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  1. #11
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    Predefinito Re: E' morto don Gallo .....

    che dire del funerale di quest'individuo? Io non capisco come abbia voluto sottoporsi il cardinal Bagnasco a questo scempio, come abbia potuto permettere lo scempio, il sacrilegio e la profanazione? Sì scempio e profanazione, perché si è "salutato" questo "individuo" con pugni chiusi (anche in chiesa), canzonette tipo "bella ciao" o quelle di de andré .... . E poi come abbia potuto permettere che parlassero persone di incerta identità sessuale come i trans o partecipare genti equivoche come i vari "don" Ciotti, Vitaliano, ecc. Uno scandalo per i fedeli. Quelli veri, ovviamente.

  2. #12
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    Predefinito Re: E' morto don Gallo .....

    Funerali di Don Gallo, se la messa diventa una Festa dell'Unità

    Da Bagnasco al transessuale Regina, da Paolo Ferrero ad Alba Parietti. Migliaia di persone per i funerali del prete dei No Global. L'omelia di Bagnasco interrotta da fischi e "Bella Ciao"

    Francesco Maria Del Vigo - Sab, 25/05/2013 - 120

    Da Angelo Bagnasco (duramente contestato) a Vladimir Luxuria. I funerali di Don Gallo hanno messo insieme le due anime della sua lunga e discussa vita, la religione e la politica, che inevitabilmente hanno finito - anche questa volta - per scontrarsi.



    Sono migliaia le persone, almeno seimila, che questa mattina hanno sfilato per le strade di Genova dalla Comunità di San Benedetto al Porto fino alla Chiesa del Carmine. Un lungo corteo di umanità varia che sembrava un testo scappato da una canzone di De Andrè: dall'ex parlamentare Vladimir Luxuria insieme alla transessuale Regina, animatrice delle notti in Versilia, al presidente Claudio Burlando, dal primo cittadino Marco Doria vicino a Dori Ghezzi accanto al segretario della Fiom Maurizio Landini, dai giornalisti Antonio Padellaro e Gad Lerner agli allenatori del Genoa Davide Ballardini e Giampiero Gasperini, da Alba Parietti al segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero. Tutti insieme per l'ultimo saluto al compagno Don Gallo, il sacerdote che alternava (e spesso sostituiva) il Capitale di Karl Marx al Vangelo degli Apostoli, il religioso che scriveva libri con l'ex Br Renato Curcio e amava i No Global e gli antagonisti. Il prete degli ultimi - come amava definirsi lui - che spesso ha finito per flirtare con i potenti (rigorosamente di sinistra).
    Sciarpe rosse, pugni alzati, magliette rosse, bandiere della pace e dei No Tav, striscioni dei centri sociali. Un funerale tra politica e polemiche, come non poteva non essere. Durante l'omelia il cardinale Bagnasco è stato interrotto, mentre parlava "dell'attenzione agli ultimi" del sacerdote, da un coro che ha intonato Bella Ciao. Solo la signora Lilli, storica segretaria di Don Gallo, è riuscita a calmare gli animi: "Così mancate di rispetto allo stesso Gallo. Lui ha sempre creduto nella Chiesa". Poco dopo altre contestazioni. Mentre il cardinale ricordava il rapporto tra Gallo e Siri una salva di fischi ha interrotto nuivamente l'omelia. Il cardinale Siri infatti allontanò Don Gallo dalla Chiesa del Carmine proprio per arginare le proteste dei fedeli nei confronti di un sacerdote che preferiva la politica alla fede. Altra accoglienza per Don Ciotti, fondatore di Libera, che l'ha buttata in politica: "Don Andrea ha pianto per Carlo Giuliani. Così come si è indignato davanti alla base americana di Vicenza: ma cosa ce ne facciamo di quelle cose lì quando non abbiamo i soldi per i servizi sociali?". Applausi scroscianti.

    Fonte: Il Giornale, 25.5.2013
    Ultima modifica di Augustinus; 25-05-13 alle 14:06

  3. #13
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    Predefinito Un "sacerdote" che preferiva la falce e martello alla croce ....


  4. #14
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    Predefinito Re: E' morto don Gallo .....

    A Genova

    In migliaia ai funerali di don Gallo
    Fischi a Bagnasco, applausi a Luxuria

    Contestato il presidente della Cei. L'ex parlamentare: «Fece sentire i trans figli di Dio». «Bella Ciao» sotto la pioggia


    In migliaia ai funerali di don Gallo
    Fischi a Bagnasco, applausi a Luxuria

    Contestato il presidente della Cei. L'ex parlamentare: «Fece sentire i trans figli di Dio». «Bella Ciao» sotto la pioggia

    Le parole di don Gallo sulla sua agenda (Facebook)

    Un funerale sui generis. Con le trans, i «camalli» del porto, i «pulcini» del Genoa e la folla che, sotto la pioggia, ha intonato più volte «Bella Ciao», fischiato il cardinale Bagnasco e applaudito Vladimir Luxuria. Genova sabato ha salutato così don Gallo, scomparso mercoledì a 84 anni. In tremila sono accorsi da tutta Italia per l’ultimo addio al «pretaccio comunista» e «angelicamente anarchico». Gente comune e i ragazzi della sua comunità (che indossavano le magliette rosse con la scritta «dimmi chi escludi e ti dirò chi sei»). E poi Alba Parietti, Vladimir Luxuria, il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando e il segretario della Fiom Landini. I ragazzi della Federazione Anarchica e quelli della Fossa dei Grifoni. Le bandiere «No Tav» accanto a quelle della pace. Tutti insieme per dire «ciao» al «don».



    IL CORTEO FUNEBRE - «Ti riportiamo al Carmine!», ha urlato Domenico Chionetti, braccio destro del «Gallo» durante il corteo. E così è stato. Migliaia di persone hanno accompagnato il feretro del sacerdote, da via San Benedetto, lungo via Andrea Doria, piazza della Nunziata, via Polleri e via Brignole de Ferrari. Poi, intorno alle 11.30, la cerimonia funebre al Carmine: là dove tutto iniziò, dove Andrea celebrò la sua prima messa e da dove fu cacciato negli anni '70. Ad accompagnare la bara, l'urlo «Resistenza» e il canto «Bella Ciao», intonato più volte dalla folla.

    CONTESTATO BAGNASCO -
    Alcuni secondi di fischi sono scattati quando il cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova, che ha celebrato l'omelia, ha iniziato a parlare dell'attività del fondatore della comunità di San Benedetto. A provocare la protesta, dentro e fuori la chiesa del Carmine, il passaggio in cui il porporato ha detto: «Don Gallo bussò alla porta del cardinale Siri, che Andrea ha sempre considerato un padre e un benefattore». Fischi. Poi le grida: «Vergogna vergogna!». Mentre in chiesa il presidente della Cei ricordava «l'attenzione agli ultimi» di don Gallo, dall'esterno si è levato il canto «Bella ciao». Solo Lilli, segretaria di don Andrea, è riuscita a riportare la quiete: «Così mancate di rispetto allo stesso Gallo - ha detto - Lui ha sempre creduto nella Chiesa».

    APPLAUSI A LUXURIA -
    Tra i tanti che hanno ricordato don Gallo durante la messa anche Vladimir Luxuria, visibilmente commossa: «Don Gallo, grazie per averci aperto le porte della tua chiesa e del tuo cuore», ha detto l'ex parlamentare, che è stata applaudita dal pubblico. «Ci hai fatto capire che una chiesa che non caccia nessuno è possibile. Grazie di averci accarezzato. Grazie di aver fatto sentire noi creature transgender volute da Dio e amate da Dio. Ci auguriamo che tanti seguano il tuo esempio e che qualcuno ti chieda scusa».

    LE PAROLE DI DON CIOTTI -
    Applaudito anche don Luigi Ciotti, che ha concelebrato la messa: «Se trovate qualcuno che ha capito tutto salutatelo da parte mia e di don Gallo e cambiate strada», ha detto il fondatore di Libera. «È la strada che ci ha insegnato che ogni persona è vita e storia, e che la diversità mai deve diventare avversità». «Nella sua ultima intervista, don Gallo, pensando al Conclave, ha detto non extra omnes, ma dentro tutti: dentro le lesbiche, i gay, dentro i divorziati. «Abbiamo condiviso il G8, la morte di Carlo Giuliani, quella ferita interminabile», ha aggiunto. «Abbiamo condiviso l'avversione e quella sana rabbia per la base americana di Vicenza, ma cosa ce ne facciamo? Ma soprattutto il chiedersi il senso di grandi opere quando non ci sono soldi per i servizi, per le politiche sociali, per i poveri. La vergogna delle carceri e dei Cie».

    L'AUGURIO PER IL 2013 -
    «Sempre con coraggio, continuiamo a essere trafficanti di sogni». Era l’augurio di don Gallo per il 2013. Poche righe scritte a penna sulla prima pagina della sua agenda. Un monito che «il Gallo» aveva tenuto in mente per tutta la vita, pubblicato dagli amici della comunità di San Benedetto sulla sua pagina Facebook. Come a dire: andiamo avanti, la vita continua. «Io non sono credente ma... Penso che "il Gallo" un giorno possa anche risorgere», ha detto Moni Ovadia, suo amico fraterno. Sicuramente il suo ricordo sopravviverà a lungo.

    Federica Seneghini

    Fonte: Corriere della sera, 25 maggio 2013 | 134
    Ultima modifica di Augustinus; 25-05-13 alle 14:12

  5. #15
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    Predefinito Alcune foto scandalose .... ma perché questo scempio?

    Alba Parietti riceve la comunione da Bagnasco


    La comunione data da Bagnasco a Vladimir Luxuria

    L'ex parlamentare Vladimir Luxuria durante i funerali di don Gallo

    Alba Parietti con Shel Shapiro in chiesa

    Moni Ovadia fra Alba Parietti e Shel Shapiro

    Il cardinale Angelo Bagnasco durante la messa

    Chiesa gremita per il saluto a don Gallo

    Il cardinale Bagnasco

    Cappello sulla bara tra la gente

    La benedizione di Bagnasco

    Don Luigi Ciotti durante la cerimonia funebre di don Andrea, il quale ha ricordato come il defunto pianse per Carlo Giuliani ...... un sovversivo e violento .......

    Le strade di Genova: una fiera volgare

    I suoi .....

  6. #16
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    Predefinito E questo durante la "veglia" (si fa per dire ....)

    Il “don” è stato circondato dall’affetto dei suoi che hanno anche cantato “Bella ciao” e suonato vari strumenti in ricordo del “prete”. A salutare don Gallo c’era anche l’amica Alba Parietti .... Non a caso .....

  7. #17
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    Predefinito Interessantissimo articolo

    Il Gallo pavone

    24 maggio 2013



    MORTE DI VINO

    Commentò Pasquino alla morte di quel sant’uomo di papa Leone XII Della Genga – che era stato martirizzato per tutto il pontificato dallo stillicidio calunnioso dei più fanatici liberali anticlericali, che per giunta spesso erano anche dei terroristi – “Qui Annibale della Genga giace. Per sua e nostra pace”.
    Quando a fine Seicento fu eletto al papato Alessandro VIII Ottoboni, già ottantenne, questi era consapevole d’essere chiamato a reggere un pontificato aleatorio, perciò non si pose programmi a lunga gittata, da sessantenne. Era un uomo di Stato ma non di prima linea, una eminenza grigia; era anche una persona di indole bonaria, ma che quando occorreva tirava fuori il polso d’acciaio. Nonostante ciò, quando poco dopo morì, l’infame Pasquino infiorettò così la sua morte:

    Qui giace un venetiano, fra i politici il più fino, che, successor di Pietro in Vaticano, sanò pazzi, raddrizzò zoppi, inaitò ragazzi, e risvegliò li morti. Nacque e visse meschino, regnò mondano. Morte di vino.
    Sta di fatto che Pietro Ottoboni era astemio, e questo la dice lunga sull’attendibilità di quel Pasquino.
    È morto dunque don Andrea Gallo. Per questo la mia mente è corsa subito ai succitati epitaffi. Il primo è quello col quale io celebrerei la sua morte; col secondo, specie per il riferimento al vino, rievocherei la sua vita. Per carità cristiana non ho citato pasquinate peggiori, come pure ce ne sono, dedicate indegnamente ad altri papi e dove si allude a prurigini assai più imbarazzanti.
    È morto, dunque. Su uno dei primi dizionari illuministi, nel Settecento, alle voci più importanti seguiva un disegnino nel quale si illustrava nel dettaglio con le immagini ciò che nel testo si spiegava minutamente con le parole. Alla parola “cavallo”, essendo all’epoca il mezzo di locomozione principe, si tagliò corto: “Cosa sia un cavallo ciascun lo sa e lo vede”. E stop. Per la stessa ragione, giacché in casa tutti avete la tv, non starò qui a perdere tempo a dirvi chi era don Gallo: cos’era ciascun lo vede e lo sa. E non era poi una gran cosa. Cosa era?

    LA MADRE INFERIORA CICCIOLINA E IL PADRE DELLA CHIESA SIFFREDI

    Meh… basta guardare questa patetica descrizione comparsa ieri sulla laicista e anticattolica Repubblica (anzi: ultimamente tira avanti grazie a cattolici “aggiornati”, ossia progressisti, ossia ex preti rinnegati e rancorosi, quando non falsi monaci), che così racconta del feretro di don Gallo:

    Sul feretro sono stati poggiati i simboli
    che rammentano la storia religiosa e civile del sacerdote: il vangelo e la Costituzione; la bandiera della pace e la sciarpa rossa; il vessillo del Genoa calcio di cui era tifoso e quello dell’Associazione dei partigiani, senza dimenticare l’immancabile sigaro che, abitudine oramai decennale, don Gallo teneva sempre fra le labbra.
    Una immagine pittoresca, ridicola anche, che da sola racconta tutto.
    Il trionfo del kitsch post-moderno. Una pacchiana composizione funeraria, oltretutto; da far invidia ai migliori e dunque peggiori pagani di un tempo, e al neopaganesimo di ritorno, imperante. Imperante specialmente nelle esequie mediatiche che oggi si celebrano nelle chiese, a prescindere da chi è il morto (e vale pure, spesso, il tanto peggio tanto meglio); in simulacri di liturgie che sarebbero sacrileghe e da scomunica per i celebranti, non li salvasse l’ignoranza, loro e di chi, nella gerarchia cattolica, sarebbe titolato a vigilare, per salvare almeno qualche parvenza di decenza e di residuale timor di Dio.
    Ed è stato così, per fare un esempio, che a Roma si è assistito al funerale “cattolico” del pornografo Schicchi, mentre la predica dall’ambone l’han tenuta la madre inferiora Cicciolina, e quel padre della Chiesa di nientemeno Siffredi, uniti dal proposito spirituale di “sdoganare la pornografia” e “diffondere questo onesto lavoro che è fare l’attore porno”. Quale luogo più qualificato di un altare, durante una “messa” esequiale, per lanciare questa venerabile missione? E come non bastasse fior di pornocrati (qualcuno persino ortodosso o ateo o ebreo) nella stessa cerimonia si son messi in fila per la comunione. E l’hanno ottenuta, è chiaro!
    Ma torniamo al Nostro (non che ce ne fossimo davvero allontanati). Quell’immagine lì, dicevo, così come l’ha raccontata Repubblica. Quell’accozzaglia di cianfrusaglie e cimeli. Dove, seppure in forma grottesca, sono sintetizzati simbolicamente tutti gli idoli e le bandiere sbatacchiare in questi ultimi cento anni dallo “Spirito del mondo” che poi, come insegna Gomez Davila, “è Lucifero”.
    Il feretro di Gallo fra i suoi giocattoli post-moderni. Un’arruffopoli quella lì, una frittura di paranza di modaiolismi svaccati e provinciali, uno scadente cocktail para-ideologico in un bar alla periferia dell’impero, una collezione di stravaganze da museo ottocentesco delle “scienze amene”. Uno stato confusionale. Soprattutto questo. Che è culturale prima ancora che religioso e morale, e mentale prima ancora che culturale. Succede ai vanesi, a certi anziani che hanno conosciuto la vanità senile nella loro estrema vecchiezza, quando sarebbe stata ora invece di perdere quelle della giovinezza, con tutte le loro illusioni.

    IL VANGELO SECONDO DE ANDRÈ; NON QUELLO SECONDO CRISTO

    Ma in mezzo a quella discarica indifferenziata e abusiva di ferri vecchi dell’ideologo all’amatriciana, un particolare suona più stravagante di altri, e più stonato tra le altre curiosità accatastate sulla bara: il Vangelo. A proposito del quale questo vecchio prete in stato confusionale, ed etilizzato dalla fermentazione della propria vanità senile frammista ai bicchieri di rosso in allegra compagnia, aveva detto:

    I miei vangeli non sono quattro.
    .. Noi seguiamo da anni e anni il vangelo secondo De Andrè, un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo, constatarlo: dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori.

    Cosa sia nato cresciuto e morto
    sopra il “letame” della bandiera rossa, lo abbiamo, e da anni, sotto gli occhi tutti. Come pure i risultati ultimi della rinuncia alla purezza delle verità evangeliche. Ma il vangelo vero, di Cristo, non quello di De André, non quello ridotto alla servitù verso le ideologie dominanti in un’epoca; non quello usato come istigazione a delinquere, per abiurare la Chiesa, il Magistero, tradire il sacerdozio e il mandato divino. Tradirlo, per darsi alla politica e andare a rimorchio delle verità mondane con contratto a termine, riverniciando di vane e svenevoli parole e buonsentimentalismo falso, e bugiardo, impalcature ideologiche nemiche dell’uomo prima che di Dio; preferire le verità mondane, che durano una stagione, invece che scegliere in umiltà (e silenzio) la Verità eterna.
    E tutto questo per strappare un applauso, da una platea televisiva, in un comizio, in una marcia. Svendere Cristo per un piatto di lenticchie. Non che sia una novità nella storia cristiana: si cominciò già con gli apostoli. Quel Giuda, per esempio: era quello che, a parole e gesti, faceva smaccata esibizione della sua fedeltà a Cristo; guarda caso sarà anche quello che lo venderà… per soli 30 danari. Un piatto di lenticchie. Lo stesso Giuda che – antesignano di tutti i chierici demagoghi e populisti di ieri di oggi di sempre, come don Gallo – dinanzi alla donna che usa olii preziosi per ungere i piedi di Gesù di poi asciugandoli con i suoi capelli e con lini pregiati, sbotta dicendo “ma perché si sperperano tutti questi soldi in olii preziosi, quando queste cose di potrebbero vendere e darne il ricavato ai poveri?”. Ma è a questo punto che l’evangelista Giovanni spiega l’arcano sul cassiere dei Dodici: “Queste cose Giuda l’Iscariota diceva: non perché fosse buono e avesse a cuore la sorte dei poveri, ma perché era un ladro”. E si appropriava del contenuto della cassa apostolica.

    IL PRETE “OBBEDIENTISSIMO”. AI PADRONI DEL MONDO

    Ma andiamo oltre. Leggo sui giornali epiteti grandiosi
    , altisonanti, degni dei più grandi santi, confessori, martiri, dottori, padri della Chiesa. Che applicati su questo prete, povero prete infine, per chi sa di che cosa si stia parlando, suscitano il riso.
    Lasciamo perdere la gran parte di queste idiozie, soffermiamoci velocemente sugli aggettivi, i più ricorrenti sui giornali laicisti e persino su quelli sedicenti cattolici: “Prete disobbediente”, “Prete scomodo”, “Prete da marciapiede”, “Prete degli ultimi”. Boh! Ma disobbediente, scomodo per chi? Di quale marciapiede e ultimi parliamo, chi sono costoro? Soprattutto chi dice queste cose? Chi ne ha fatto di questo vecchio prete una bandiera?
    È presto detto: quelli che oggi sono i padroni del mondo. Coloro che a ogni stagione pensano e dicono secondo lo spirito di quel tempo, per poi, fra mille disastri, essere smentiti nell’epoca successiva. Vale a dire anche tutti i più vieti e conclamati nemici giurati di quella che dovrebbe essere anche la Chiesa e la fede di don Gallo, che avrebbe dovuto umilmente servire, ardendo di zelo per la Sua Casa.
    E invece lo abbiamo visto ridurla a un centro per alienati ideologici; abbassare la messa a una Coena Cypriani, dove si sperimenta per un’ora il mondo alla rovescia; ed entrambe a un’anonima alcolisti dove uomini incanutiti girano su se stessi in cerca della propria coda, dove nella liturgia con cantanti atei al seguito si canta Bella Ciao e Bandiera Rossa e il pugno chiuso sostituisce il segno di croce, mentre ci si rincorre intorno all’altare come bambini pur essendo dei vecchi pazzi con ottanta anni per gamba… tal qual come succedeva nei vecchi manicomi.
    In tutto questo Cristo dov’era, in quale anfratto dell’ego ipertrofico e gonfiato di vuoto pneumatico e lambrusco spumoso del pavone don Gallo? “Liturgie come danza vuota intorno al vitello d’oro che siamo noi stessi”, avrebbe detto il cardinale Ratzinger. Autocelebrazione macabra.

    IL GALLO PAVONE


    Prete “scomodo” e “disobbediente”
    , dice. Verso chi? Verso la Chiesa, certo: ma da quando in qua lo sposo che cornifica la propria sposa, che avrebbe dovuto invece rispettare e onorare come da solenne promessa sacramentale, si dice “marito scomodo”? È un semplice traditore: verso la sposa, verso Dio che ha consacrato gli sposi nel vincolo matrimoniale. Indissolubile, così come don Gallo, per la Chiesa sua sposa, avrebbe dovuto essere e comportarsi da sacerdos in aeternum. Invece ha messo la sposa su un marciapiede, a disposizione del primo che avesse avuto da pagare per abusarne.
    Per il resto, don Andre Gallo, era comodissimo e obbedientissimo: al mondo, alle sue mode, ai suoi padroni. E insieme a loro per decenni si è risvegliato ogni mattina a nuove illusioni, nuove utopie, nuove follie. E ancora la mattina dopo, quando si è risvegliato sulle rovine fumanti delle sue illusioni crudeli, ha fatto finta di nulla, ha proseguito come nulla fosse, e ha riconciato daccapo con le sempre nuove e sempre vecchie illusioni, utopie, follie. Sino ad oggi.
    Questi sono i preti che vorrebbero i nemici della Chiesa, i laicisti, i comunisti di ogni risma: per demolirla dall’interno, con l’artificio satanico di mescolare la verità alla menzogna. Nella confusione che ne deriverà, nei polveroni che si alzeranno i fedeli smarriranno la retta via. E quando sbagli strada, stai pur certo che ti ritrovi laddove il mondo vorrebbe. Che è sempre all’opposto di dove vorrebbe Cristo.
    È stato così che don Gallo non ha servito affatto gli interessi degli “ultimi”, dei poveri… di spirito, dei soli: a costoro ha dato informazioni sbagliate sulla retta via, a questi bisognosi di redenzione ha negato la carità della verità. Allontanandoli dalla sola Via che è Verità e Vita. Non ha servito i semplici e gli umili, al contrario se ne è servito, e li ha messi al servizio dei potenti, degli arroganti, dei padroni del vapore relativista e del mondo alla rovescia.
    Che prete degli “ultimi” è mai questo che stava un giorno sì e l’altro pure ospite di tutte le migliori e peggiori trasmissioni tv? Non c’era evento mondano nel quale non fosse invitato, premio che non avesse ritirato, marce che non avesse capeggiato, comizio di sinistra radicale che non l’avesse applaudito, editore che non moltiplicasse come pani e pesci i suoi libri bestiali e i contratti a peso d’oro, non c’è vip radical che non sia andato a rendergli omaggio. Eppure, aveva predetto Cristo, che fino alla fine dei tempi il destino del prete sarebbe stata la persecuzione e il martirio, non la gloria del mondo con le sue patacche: il destino del prete fedele, intendeva.

    IL PRETE COMODISSIMO

    Questo qui un prete “scomodo”?
    Un prete “disobbediente”? Le regole della società che conta le ha rispettate tutte, non vi si è opposto mai, ne ha impugnato tutte le bandiere.
    Quando andò di moda l’antifascismo da baraccone e il mito fantastico del partigiano (che il più delle volte era uno che stava chiuso al cesso per tutto il tempo che gli altri, da qualsiasi sponda… non importa, erano a combattere e ne è uscito fuori a guerra conclusa a prendersi una boccata d’aria in montagna; e discendendone due ore dopo, si presentava al mondo con la maschera trasandata dell’eroe invitto che lì ci aveva passato “due anni” a “combattere”… anche per i vigliacchi che se ne stavano chiusi al cesso), lui divenne antifascista e partigiano.
    Quando ci fu la contestazione del ’68, lui si travesti da “contestatore”.
    Quando arrivarono le Br era fra quelli che dicevano fossero “provocatori fascisti”.
    Quando il mondo fece scoccare l’ora del divorzio e poi del crimine dell’aborto, eccolo lì lui pronto a stracciarsi le vesti come divorzista e abortista.
    Quando cominciarono a circolare le droghe eccolo lui bandiere alle mani a manifestare perché fossero liberalizzate salvo poi dinanzi alla strage di giovani di un decennio dopo trasmutarsi in “recuperatore” di tossicodipendenti che esso stesso aveva contribuito a rendere tali.
    Quando cominciarono a sdoganare l’eutanasia eccolo pronto lui a staccare spine e a far morire gente (è reo-confesso), anche se era ed è proibito da quella stessa costituzione che lui dichiarava di adorare come libro sacro, e che infatti è deposta sulla sua bara.
    Quando andò, in seguito alla Guerra del Golfo, di moda il pacifismo ideologico, eccolo diventare, bandiera arcobaleno alle mani, pacifista; lo stesso personaggio che mai si era sognato di dirsi tale quando Stalin, Pol-Pot, Kruscev, Mao seminavano milioni di morti programmati a tavolino per ragioni “geopolitiche” quando non “economiche”.
    Quando… anzi, adesso, che vanno per la maggiore le porcherie farsesche dei militanti gay più fanatici… tipo il “matrimonio” fra gente di egual sesso, ecco don Gallo diventare d’improvviso omosessualista così come quarant’anni prima, al sorgere del femminismo nevrastenico e del mito del sesso libero, era stato femminista e sesso-libertario.
    E poi azionista caduto il fascio, democristiano quando la Dc trionfò, togliattiano quando fra gli intellettuali andò di moda il comunismo, radicale quand’erano sulla cresta dell’onda i pannelliani, craxiano quand’era in auge Craxi, di seguito berlingueriano, occhettiano, veltroniano, bertinottiano, vendoliano e infine, il botto scuro, “anche” grillino.

    GLORIA MUNDI. HA GIÀ RICEVUTO LA SUA RICOMPENSA

    E allora ti spieghi perché tutti quegli applausi
    , premi, patacche, inviti d’onore, di evviva da parte del mondo e dei padroni del mondo. Ossia di tutti i nemici giurati del cattolicesimo riuniti in fitta schiera. E tutto questo… per 30 danari, un piatto di lenticchie. Mentre già da ieri, per lui, come per tutti i vanesi si è compiuto il sic transit gloria mundi, poiché omnia nihil est!
    Ha avuto già la sua ricompensa, su questa terra. Perché sta scritto:

    Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli… non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa

    Poche settimane prima di morire
    , urla il suo ultimo sacrilego slogan, saturo di morte: “Basta con questa Chiesa ossessionata dalla vita!”. Un autentico satanico rantolo. Come sempre, lo sbocco finale di Satana – il quale, diceva Eco, sa dove va e andando va sempre da dove è venuto – e dei vinti dalle sue seduzioni e tentazioni è quello solito: andare incontro al nulla elevato al rango di filosofia col nichilismo, arenarsi nel deserto, precipitare avvinti nella morte.

    *APPENDICE

    Scrive e presagisce Pietro, nella sua Seconda Lettera:

    Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, i quali introdurranno fazioni (eresie) che portano alla rovina, rinnegando il Signore che li ha riscattati. Attirando su se stessi una rapida rovina, molti seguiranno la loro condotta immorale e per colpa loro la via della verità sarà coperta di disprezzo. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma per loro la condanna è in atto ormai da tempo e la loro rovina non si fa attendere.
    Temerari, arroganti, non temono d’insultare gli esseri gloriosi decaduti… Ma costoro, irragionevoli e istintivi, bestemmiando quello che ignorano, andranno in perdizione per la loro condotta immorale, subendo il castigo della loro iniquità. Essi stimano felicità darsi ai bagordi in pieno giorno; scandalosi e vergognosi, godono dei loro inganni mentre fanno festa con voi, hanno gli occhi pieni di desideri disonesti e, adescano le persone instabili, hanno il cuore assuefatto alla cupidigia, figli di maledizione! Costoro sono come sorgenti senz’acqua e come nuvole agitate dalla tempesta, e a loro è riservata l’oscurità delle tenebre. Con discorsi arroganti e vuoti e mediante sfrenate passioni carnali adescano quelli che da poco si sono allontanati da chi vive nell’errore. Promettono loro libertà, mentre sono essi stessi schiavi della corruzione. L’uomo infatti è schiavo di ciò che lo domina.
    Se infatti, dopo essere sfuggiti alle corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del nostro Signore e salvatore Gesù Cristo, rimangono di nuovo in esse invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima. Meglio sarebbe stato per loro non aver mai conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo comandamento che era stato loro trasmesso. Si è verificato per loro il proverbio:
    «Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango».

    di Antonio Margheriti Mastino

    Fonte: Qelsi
    Ultima modifica di Augustinus; 25-05-13 alle 18:09

  8. #18
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    Predefinito E' un po' vecchio quest'articolo ma ancora attuale e vero

    A QUANDO LA SCOMUNICA DI DON GALLO?

    Favorevole a matrimonio gay e spinello libero, ha un solo grande nemico: il Papa e (quindi) la Chiesa e (quindi) Gesù Cristo

    di Mauro Faverzani

    «Pietro negò di nuovo e subito un gallo cantò» (Gv. 18, 27). Il canto del gallo è da sempre il segnale del rinnegamento. Ed il Gallo ha cantato ancora. Don Andrea Gallo, per la precisione. È stato lui stesso a rendersi conto di avere esagerato col suo ultimo libro, Come un cane in chiesa , realizzato a quattro mani con Vauro, il vignettista convintamente di sinistra, cui ha confidato: «Questa è la volta che mi scomunicano». Il che non lo ha fermato, anzi lo ha esaltato, dimenticandosi completamente del fatto che la prudenza sia una delle quattro virtù cardinali.
    Due anni fa disse di non voler più pubblicare per Mondadori, ma questo suo ultimo libro è stato edito da Piemme, che del gruppo Mondadori fa parte. Evidentemente, oltre alla prudenza, anche la coerenza a don Gallo fa difetto. Ama definirsi un «prete del Concilio», il che non rende un gran servizio al Vaticano II, da lui stesso definito «resistenza partigiana in terra vaticana».
    Amico e sostenitore di molti esponenti della sinistra anche estrema, Radicali compresi, nel 2006 si fece multare, perché si appostò con lo spinello in mano presso palazzo comunale, a Genova, come forma di "disobbedienza civile", per invocare la legalizzazione delle droghe leggere; nel 2009 partecipò al Gay Pride di Genova; nel 2011 ha ricevuto da "Gay.it" il titolo di «Personaggio gay dell'anno»; quest'anno ha presentato il primo calendario trans realizzato in Italia. Ama Savonarola, tanto da dedicarvi uno spettacolo teatrale dal titolo Io non taccio, spettacolo che sta portando in giro per l'Italia. Insomma, non occorre esser teologi, per capire come da sempre questo prete violi le più elementari norme della dottrina cattolica e calpesti manifestamente le indicazioni del Magistero tanto quanto i precetti del Catechismo e del Codice di Diritto Canonico.
    Gli si potrebbe riconoscere la sola attenuante del peso dei suoi 84 anni, che ad alcuni fanno brutti scherzi: ma ha passato talmente il limite da non bastar più a giustificare l'ingiustificabile. Anche perché l'anagrafe non gli impedisce per altri versi di imperversare su Facebook e Twitter come un ragazzino chat-dipendente. Lo stesso magazine del "Corriere della Sera", "Sette", sul numero del 2 novembre scorso, è stato quanto mai ammiccante nel presentare in toni entusiastici questo prete ed il suo libro, definito «abrasivo, dove le vignette spretate di Vauro funzionano, anziché da provocazione sulfurea, quasi da alleggerimento» alle sue parole «queste sì, spietate».
    Ne ha per tutti, vomita i suoi veleni senza freni, senza controllo. Tanto da non risparmiare neppure Papa Benedetto XVI, ch'egli definisce un «sepolcro imbiancato», "rintanato" in un «nascondiglio dorato». Accusa la Chiesa di esser divenuta «una cappellania dei potenti». Per lui si salva solo la Costituzione. Sacerdoti così sono il massimo che la stampa laicista possa desiderare di incontrare. Ma non fanno il bene della Chiesa, né tanto meno, scagliandosi contro Essa e contro Pietro, possono dirsi veri discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo ed autentici testimoni del Vangelo: cavalcano anzi la più scontata demagogia populista ed un pauperismo terzomondista, così miserrimo da far impallidire anche la più spavalda "teologia della liberazione". Che, non a caso, fu a suo tempo condannata. E lui, quando?
    Quando il timore, ch'egli stesso ha espresso, si tradurrà in realtà con seri provvedimenti disciplinari da parte dell'Autorità competente? Ed anzi, come mai non ancora? Lo strappo è evidente: che si attende? Permettere ancora a simili personaggi di circolare impunemente rafforza l'idea che, tutto sommato, nella Chiesa del post-Concilio tutto sia loro permesso. Con le evidenti conseguenze del caso.

    Ultima modifica di Augustinus; 25-05-13 alle 18:12

  9. #19
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    Predefinito Di questo il "cardinale" si sarebbe dovuto ricordare .....

    Dignità a ricevere la Santa Comunione. Principi generali

    Nota trasmessa dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, al cardinale Theodore E. McCarrick, arcivescovo di Washington, e all’arcivescovo Wilton Gregory, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, giugno 2004

    La traduzione, rivista in qualche punto di dettaglio sull’originale inglese, è di Sandro Magister, che per primo ha fatto conoscere questo testo nel 2004 sul suo blog. La lettera è stata inviata in forma “riservata” (confidential) e non è pubblicata nella collezione dei Documenta inde a Concilio Vaticano Secundo expleto edita (1966-2005) della Congregazione per la Dottrina della Fede (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006). La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha più volte fatto riferimento a questo documento in testi e dichiarazioni pubblicati sul suo sito.


    1. Presentarsi a ricevere la Santa Comunione dovrebbe essere una decisione consapevole, fondata su un giudizio ragionato riguardante la propria dignità a farlo, secondo i criteri oggettivi della Chiesa, ponendo domande del tipo: “Sono in piena comunione con la Chiesa cattolica? Sono colpevole di peccato grave? Sono incorso in pene (ad esempio scomunica, interdetto) che mi proibiscono di ricevere la Santa Comunione? Mi sono preparato digiunando almeno da un ora?”. La pratica di presentarsi indiscriminatamente a ricevere la Santa Comunione, semplicemente come conseguenza dell’essere presente alla Messa, è un abuso che deve essere corretto (cfr. l’istruzione “Redemptionis Sacramentum”, nn. 81, 83).

    2. La Chiesa insegna che l’aborto o l’eutanasia è un peccato grave. La lettera enciclica “Evangelium Vitae”, con riferimento a decisioni giudiziarie o a leggi civili che autorizzano o promuovono l’aborto o l’eutanasia, stabilisce che c’è un “grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza. [...] Nel caso di una legge intrinsecamente ingiusta, come è quella che ammette l’aborto o l’eutanasia, non è mai lecito conformarsi ad essa, ‘né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto’” (n. 73). I cristiani “sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche che, pur ammesse dalla legislazione civile, sono in contrasto con la legge di Dio. Infatti, dal punto di vista morale, non è mai lecito cooperare formalmente al male. [...] Questa cooperazione non può mai essere giustificata né invocando il rispetto della libertà altrui, né facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede” (n. 74).

    3. Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell’aborto e dell’eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull’applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la Santa Comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell’applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia.

    4. A parte il giudizio di ciascuno sulla propria dignità a presentarsi a ricevere la Santa Eucaristia, il ministro della Santa Comunione può trovarsi nella situazione in cui deve rifiutare di distribuire la Santa Comunione a qualcuno, come nei casi di scomunica dichiarata, di interdetto dichiarato, o di persistenza ostinata in un peccato grave manifesto (cfr. can. 915).

    5. Riguardo al peccato grave dell’aborto o dell’eutanasia, quando la formale cooperazione di una persona diventa manifesta (da intendersi, nel caso di un politico cattolico, il suo far sistematica campagna e il votare per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia), il suo pastore dovrebbe incontrarlo, istruirlo sull’insegnamento della Chiesa, informarlo che non si deve presentare per la Santa Comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia.

    6. Qualora “queste misure preventive non avessero avuto il loro effetto o non fossero state possibili”, e la persona in questione, con persistenza ostinata, si presentasse comunque a ricevere la Santa Eucaristia, “il ministro della Santa Comunione deve rifiutare di distribuirla” (cfr. la dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, “Santa comunione e cattolici divorziati e risposati civilmente”, 2000, nn. 3-4). Questa decisione, propriamente parlando, non è una sanzione o una pena. Né il ministro della Santa Comunione formula un giudizio sulla colpa soggettiva della persona; piuttosto egli reagisce alla pubblica indegnità di quella persona a ricevere la Santa Comunione, dovuta a un’oggettiva situazione di peccato.

    [N.B. Un cattolico sarebbe colpevole di formale cooperazione al male, e quindi indegno di presentarsi per la Santa Comunione, se egli deliberatamente votasse per un candidato precisamente a motivo delle posizioni permissive del candidato sull’aborto e/o sull’eutanasia. Quando un cattolico non condivide la posizione di un candidato a favore dell’aborto e/o dell’eutanasia, ma vota per quel candidato per altre ragioni, questa è considerata una cooperazione materiale remota, che può essere permessa in presenza di ragioni proporzionate.]

    FONTE

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    Predefinito Re: E' morto don Gallo .....

    il protestantesimo in italia si chiama cattolicesimo...
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    ► STATI UNITI D'EUROPA, SUBITO! Tutti gli Stati a Ovest della Russia!
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