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Shale fightback seen lifting U.S. oil output to record high by 2021
Oil production in the United States will reach a record high by 2021 as efficiency gains help domestic producers to combat the low prices that are likely to force hefty output cuts this year and next, the International Energy Agency (IEA) said on Monday.
After an initial dip this year and next, U.S. output is expected to climb to 14.2 million barrels per day (bpd), the IEA said in its medium-term outlook, citing the "free-for-all" that has come to characterize today's oil market.
U.S. shale oil was the main target of OPEC's 15-month-old policy to pump as much crude as possible to claw back market share after the boom in so-called light, tight oil (LTO).
Production of shale oil is expected to drop by 600,000 bpd this year and a further 200,000 bpd in 2017 before recovering to 5 million bpd in 2021. That would be an increase of 770,000 bpd from 2015 output.
"Anybody who believes that we have seen the last of rising LTO production in the United States should think again; by the end of our forecast in 2021, total U.S. liquids production will have increased by a net 1.3 million bpd compared to 2015," the IEA said.
The extent of the temporary decline in U.S. shale oil production is likely to be such that it could help to nudge the market into balance in 2017 after several years of huge surpluses.
"Only in 2017 will we finally see oil supply and demand aligned, but the enormous stocks being accumulated will act as a dampener on the pace of recovery in oil prices when the market, having balanced, then starts to draw down those stocks," the IEA said in its report.
MARKET 'FREE-FOR-ALL'
An agreement this month between major OPEC and non-OPEC producers to freeze output at January's levels to bolster the oil price was viewed as unlikely to have any significant short-term impact.
Global supply is expected to rise by 4.1 million bpd between 2015 and 2021, compared with growth of 11 million bpd between 2009 and 2015, the IEA said.
"In today’s oil world, anybody who can produce oil sells as much as possible for whatever price can be achieved," the agency said.
"Just a few years ago such a free-for-all would have been unimaginable, but today it is the reality and we must get used to it, unless the producers build on the recent announcement and change their output maximisation strategy."
The pain of oil prices falling to about $30 a barrel -- their lowest since 2003 -- has been widespread, but it has hit OPEC countries particularly hard.
At current crude prices the IEA estimates that oil export revenue for OPEC as a whole will drop this year to $320 billion from a peak of $1.2 trillion in 2012 and $500 billion last year.
The report forecast OPEC crude oil production capacity would rise by only 800,000 bpd by 2021 as low oil prices force delays to development projects in the early period of the forecast.
"Iran, now free of nuclear sanctions, emerges as the biggest source of growth within OPEC over the six-year forecast period," the IEA said, adding that it will not be enough to supplant Iraq as OPEC's second-biggest producer behind Saudi Arabia.
Shale fightback seen lifting U.S. oil output to record high by 2021 | Reuters
Globalizzazione..... si grazie.
non ci sono limiti agli annunci a pagamento, sono senza ritegno.
Senz'altro i paesi Opec nei prossimi 5 anni non aumenteranno la produzione mentr i grandi U$A raddoppieranno la produzione di petrolio.
Ma non si vergognano? credono che la gente abbia l'anello al naso?
Shale fightback seen lifting U.S. oil output to record high by 2021 | Reuters
DATI EIA E STIME ( sempre che si sia in grado di interpretarli)
Possiamo concludere che tutto il peggio che succede in Italia e' dovuto alle elites PD ed al vaticano?
Stupri, attentati, invasione, fallimenti, disoccupazione, emergenza sociale, denatalita',violenza verbale , suicidi, omicidi....
Shale oil alla stretta finale, tra chi smette di trivellare e chi fallisce
«Abbassare i costi, prendere denaro a prestito oppure fallire». Nella cinica sintesi di Ali Al Naimi, ministro del Petrolio saudita, lo shale oil americano ha di fronte solo tre strade per reagire al crollo del barile. Le prime due sono state percorse a lungo e oggi cominciano a vedersi casi limite - come società che rinunciano del tutto a trivellare per risparmiare denaro - mentre la via della bancarotta di giorno in giorno si fa sempre più trafficata: dall’inizio del 2015 hanno fatto ricorso al Chapter 11 ben 48 società del settore e molte altre potrebbero seguire fin dal prossimo mese. C’è infatti un altissimo rischio di insolvenza su 1,2 miliardi di dollari di interessi che i frackers dovrebbero pagare in marzo su obbligazioni «spazzatura».
Per il mercato sta diventando impossibile ignorare i segnali che arrivano dagli Stati Uniti, dove la capitolazione - per quanto temporanea - dello shale potrebbe essere vicina. Quando la svolta si tradurrà in un forte calo di produzione (ormai sembra solo questione di tempo) è probabile che anche le quotazioni del petrolio riusciranno a risollevarsi.
Già da qualche settimana il mercato sembra cercare lo spunto per un recupero: dopo essere scivolato ai minimi da 13 anni in gennaio, il barile è entrato in una fase di forte volatilità, con rialzi o ribassi superiori al 5% in molte sedute, ma sempre oscillando in una banda compresa grosso modo tra 30 e 35 dollari. Dopo molti alti e bassi, ieri il greggio ha chiuso in rialzo, con il Brent a 35,29 dollari (+2,6%) e il Wti a 33,07 $ (+2,9%). Le scorte petrolifere, a livelli da primato, preoccupano. Ma dal fronte dello shale oil arrivano inequivocabili segni di frenata.
In un estremo sforzo di sopravvivenza Whiting Petroleum, il maggior produttore del North Dakota, culla dello shale americano, ha annunciato che sospenderà tutte le trivellazioni in questo e in altri Stati: per risparmiare ogni singolo dollaro di liquidità si limiterà a spendere lo stretto necessario per chiudere i pozzi, mettendoli in sicurezza, e fare le manutenzioni necessarie per rimetterli in funzione in fretta quando il prezzo del petrolio risalirà. Nelle stesse ore anche Continental Resources ha comunicato che fermerà il fracking in North Dakota, dove nei giorni scorsi le autorità locali hanno espresso preoccupazione per il gran numero di impianti che sono finiti in mano ai creditori:banche o fondi privi delle competenze per operare in sicurezza.
Intanto è cominciato il conto alla rovescia per una nuova ondata di default tra i produttori nordamericani. Chesapeake Energy, il maggior produttore di shale gas dopo ExxonMobil, per il momento sembra averla scampata: riuscirà a pagare una cedola da 500 milioni di dollari in marzo, ma solo perché ha venduto asset per 700 milioni, più del doppio di quanto avesse sperato.
Sandridge Energy e Energy XXI invece hanno già mancato una scadenza di pagamento e sono ora nel periodo di grazia: a metà marzo è probabile che entrambe faranno default, su obbligazioni per complessivi 7,6 miliardi di dollari. Sandridge ha ammesso di aver esaurito le linee di credito revolving: un segnale di gravi difficoltà, che è arrivato anche da altri produttori, tra cui Linn Energy (altra candidata alla bancarotta, con il valore delle azioni ormai quasi azzerato) e Chaparral Energy, che dovrebbe pagare una cedola di 17 milioni il prossimo mese.
Marzo non sarà l’unico periodo di punta sui mercati americani del debito high yield, prima fonte di finanziamento dei frackers, dove i rendimenti delle società energetiche hanno da poco superato per la prima volta nella storia il 20 per cento. Il calendario di pagamenti del settore è molto fitto, con 9,8 miliardi di dollari di cedole da pagare entro fine anno. In un terzo dei casi, stima Moody’s, c’è un alto rischio di insolvenza.
Shale oil alla stretta finale, tra chi smette di trivellare e chi fallisce - Il Sole 24 ORE
Lo "Strano Incidente Stradale" di Aubrey McClendon, Fu il Re del Gas Naturale Usa - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato
Ooops che strano, Aubrey McClendon si è sfracellato su un muro di cemento, da solo, in macchina. Ed è morto.
Per chi non lo sapesse Aubrey McClendon è il fondatore e presidente di Chesapeake, società regina dello Shale Gas, dello Shale Oil e del Fraking USA.
O meglio che fu regina visto che ora ha qualche “problemuccio” (anzi il probelma lo hanno azionisti e banche finanziatrici).
Ah si, alla notizia della morte del capo, le azioni della semifallita Chesapeake sono schizzate verso l’alto del 23.19% a 3,4$ (un anno fa stavano a 25$)….
Oltretutto il nostro Aubrey McClendon era appena finito sotto indagine con l’accusa di avere soppresso il prezzo del Gas Naturale in questi anni.
Boh….una storia americana che credo valga la pena seguire, secondo me potrebbero uscire notizie interessanti.
p.s. la polizia dice che l’auto si è schiantata sul muro come se il guidatore lo avesse fatto apposta. Eh già. Le quotazioni CHK sono da seguire, finito il rimbalzo sulla notizia (è di moda comprare sulla morte del capo) mi sa che qui abbiamo una bancarotta megagalattica (1o miliardi di dollari di debito netto, allegria)
tanto c'e' il Besce grosso che rileva tutte le aziende in fallimento e fa MILIARDI di utili