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Discussione: la paura

  1. #1
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    Predefinito la paura

    Un breve discorso di Krishnamurti sulla paura


  2. #2
    libero
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    Predefinito Re: la paura


    Sicuramente la paura è un movimento che si allontana da "ciò' che è".

    La fuga, l'evasione, sfuggire...

    ...da cio' che è realmente.

    (Krishnamurti)


    Significativi poi i richiami al pensiero quale principale generatore di paura, al piacere come faccia - insieme alla paura - di una stessa medaglia.

    Il piacere che non è gioia perchè la gioia non è un prodotto del pensiero.
    Ultima modifica di Ucci Do; 02-06-13 alle 13:50

  3. #3
    libero
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    Predefinito Re: la paura

    Per z4doz: dal minuto 11,52 (e fino alla fine del suo intervento) krishnamurti ci dice qualcosa che io associo al concetto di dualità, cosi' ci possiamo intendere in maniera univoca e senza fraintendimenti.

    Ultima modifica di Ucci Do; 02-06-13 alle 14:06

  4. #4
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    Predefinito Re: la paura

    Citazione Originariamente Scritto da Ucci Do Visualizza Messaggio
    Per z4doz: dal minuto 11,52 (e fino alla fine del suo intervento) krishnamurti ci dice qualcosa che io associo al concetto di dualità, cosi' ci possiamo intendere in maniera univoca e senza fraintendimenti.

    Ne abbiamo già parlato, il punto è sempre quello : il testimone.

    ? Siamo in grado di guardare tutte quelle cose che cita Krishnamurti : dolore, gioia, piacere, paura,...da un un altro punto che non sia da quell'IO che le ha definite e le ha catalogate ?
    Come dire: siamo in grado di andare al cinema a vedere un film dell'orrore, guardando quel film senza mai abbandonare la consapevolezza che noi siamo seduti su una poltrona e quello che accade non accade realmente a noi ? A quel punto il film non ti farebbe nessuna paura, e ovviamente tu mi potrai dire: che gusto c'è ad andare al cinema se non mi faccio coinvolgere da quello che sto guardando, quindi in definitiva che gusto c'è a vivere questa vita se tutte quelle cose, citate in quell'elenco, le vivo senza esserne coinvolto,...non le vivo con passione ?
    Krishnamurti chiama quell'IO il nostro Centro, ma quando entra in gioco quel testimone si scopre dove sta veramente il nostro Centro, da dove nasce il nostro Sè che è quello, come dice Krishnamurti alla fine del video, che ci fa riconoscere la Verità al di là del nostro raziocinio,...all'istante senza pensarci.

    A questo punto è chiaro che se abbiamo paura di perdere le cose che amiamo significa che le abbiamo già perse, perchè questo sentimento di paura è predominante su quell'amore che il nostro testimone sta vivendo in quel presente, in altre parole stiamo vivendo la paura e non l'amore.
    Dirti che il testimone ci permette di vivere una vita piena, è, chiaramente, solo una mia dichiarazione.
    Ultima modifica di Z4rdoz; 10-06-13 alle 13:45
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  5. #5
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    Predefinito Re: la paura

    Citazione Originariamente Scritto da Z4rdoz Visualizza Messaggio
    Ne abbiamo già parlato, il punto è sempre quello : il testimone.
    Da un punto di vista duale, finché c'è un testimone che osserva c'è anche qualcosa che viene osservato; finché c'è il due c'è sempre la possibilità che attaccamento o avversione possano fiorire e quindi con essi anche la paura di perdere qualcosa oppure di fuggire da qualcosa.

    In effetti solo un punto di vista rigorosamente non duale, se davvero vissuto e sentito come tale, garantirebbe l'annientamento totale di ogni attaccamento ed avversione e quindi come corollario anche di ogni paura. Se infatti non c'è più né io né altro ma solo uno, di che cosa avere paura? Questo è il punto di vista advaita.

    Per riprendere una vecchia discussione, faccio notare che il punto di vista epicureo sulla morte, pur essendo molto molto lontano da questi orizzonti e da questi presupposti, paradossalmente in alcune persone potrebbe portare per altra via ad un risultato simile, a mio parere.

    Infatti il "se ci sei tu non c'è la morte, se c'è la morte non ci sei tu" paradossalmente ed in un contesto teorico sicuramente molto diverso rimanda ad un'intuizione di fondo che ha un certo sapore di non dualità.

  6. #6
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    Predefinito Re: la paura

    Le Scritture mi informano che noi siamo Atman o Essenza. Bene.
    Prendo atto di quello che ci è stato detto, lo memorizzo, e per questo penso di sapere qualcosa sull'Atman o sul Brahman. Di questo però, realmente, non conosco niente, non comprendo.


    Le Scritture ci dicono anche che il mondo della manifestazione è relativamente reale. E' Maya o Avidya. Anche di quest'altro ordine di cose non comprendo niente, perché vi ci vivo immerso ciecamente. Sono sempre immedesimato con la mia persona limitata, bisognoso di questo e quello, adattato secondo l'abitudine alle circostanze. Vivo quotidianamente immerso nelle determinazioni che mi condizionano, la mia mente pensante, i sentimenti, le parole, il corpo o i sensi.


    Nulla comprendo delle nostre "due" nature: quella ascendente, superiore (del ritorno all'Uno, alla totale pienezza dell'Essere indifferenziato), e quella discendente o inferiore (manifesta, illusoria e differenziata). Non comprendo neppure la relazione tra le due.


    Questo perché così, nello stato in cui verso, non sono capace di una visione simultanea. A volte mi sento perso e non so come reagire. Non so dove e come applicare la mia attenzione e la mia volontà, per questo la mia presenza è sempre trascinata dalla natura inferiore, che mi domina facilmente. Reagisco a quasi tutto.


    E' possibile Vedere? Provo ad osservare me stesso. Un centro guarda un altro centro, un "io" critico che osserva un altro "io", entrambi però si trovano sullo stesso livello.
    Questo "io" osservatore, tutt'altro che imparziale (e anche se lo fosse), sono convinto, non è il "Testimone Silenzioso" di cui si parlava.
    Se non posso Vedere, tutto, simultaneamente, non posso dirmi realmente Presente, qui e ora.
    Vorrei almeno rendermi conto della mia totale assenza e abbandonarmi, che sarebbe un po' come dichiararsi sconfitti e bisognosi d'aiuto, ma nemmeno questo mi riesce e, alla fine, mi trovo nuovamente a sforzarmi (vanità!) aggrappato a qualche cosa, a giustificarmi, a fare considerzioni inutili.


    Questa secondo me è la Paura.


    Provo ancora questo desiderio di Presenza, di Essere, di conoscenza del Sè. Vorrei vedere la Realtà così com'è e non come è abituata la persona illusoria che sono diventato.


    Credo, tutti, abbiamo bisogno di un'energia diversa, superiore, sottile, che non conosciamo.
    Ultima modifica di donerdarko; 09-09-13 alle 22:03
    Segni particolari: "macchina da espansione razziale euro-siberiana" (Giò91)

  7. #7
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    Predefinito Re: la paura

    Citazione Originariamente Scritto da donerdarko Visualizza Messaggio

    Nulla comprendo delle nostre "due" nature: quella ascendente, superiore (del ritorno all'Uno, alla totale pienezza dell'Essere indifferenziato), e quella discendente o inferiore (manifesta, illusoria e differenziata). Non comprendo neppure la relazione tra le due.
    Però da un punto di vista veramente non duale le nature per definizione non possono essere due. Non ci possono essere due sé, ma uno solo. Inoltre non serve comprendere, il fatto di essere viene prima del comprendere ed a prescindere da esso. In più l'atto stesso del comprendere presuppone un'identificazione col due, perché c'è qualcuno che comprende qualcosa. Quindi perché agitarsi tanto?
    Da un punto di vista non duale, è chiaro.
    Ultima modifica di Tular; 09-09-13 alle 22:18

  8. #8
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    Predefinito Re: la paura

    Citazione Originariamente Scritto da Tular Visualizza Messaggio
    Però da un punto di vista veramente non duale le nature per definizione non possono essere due. Non ci possono essere due sé, ma uno solo. Inoltre non serve comprendere, il fatto di essere viene prima del comprendere ed a prescindere da esso. In più l'atto stesso del comprendere presuppone un'identificazione col due, perché c'è qualcuno che comprende qualcosa. Quindi perché agitarsi tanto?
    Da un punto di vista non duale, è chiaro.
    Qui siamo alle rarefatte questioni metafisiche, intellettuali (che per carità, mi piacciono, per diletto). Parlavo della stringente vita quotidiana. Va bene, è facile dire: da un punto di vista non-duale, la dualità non esiste (!). Ma ti rispondo che Comprendere è uguale a Essere più Sapere. Magari sappiamo, ma non siamo. O diamo per scontato di Essere (ma sì tanto sono già Atman, ma sì tanto siamo nati con un'Anima Eterna).
    Il punto è dare per scontato di Essere. Io non sono. Ogni giorno la vita mi sbatte in faccia quanto io sia impotente rispetto le cose che mi attraggono e quanto faticoso sia mantenere quell'apparente atteggiamento di stabilità o equilibrio nel trambusto degli eventi, delle forme, dei movimenti continui, in avanti o all'indietro, evolutivi e involutivi. Da un punto di vista non-duale non ci dovrebbe essere paura, non ci dovrebbe essere agitazione, sofferenza, noia, ognuno dovrebbe avere il pieno possesso di Se Stesso, fermo nel Presente, avendo la Ragione della propria persona in Sé. Ma non mi pare sia così.
    Ultima modifica di donerdarko; 09-09-13 alle 22:41
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  9. #9
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    Predefinito Re: la paura

    Anche se le varie discussioni hanno diversi titoli il vero "soggetto" degli interventi è sempre uno solo: l'essere umano sta cercando "qualcosa".
    Questo "qualcosa" che stiamo cercando è una "risposta", una risposta particolare..., è una risposta che risponde a tutte le domande.
    E' una risposta che risponde alle nostre paure, alle nostre inquetudini, alle nostre insoddisfazioni.
    Risponde a quelle domande che sono in cima alla lista delle domande: chi sono, cosa ci faccio qui , che senso ha tutto questo;...purtroppo accade molto spesso che in questo processo di conoscenza, di studio, di letture, di ricerca si arrivi a un punto morto, ci si infili dentro ad un vicolo cieco e si arriva al punto di chiedere a noi stessi di rispondere a quella domanda, e...quel noi stessi non sa rispondere.
    E quando vedo che ci sono delle persone, come donerdarko, che si accorgono di questo e sono così lucide da dire:

    Citazione Originariamente Scritto da donerdarko
    E' possibile Vedere? Provo ad osservare me stesso. Un centro guarda un altro centro, un "io" critico che osserva un
    altro "io", entrambi però si trovano sullo stesso livello.
    Questo "io" osservatore, tutt'altro che imparziale (e anche se lo fosse), sono convinto, non è il "Testimone Silenzioso" di cui si parlava.
    Se non posso Vedere, tutto, simultaneamente, non posso dirmi realmente Presente, qui e ora.
    Vorrei almeno rendermi conto della mia totale assenza e abbandonarmi, che sarebbe un po' come dichiararsi sconfitti e bisognosi d'aiuto, ma nemmeno questo mi riesce e, alla fine, mi trovo nuovamente a sforzarmi (vanità!) aggrappato a qualche cosa, a giustificarmi, a fare considerzioni inutili.
    ...bene donerdarko, chi ha scritto questa cosa? Questa è già la testimonianza di qualcosa che stai osservando all'interno di te stesso: ci sono due "io" che stanno dialogando, e c'è un "terzo" soggetto che li osserva...
    Questa terza entità è il Vero Donerdarko.
    Io non so se questo vero Donerdarko ha nelle mani il timone della nave, ovvero se hai la capacità di andare dove questi due Signori non vogliono andare,...questo lo sai solo tu, ma vedo che lo sai anche nel modo corretto:

    Citazione Originariamente Scritto da donerdarko
    abbiamo bisogno di un'energia diversa, superiore, sottile, che non conosciamo.
    Questa energia è lì con te in questo momento e ne devi fare esperienza: la devi conoscere per dare forza al tuo testimone.
    Questa energia non è quella del ciclo di Krebs, non è quella dei nostri mitocondri cellulari, che ci fanno credere di essere vivi per una reazione bio-chimica.
    Questa energia è la conseguenza di una Verità.
    Se conosci questa energia poi, conoscerai anche la Verità e tu ne sarai il testimone...
    Ultima modifica di Z4rdoz; 10-09-13 alle 12:16
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  10. #10
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    Predefinito Re: la paura

    Citazione Originariamente Scritto da donerdarko Visualizza Messaggio
    Le Scritture mi informano che noi siamo Atman o Essenza. Bene...
    A mio parere la metafisica non è astratta sottigliezza; o la si sente reale (non parlo per te ovviamente, parlo in generale, me compreso) , oppure è meglio lasciarla perdere ed assumere un punto di vista esclusivamente fisico, pena proprio il trasformarla in inutile sottigliezza e gioco mentale.
    Se la si sente reale e se al tempo stesso ci si sente anima immortale allora non si fa proprio il punto di vista non duale; l’anima di chi? E perché ci dovrebbe essere una distinzione tra anima e non anima? E perché immortale? Immortale si contrappone e presuppone il mortale, ma da un punto di vista davvero non duale niente nasce e niente muore. Stesso discorso per il desiderio di perfezione, se questa è la nota dominante del proprio sentire allora si è perfettamente all’interno di un punto di vista duale, c’è un perfezionando ed una perfezione da raggiungere, come minimo.
    Quindi, in questi ultimi casi a mio parere è molto più utile battere una strada stoica, o epicurea, o cristiana, tutte strade che puntano su diversi concetti di perfezione, ma appunto dal punto di vista di chi vede il due e non l'uno.
    Se invece davvero si sente il due come falso, non resta che avere il coraggio di far proprio un punto di vista radicalmente non duale e lì non c’è anima immortale o corpo mortale, non c’è perfezione ed imperfezione, non c'è conseguimento e nemmeno paura, c’è poco da fare. Non devono proprio far parte del proprio orizzonte mentale, come minimo, altrimenti ci si contraddice.

    Ci si sente corpo? Benissimo, non importa. Ci si sente anima immortale? Benissimo, non importa, perché prima di tutto ci si sente, ossia si è. C'è qualcosa da raggiungere? No; c'è qualcosa da perdere? No. Chi perde? Chi raggiunge? Se si fa proprio un punto di vista non duale la prospettiva è diversa da quella di chi ambisce a qualcosa, fosse anche la perfezione.
    La conoscenza poi a mio parere viene sempre dopo l'essere, prima di tutto ognuno sa di essere e non ce lo dice nessuno, lo sappiamo e basta perché siamo. Perfino nello stato di coma in qualche modo ci "siamo", anche se non conosciamo un bel niente.
    Prima si è e non serve raggiungere qualcosa per essere, poi si conosce, solo poi e si conosce sempre qualcosa di altro da noi. Noi siamo e basta.

    Con questo non sto ovviamente dicendo che il punto di vista non duale sia senz'altro il mio, anzi, ma non è questo il punto; facevo soltanto notare un’ovvia conseguenza di alcune premesse.

 

 
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