I primi scontri sono stati a Husby, un quartiere a nord di Stoccolma. Husby assomiglia a molte altre aree periferiche delle città svedesi: è nato all’inizio degli anni Settanta e, su circa undicimila residenti, l’80 per cento proviene da altri paesi o è nato in Svezia da genitori immigrati. A Husby c’è un alto numero di persone assistite dallo Stato, molti ragazzi che hanno abbandonato la scuola e un elevato tasso di disoccupazione. Secondo le cifre dell’agenzia per l’occupazione svedese riferite al 2010, il 20 per cento dei giovani di Husby non svolgeva alcuna attività e un ragazzo tra i 16 e i 19 anni su cinque era senza lavoro e non andava a scuola.
La Svezia è considerata da tempo un paese tranquillo ed egualitario, ma le agitazioni di questi giorni hanno aperto un ampio dibattito sul tema dell’integrazione degli immigrati, la maggior parte dei quali sono arrivati nel paese grazie anche alle politiche di asilo approvate nell’ultimo decennio. Gli immigrati costituiscono circa il 15 per cento della popolazione e arrivano principalmente da Turchia, Libano, Somalia, ma negli ultimi anni anche da Iraq, Afghanistan e Siria: nel 2012 sono state accettate 44 mila richieste di asilo politico.
In molti casi però l’integrazione degli immigrati all’interno della società è risultata essere molto difficile, nonostante i numerosi programmi statali: ci sono corsi di lingua e di storia gratuiti e l’assistenza e le opportunità di lavoro sono equiparate a quelle degli svedesi. Tra gli immigrati, il tasso di disoccupazione è di dieci punti maggiore rispetto a quello di chi nasce all’interno dei confini svedesi (16 per cento contro 6 per cento) e il livello di scolarizzazione è ancora molto basso.
L’Economist scrive che, dall’inizio dell’anno, i temi della discriminazione degli immigrati e del razzismo in generale erano già stati discussi dalle forze politiche del paese. Anche se gli scontri di questi giorni non possono essere paragonati a quelli nei quartieri periferici di Parigi nel 2005, o a quelli di Londra nel 2011, un problema c’è. Secondo alcuni sarebbe dovuto proprio al fallimento, almeno parziale, delle politiche sociali sull’integrazione di questi anni.
Fonte.
qui si cerca di spiegare il modello di welfare nord europeo (tedesco, in realtà) come una delle cause della ghettizzazione.
Domanda: cosa non sta funzionando, perché e come si risolve?