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Discussione: IL LUPO

  1. #1
    Tringeadeuroppa
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    Predefinito IL LUPO

    IL LUPO

    NEL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DI LUCIANO LIBONI - PER NON
    DIMENTICARE!



    di Dagoberto Husayn Bellucci


    "IL LUPO"
    "SONO UN LUPO
    NON SONO UOMO
    SONO BRACCATO
    DISTANTE DAL PRESENTE
    SONO UN LUPO
    NON SONO UMANO
    TRADITO DA TUTTO
    LONTANO DALLE COSE
    MI GUIDA L'ISTINTO
    I SENSI LA RABBIA
    LA VOLONTA' DI RESISTERE
    L'EGOISMO DI ESISTERE
    SONO UN LUPO
    NON SONO UOMO
    DISEREDATO DISSOLTO
    NELLA NOTTE SENZA FINE
    TRA DESERTI DI SABBIA
    E BOSCHI DI BETULLE
    OLTRE SIEPI E ARBUSTI
    SENZA VIA D'USCITA
    IL RIPARO NON ESISTE
    NON C'E' TANA
    NASCONDIGLIO
    COVO
    PRESTO O TARDI
    MI SORPRENDERANNO
    NEL SONNO
    O IN ATTESA DELLA MORTE
    SENTO I LORO PASSI AVANZARE
    NELLA FORESTA, TRA ALBERI E FOGLIE
    IL LORO ANSIMARE
    COME CANI CHE FIUTANO LA PREDA
    UNA CACCIA SENZA SOSTA
    INTERMINABILE LUDICO GIOCO DI MORTE
    DOVE SANGUE CHIAMA SANGUE
    ODIO SCATENA ODIO
    ALLA MACCHIA COME UN BANDITO
    RINNEGATO TRADITORE
    DI UNA PATRIA CHE NON MI APPARTIENE
    DISCONOSCIUTA E NEMICA
    SOLO LA PELLE DA OFFRIRE
    E LA FURIA DA OPPORRE
    UNA TRAMA GIA' SCRITTA
    UNA RECITA TRAGICA
    NON CONOSCO RESA
    NON PATTEGGIO PENA
    INDULTO O SALVEZZA
    SONO PRONTO ALLA FINE
    SONO UN LUPO
    NON SONO UMANO
    LA BATTAGLIA MI CHIAMA
    NON ARRETRO UN PASSO
    AVRETE LA MIA PELLE
    STRAPPERETE IL MIO CUORE
    DIVORERETE AVIDI CIO' CHE RIMANE
    DI QUESTO CORPO INERME
    MA L'ANIMA RESTA
    ETEREA
    IMMORTALE
    ETERNA
    SONO UN LUPO
    NON SONO UMANO
    CONTINUERO' A INSEGUIRVI
    INCUBO DEI VOSTRI SOGNI PROFONDI
    NELLE NOTTI SENZA FINE
    NEL SILENZIO DI UNA STANZA
    PRENDENDO FORMA
    MUTANDO GUERRA
    INCROCERO' IL VOSTRO SGUARDO
    SEGUIRO' I VOSTRI PASSI
    SOFFOCHERO' IL VOSTRO RESPIRO
    CANCELLERO' OGNI VOSTRO PENSIERO
    OCCUPERO' LA VOSTRA ESISTENZA
    COME UN SOFFIO AL CUORE
    COME UN GRIDO SMORZATO DI PAURA
    SEMPRE COSTANTEMENTE OVUNQUE
    LA MIA OMBRA VI PEDINERA'
    IL MIO SPIRITO VI INSEGUIRA'
    LA MIA RABBIA GELERA' LE VOSTRE VENE
    PER IL SANGUE CHE AVETE VERSATO
    SARETE PREDE SOSPESE NEL NULLA
    VITE INUTILI
    VILI
    TREMANTI
    LA CACCIA CONTINUA
    INVERSA
    CONTRARIA
    INTERMINABILE
    FIUTERO' QUALSIASI TRACCIA
    INSTANCABILE
    LATITANTE DELL'INFINITO
    SENZA SOSTA SENZA TREGUA
    SONO UN LUPO
    E SONO VIVO
    IL MIO SPIRITO ORA
    CHIEDE VENDETTA"
    (Poesia dell'autore - dal sito Documento senza titolo )
    "...E dietro alla curva del tempo che vola
    c'è Sante in bicicletta e in mano ha una pistola
    se di notte è inseguito spara e centra ogni fanale
    Sante il bandito ha una mira eccezionale
    e lo sanno le banche e lo sa la questura
    Sante il bandito mette proprio paura
    e non servono le taglie e non basta il coraggio
    Sante il bandito ha troppo vantaggio.
    Fu antica miseria o un torto subito
    a fare del ragazzo un feroce bandito
    ma al proprio destino nessuno gli sfugge
    cercavi giustizia ma trovasti la Legge...."
    ( Francesco De Gregori - "Il bandito e il campione" - album "Curve nella
    memoria" 1988 )

    "Il Ribelle è deciso a opporre resistenza, il suo intento è dare battaglia,
    sia pure disperata. Ribelle è dunque colui che ha un profondo, nativo rapporto
    con la libertà, il che si esprime oggi nell'intenzione di contrapporsi
    all'automatismo e nel rifiuto di trarne la conseguenza etica, che è il
    fatalismo."
    ( Ernst Junger - "Il Trattato del Ribelle" )


    A pochi giorni dal quinto anniversario della scomparsa/esecuzione sbirresca
    ricordiamo, 'piaccia' o meno, lo stilema di combattimento post-nichilista di
    Luciano Liboni, il "Lupo". La contorta e devastata inesistenza fattuale dei
    deambulanti cosmici della contemporaneità post-modernista dell'Occidente
    giudaico-mondialista contrassegnata dall'incedere lento e inarrivabile del
    nulla di una quotidianità ha schiantato ontologicamente gli individui
    erodendone l'anima e la coscienza - 'vite schiantate' dalla 'fretta' di vivere
    - e privando il soggetto-massa moderno degli strumenti necessari a superare
    un'ipotetico esame di maturità...(l'idoneità del 'vivere' si conquista giorno
    dopo giorno, sulla propria pelle...bisogna anzi occorre sapersela 'giocare'
    bene...ognuno con i 'mezzi' che ha a disposizione...senza fretta ma senza
    tregua in un 'infinito ritorno' e nella 'cerca' del nulla di una modernità
    depauperizzante e soffocante che non lascia 'scampo'....si è o si finge di
    essere nella società dell'alienazione mentale occidentocratica...il 'potere'
    alle banche, alle multinazionali e ai mass media che vi dicono chi siete, cosa
    sarete, ciò che farete e quello che diventerete... mode e costumi demenziali
    per gli invertebrati 'ruminanti' nel cortile sistemico mondialista...).
    In questo 'quadro' da "fine della storia", o per essere più chiari, da
    "tramonto dell'Occidente" (...panoramica esistenziale del vuoto lasciato dalla
    disintegrazione di ogni valore, di qualsivoglia etica e morale, lucidamente
    'tracciata' scrittoriamente oltre ottant'anni fa da Oswald Spengler...) ovvero
    dall'affermazione di una società senza Dio, senza ideali e senza memoria; la
    lucida, fanatica e determinata 'apparizione' del "lupo" nella "terra dei cachi"
    i'tal'yota ci 'invita' a 'seducenti' riflessioni 'accarezzate' da un velo di
    ottimismo...Noi realisti dell'impossibile e assertori di un'ordine razzial-
    spirituale 'conforme' alle coordinate della dottrina della razza di evoliana
    memoria (...'tripartizione' anima-corpo-spirito...) ci 'lasciamo', 'talvolta',
    'andare' a 'folate' di ottimismo...se esisteva un Luciano Liboni probabilmente,
    da qualche parte, ne esisteranno 'altri' o almeno ce lo auguriamo.
    Il tramonto dell'Occidente è l'immagine riflessa della fine di una
    civiltà/civilizzazione ovvero l'affermazione di una contro-civilizzazione,
    quella contemporanea 'segnata' dall'incedere costante di processi e dinamiche
    intercapitalistiche con i loro ritmi ossessivi e sfrenati, edonistica
    caratterizzata dal trionfo della tecnica e dal contrassegno 'discendente' della
    meccanicità dei rapporti umani di qualunque sorta. L'uomo occidentale vive, o
    almeno 'pretende' di vivere, in una 'scatola' che si è andato costruendo nel
    corso dell'ultimo secolo edificando metropoli irrespirabili, quartieri-caserme,
    scintillanti 'templi' destinati al solo culto ammesso e ammissibile nella vuota
    contemporaneità modernista: il culto di Mammona, la fede incrollabile nel "dio-
    dollaro" e nella sua 'forza' onnicomprensiva e pervasiva.
    La 'fine' dell'Occidente è 'contrassegnata' dall'avvento di un'era rovesciata
    di non valori. Post-industriale, informatica, computeristica esistenza
    'scandita' dai "tasti" 'vitali' per la quotidianità ritmata dal non senso di un
    comando a distanza: l'individuo occidentale vive oramai nell'irrinunciabile
    'fabbisogno' di 'aggeggi' di qualsivoglia forma e genere 'fondamentali' per
    compensare 'lacune' altre...dal telecomando al telefonino cellulare, dalle
    schede 'informatiche' di ogni genere e tipo (bancomat, carte bancarie...anche
    tessere sanitarie e carte d'identità oramai 'informatizzate' ...computeristico
    controllo a distanza del 'gregge' belante...peraltro paciosamente 'soddisfatto'
    di essere spiato ventiquattr'ore su ventiquattro dall'occhio 'vigile' del
    Grande Fratello informatico...) fino alla posta elettronica oramai non si salva
    neanche l'apparenza di una 'vita' reale. Tutto è virtuale nella società del
    nulla contemporaneo. Inenarrabili 'vertici' di idiozia sommati al nulla delle
    forme contemporanee alle quali non viene data nemmeno apparente un'anima...
    In questo contesto di schiantamento generale della società moderna e di
    laceranti derive esistenziali crediamo assolutamente 'legittima' la descrizione
    'canzonettistica' fatta da Samuele Bersani dello stridente 'contrasto' tra il
    mondo attuale e quello di una volta: "L’ amore oggi nel 2002 è un apparecchio
    momentaneo infilato sotto il petto/ Forse perché da quella data di settembre è
    aumentato il senso corrisposto del sospetto (...) Non credo che nessuno ormai
    si stupirebbe se un bambino gli chiedesse a cosa serve una grondaia?/ A cosa
    servono i palloni incastrati sotto le marmitte/ a ricordare quando fuori si
    giocava fra le 127..." già..."che vita"..." Ah puoi dirlo sento sempre il peso
    di un ricordo appeso al collo..." ....bei 'tempi' passati a tirar calci a un
    pallone in una piazza ....oggi 'adolescenti' inquieti e inquietanti senza
    'palle' ...in tutti i sensi...
    Scriveva sul "tramonto" della società occidentale Oswald Spengler agli inizi
    degli anni Venti del secolo scorso: "Sta forse giungendo a compimento il
    senso espresso da più di duemila anni dalla nostra cultura che, come dice il
    nome, è "occidentale", cioè "serale", avviata a un "tramonto", a una "fine".
    L'evento occidentale è sempre stato presso la sua fine, ma solo ora, con
    Nietzsche, e poi con Heidegger e Jaspers, comincia a prenderne coscienza. Ma
    che cosa davvero finisce proprio oggi quando sembra che tutto il mondo insegua
    senza esitazione la via occidentale, fino ad annullare la specificità che
    finora ha reso riconoscibile l'Occidente e soprattutto la sua distanza
    dall'Oriente? Finisce la fiducia che l'Occidente aveva riposto nel progressivo
    dominio da parte dell'uomo sugli enti di natura, oggi divenuti, al pari
    dell'uomo, materiali della tecnica." (1)
    Un'immagine inequivocabile quella di una fine annunciata. La fine non
    semplicemente di un mondo o di un'epoca - le epoche 'passano' e si susseguono
    in eterno da sempre ...sarebbe il 'male' minore la scomparsa di un periodo più
    o meno 'felice' per l'umanità o per questa o quest'altra comunità - ma di
    un'intera civilizzazione. La morte dell'Occidente è la scomparsa di un universo
    in marcia - a partire dal periodo dell'umanesimo e del cosiddetto rinascimento
    cinquecentesco - verso i gelidi e impervi camminamenti del Nichilismo puro ...
    ""Tutto ciò che passa è soltanto un simbolo, dice Spengler ricordando un verso
    del Faust, che ritorna come un leitmotiv wagneriano in "Il tramonto
    dell'Occidente". Ma anche, aggiunge, il movimento dell'esistere e del conoscere
    ha un significato se ha un valore simbolico. Spengler riabilita così i concetti
    di Simbolo e Destino che la cultura moderna ha deriso e avvilito, credendo di
    poterli sostituire con quelli di Segno e Progresso, più funzionali alla
    filosofia analitica e al controllo tecnico-scientifico dell'esistenza. Ma
    questo non significa che Il tramonto dell'Occidente possa essere letto come una
    tradizionale reazione allo spirito dell'Illuminismo, anche se proprio a questa
    interpretazione deve il suo grande successo. Una notorietà e una diffusione che
    però sono state il più delle volte il risultato di un fraintendimento: il
    titolo è suggestivo ed evoca facili nostalgie, incoraggia formule rapide con
    cui ingabbiare la sostanza del libro". A sua volta il "'tramonto' è un'immagine
    del simbolismo cosmico che unisce gli uomini al movimento delle stelle e agli
    eventi della vita: il sole tramonta e risorge, così una civiltà nasce e
    declina. [...] Comprendere se la cultura occidentale è al tramonto e quali sono
    le ragioni della decadenza, diventa la condizione necessaria per affidarsi ad
    un destino di declino e prepararsi all'evento della rinascita. Spengler non
    rinuncia mai all'idea che la verità della conoscenza sia fondamentalmente
    un'azione creativa e una forza cosmogonica." (2)

    Nella stessa nota introduttiva e nell'analisi del volume spengleriano
    riportata in un volume ricognitivo sul vuoto della società contemporanea
    scriverà Stefano Zecchi: "Globalizzazione e desimbolizzazione delle civiltà
    hanno significati concettualmente analoghi: Spengler ha cercato in migliaia di
    pagine di mostrare come sia la cultura simbolica a dare forza e energia vitale
    a una civiltà, consentendone la crescita. La sua desimbolizzazione non è che il
    segno evidente del tramonto. Quindi, la globalizzazione non può rappresentare l’
    apogeo di una civiltà, bensì è la testimonianza di un irreversibile declino.
    Agli inizi del Novecento, quando Spengler scriveva il suo capolavoro, l’Europa
    era pervasa dall’ebbrezza del proprio sviluppo scientifico, viveva nella
    venerazione dell’idea di progresso, che. Sia pure attraversando alterne
    fortune, non ha mai abbandonato l’anima dell’uomo faustiano, l’anima dell’
    Occidente. Quest’uomo appariva trionfante, pronto a colonizzare con la sua idea
    di civiltà il mondo, un mondo che non sembrava affatto al tramonto. L’uomo
    faustiano mai avrebbe immaginato che popoli ricchi di simbolicità, fedeli alla
    loro tradizione, un giorno avrebbero potuto minacciarlo e, forse, ferirlo a
    morte. Spengler lo sosteneva con una a-contemporaneità che agli intellettuali
    del suo tempo appariva sciocca, grottesca, patetica. Che ancora oggi,
    nonostante ciò che accade, appare a molti inaccettabile o intollerabile." (3)

    Dunque nel vuoto cosmico della società contemporanea di massa, nel sistema
    del livellamento e dell'omologazione - 'castrazioni' dell'anima e dello spirito
    'eterodirette' dagli alchimisti stregoni dell'One World mondialista, dai
    fautori delle dinamiche di dispersione delle identità e dagli ingegneri del
    Villaggio Globale globalizzato - ; risulta conforme una 'celebrazione' della
    figura del guerriero metropolitano (....anarco-individualista, radical-
    nichilista, sovversivo oltre ogni 'limite' di 'decenza' anche per la 'finzione'
    filmica e cinematografica...) rappresentata dal "lupo": Luciano Liboni.
    Nato a Montefalco il 6 maggio 1957 Luciano Liboni ha 'schiantato' le
    evanescenti forme sbirrico-sistemiche dando vita ad una spettacolare e
    inenarrabile (...anche se è già stato tentato un 'approccio' cinematografico...
    risultati 'pessimi'...la realtà risulta decisamente 'superiore' e
    indescrivibilmente eccelsa...) fuga per la libertà nell'ultima settimana del
    luglio 2004. Una fuga disperata, senza prezzo: tutto o niente, o la libertà o
    la morte! 'Stilema' inenarrabile di uomo di razza. Una vicenda quella di Liboni
    , il 'lupo', che comincia nella sua Umbria si dipana per l'Italia centrale
    portandolo ben presto al carcere minorile di Firenze per scontare una condanna
    per i reati di "rissa" e "furto aggravato".
    Fin dai primissimi anni della sua vita 'contro' , voi chiamatela "criminale"
    noi la rappresentiamo come 'antagonismo radicale' senza ideologie
    'conformemente' al vuoto ideologico circostante (...del resto non sono pochi i
    soggetti passati dalla politica al crimine...'difficile' sia avvenuto il
    contrario...), il Lupo si dimostrerà un osso duro per le forze di pubblica
    sicurezza costringendo i 'birri' ad uno snervante inseguimento e 'concedendo'
    una tutt'altro che facile resa (4)
    Il resto...viene da se...: "Esercita in realtà un mestiere, quello di
    falegname, ma è isolato e preferisce la strada del crimine. Intraprende con una
    donna di Foligno una relazione che però fallisce a causa della sua violenza e
    incapacità di cambiare vita. Lasciata la madre a Montefalco, il Lupo - così
    chiamato per il carattere scostante e asociale - si specializza in furti di
    opere d'arte: nel 1990 è sospettato di averne trafugate in Umbria, Toscana e
    Lazio. Non disprezza però le rapine alle poste e non rinuncia a maneggiare armi
    da fuoco. Per sfuggire all'arresto ripara spesso e a lungo in luoghi selvatici,
    vivendo di quel che trova: ciò gli merita, oltre a quello di Lupo,
    l'appellativo di Cinghiale." (5)
    Intelligente, furbo, scaltro il Liboni sarà autenticamente un lupo. Un lupo
    eternamente in fuga. Braccato dalle autorità e in eterna lotta con se stesso e
    la società circostante. L'immagine forse eccessivamente 'romantica' della quale
    vogliamo tessere il ricordo 'merita'...al di là e oltre le 'ciance' sistemiche
    dei giornalisti di regime che, nella "settimana di fuoco" del luglio 2004,
    scribacchiarono ogni sorta di infamia e di immorale bassezza contro un "uomo
    solo".
    Il mondo contro ma Liboni non si è arreso! 'Questo' è stilema combattente!
    La svolta nella vita del Lupo avverrà una mattina di febbraio del 2002: il 19
    alla guida di una Polo bianca si troverà a transitare dinanzi all'auto del
    benzinaio tudertino Fausto Gentili (...cognome peraltro affatto 'ariano'...) il
    quale , riconoscendo la vettura rubata ad una conoscente si sentirà in 'dovere'
    - 'dovere' spionistico - di avvertire la polizia che incomincerà l'ennesima
    caccia all'uomo. Il Lupo è armato e, vedendosi raggiunto dal Gentili, gli
    esploderà un colpo contro ferendolo al capo.
    Ora Liboni è ricercato per "tentato omicidio". Inizia di lì a poco una
    latitanza senza sosta, costellata di reazioni armate ad ogni pedinamento e a
    tutti i tentativi di 'fermo' sbirrico-sistemici: non vuole tornare in carcere e
    per mantenersi rapina banche e poste. Nel marzo dello stesso anno, dopo aver
    forzato un posto di blocco della Guardia di Finanza a Civitavecchia farà fuoco
    contro gli agenti, l'indomani sequestrerà un automobilista per farsi condurre
    fino a Roma dove sparirà dalla circolazione senza lasciar tracce... Un Lupo
    astuto e imprendibile, vera e propria 'bestia nera' delle forze di sicurezza di
    un'intero Stato ...'apparati sistemici' sull'orlo di una crisi di nervi.
    Deciso a non farsi catturare Liboni espatria: le autorità ceche lo
    individueranno e arresteranno a Praga nel dicembre 2003. Ha con sè documenti
    falsi. Finisce dentro per quattro mesi ma uscirà prima che l'Interpol avverta
    la polizia italiana e torna a 'seminare' i suoi inseguitori...La svolta,
    drammatica e decisiva, avverrà nel luglio 2004 quando , presentando false
    credenziali ed il nome di Franco Franchini, si presenterà con una frattura del
    setto nasale ed una vistosa ferita ad una mano all'Ospedale di San Piero in
    Bagno. Viene medicato e dopo una notte di degenza si fa dimettere per recarsi
    verso Sant'Agata Feltria nelle sue zone d'origine. Quì si fermerà per una
    telefonata alla donna che cerca disperatamente di raggiungere nel lontano Sri
    Lanka (6). Ed è nel bar dove telefonerà che la sua vicenda personale intreccia
    - il 'caso' o semplicemente il destino - quella dell'appuntato Alessandro
    Giorgioni che avrà la 'malaugurata' idea di domandare al Lupo i documenti.
    Liboni lo attira fuori dal bar e lo uccide sparandogli al collo e al cuore,
    salta in moto alla sua Yamaha e fugge in direzione di Terni e lasciando qua e
    là alcune tracce tra le quali un 'passaggio' presso Canili di Verghereto.
    La morte di Giorgioni enfatizzata immediatamente dai media darà libero sfogo
    alle 'pulsioni' forcaiole di un'Italia che già pensa alle ferie estive ed alla
    vanagloria dei dirigenti delle diverse questure e caserme dei carabinieri: è
    caccia all'uomo! Disperata, serrata, inaudita: trentamila agenti , in divisa ed
    in borghese, allertati in tutto il paese prevalentemente nell'Italia centrale ,
    nella zona compresa tra Umbria, Lazio e Abruzzo dove si sospetta che il
    fuggiasco si sia diretto. Viene segnalato nella capitale dove alla stazione
    Termini, deciso come mai, aprirà nuovamente il fuoco contro alcuni agenti di
    polizia e dove verrà ritrovata la sua Yamaha.
    Dopo lo scontro a fuoco che susciterà reazioni contrastanti (appariranno in
    quell'occasione le prime scritte 'esultanti' sui muri della capitale "Un
    mercoledì da Liboni" e "Liboni ammazzali tutti!") e con il prefetto Achille
    Serra che lo definirà "particolarmente pericoloso" perchè "disperato" il Lupo
    scompare dopo un nuovo sequestro.
    Serra sottolinea che Liboni ha saputo di essere malato di AIDS e "prossimo
    alla morte" e questo - proprio come un lupo ferito e sanguinante 'braccato' dai
    suoi cacciatori - fa di lui un elemento potenzialmente ingestibile...un lupo da
    abbattere insomma!
    Per una settimana si perdono le tracce del fuggiasco: vivrà tra vagabondi e
    senzatetto fino a quando, la mattina del 31 luglio 2004, viene riconosciuto da
    alcuni vigili urbani che lo segnalano ai carabinieri. Al Circo Massimo, oramai
    senza scampo nè altre vie di fuga, il Lupo prende in ostaggio una turista
    francese e apre nuovamente il fuoco contro i militi dell'Arma. I carabinieri
    risponderanno ferendolo al capo gravemente e ammanettandolo. Ma Liboni non ne
    vuol proprio sapere nè di arrendersi nè di tornare in gabbia: un lupo non si
    ingabbia! Un lupo si ammazza!
    Tenta disperatamente di recuperare la pistola, mena calci contro i barellieri
    durante il trasporto in ambulanza all'ospedale San Giovanni. Quando vi giunge è
    già morto. Verrà sepolto nel cimitero di Montefalco, vicino al padre e al
    fratello, dopo una funzione religiosa privata. Sarà durante le esequie che la
    sorella Giovanna sbotterà inveendo contro i giornalisti accorsi, sciacalli e
    iene, a speculare - come 'sempre' - sulla fine del Lupo (7)
    Lupo nella vita. Lupo nella morte.
    Dei "dieci giorni di ordinaria follia" che fecero impazzire l'intero apparato
    sbirrico-repressivo italiota i media si sono dimenticati troppo in fretta, così
    come - troppo presto - è caduta nell'oblio anche la figura di questo disperato
    "ribelle" che 'trasudava' rabbia e determinazione da tutti i pori, senza mai
    darsi per vinto, resistendo ogni oltre limite, oltre l'umana condizione.
    Liboni, il Lupo. Un mito che non muore!
    Onore a Luciano Liboni. Uomo Vero! Perchè parafrasando , come sempre, il film
    western del grande Sergio Leone , "Il Buono, il Brutto e il Cattivo": il mondo
    si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi scava....Liboni
    sparava!


    DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI
    DIRETTORE RESPONSABILE AGENZIA DI STAMPA "ISLAM ITALIA"

    Note -

    1 - Oswald Spengler - "Il Tramonto dell'Occidente" - ediz. "Longanesi" -
    Milano 2008; Dello Spengler si consiglia anche la lettura dell'ottimo
    "L'uomo e la tecnica. Ascesa e declino della civiltà delle macchine"
    2 - Stefano Zecchi - introduzione a "Il Tramonto dell'Occidente" - ibidem;
    3 - Stefano Zecchi introduzione a Maurizio Guerri/Markus Olphalders - "Oswald
    Spengler - Tramonto e metamorfosi dell'Occidente" - ediz. "Mimesis" - Sesto San
    Giovanni (Mi) 2004;
    4 - articolo "La follia del bandito solitario. Ma ormai è alla fine della
    corsa". dal quotidiano "La Repubblica" del 25-07-2004;
    5 - Luciano Liboni - biografia dal sito Wikipedia
    6 - articolo "La telefonata, i pranzi in trattoria. I suoi giorni a Roma da
    fuggiasco" dal quotidiano " Il Corriere della Sera" del 01-08-2004;
    7 - articolo "Liboni, i funerali a Montefalco. La sorella: "Giornalisti,
    vergogna" " dal quotidiano "La Repubblica" del 06-08-2004;

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: IL LUPO

    Camerata Liboni, presente!

  3. #3
    Tringeadeuroppa
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    Citazione Originariamente Scritto da Blitzkrieg Visualizza Messaggio
    Camerata Liboni, presente!
    più puro di molti, troppi. Presente.

  4. #4
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    Onore al Lupo

  5. #5
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    Ho visto il film che narra le sue vicende e devo dire che e' abbastanza ben fatto, lo consiglio.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Anton Hanga Visualizza Messaggio
    Ho visto il film che narra le sue vicende e devo dire che e' abbastanza ben fatto, lo consiglio.
    Me lo hanno consigliato diverse persone, prima o poi lo devo vedere.

  7. #7
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    "alla guida di una Polo bianca si troverà a transitare dinanzi all'auto del
    benzinaio tudertino Fausto Gentili (...cognome peraltro affatto 'ariano'...) il
    quale , riconoscendo la vettura rubata ad una conoscente si sentirà in 'dovere'
    - 'dovere' spionistico - di avvertire la polizia"
    bellucci tu stai male. devi farti vedere al più presto.

  8. #8
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    ammesso che uno come bellucci abbia un'auto, ma ne dubito, siete tutti liberi di inculargliela. non temete guai, lui è così cameratissimo da non presentare una denuncia, nemmeno per l'assicurazione.

  9. #9
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    Anche loro sono camerati:

  10. #10
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