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Discussione: Medicina e Magia

  1. #21
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    Predefinito Rif: Medicina e Magia

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio

    [...] il Pernety che nel suo Dizionario Mitico-Ermetico riconosce il gallo quale immagine dello "zolfo perfetto al rosso" ottenuto nella quarta ed ultima fase dell' Opera ( rubedo ). Una volta ristabilita la connessione gallo-sole e sole-oro [...]

    Il simbolismo lo ritroviamo in molte opere Sacre.

    «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». (Mc 14, 72)
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 15-04-10 alle 23:44

  2. #22
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    Predefinito Rif: Medicina e Magia

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    Ciao, benvenuta...

    Non so nulla circa i poteri magico-curativi della gallina, ma anticamente si ricavavano rimedi efficaci contro diverse malattie dal suo compagno: il gallo...
    Grazie! Provengo da POL... ci conosciamo già...

    Nel caso della gallina... si trattava di un vero e proprio sacrificio... attinente operazioni prettamente magiche... hefico:

    Quanto al gallo... è veramente un animale "alchemico"... annuncia l'alba... e dunque l'"albedo"... un simbolismo universale oltre che alchemico...
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 15-04-10 alle 23:54
    "Così penseremo di questo mondo fluttuante: una stella all'alba; una bolla in un flusso; la luce di un lampo in una nube d'estate; una lampada tremula, un fantasma ed un sogno:"
    (Sutra di diamante)

  3. #23
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    Predefinito Rif: Medicina e Magia

    Citazione Originariamente Scritto da primahyadum Visualizza Messaggio
    Grazie! Provengo da POL... ci conosciamo già...
    Credo di averti "riconosciuto", a giudicare dallo stile...

    Bentornata!
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 15-04-10 alle 23:55
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  4. #24
    Papessa
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    Predefinito Rif: Medicina e Magia

    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada Visualizza Messaggio
    Credo di averti "riconosciuto", a giudicare dallo stile...

    Bentornata!
    Se è vero sono lusingata... una volta ero Papessa...

    Felice di ritrovare i vecchi amici... iaociao:
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 15-04-10 alle 23:55
    "Così penseremo di questo mondo fluttuante: una stella all'alba; una bolla in un flusso; la luce di un lampo in una nube d'estate; una lampada tremula, un fantasma ed un sogno:"
    (Sutra di diamante)

  5. #25
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    Predefinito Rif: Medicina e Magia

    Citazione Originariamente Scritto da primahyadum Visualizza Messaggio
    Se è vero sono lusingata... una volta ero Papessa...

    Felice di ritrovare i vecchi amici... iaociao:
    Perfetto, non avevo dubbi...

    La felicità di incontrarti anche qui è tutta mia... iaociao:
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 15-04-10 alle 23:56
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  6. #26
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    Citazione Originariamente Scritto da primahyadum Visualizza Messaggio
    Se è vero sono lusingata... una volta ero Papessa...
    Sì. Dopo aver letto che scrivevi su POL, non avevo più dubbi nemmeno io.

    Bentornata quindi...
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 15-04-10 alle 23:56

  7. #27
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    Spesso accanto al medico e al chirurgo "ufficiale", operavano il barbiere-chirurgo, che eseguiva piccoli interventi, il "mignattaio" e il "flebotomo" per i salassi, ma anche "l'empirico saglimbanco", una sorta di ciarlatano autorizzato. E poi esorcisti, erboristi, guaritori e maghi-astrologi, ognuno dei quali aveva un proprio metodo diagnostico-terapeutico.



    Heronymus Bosch, La cura della follia (part.)



    LA "MEDICINA" DEI CIARLATANI

    Nel corso del 1700, i ciarlatani raggiunsero grande fama e si diffusero un po' ovunque. Dotati di un'infarinatura di chimica e medicina, erano in genere personaggi carismatici, che spesso si aiutavano con pubblicazioni a stampa come, ad esempio, quella scritta dal prof. Bonafede Vitali (un medico passato alla "professione" di ciarlatano-saltimbanco che si firmava "L'Anonimo"), che contiene un'accorata difesa dei ciarlatani. Costoro trovarono larghissimo consenso per i loro effettivi risultati in campo medico- farmaceutico e perché il loro operato seguiva regole ben precise: erano considerati proto-medici e potevano eseguire salassi, piccoli interventi chirurgici, ecc., finchè nuove leggi li diffidarono dallo spacciare elisir e panacee senza autorizzazioni scritte di medici o chirurghi.

    Nel '700 essi erano inseriti nella quotidianità e, pur essendo " avventurieri della scienza", sono passati alla storia come tanti medici non hanno saputo fare: nomi come quello di Vitali o Casanova, per esempio, ma anche il famosissimo Conte di Saint–Germain, che si diceva avesse inventato un elixir di lunga vita che gli aveva permesso di vivere tanto da essere stato uno dei commensali alle Nozze di Cana...Un vero testo sacro per gli empirici è ancora oggi custodito nella Biblioteca Gambalunga di Rimini e risale al 1718. Scritto da un anonimo " pubblico operatore empirico", contiene una "Raccolta di vari ma sicuri secreti": vi possiamo trovare di tutto, dagli unguenti agli sciroppi, ma vestiti con nomi assai suggestivi (balsamo del Conte, polveri di Sabina, ecc.).

    Ecco alcuni esempi:

    * Rimedio per la perdita dei capelli: fare un unzione con pelle di vipere bruciacchiate unita a olio di nocelle selvatiche;

    * Emicrania: applicare sterco di pavone maschio con canfora;

    * Artrite: estinguere il liquore ottenuto dalla calcina viva nell'urina del paziente e applicarlo con stoffe nella parte interessata;

    * Coliche: applicare la pelle del ventricolo di un galletto giovane lavata nel vino, seccata e polverizzata; oppure polvere di intestino di lupo o di zampa destra di lepre.

    Molti di questi ingredienti erano riconosciuti dalla farmacopea ufficiale e venduti dagli speziali. Cagliostro e i suoi contemporanei curarono parecchio con gli escrementi degli animali: quelli dell'oca – ad esempio - combattevano la febbre e curavano l'isteria e la ritenzione idrica. Un testo che contiene moltissime "ricette" è il "Dizionario di Istoria Naturale", scritto dal dr.Valmont di Bomarè, edito a Venezia nel 1769.
    Si curava molto anche con l'incenso (olibano), efficace contro il mal di testa, di petto e nelle forme di tisi. Se veniva sciolto nello "spirito divino" curava anche le piaghe infette. Se poi venivano posti dei grani di incenso (con altre 'erbe magiche') in un sacchetto, gli effluvi che ne uscivano calmavano la tosse.

    Liberamente tratto da duepassinelmistero
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 16-04-10 alle 00:45

  8. #28
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    Predefinito Rif: Medicina e Magia

    Anche la guarigione può avvenire per via umida e per via secca. Come dire che il miracolo ci riconduce alla via secca, all'improvviso come per un'illuminazione si può guarire, Magari passando da un santuario (nel Mediterraneo fino alla conclusione della romanità esistevano molti santuari... la Grecia ne contava una decina, come l'Egitto, ma in generale vicino alle grandi città esistevano santuari di guarigione). La danza e il canto accelerano l'equilibrio verso la salute, come d'altra parte immergersi nella preghiera o nel dialogo con una divinità accresce le nostre possibilità lente o immediate (ma sempre pronte) di guarigione.
    La medicina, che sembra apparentemente essere molto più avanti di un tempo, è sempre più impotente e imprecisa (vedi questione vaccini). Forse la gente non muore più di grandi pestilenze, ma i malati gravi sono quasi occultati, gli ospedali ne rigurgitano, gli ospizi accolgono persone ridotte a stati vegetanti, gli ambulatori giornalmente sono percorsi da sofferenti con la conseguenza che il sistema sanitario prospera e tutto quello che è connesso alla cura e alla farmaceutica prospera ancora di più; sebbene, spesso, sia palesemente inutile se non addirittura dannoso.
    Una lotta contro la temuta morte, la non accettazione di essa, ma sopratutto il rincorrere l'eterna giovinezza.
    Quasi sempre è la mente malata che lentamente ammala il corpo, ma anche la malattia deriva da una carenza dell'anima. In un'epoca come questa, che ha perso la spiritualità, è inevitabile che tutto si ripercuota; oggi più che mai!
    Siamo tutti bisognosi d'amore di compassione, di vera convivialità. Calati nel nostro ruolo, siamo incapaci di aprirci e di lasciare le paure; temiamo oggi più che mai la morte, la vecchiaia, la decadenza fisica, vogliamo per puro egoismo rimanere giovani vedendo solo noi stessi.
    Per fortuna che esiste la morte, come a dire: non dobbiamo preoccuparci maniacalmente del nostro corpo fisico, solo e sempre noi o meglio IO.
    La salute è soprattutto frutto di equilibrio e di accettazione, pensiamo a vivere scoprendo e conoscendo noi stessi e i misteri che albergano nel profondo della nostra mente; noi come piccolo frammento di un tutto che si dovrà disperdere e morire per vivere in eterno sotto migliaia di altre forme.
    Ribadendo che la medicina funziona in modo efficace se esiste un rapporto magico che lega il malato a colui che lo deve curare.
    Ama e fai cio che vuoi!
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 16-04-10 alle 00:28

  9. #29
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    FARMACI FAMOSI NEL '700



    Il Balsamo della Mummia
    Polvere o liquame di mummia erano ingredienti presenti in varie preparazioni. In un libro di G. Donzelli, del 1728, dal titolo "Theatro Farmaceutico", si legge che il Balsamo della Mummia giova all'emicrania, alla paralisi, al mal caduco. Cura le vertigini e le piaghe della bocca. Poteva essere sciolto con acqua di maggiorana e assunto anche con acqua di menta. Era efficace, pare, in moltissime patologie esterne ed interne dell'organismo e perfino per le "passioni di cuore". Anche le ossa umane, polverizzate e bevute, erano terapeutiche. "Ogni osso - scrive il Donzelli – giova appropriatamente al suo membro, come per esempio quello della testa vale contro il mal caduco e così parimente si fa dell'altre ossa… Cagliostro, come i suoi contemporanei, fece largo uso del Balsamo della Mummia, che veniva definito "virtuoso".

    Il grasso dell'impiccato
    Questo rimedio, insieme al grasso di certi animali, era usato per curare le gangrene e contro l'azione dei veleni corrosivi. Un articolo apparso sulla rivista Igiene e vita nel 1922 dimostra come ancora nell' '800 con questo rimedio si curassero i reumatismi. Essendo difficile reperire grasso di leone, di vipera, di marmotta, ecc., si ricorreva a quello dei giustiziati (che al tempo erano evidentemente molti). Talvolta questi venivano fatti ingrassare con lauti pranzi nell'ultimo periodo della loro vita a spese dell'"usufruttuario post mortem del loro adipe" ( ). Non erano pochi i boia che ricavavano profitti dalla vendita del grasso delle loro vittime: questo era proibito, ma dal 1799 per decisione del Comitato di Giustizia di Torino, il boia venne indennizzato con 24 lire pro...capite!

    Il bezoar, o calcolo prezioso
    Il bezoar è una concrezione che si forma nello stomaco e nella bile dei ruminanti ed era ricercatissimo fin dai tempi antichi, conteso da Papi e re che erano disposti a versare somme altissime pur di accapparrarsene i benefici. Era usato come antidoto per veleni da morsi di vipera e cani rabbiosi; guariva la peste, la lebbra, la sifilide, la corea, il mal caduco. Si introduceva come un normale farmaco, dopo averlo polverizzato o lo si poneva in infusione per qualche tempo nel vino o in altre bevande.

    L'Opobalsamo di Cantiano.
    Si preparava in questo modo: "tre libbre di alcool, due once di fiori di Ipericon messi a macerare per tre giorni in un vaso di vetro; dopo averli tolti, si aggiungono allo spirito di vino 2 once di balsamo del Perù, 1 oncia di incenso, 4 once di beduino, ½ dramma di legno aloe e si lascia il tutto così per altri otto giorni. Dopodichè si aggiungono 2 once di mirra, 1 oncia e 1/2 di aloe epatico e si mantiene il tutto a riposo per un mese.Trascorso questo, si aggiungono 2 dramme di zucchero, 1/2 dramma di radice di genziana e si lasciano passare ulteriori dieci giorni, al termine dei quali si filtra con carta emporetica( carta suga)". Veniva usato per unzione esterna o somministrato a gocce, da cinque a trenta, secondo l'età dell'infermo. A questo balsamo si attribuivano qualità prodigiose e Papa Clemente XII ne autorizzò la vendita in tutto lo Stato, nel 1766, sotto il nome di opobalsamus Canthiani di cui i fratelli Achilli, speziali in Cantiano, ottennero l'esclusiva. La sua fama resistette fino all'inizio del 1900.

    La teriaca
    Nel '700 era ancora di gran moda la teriaca o triaca, antichissima medicina creata da Andromaco, medico di fiducia di Nerone. Conosciuta dapprima come efficace antidoto contro i veleni, con il passar del tempo divenne una sorta di panacea universale. Era composta da moltissimi ingredienti e le sanzioni per chi tentava di ometterne qualcuno erano pesantissime: non solo veniva distrutta la costosissima teriaca, ma si poteva arrivare anche alla perdita del diritto di esercitare la professione di speziale e al carcere. Per motivi di salute pubblica, oltre che finanziari, questo medicamento divenne monopolio governativo e la sua preparazione un vero e proprio rito al quale poteva assistere chiunque. Ma credo che la teriaca meriti un approfondimento a parte…
    Ultima modifica di Silvia; 14-11-09 alle 15:57

  10. #30
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    LA TERIACA


    Nella storia della medicina, esiste un antico rimedio polifarmaco, la Teriaca, dotato di virtù miracolose e capace di guarire ogni tipo di malattia. In origine, il suo scopo principale era quello di curare i morsi di "fiere velenose". La sua invenzione si fa risalire a Mitridate, re del Ponto, che ne faceva uso quotidiano per esorcizzare la paura ossessiva di essere avvelenato. Spetta ad Andromaco il Vecchio, medico di Nerone, il perfezionamento della ricetta, a cui pensò di aggiungere carne di vipera, sicuro che avrebbe accresciuto la potenza dell'antidoto. Nasceva così la Teriaca Magna o Teriaca di Andromaco.

    Prescritta come rimedio universale ininterrottamente per diciotto secoli, tra i mille misteri della sua composizione e preparazione, la Teriaca vide il suo massimo successo nel XVI secolo. Da allora, a Venezia, Bologna, Napoli e Roma venne preparata in grandi quantità, fino a diventare un'importante voce nell'economia delle città. E continuò ad essere prodotta dalla spezieria Testa d'Oro di Venezia fino alla metà del 1800, e a Napoli fino al 1906.

    La Teriaca era un elettuario costituito da moltissimi ingredienti: si va dai 62 componenti citati da Galeno fino ai 74 utilizzati dalla farmacopea spagnola. Nei secoli XVI, XVII e XVIII era fondamentalmente composta da: carne di vipera (elemento primario), angelica, centaura minore, genziana, mirra, incenso, timo, tarassaco (componenti amari), oppio, matricaria (elementi sedativi), succo d'acacia, potentilla (componenti astringenti), miele attico, liquirizia (addolcenti), finocchio, anice, cannella, cardamono (elementi carminativi), radice di valeriana e di aristolochia, opoponax (elementi fetidi), scilla, agarico bianco (componenti acri), vino di Spagna.

    La solennità della preparazione, l'accurata registrazione di ogni dose su appositi libri, la verifica della liceità nei procedimenti da parte del medico e la presenza del medico stesso durante la polverizzazione degli ingredienti, di solito eseguita all'aperto, fa capire l'importanza e forse la pericolosità del preparato (conteneva infatti oppio).




    Le cronache del tempo hanno tramandato i dettagli davvero spettacolari di questo evento. A Venezia e Bologna, nel mese di maggio, si svolgeva una cerimonia simile a un rito magico. Gli speziali, dopo aver consultato gli astrologi per conoscere il momento favorevole in cui operare, si riunivano in una piazza, o nel giardino di un convento (o dell'Università) alla presenza dei "Ministri di Giustizia e de' Signori Dottori del Collegio de Periti dell'arte della Spezieria e l'ausilio di molti nobili apparati". Indossavano abiti di colore diverso, secondo il ruolo di ciascuno: per esempio, l'addetto a triturare gli ingredienti era riconoscibile per la casacca bianca e i pantaloni rossi. Al termine della preparazione – così prevedeva il rituale – il farmaco veniva mostrato alla gente che assisteva, poi veniva chiuso in grandi vasi e posto su scaffali addobbati con tendaggi. Per tre giorni i cittadini potevano visitare il deposito della Teriaca, sorvegliato da guardie armate. Poi gli speziali si riunivano di nuovo e aggiungevano al composto altri ingredienti in dosi ben misurate. Era una preparazione lunghissima e meticolosa, condotta con cadenze quasi liturgiche. Infine il preparato veniva posto in vasetti di vetro, che dovevano essere aperti mezz'ora al giorno per alcuni giorni, quindi messi a riposo per molti anni. Si riteneva, infatti, che l'efficacia del medicinale aumentasse in modo proporzionale al tempo di maturazione. Solo dopo il sesto anno si poteva cominciare a usarlo, ma il vigore massimo era tra il trentesimo e il trentaseiesimo anno.


    *^*^*^*^*^*^*

    Una curiosità: a Volterra venne ritrovato, nell''800, un cofanetto sul quale erano scolpite delle scene particolari che riguardavano la preparazione della teriaca, che alcuni fanno risalire alla medicina alchimistica. Se si osserva il bassorilievo, infatti, si nota a sinistra un uomo che mescola i componenti in un vaso chiamato matras; nel mezzo un altro che li pesta in un mortaio. Questo personaggio è a cavalcioni di un ariete, per indicare che il composto (a base di erbe) doveva essere preparato in primavera (nella costellazione, appunto, dell'ariete). I due uomini a destra tengono in mano il matraccio che contiene il composto mentre viene scaldato sul forno alchemico, l'athanor.


 

 
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