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Discussione: Medicina e Magia

  1. #71
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    Predefinito Re: Medicina e Magia

    Uno studio genetico si cimenta di nuovo nella ricostruzione del percorso del batterio Yersinia pestis, che nel corso del 1300 decimò la popolazione europea. Le sue origini sembrerebbero riconducibili alla Russia, solo in seguito si sarebbe diversificato.


    LA MORTE NERA ARRIVÒ IN EUROPA DALL'EST



    Trionfo della morte, Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo (1446), affresco staccato



    Le analisi genetiche di resti umani rinvenuti in una decina di siti archeologici nel Vecchio continente fanno risalire alla Russia l'origine della peste nera, l'epidemia che tra il 1347 e il 1352, in soli cinque anni, si portò via almeno 20 milioni di persone, un terzo - almeno - della popolazione europea di allora.

    Le origini della morte nera giunta in Europa nel XIV secolo (e proseguita ad ondate fino al 1700), non sono ancora del tutto chiare. Un'ipotesi largamente accettata è che il batterio Yersinia pestis sia approdato nel nostro continente insieme ad alcune navi provenienti dal Mar Nero e attraccate nei porti italiani, come in quello di Genova. Tuttavia, già allora si vociferava da tempo di una Grande Pestilenza lungo le rotte commerciali di Vicino ed Estremo Oriente. Negli anni '40 del 1300 la peste aveva già lambito parti di Cina, India, Persia, Siria ed Egitto, e quando si affacciò sull'Europa colse i suoi abitanti totalmente impreparati.

    UNA SOLA ORIGINE. Un gruppo internazionale di ricercatori coordinato da Maria Spyrou, del Max Planck Institute for the Science of Human History, ha ricostruito 34 genomi di Yersinia pestis dal materiale estratto dai denti di altrettanti individui sepolti in 10 siti cimiteriali di Regno Unito, Francia, Germania, Svizzera e - in due casi - dalla regione del Volga, in Russia. La mancanza di varietà genomica tra i campioni indicherebbe una singola discendenza da un singolo ceppo batterico: quello estratto in Russia, il più antico di tutti.

    «Questi dati indicano un singolo ingresso dell'Yersinia pestis in Europa, da Oriente», spiega Spyrou. «Tuttavia, è possibile che le prossime scoperte rivelino interpretazioni aggiuntive», dato che i campioni analizzati nella parte più orientale del continente europeo sono ancora pochi. Se l'origine fu unica, nella seconda fase dell'epidemia i ceppi si diversificarono, come se la peste avesse continuato a persistere in diversi focolai. I campioni successivi alla fase di ingresso mostrano infatti una maggiore diversità genetica. Nessun discendente di questo lignaggio batterico è comunque sopravvissuto fino a tempi moderni.

    EVOLUZIONE FINALE. I ricercatori hanno inoltre individuato nel DNA dei batteri più tardivi, una delezione - ossia una mutazione che comporta l'assenza di un tratto di cromosoma - che include due geni responsabili della virulenza del patogeno. La stessa delezione, nella stessa regione, era stata osservata nei batteri più tardivi della prima epidemia di peste su larga scala. Poiché entrambe queste popolazioni di Y. pestis risultano estinte, sarebbe interessante capire quale impatto abbiano avuto queste alterazioni genetiche nella sopravvivenza dei batteri all'interno degli organismi "ospiti", umani e animali.



  2. #72
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    Predefinito Re: Medicina e Magia

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    sarebbe interessante capire quale impatto abbiano avuto queste alterazioni genetiche nella sopravvivenza dei batteri all'interno degli organismi "ospiti", umani e animali.

    interessante per chi, per gli idioti che credono ancora ai "dati" su cui poggia la scienza, i tanto idolatrati "dati" che rivelano questo e quello? ma vaffanculo no?

    Un gruppo internazionale di ricercatori coordinato da Maria Spyrou, del Max Planck Institute for the Science of Human History,
    finanziato guarda caso coi soldi nostri, come le tanto idolatrate commissioni di esperti del governo Conte che hanno avuto l'idea scientifica della quarantena, altro che Medioevo.
    San Valentino, la festa di ogni cretino, che crede di essere amato e invece è soltanto fregato.

  3. #73
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    Predefinito Re: Medicina e Magia

    Massimo Centini

    I RE GUARITORI


    Il caso dei re taumaturghi evidenzia come le pratiche della cosiddetta medicina popolare non vadano considerate solo espressioni di fasce culturali «basse», ma abbiano fornito in passato strumenti terapeutici a vari livelli sociali. Sappiamo infatti che per alcuni secoli i re di Francia, d'Inghilterra e di Spagna furono considerati dotati di straordinari poteri taumaturgici. Si riteneva che fossero in grado di guarire la scrofola (adenite tubercolare) con il semplice tocco, il che determinò il consolidarsi di una sorta di «regalità mistica», di aura sacrale intorno alla figura del sovrano.
    La prima fonte certa sul «tocco delle scrofole» risale al XII secolo: sappiamo che già Filippo I di Francia (che regnò dal 1060 al 1108) era noto per questo straordinario potere, trasmesso geneticamente alle generazioni successive. Prima di lui potevano guarire dalla scrofola i re Merovingi e Carolingi. I re d'Inghilterra, per esempio oltre alla capacità soprannaturale del tocco, erano noti per la «benedizione» dei cramp-rings, anelli consacrati dal monarca e simili a una sorta di panacea per lenire i dolori muscolari.

    Le potenzialità taumaturgiche dei re in parte si sovrapponevano a certe caratteristiche straordinarie attribuite nella tradizione agiografica a numerosi santi. Va però specificato che le guarigioni regali non erano mediate da rituali complessi, ma facevano parte di un percorso simbolico istituzionalizzato, privo di enfasi e codificato. Dal XII secolo le fonti si susseguono con una certa consistenza, offrendo tutta una serie di indicazioni maggiori per mettere meglio a fuoco la problematica sociologica connessa con le credenze e i rituali legati ai re guaritori. Mare Bloch, che ai re taumaturghi ha dedicato uno studio esemplare, osserva: «II miracolo delle scrofole si imparenta incontestabilmente con tutto un sistema psicologico che si può, per una duplice ragione, chiamare primitivo: innanzi tutto perché porta il segno di un pensiero ancora poco evoluto e immerso nell'irrazionale, e anche perché lo si trova allo stato particolarmente puro nelle società, che abbiamo convenuto di chiamare primitive». [1] Si può ragionevolmente ipotizzare che la credenza nel potere taumaturgico dei sovrani si sia affermato su un humus particolarmente fertile, costituito dalla consapevolezza popolare della stretta connessione tra il re e la divinità, la cui origine (per quanto riguarda l'Occidente cristiano) va ricercata in seno alle culture germaniche più arcaiche, intrise di tradizioni mitiche tendenti a glorificare il sovrano con un'aura soprannaturale.

    A osservarle in panoramica, le pratiche di guarigione effettuate dai re francesi e inglesi, fin dai tempi delle dinastie capetinge e normanne, si esprimevano attraverso un apparato rituale molto semplice, che in gran parte ricalcava quello dei santi taumaturghi. Al tocco, carico di significati non solo cristiani, si aggiunse in seguito il segno della croce, creando così un forte sincretismo tra i simboli del rito. In seguito vi si affiancarono anche alcune formule come: «II re ti tocca, Dio di guarisca», che sono attestate dal XVI secolo in Francia. La diffusione del tocco, oltre a produrre tutta una serie di tradizioni folkloristiche, impose una certa organizzazione in seno alle corti, che si trovavano così ad accogliere, spesso quotidianamente, decine e decine di scrofolosi provenienti a volte da molto lontano. Oltre a essere accolti e ospitati, i malati maggiormente bisognosi ricevevano anche del denaro; in Inghilterra, durante i regni di Edoardo I, Edoardo II ed Edoardo III, a ogni scrofoloso era donata una moneta. La piccola somma venne poi in seguito elargita a tutti gli ammalati, al punto da divenire parte del rito.



    Enrico II di Francia cura gli scrofolosi (miniatura del XVI°)


    In Inghilterra, erano «toccate» in media 600-700 persone all'anno e pare che i risultati fossero davvero soddisfacenti. Thomas Bradwardine, arcivescovo di Canterbury (XIV secolo), affermava che i miracoli compiuti da Edoardo III erano confermati «dai malati guariti, dalle persone presenti nel momento delle cure che avevano visto gli effetti, dai popoli delle nazioni, dalla fama universale» ((De causa Dei contra Pelagium et de virtute causarum ad suos Mertonense). I sofferenti del «male reale» arrivavano da molti paesi, anche lontani, per ottenere il tocco divino e riacquistare la perduta salute. Non esistono elenchi precisi, però tra i sofferenti vi erano esponenti di tutte le categorie sociali, anche se i poveri e i mendicanti erano in maggioranza.

    La medicina ufficiale coeva dedicò una certa attenzione al miracolo delle guarigioni reali: nel Compendium medicinae di Gilbertus Anglieus (prima metà del XIII secolo) è detto: «Le scrofole... chiamate anche mal reale perché i re le guariscono». Enrico di Mondeville, chirurgo generale di Filippo il Bello affermava: «Come il nostro Salvatore, Messere Gesù Cristo, esercitando con le sue mani la chirurgia volle onorare i chirurghi, così è nello stesso modo il nostro serenissimo sovrano il re di Francia fa loro onore, a essi e alla loro categoria, guarendo le scrofole con il semplice contatto» (Le chirurgie de maitre Henri de Mondeville). Nella Praxis medica, Giovanni di Gaddesden sosteneva: «Se i rimedi sono inefficaci, il malato vada dal re e si faccia toccare e benedire... Ma se tutto il resto si è rivelato insufficiente, si affidi al chirurgo».
    La medicina era pratica secondaria, successiva al tentativo di guarigione miracolosa. Il paradosso era caratteristico di una cultura fortemente teocentrica, che poneva in primo piano l'azione divina, correlandola a tutte le vicende umane. E così, «della gente afflitta da strane malattie, tutta gonfia e ulcerosa, che fa pietà a vederla, vera disperazione della medicina, egli la guarisce, appendendo al loro collo una medaglia d'oro, con sante preghiere; e si dice che ai re suoi successori trasmetterà questa benedetta virtù guaritrice». [2] Tutto questo piccolo esercito di afflitti si rivolgeva al sovrano per ottenere un rimedio alla propria malattia, ma, come lucidamente affermava già nel 1325 il medico Giovanni di Ypres: «Molti credono che Dio ha dato al re di Francia il potere di guarire le scrofole suppuranti con un semplice tocco della mano; a quanto crede questa gente, molti malati toccati guariscono; ma a volte non guariscono».

    Se il tema del miracolo reale fu ampiamente sfruttato dagli apologeti della monarchia, l'opinione della Chiesa sulla questione fu abbastanza ambigua. Gregorio VII negava che i sovrani temporali fossero in grado di effettuare le guarigioni miracolose, e vi furono accese prese di posizione contro il fenomeno, considerato frutto di «menzogna e fantasia», nonché di superstizione. Ma nella sostanza, afferma Marc Bloch, «si ha l'impressione che, verso l'inizio del secolo XIV, le guarigioni operate dai Capetingi o dai sovrani inglesi si siano imposte a tutti, persino all'opinione religiosa più intransigente, come una specie di verità sperimentale». [3]

    Le controversie sulla questione dì fatto contrassegnarono fin dall'inizio tutta l'esperienza dei re taumaturghi francesi e inglesi, creando fazioni e partigianerie. Con il passare del tempo però la dimensione sacrale che li circondava si ridusse repentinamente, giungendo anche a incontrare scarsa eco in ambito popolare. Per il declino del tocco regale di certo furono importanti la pressione delle istanze protestanti, prima, e in seguito le rivoluzioni politiche. Inoltre, l'affermarsi dell'Illuminismo trascinò la tradizione dei re taumaturghi nel gorgo della superstizione, facendole perdere credibilità. Hume, nella sua History of England (1755), così stigmatizzava la pratica del tocco: «È stata abbandonata per la prima volta dall'attuale dinastia (quella dì Hannover, n.d.a.), la quale osservò che l'usanza non era più capace di impressionare il popolino ed era visibile agli occhi di tutti gli uomini di buon senso».
    Anche negli ambienti intellettuali francesi intorno ai «re magici» si venne affermando una tradizione interpretativa tendente prevalentemente a ironizzare sulla credenza. Saint Simon, nelle sue Mémoires (1739-1751), osservava, per esempio, che l'amante di Luigi XIV, la principessa de Saubise, era morta di scrofole e quindi non si spiegava perché il re non fosse riuscito a guarirla. Anche Voltaire, nelle Questìons sur l'Encyclopédie, diceva di non riuscire a darsi una risposta sulla mancata guarigione di madame de Saubise, benché la donna fosse stata «molto ben toccata dal re». Luigi XIV, già il giorno dopo la sua consacrazione, si trovò davanti 2400 scrofolosi che chiedevano di essere toccati: fatto che con tutta probabilità avvenne, anche se la maggior parte di loro forse non avvertì che la formula tradizionale «Dio ti guarisce» era stata sostituita con «Dio ti guarisca». Anche questo era un segno molto chiaro che l'impalcatura costruita intorno ai re taumaturghi stava ormai crollando.


    NOTE

    1. Marc Bloch, I re taumaturghi, Torino 1973, p. 36
    2. W. Shakespeare, Macbeth, IV, III
    3. Marc Bloch, op. cit, p. 108


    Massimo Centini, La medicina popolare (Xenia edizioni, pag. 73 e seguenti)

  4. #74
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    Predefinito Re: Medicina e Magia

    Thread molto interessante. Vorrei porre un quesito: avete mai conosciuto personalmente individui dotati di capacità di guarigione "miracolosa"? Sarebbe interessante condividere esperienze di questo tipo se ve ne sono capitate in prima persona o attraverso il racconto di terzi.

 

 
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