degli omosessuali, ai rischi che correrebbero qualora fossero rispediti in Africa, fino alle prove che l'immigrato in Italia è ben integrato e sa anche la nostra lingua. Così le scene che si vedono nel tribunale civile di Venezia, che ha la competenza dei ricorsi per tutto il Veneto, sembrano quelle di un film a metà tra il comico e il fantasy. Il nigeriano che mostra i messaggini d'amore scambiati con il fidanzatino, il gambiano che mostra al giudice il mandato d'arresto della polizia, prova che se tornasse da dove è venuto finirebbe in galera e il camerunese che legge la dichiarazione d'amore dell'amico padovano.
    In Veneto sono 9.300 i profughi arrivati, solo la provincia di Treviso ne conta 2.159, per non parlare di quelli che spariscono e non si trovano. Le commissioni territoriali attive a Padova (competente anche per Venezia e Rovigo) e a Verona (che valuta anche Vicenza, Treviso, Belluno, Trento e Bolzano) si trovano a dover fare i conti con migliaia di richieste d'asilo ogni giorno. Richieste che il 60-70 per cento delle volte vengono respinte ma non appena un profugo fa ricorso, tac, scatta l'accoglienza. Un procedimento questo a spese dello Stato, visto che i profughi, indigenti, hanno diritto al gratuito patrocinio.
    Già un mese fa l' Ordine degli avvocati di Venezia aveva lanciato l'allarme. «La situazione comincia a diventare sempre più insostenibile aveva detto il consiglio direttivo ormai siamo al collasso». E infatti gli avvocati veneziani snocciolano dati significativi: da inizio anno ad aprile, le richieste di gratuito patrocinio da parte dei profughi sono ben 810. Soltanto nel mese di febbraio erano già state presentate 485 domande. Questo vuol dire che in soli due mesi, 8 profughi al giorno in media hanno presentato richiesta. E le cifre sono in continuo aumento se si pensa che nel 2015, nello stesso periodo di riferimento, da gennaio a febbraio, le richieste erano state «soltanto» 172.
    Una situazione che rischia di sfuggire di mano: da un lato ci sono le commissioni che decidono per il rimpatrio e dall'altro i giudici, cavalieri dell'integrazione. A volte con le motivazioni più bizzarre. Emblematica è una sentenza del 17 febbraio scorso riguardante un profugo proveniente da una regione del Sud del Mali. Una zona non a rischio come aveva rilevato la commissione perché il conflitto armato è al Nord. Ma per il giudice non si può costringere un profugo a «stabilirsi in una regione del proprio Paese diversa da quella in cui corre rischi effettivi» e quindi è giusto accoglierlo. Metti caso che questo voglia andare al Nord.
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    Predefinito Re: SIAMO TUTTI METICCI. PAROLA DI MINISDRA ROSSO-NEGRA.

    Profughi, che business: paghiamo anche il legale
    di Andrea Zambrano
    Tempi lunghi, ingorgo di uffici e tribunali, sprechi, un business crescente di diverse categorie. Ma è tutto top secret. Il complesso e dispendioso sistema Sprar, che garantisce lo status di protezione internazionale ai profughi arrivati da quei paesi dell’Africa o dell’Asia in guerra, è un gigantesco iceberg del quale vediamo solo la punta superficiale, ma non intravediamo né la profondità né la fine. Quanto costa allo Stato italiano? Dunque al contribuente? E quanti sono gli sprechi e il grado di trasparenza che il Ministero esercita sia sul sistema Sprar che sull’attività precedente, cioè quella di pertinenza dalle Prefetture che attraverso le commissioni territoriali devono concedere i dinieghi o lo status di rifugiato internazionale?
    Purtroppo di dati e cifre le cronache sono molto povere e se ci sono non sono dettagliate al punto da capire tutta la filiera nel dettaglio di quello che è un vero e proprio business per molti. Tanto che un magistrato, confidandosi con la Bussola, ma che preferisce tutelarsi dietro l’anonimato, asserisce che in questo il Ministero degli Interni è totalmente reticente. Una reticenza che non è spiegata da particolari motivi, anche perché qui si tratta di gestione ordinaria amministrativa e non di fondi coperti da segreto di Stato come quelli che vengono elargiti ai servizi segreti o ai pentiti di mafia.
    Anzi, c’è di più, come confida alla Bussola uno dei 40 presidenti di commissione territoriale presenti sul territorio italiano: “Ci è stata data la consegna del silenzio, soprattutto con i giornalisti. Eppure certe cose si dovrebbero sapere”.
    Che tipo di cose? Qui la partita si fa più difficile. La Bussola ha infatti scoperto che lo Stato paga l’avvocato a tutti quei richiedenti asilo che, una volta ottenuto il diniego da parte della prefettura, non rientrando dunque nelle casistiche di chi ha diritto allo status di rifugiato, decidono in perfetto ossequio alla legge, di presentare ricorso al tribunale civile. In sostanza, quello che si configura come un diritto inalienabile per il richiedente asilo che si vede rifiutare la carta di soggiorno per motivi umanitari, è anche un vero e proprio affare per gli avvocati.
    Questi, grazie al gratuito patrocinio, possono, non certo arricchirsi, ma comunque arrotondare per bene i loro introiti dato che le tariffe vanno dai 300 agli 800 euro a caso. Moltiplicate per circa 150mila, tale sulla base delle percentuali altissime di dinieghi è il numero di migranti che ricorre al giudice, e fate il conto di quanto possa costare allo Stato. Un vero e proprio allarme quello del gratuito patrocinio, che è stato anche osservato recentemente nel corso dell’apertura dell’anno giudiziario. Costa troppo e i costi sono lievitati perché da quando c’è l’emergenza migranti è aumentato a dismisura il numero di persone che hanno fatto richiesta per ottenerlo.
    A sperare di guadagnare qualche cosa sono anche i tanti privati cittadini che si stanno rivolgendo alle prefetture per chiedere informazioni su come attrezzare i propri appartamenti sfitti da dare in gestione a quegli enti o cooperative sociali accreditate per l’ospitalità dei richiedenti asilo. Considerati i 35 euro al giorno cadauno, moltiplicato per 30, un immigrato può arrivare a costare circa 1000 euro al mese, aggiungete dai due ai tre ospiti per appartamento, stornate la quota da dare alla cooperativa per il vitto, le pratiche burocratiche di verifica e le spese mediche e tutto il netto è in tasca al cittadino che si sta rendendo conto di come quella di ospitare i profughi in case di proprietà possa essere sicuramente più sicuro, ma anche più redditizio del banale contratto di affitto, che è anche tassato maggiormente e ti lega per molto più tempo all’inquilino.
    I costi lievitano se si pensa che per le operazioni in acque internazionali la Marina viene pagata di più, anche perché di più è il tempo passato in mare. Ma lo spreco maggiore si ottiene considerando che nel lungo tempo morto che va dall’arrivo della lettera di diniego della prefettura alla sentenza di Cassazione che quasi sempre si esprime negativamente, può trascorrere anche un anno e mezzo. In questo lasso di tempo il richiedente asilo prolunga la sua permanenza a spese dello Stato nelle strutture in cui è assegnato che possono così continuare a confidare nell’entrata.
    Tanto più che la legge richiede una certa celerità nelle decisioni dei tribunali, 3 mesi per il primo grado e 6 masi per il secondo. Tempistiche che non vengono quasi mai rispettate, dato che il sistema giudiziario è rimasto lo stesso nell’organico. Ma che hanno una ricaduta sui tempi di attesi medi per una causa civile che già erano biblici e ora sono biblici all’ennesima potenza. Dato che le cause dei richiedenti asilo devono avere la precedenza, queste intoppano ancora di più il sistema. Il risultato è che se un cittadino presenta un’istanza in tribunale civile, questa fino al 2019 non sarà minimamente discussa.
    A rappresentare un problema sono anche gli ingorghi nelle commissioni prefettizie. Nel 2010, quando l’emergenza non era così marcata, l’Italia accoglieva circa 4.500 profughi richiedenti asilo e aveva a disposizione 20 commissioni. Oggi i profughi sono 160mila, ma le commissioni sono appena 40: lo squilibrio è evidente.
    Tra gli addetti ai lavori ci si sta chiedendo se non sia più conveniente potenziare le strutture di verifica dei prefetti, in modo che possano accelerare le risposte sui diritti. Questo farebbe risparmiare notevolmente lo Stato per la parte dell’ospitalità. E consentirebbe ai migranti di conoscere prima il loro destino. Anche se, e questo è ormai un segreto di Pulcinella che si passa tra i prefetti e i giudici, anche una volta arrivati alla sentenza negativa in Cassazione, i migranti, che in quel momento saranno clandestini a tutti gli effetti, resteranno in Italia, e restano in Italia, a ingrossare le fila del mercato nero o peggio ancora della malavita.
    Insomma: il meccanismo fa comodo a qualcuno, ma lo Stato avrebbe il dovere di controllare meglio la trasparenza con la quale vengono effettuate certe operazioni. Ad esempio: i controlli sulle modalità con le quali le prefetture firmano i contratti con alberghi o bed & breakfast sono praticamente inesistenti. E le prefetture di solito nell’emergenza non stanno neanche tanto a contrattare sui prezzi e i costi. Tanto paga Pantalone. «Poi ci si stupisce se ogni tanto un magistrato per vederci chiaro apre un fascicolo», confida la nostra toga.
    Profughi, che business: paghiamo anche il legale

    Gestore di un locale sgozzato da un tassista brasiliano
    L'uomo di 76 anni è stato aggredito dal tassista di origini brasiliane, colpito al volto e al collo con una bottiglia rotta.
    Claudio Cartaldo
    Lo ha aggredito con una bottiglia rotta, lo ha colpito al volto e alla gola. Sgozzandolo. Siamo a Roma, via Premudain zona Prati-Trionfale, in un negozio di vini e oli. È piena notte e un tassista 33enne, presunto responsabile dell'omicidio, ha aggredito il 76 enne gestore di un locale. Lo hanno trovato a terra, con la gola squarciata dal taglio inderto cn la bottiglia. Agonizzante. Il commerciante, Nino Sorrentino, è morto stamattina in ospedale.
    I carabinieri della compagnia Trionfale hanno arrestato il tassista brasiliano, Joelson Bernasconi, bloccandolo nella notte mentre vagava per le vie dell'Urbe ancora sul suo taxi. Probabilmente il 33enne sarebbe stato ubriaco. Ancora non si conoscono i motivi del gesto. Secondo le prime indiscrezioni, l'uomo - già ubriaco - avrebbe chiesto ulteriore alcol all'esercente. Che però si sarebbe rifiutato di vendere altre bevande. E così è scappiata la violenta lite.
    L'uomo, prima di essere arrestato nei pressi del locale in cui si era svolto l'omicidio, ha anche investito un carabiniere nel tentativo di sfuggire.
    Roma, gestore di un locale sgozzato da un tassista brasiliano - IlGiornale.it

    Padania erwache!

    Linciaggio a Milano, egiziano investe bimbo: picchiato della folla
    Il bambino è stato travolto dal 50enne egiziano. L'uomo è stato vittima di un linciaggio in strada da parte dei passanti
    Claudio Cartaldo
    La folla lo ha accerchiato per dare vita ad un linciaggio. L'egiziano di 58anni, colpevole di aver investito un bambino a Milano, è stato picchiato in strada e ha perso tre denti.
    L'incidente
    Ieri mattina, in zona Corvetto a Milano, precisamente via gabriele Rosa, un bambino di tre anni è stato investito da un egiziano che era alla guida della sua auto. Un colpo violente. Duro. Che ha sbalzato il bimbo e gli ha fatto picchiare la testa per terra. Come riporta MilanoToday, sul posto sono arrivate due ambulanze e un'auto medica. Il bambino è stato subito trasportato all'ospedale Nuguarda in codice di emergenza. Per via del forte impatto, il bimbo ha riportato un ematoma alla testa, una ferita al volto e all'addome.
    Il linciaggio
    Ma la vicenda non si è conclusa con il trasporto in ospedale del piccolo. Nel frattempo, infatti, in strada si sono radunate alcune persone che hanno pensato di farsi giustizia da sole. L'uomo egiziano che era alla guida della macchina è stato picchiato, polizia e carabinieri, che stanno investigando per fare luce sulla questione. Il 58enne egiziano ha perso tre denti durante il linciaggio.
    Non è il primo caso di violenza a Milano, che si dimostra sempre meno sicura nella percezione dei cittadini. In questi giorni la procura ha condotto una inchiesta contro un gruppo di marocchini padroni dello spaccio a Milano, che hanno picchiato e seviziato un ragazzo che aveva con loro un debito legato alla droga.
    Linciaggio a Milano, egiziano investe bimbo: picchiato della folla - IlGiornale.it

    Dobbiamo accogliere gli immigrati, tutti, altrimenti siamo cattivi.
    "I migranti africani fuggono dalla miseria". Ho fatto il medico in Africa, gli africani nella miseria non somigliano per nulla a quelli che sbarcano a Lampedusa. Quelli che sbarcano a Lampedusa hanno abiti corretti, cellulari e l'aspetto inequivocabile di chi ha sempre mangiato e ha la disponibilità economica per il trasporto. Quelli che arrivano a Lampedusa, come ci dicono gli intellettuali africani, è gente che scappa da nazioni con ottimi Pil come la Costa d'Avorio o l'Algeria, perché preferisce fare il mantenuto al lavoratore, dopo aver dissanguato la propria terra, sottraendo il costo del trasporto, sufficiente nei paesi di origine a comprare una piccola mandria o una fattoria. Stiamo dissanguando l'Italia e peggiorando le condizioni dell'Africa per accogliere i peggiori. È il più bizzarro suicidio che una civiltà abbia mai compiuto.
    Il secondo punto che vale la pena di esaminare è la religione dei richiedenti asilo. Ogni anno supera le centomila unità il numero dei cristiani assassinati per la loro fede. Ricordiamo sempre che in ogni tipo di aggressione o conflitto, in media a ogni morto corrispondono venti vittime che hanno subito danni non mortali, quali ferite e stupri.
    Mischiati con gli islamici che arrivano sulle nostre terre ci sono i cristiani. L'Italia, l'Unione Europea e il bizzarro tizio vestito di bianco che sta a Santa Marta, fanno tutto quello che possono perché le persecuzioni continuino nei centri di accoglienza. I cristiani devono nascondere la loro identità sui barconi o rischiano di essere uccisi. Di 12 di loro abbiamo avuto notizia perché il loro assassinio è avvenuto nelle nostre acque territoriali ed è stato visto e denunciato, ma la maggioranza passa inosservata.
    La terza carica di questa nazione, la signora Boldrini, ha deriso con una frase sprezzante l'assassinio di questi uomini affermando che di certo non si fanno discussioni teologiche sui barconi. Le violenze continuano anche nei centri di accoglienza. In Germania e Svezia sono all'ordine del giorno.
    Se il bizzarro tizio vestito di bianco avesse fatto salire qualche cristiano sul suo aereo lo avrebbe salvato da sofferenze certe. Se avesse elevato alla porpora cardinalizia qualcuno dei vescovi delle terre del cristianesimo perseguitato, avrebbe dato potenza alla sua voce. Se almeno la piantasse di riempire il web con il suo ridicolo segno di ok sarebbe una parziale consolazione per le donne cristiane stuprate a Mosul dopo aver visto i mariti decapitati.
    Chiesa e post concilio: Dobbiamo accogliere gli immigrati, tutti, altrimenti siamo cattivi.

    Il modo più chiaro e più pratico per manifestare la propria disapprovazione nei confronti di Francisco è colpirlo nel portafoglio, scegliendo la Sacra Arcidiocesi Ortodossa come destinataria dell'8 per 1000. I pagani possono optare per l'Unione Induista. Bisogna infatti ricordarsi che chi non effettua una opzione precisa finisce per indirizzare comunque il denaro al Papocchio, a causa del meccanismo di ripartizione elaborato dal fisco itagliano.




 

 
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