LE PIANTE MAGICHE
Da un manoscritto del XV sec. appartenuto al Cardinale Chigi
(Biblioteca Apostolica Vaticana, Chig. F.VII.159)
Le proprietà terapeutiche del mondo vegetale sono state oggetto di attenzione e venerazione da parte dell'uomo fin dai tempi più antichi. L'uso curativo delle piante risale probabilmente alla preistoria, quando l'uomo, cibandosi di bacche e radici, sperimentò in modo del tutto casuale le loro qualità terapeutiche o, al contrario, i loro effetti tossici. Per millenni, gli esseri umani hanno cercato nella natura rimedi ai loro malanni. Molto prima che la scienza ufficiale offrisse un approccio sistematico alla medicina, guaritori più o meno scrupolosi si servivano delle piante per alleviare il dolore e combattere disturbi e malattie di ogni tipo.
Erbario di Bergamo (1441)
Nell'antichità, l'utilizzo delle piante era spesso associato a riti magici e religiosi, e la loro raccolta, preparazione e somministrazione era riservata a personalità quali anziani, maghi, sacerdoti, le cui conoscenze derivavano da una lunga tradizione orale. Questo perché il lavoro che l'"erborista" si accingeva a compiere era una vera e propria opera di trasformazione: attraverso un processo di interazione spirito-materia, dalle erbe sarebbero infatti nate medicine, droghe, pozioni magiche e veleni.
La Mandragora – dal Tacuinum Sanitatis (1390 circa)
Pianta magica per eccellenza era la mandragora. Il passato l'ha vista protagonista di molteplici riti e impieghi. La sua radice, si dice, ha forma umanoide: e poiché il simile agisce sul simile, ha potere sull'intero corpo umano. Ed è appunto la radice che possiede ogni virtù, sia soporifera che afrodisiaca. Guarisce l'epilessia, il "mal di luna". E può scacciare i demoni. La mandragora ha sempre avuto una doppia identità: la radice nell'uomo guarisce il corpo e l'anima, ma può nello stesso tempo portarlo alla perdizione. Dona il sonno ristoratore, ma provoca anche la pazzia. Uccide spietatamente, ma è anche un antidoto contro il veleno dei serpenti. E' un anestetico potente che permette le più delicate operazioni chirurgiche, ma causa anche spaventose allucinazioni. E', insomma, una sorta di bilancia sospesa fra la vita e la morte, simbolo dell'incertezza e dell'ambiguità.