Vota l’amore

massimo gramellini

Chissà se qualcuno riesce a spiegarmi cosa ci sia di male nel sms che il ministro Franceschini ha inviato a una cerchia di telefonini intimi: «Caro amico, se voti a Roma posso proporti di dare la preferenza a Michela Di Biase, la mia compagna, che si candida in consiglio comunale? Dario». Il tono è garbato, e palese l’indicazione del rapporto fra la candidata e lo sponsor. In quelle parole vi sembra di intravedere una caduta di stile, un’ostentazione di potere, uno scambio inconfessato di favori? Io (al pari della Santanché, con cui per la prima volta dai tempi delle guerre puniche mi trovo d’accordo) vi ho colto uno slancio d’affetto. Tanto più che la signora Di Biase non è entrata in politica dalla porta principale come fidanzata del ministro, ma ne frequenta le cucine, cioè i consigli di circoscrizione, per conto proprio da anni. Se Franceschini, anziché spedire il messaggino, avesse fatto volantinaggio oppure organizzato una festa elettorale, sarebbe stato meno sconveniente? Eppure sulla Rete si leggono solamente reazioni improntate all’odio e al disprezzo. Anche il blog di Grillo ha pubblicato il messaggino accanto alla dicitura irridente «Tengo famiglia», dimenticando che vari eletti del movimento sono stati scelti sul web con una quarantina di preferenze: la cerchia di una famiglia, appunto.

Quando persino un gesto di cuore diventa pretesto per ghigni di rancore significa che la civiltà sta retrocedendo verso la barbarie. Mi dispiace per i rancorosi, ma l’odio è la conseguenza della crisi, non la soluzione. Quella pare si trovi solo nell’amore
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evviva l'amore coniugale, ma anche l'amore filiale non deve essere trascurato

Madre al Senato e figlio alla Camera. Entrambi esponenti del Movimento 5 Stelle. Accade nel collegio Lazio 2, a Latina dove, dallo ‘tsunami’ di Grillo, arrivano in parlamento in tre. Tra loro ci sono Ivana Simeoni, 63 anni, operatrice del servizio 118 cittadino, che andrà a Palazzo Madama, e il figlio 40enne Cristian Iannuzzi, che ha un posto assicurato a Montecitorio.
5 Stelle, ?parentopoli? di eletti a Latina: madre al Senato, figlio alla Camera - Il Fatto Quotidiano