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Discussione: Malocchio e jettatura

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    Predefinito Malocchio e jettatura

    LE INFLUENZE DELL’OCCHIO MALVAGIO

    di Giuseppe Cosco

    Lo jettatore è un essere moralmente perduto; dal suo sguardo emanerebbero le influenze perniciose, di invidia e cattiveria, che determinano quelle alterazioni che colpiscono, nell'anima e nel corpo, la povera vittima. Un individuo così pericoloso come lo jettatore, che, con il solo sguardo, causa tante disgrazie, è sicuramente da evitare. Plinio riferisce che erano molto temuti coloro che avevano la capacità di colpire con influssi perniciosi i loro simili, gli animali o i raccolti. Per evitare tali pericoli pubblici occorre, però, saperli riconoscere


    Immagine tratta dal sito http://www.ruckmanism.org

    L’IDENTIKIT DELLO JETTATORE

    La tradizione popolare ci insegna come riconoscere lo jettatore. Esso è: arcigno, cattivo, solitario, taciturno, spesso magro, pallido o di colorito giallognolo, leggermente curvo e con gli occhi leggermente sporgenti, con sopracciglia folte e unite. Il medico Piero Piperni descrive lo jettatore come un individuo con orbite alquanto profonde e gli occhi in esse sono squallidi e sordidi, lucidi e tremendi. Alessandro Dumas nel suo libro "Le surnaturel et les dieux d'après les maladies mentales" ce ne dà un approfondito ritratto:

    "E' di solito magro e pallido, ha il naso ricurvo, e occhi grandi che ricordano quelli del rospo e che egli tende a coprire con un paio di occhiali: com'è noto, il rospo ha il dono della jettatura, tanto che uccide un usignolo con il solo sguardo. Quando incontrate... una persona come quella che ho descritto, guardatevene: quasi sicuramente si tratta di uno jettatore. Se costui vi ha scorto per primo, il male è fatto e non c'è rimedio: chinate il capo e aspettate. In caso contrario, se non avete ancora incontrato lo sguardo, presentategli il dito medio teso e le altre dita piegate: il malefìcio sarà scongiurato. Non occorre dire che se portate addosso corni di giada o di corallo non avete bisogno di tutte queste precauzioni".

    Cornelio Agrippa scrive: "...è una forza che partendo dallo spirito del fascinatore, entra negli occhi del fascinato e giunge fino al di lui cuore. Lo spirito è adunque lo strumento della fascinazione" (op. cit.). Dappertutto sono sempre stati reputati come capaci di gettare il malocchio: donne arcigne e invidiose specie se nel periodo mestruale, vecchie, preti e frati. Landolfo, vescovo di Capua, nell'anno 842, era convinto che il vedere un monaco, specie al mattino, gli portava male e quel giorno nessuna cosa gli sarebbe andata bene.

    Questi personaggi, per possedere sicuramente questa indesiderabile e sinistra capacità, devono essere, pure, un poco strabici e con lo sguardo sfuggente. I soggetti più sensibili, al loro infausto potere, sono i bambini, le donne incinte, le giovani coppie di fidanzati ecc.; insomma, fa notare acutamente Ugo Dettore: "tutto ciò... il cui processo vitale si presenta in una fase particolarmente delicata".

    Il gesuita Martin Delrio, nel 1603, descrisse la tecnica del malefico. "Quando colui che diciamo jettatore -spiega Delrio- posa lo sguardo con malevolo intendimento sulla vittima o ne tesse lodi sperticate, questi, per il tramite dei suoi segreti mezzi, inietta il malefìcio con una semplice occhiata".


    DA CHI GUARDARSI

    Guardatevi dai pessimisti e dagli invidiosi. Occorre tenere bene a mente che le persone pessimiste emanano pensieri che producono danno, poiché questi disgraziati percepiscono il mondo tutto negativo. Il pensiero è una forza maggiore di quella fisica; tutti creiamo pensieri in modo incessante, che attraggono forze corrispondenti (similia cum similibus). Il pessimista, l'invidioso, sotto quest'ottica, sono persone certamente da evitare.

    Questi individui sono davvero degli infelici perché attraggono su chi invidiano e su loro stessi una specie di odio cosmico. Una casa dove vi è odio, rancore, pessimismo e cattiveria è ammorbata di energie malefiche che precipitano, sempre di più, chi la abita in un baratro di sofferenza. E' opportuno a questo punto ribadire ancora che è salutare circondarsi di persone e pensieri sempre positivi ed evitare i cattivi e i pessimisti perché attuano, nei confronti di chi li avvicina, un lento e progressivo irradiamento di forze nocive.

    Avrete sicuramente fatto caso che l'incontro con certe persone vi dà energia e serenità mentre con altre, dopo pochi minuti, vi fa sentire devitalizzati, stanchi e non infrequentemente vi assalgono fastidiose cefalee. Evitate gli invidiosi. L'invidia è un sentimento molto nocivo ed è alla base di grandi disgrazie; il male desiderato si avvera, avvertiva E. Levi.

    Chi non sa di tremendi avvenimenti che hanno distrutto unioni felici, famiglie ricche e fortunate ecc.? I terribili effetti dell'odio si abbattono sulle ignare vittime causando sofferenze psichiche e fisiche, follia, malattie gravissime e distruzione. Diffidate e allontanatevi da uomini e donne, parenti e amici, infelici ed invidiosi, che vi odiano per tutto quello che avete e vi penetrano coi loro occhi malevoli e giungono fino alla vostra anima e l'avvelenano.

    Apuleio disse ad una così pericolosa persona: "I vostri occhi essendo entrati per mezzo dei miei, nel mio interno, accesero il fuoco nel fondo del mio corpo e nel midollo delle mie ossa" (De Magia). Una buona protezione contro simili pericolosi individui consiste, secondo la tradizione, nel portare con sé un piccolo corno di corallo o fare le corna appena si scorge lo jettatore, pratica del resto comune dappertutto. In fondo non vi è popolo in Europa che non conosca il significato di questo gesto e di cosa voglia significare. "Portar le corna", "Fare le corna a uno", "Porter les cornes", "Llevar los cuérnos", "Einem horner aufsetzen", "Horner tangen", esprimono tutti la medesima cosa, lo stesso concetto. Nicola Valletta riporta una serie di antidoti e antichi e collaudati rimedi contro la jettatura:

    "...portare addosso alcune cose naturali, come la ruta agreste, alcune radici, la coda di un lupo (pars caudae prodesse viris, quos fascina vexat), il cuoio della fronte delle Jene (Plinio, lib. XXII); la cipolla... Altri credevano che con lo sputarsi tre volte in seno, il fascino si rimuovesse; altri con l'inumidir le labbra e la fronte con la saliva: -Fascinationes saliva jejuna repelli, veteri superstitione creditum est- (Alex. ab Alex. Dies Geniales, LV)... Finalmente soleasi portar sospesa qualcosa di turpe... e principalmente l'immagine della viril parte..." (Nicola Valletta, La Jettatura, Longanesi, Milano 1984). In ultimo ricordate quanto ha sempre insegnato la saggezza degli antichi: "L'età, i soldi, un buco nel muro, i propri progetti, la felicità in amore, i cibi, le penitenze, le elemosine e le offese subite: queste cose bisogna tenerle nascoste con cura".


    JETTATORI TERRIBILI

    Un caso sconcertante di un pericoloso jettatore, il principe di Ventignano di Napoli, ci viene narrato da Ernesto De Martino, che aveva appreso la vera storia del pericoloso personaggio, il principe X, dalla biografia tracciata dal Dumas di questo nobile. De Martino, nel suo libro: "Sud e magia" (Feltrinelli, Milano 1977), racconta:

    "Come la tradizione vuole il principe inaugura la serie delle sciagure fin da quando viene al mondo; la madre rende l'anima nel partorirlo, la nutrice cui è affidato perde il latte, il padre è rimosso dalla carica di ambasciatore in Toscana... Questa attività jettatoria il principe la mantenne per tutto il corso della sua lunga vita... il genero -che da scapolo era stato un libertino- non poté consumare il matrimonio con la figlia del nobile per effetto della benedizione paterna impartita alla coppia. ...Il giorno in cui il principe entrò in seminario, tutti i ragazzi della sua classe furono colpiti da tosse convulsiva; nel corso dei suoi studi sopravanzava i compagni e guadagnava sempre il premio, tranne una volta che fu secondo, ma allora il compagno a cui era toccato il primo premio inciampò nel primo gradino del palco mentre si recava a ricevere la sua corona e si ruppe una gamba.

    "Né si salvarono i frati del convento di Camaldoli quando il principe entrò a fare il suo noviziato, poiché il giorno dopo il suo ingresso apparve l'ordinanza della Repubblica Partenopea che sopprimeva le comunità religiose. Abbandonato il proposito di darsi alla vita religiosa... inaugurò la sua vita mondana recandosi per la prima volta al San Carlo: quella sera stessa il teatro prese fuoco. Invitato a una festa da una certa contessa, tutto volse al peggio: gran temporale che impedì di restare in giardino, crollo di un lampadario, stecca della prima donna del S. Carlo che abbandonò la sala -sentendosi dominata da una forza nefasta superiore al suo talento-; e così via...".

    Altre disgrazie sulla sua via furono lo scoppio della Rivoluzione quando egli giunse a Parigi e la morte di Papa Pio VII, tre giorni dopo averlo incontrato per strada. Durante un suo viaggio in Inghilterra naufragò la nave che lo accoglieva e identica sorte toccò alla nave accorsa a soccorrere i naufraghi. Alessandro Dumas, che scrisse la biografia del principe, per paura e scaramanzia non volle citarne neppure il nome e lo presentò anonimo come "Principe X".

    Gli ebrei credono moltissimo alla jettatura e secondo l'antico Talmud, "per uno che muoia per causa naturale, novantanove moriranno di malocchio". Salomone ammoniva: "Non dividere il pane con colui che ha il potere maligno negli occhi" (Proverbi XXIII, 6). Si narra che anche Papa Pio IX fosse un terribile jettatore.

    Per portare qualche esempio, nella guerra del 1948 contro l'Austria, mentre tutto andava per il meglio e il morale dei soldati era piuttosto alto, al Papa venne in mente di benedire i militi e, da quel momento, tutto andò storto. Un giorno il santo padre giunse alla Chiesa di Sant'Agnese per inaugurare la festa religiosa che stava per svolgersi quando, all'improvviso, il pavimento cedette e molti fedeli riportarono ferite più o meno serie.

    Quando Pio IX corse a Piazza di Spagna, ad impartire la santa benedizione alla colonna, che si stava edificando in onore della Santa Vergine, un operaio cadde dall'impalcatura e morì. Ma non è tutto. Un giorno il terribile Papa andò a far visita al re di Napoli nel porto di Anzio e qui, all'improvviso, si produsse un pauroso maremoto, ugualmente si verificò con l'ex regina di Spagna.

    Si mormorava, ormai, da più parti che la benedizione del Pontefice fosse fatale e senza scampo. Lord C... arrivò da Albano, perché di salute delicata sperava di rinforzarla con la santa benedizione papale. Conclusione: morì subito dopo. Altri famosi e pericolosi jettatori furono: papa Leone XIII; i compositori Ambroise Thomas e Jacques Offenbach; l'imperatore di Germania, Guglielmo II; il re francese Luigi XIV e il criminale americano Harry K. Thaw.

    Il re Alfonso di Spagna, altro temibile jettatore, ne combinò di cotte e di crude. Era, per questo suo nefasto potere, notissimo ai suoi tempi. Nel 1923, nel corso di una sua visita in Italia, appena sbarcato a Napoli, esplose un cannone dilaniando i soldati che lo accoglievano con gli onori militari. Il poeta tedesco Heinrich Heine ebbe fama di funesto jettatore.

    Si racconta, a tal proposito, che nel 1830 incontrò a Parigi il musicista Vincenzo Bellini. Heine aveva uno sguardo sinistro, forse reso più inquietante dallo strabismo che si vedeva chiaramente, pur sotto le lenti scure. Heine fissò Bellini e gli annunciò: "Affrettatevi a godere ciò che la vita vi potrà ancora dare. Il vostro eccezionale e mostruoso genio vi condanna a una morte prematura. Dovete morire giovane come Mozart e Raffaello!".

    Poco tempo dopo Bellini morì: aveva solo trentaquattro anni. Al tempo di re Ferdinando il canonico Di Jorio, con grande fama di jettatore, cercava di avere, inutilmente, da oltre otto anni, un'udienza col re per domandargli una pensione reale. Ferdinando tenacemente rimandava quell'incontro, in quanto era al corrente della sinistra fama del canonico e, perciò, aveva accampato mille scuse per non riceverlo. Quando, infine, per levarselo dai piedi, accettò quell'incontro fu fulminato da un colpo apoplettico.

    Infine, registrato negli Atti dell'Accademia di Parigi (1739), vi è un fatto, che prova come l'occhio, in certi casi, emetta dei fluidi mortiferi: "avvicinatasi una vecchiaccia ad un tersissimo specchio, ed innanzi a quello per qualche tempo trattenutasi, lo specchio assorbì tal grassume, che raccolto insieme, si sperimentò essere un potentissimo veleno" (N. Valletta, op. cit.).


    LA CREDENZA DELL'OCCHIO CATTIVO

    Del potere nefasto che fuoriesce dagli occhi invidiosi il Campanella, afferma:

    "...il fascino fa prova della sua forza, perché, mirando con affetto un arbore tenero o qualche fanciullo, lo fan morire. Chi ammira una cosa, inarca le ciglia e vorria aprire gli occhi tanto che gli entrasse la cosa ammirata, per conoscerla e goderla, e, per quell'aprire, manda fuori spiriti avidi della cosa desiderata e ammirata, e quelli si communicano subito nella tenerezza per li pori, e... operano... talché, vinti, li spiriti dell'arboscello o del fanciullo cedono e... s'ammortano" (Tommaso Campanella, De sensu rerum et magia).

    Agrippa con più incisività ribadisce:

    "Il fascino è un legame o incanto... che entra nel cuore di colui che si strega attraverso i suoi occhi. Lo strumento della fascinazione è uno spirito, vale a dire un vapore puro, lucente, sottile, proveniente dal sangue più puro generato dal calore del cuore, il quale emette come raggi attraverso gli occhi, raggi che trascinano seco un vapore spirituale impregnato di sangue, come constatiamo negli occhi cisposi e rossi, che infettano dello stesso male gli occhi sani a causa del loro raggio che diffonde i vapori del sangue corrotto. (...) Gli uomini vengono stregati da uno sguardo fisso e frequente..." (Cornelio Agrippa, op. cit.).

    La credenza su gli infausti poteri dello sguardo invidioso esiste da sempre e la sua origine si perde nella notte dei tempi. Il filosofo Schopenhauer osservò: "Si legge, e si resta sbalorditi leggendo, della ostinazione, della costanza che, malgrado tante avversità e disinganni, l'umanità ha dimostrato in tutti i tempi e in tutti i luoghi nel perseguire l'idea della magia... si deve concludere che tale idea è profondamente radicata nella natura umana...".

    Il mondo moderno, malauguratamente, allontana, sempre più, l'individuo da certe realtà spirituali, precipitandolo nel labirinto della materia. Gli jettatori utilizzano le loro maligne capacità, che hanno fin dalla nascita, spesso senza rendersene conto. L'essere scettici non aiuta certo, anzi, espone con maggiore incoscienza alle occulte e devastanti energie. E' bene sapere quanto afferma Tommaso d'Aquino:

    "Ogni idea concepita dall'Anima è un ordine al quale l'organismo obbedisce: così la rappresentazione dello spirito produce sia un vero calore, che il freddo; essa può del pari produrre o guarire la malattia e non v'è a sorprendersi, perché l'Anima forma del corpo, è una medesima sostanza con esso... L'immaginazione forza il corpo ad obbedirle: essa è nell'Anima un principio naturale di movimento..." (Tommaso d’Aquino, Summa..., I p. 110, art. 2).

    Con la forza del pensiero è possibile trasmettere a chicchessia tutto il bene del mondo o ogni male. Il grande Paracelso si disse convinto di ciò esclamando: "E' possibile che per forza della mia volontà io fermi lo spirito del mio avversario in una immagine e arrivi a renderlo deforme o zoppo". Studiare queste spaventose capacità, forse, spaventò gli scienziati che allora inventarono sigle come "Esp", "Psi" e "Pk". Essi, tuttavia, sapevano bene quanto afferma Ehrenwald e cioé che: "I fenomeni psi sono in realtà derivati dalla magia... -ma continua lo studioso- sono stati disidratati, disossati e spinati per essere resi digeribili allo stomaco degli scienziati...".

    E' anche vero che, nel mondo dell'occulto, vi sono tantissimi deliranti, fissati, allucinati, autosuggestionati, che credono vere le loro fantasie, tuttavia, questi casi spiegano solo una parte modesta del fenomeno. Sono convinto che né la psicologia e la psichiatra e neppure la parapsicologia possono chiarire tutti i fatti ascritti all'esperienza degli "occhi che trafiggono".


    I SINTOMI DEL MALOCCHIO

    Il male augurato, potentemente, arriva e sconvolge la vita della vittima fino alla paralisi, alla pazzia o alla morte. Le leggi sulle quali si basa questa capacità malefica possono essere così sintetizzate: è il potere dell'immaginazione che fa si che un'immagine ben rappresentata mentalmente, tenda a realizzarsi nella realtà. Occorre, tuttavia, che l'immagine occupi tutta intera la mente (monoideismo) e sia sorretta da una forte emozione (odio o invidia, quasi sempre, spinti all'estremo).

    Bisogna evitare di rispondere all'odio dell'invidioso con la paura, in quanto essa infonde nel corpo eterico un moto vibrante, che è in simpatia con l'atto malèfico. La paura, come il desiderio, uccide la volontà e, perciò, rende fragile e più accessibile il centro vitale ad un'influenza negativa. Chi ha paura finisce sicuramente con l'essere attaccato dal male. Non bisogna neppure rispondere con l'odio al male, in quanto l'odio ci mette sulla stessa sintonia del malèfico; "poiché l'odio è una specie di compartecipazione interiore per la quale ci si collega con l'oggetto odiato" (B. Veneziani e A. Ferrara, a cura di, I King, Astrolabio). Occorre sapere, infine, che tutto il male che si fa ritorna su chi l'ha fatto; è questa una giustizia universale che, prima o poi, colpisce inesorabilmente chi fa il male.

    I sintomi del malocchio, a detta degli esperti in queste faccende, possono essere descritti come un susseguirsi di strani malesseri, per lo più psichici e di varia intensità, che vanno da frequenti capogiri a spiacevoli stati depressivi; diminuizione di memoria, difficoltà di concentrazione, senso di spossatezza con mancanza di forze, ecc. Dolori e disturbi fisici, insomma, non associabili ad alcuna malattia conosciuta. Lo psichiatra Arthur Ghuirham afferma che l'odio e la violenza liberano tossine, che causano affezioni organiche solitamente attribuite a virus. Il medico sottolinea le analogie tra le infezioni virali e il malocchio e spiega che: "Nell'epoca attuale, il disturbo fisico forse più comune provocato dal contatto con l'energia del male è l'infezione da virus in una qualsiasi delle sue svariate forme.

    "Tali malattie sono caratterizzate da malessere generale e spossatezza... In realtà, molti sintomi di tali -infezioni- sono provocati non tanto da virus isolabili in laboratorio quanto dagli effetti delle tossine dell'odio, della violenza e del male in genere". L'influsso malefico, spesso, è originato da persone malevole e invidiose. Il dottor Ghuirham, che ha fatto profondi studi sull'argomento, osserva che: "Non si può non essere colpiti dai punti di contatto esistenti tra le malattie virali dell'Europa Occidentale moderna e gli effetti provocati dall'-occhio cattivo- nelle comunità tribali...

    "Gli stati ossessivi acuti innescati dalle forze del male sono in genere caratterizzati soprattutto da un forte senso di colpa... e da una sensazione di crollo imminente" e conclude che: "Fenomeni del genere non si possono far rientrare negli schemi elaborati dalla psichiatria contemporanea". Fatti inquietanti, che rendono conto del potere infausto di certe persone, che, spinte da malevoli sentimenti, esercitano un'azione devastante sulla vittima.

    In questa condizione si è davvero strumento di una forza maligna, che sconvolge la mente e il corpo fino, in certi casi, a distruggere l'individuo. Il discorso su molte malattie, proposto dalla moderna medicina, non è, ancora, definitivo e gli studiosi affondano in sabbie mobili di tesi e antitesi. In campo psichiatrico una miriade di indirizzi psicanalitici, psichiatrici e neurologici ipotizzano mille fattori e, tuttavia, il medico alla fin fine s'imbatte, spesso, nelle ultime parole che mai vorrebbe pronunciare: "non riesco a capire".

    Per vedere se uno è stato colpito da malocchio, nelle campagne, si suole agire in questo modo: si accende (con fiammiferi di legno), nella stanza dove si svolge il rito diagnostico, una candela benedetta (il giorno della Candelora) e si fa bruciare un pò d'incenso, poi, in un piatto, si versa dell'acqua e si immergono tre capelli, strappati con la radice, dalla testa del paziente. Certuni preferiscono tenere il piatto, poggiato qualche minuto, sulla testa della persona che si vuole esaminare. Si intinge il dito indice della mano sinistra nell'olio d'oliva, precedentemente raccolto in un piccolo recipiente di rame e si lasciano cadere tre gocce nel piatto con l'acqua, sistemato davanti alla candela, che deve essere l'unica fonte di illuminazione.

    Bisogna osservare bene a questo punto ciò che succede: se le goccioline d'olio rimangono intere nella zona centrale, non c'è malocchio. Se le tre gocce si allontanano verso la periferia del piatto e, poi, si sfaldano e affondono oppure se si moltiplicano diventando più piccole allora il malocchio è presente. Se, invece, sotto le gocce d'olio, appare una specie di occhio, chiamato "occhio della strega", oppure se i capelli immersi nell'acqua della bacinella si disporranno a rappresentare serpi o altri animali allora la situazione è seria.

    Si può, secondo altri esperti, con lo studio approfondito del tema astrologico di un soggetto, sapere se e quanta predisposizione egli ha ad essere vittima di influssi negativi e, in più, stabilire, con l'analisi del tema annuale, i periodi di maggiore rischio. Per esempio, un aspetto negativo tra la Luna e Saturno, particolarmente se la prima occupa il campo XII, è significativo di grande sensibilità alle influenze maligne e di scarsissima resistenza agli attacchi occulti. Se Venere è coinvolto e fortemente leso, la possibilità di esserne vittima nella sfera sentimentale e sessuale, con conseguenti problemi di coppia, è tutt'altro che remota. Nell'oroscopo annuale i periodi maggiormente pericolosi, perché ricettivi ad influssi maligni, sono segnalati dai transiti lunari nel settore XII con aspetti dissonanti ai due malefici (Marte e Saturno). La quasi certezza di malefìcio è data dal transito di Saturno dal settore che lo ospita, nell'oroscopo radicale, al campo XII di rivoluzione solare in aspetto negativo alla Luna.

    Ancora più infausta è la prognosi se Saturno si congiunge a Nettuno ed Urano lesi. Ovviamente in questo tipo di test astrologico è d'obbligo il ricorso ad un astrologo esperto. Altro test particolarmente importante è quello che consiste nella ricerca di larve (entità baronte disincarnate) che vivono a spese dell'energia del soggetto, che possiedono, causandogli una grande debolezza, incapacità di concentrazione, deperimento, pessimismo ecc. fino a portarlo alla follia o alla morte per gravi malattie.

    La larva provoca uno strappo nel corpo eterico, dal quale sugge energia. Scrive Fulvio Rendhell: "Le cosiddette fatture, legamenti, malefici, ecc. sono per lo più dipendenti dal dominio delle larve... che possono apparire sui capelli delle persone infestate, sui vestiti, o mimetizzate in ogni parte del corpo nudo". La loro ricerca è complessa e deve compierla un esperto. Bisogna esaminare ogni centimetro del corpo della persona. Il segno dell'individuazione di una falla (nel corpo astrale della vittima), che ospita la larva infestante, è frequentemente costituito dal ritrovamento, sulla pelle, di tre macchioline scure disposte a formare un piccolissimo triangolo equilatero.

    Occorre comprendere chiaramente che il pensiero è energia e che il male voluto, con grande emozione, arriva sicuramente alla povera e ignara vittima. La questione la approfondì con grande perizia il medico Teofrasto Paracelso che affermò: "Se qualcuno non vuol bene a un altro, l'odia, è possibile che accada a quest'ultimo il male che il primo gli desidera...". Secondo Paracelso tutto ciò che l'uomo immagina proviene dal cuore: "Il cuore è il sole di quel piccolo microcosmo che egli è. E tutto ciò che l'uomo immagina e che viene dal piccolo sole del microcosmo si va a confondere nel sole del gran mondo, nel cuore del macrocosmo. Così l'immaginazione del microcosmo è un seme che è materializzato... L’immaginazione altrui, della quale i mezzi sono diretti contro di me può, dunque, essere così forte che io possa soccombere ai suoi assalti.(...) L'immaginazione procede dal piacere e dalla cupidigia: il piacere genera l'invidia, l'odio...".

    L'amore o l'odio sono responsabili del bene e del male che ci accade o che capita agli altri. Eliphas Levi, era conscio dei raccapriccianti poteri di una mente perversa. Tutto quanto detto e descritto, non sono fantasie di menti impressionabili. La medicina si è pure occupata di molti casi di disturbi strani e inspiegabili senza, naturalmente, capirci nulla. Gli psichiatri Silvano Arieti e Johannes M. Meth affermano che la morte per influssi malèfici "è nota tra i popoli più primitivi. Il paziente muore senza alcuna causa organica apparente, quando... teme di essere stato stregato" (S. Arieti, Manuale di psichiatria, vol. I, Boringhieri, Torino 1969). Arieti e Meth proseguono: "L'interpretazione di questa malattia è difficile... I pochi reperti autoptici in questi casi hanno mostrato solo segni di paralisi vasomotoria" (Ibid.).

    Questi poteri maledetti risiedono nella fisiologia occulta dell'uomo, ma questo non si insegna alle università. Ogni persona emette effluvi magnetici, che sono alla base della vita. La morte, infatti, è come dice il Kremmerz: "interruzione o cessazione o deviazione magnetica che rompe o esaurisce il centro o nodulo di un'unità umana".

    Questo effluvio magnetico individuale è chiamato "Aura". Agrippa afferma: "Tutto ciò che un odio violento può ispirare ad alcuno, ha la forza di muovere, di esercitare un effetto distruttore; e lo stesso è di tutte le cose che l'anima persegue con un violento desiderio" (Cornelio Agrippa, op. cit.).

    G. C. Vannini afferma: "Vehementem imaginationem cui spiritus et sanguinis obediunt, rem mente conceptam realiter efficere, non solum intra, sed et extra" (Un'immaginazione veemente cui lo spirito ed il sangue obbediscono può fare una realtà di una cosa semplicemente concepita dallo spirito, e ciò non soltanto dentro di noi ma fuori" (G. C. Vannini, De admirabilibus naturae arcanis, libro IV, dialogo 5).

    Ruggero Bacone aveva anche era certo: "Che se, inoltre, qualcuno che ha l'anima malvagia pensa fortemente di nuocere altrui, lo desidera con violenza, ne ha l'intenzione certa, e crede fermamente di potergli nuocere, non è da porre in dubbio che la natura non obbedisca ai pensieri della sua anima" (Opus Majus). Una volta che l'odio, sotto forma di male, si manifesta in tutta la sua drammaticità, ha inizio un continuo quanto inutile e dispendioso peregrinare da un medico all'altro, quasi sempre, senza cavarci un bel niente se il dottore in medicina non è pure conoscitore di certe arcane realtà. Ecco come il male penetra nell’individuo:

    "Se siete stanchi, estenuati, depressi e se una persona con il raffreddore o l'influenza si trova nella vostra stanza, il raffreddore o l'influenza non mancheranno di conficcarvi le zanne nell'organismo indebolito. Questo lo sapete benissimo. E' esattamente la stessa cosa quando vi manca energia psichica. Diventate allora vulnerabili e le suggestioni nefaste non incontrano nessuna difficoltà a penetrare dentro di voi. (...). Eliminate il timore degli influssi esterni. ...la paura è un'emozione distruttrice perché ci rende negativi e soprattutto vulnerabili agli influssi estranei. Attira le vibrazioni nefaste. Apre la porta a quello che temiamo... Annientate ogni pensiero di pessimismo, di scoraggiamento, di timore e di debolezza, e sarete perfettamente immunizzati contro gli influssi negativi e deprimenti. ...Annientate l'odio. Questa regola risulta, in realtà, dalla precedente perché l'odio è l'emozione più negativa..." (Julien Ochorowicz, La suggestione mentale, Athena & Idegraf, 1988).


    COSE MALEDETTE

    Vi sono anche cose che sembrano emanare una maligna volontà distruttrice. Ebbe fama di portare molta jella l'auto, una Porsche, con la quale perse la vita il famoso attore James Dean, nel 1955. George Barris, un garagista, che l'aveva appena comprata la vide piombare, mentre gliela scaricavano nel suo locale, su un giovane meccanico e maciullargli le gambe. Venne smontata e un medico ebbe l'idea di comprare il motore e collocarlo nella propria auto. Poco dopo moriva in un terribile incidente stradale.

    La carrozzeria della Porsche di Dean fu esposta a Sacramento in una mostra sulla Sicurezza Stradale ma precipitò dall'impalcatura e spezzò una gamba a un ragazzino. Poco tempo dopo mentre veniva trasportata ad un'altra mostra, l'autista del mezzo andò fuori strada e fu sbalzato fuori dal camion e nello stesso istante gli piombò addosso la malefica auto che lo schiacciò.

    Tutti coloro che acquistarono qualche pezzo della Porsche pagarono a caro prezzo quest'imprudenza. Un corridore, George Barris, che prese le gomme per montarle sulla sua auto riportò gravi ferite quando i pneumatici, incredibilmente, scoppiarono tutti assieme facendo capovolgere più volte l'auto che schizzò via dalla strada. Un grosso camion che nell'Oregon trasportava l'auto maledetta per un improvviso guasto ai freni uscì di strada e piombò in un negozio distruggendolo. In un altro strano incidente, a New Orleans, andò in pezzi.

    Esistono indubbiamente oggetti che portano male e bisogna stare molto attenti, in particolar modo, quando si comprano cose vecchie appartenute a chissà chi. Innanzitutto bisogna stare bene attenti a non portare nella propria abitazione cose utilizzate in rituali magici o peggio ancora stregoneschi.

    Altra auto jellata fu la decappottabile, di color rosso vivo, sulla quale, a Sarajevo nel 1914, l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando subì il mortale attentato. Dopo la prima guerra mondiale, scatenata dall'uccisione dell'arciduca, la fiammante decappottabile a sei posti fu venduta ad un ufficiale. Essa sembrava emanare un potere malefico. Il militare ebbe un numero impressionante di incidenti che lo turbarono a tal punto fino a convincerlo a liberarsi, a qualsiasi costo, dell'auto e la regalò ad un suo vecchio amico.

    Lo sfortunato, dopo soli sei mesi, morì in un tremendo incidente. Rimessa a nuovo e rivenduta la decappottabile fu riverniciata di blu dal nuovo proprietario che non riuscì, ugualmente, a sfuggire alla terribile influenza dell'auto maledetta e, in un pauroso scontro, perse la vita assieme ad altre persone, con lui nell'auto assassina. Aggiustata, ancora una volta, la decappottabile a sei posti, non trovò nessun acquirente, visto l'alone di morte che la circondava. Fu acquistata da un museo viennese ma non vi restò a lungo senza seminare altre rovine. In piena seconda guerra mondiale, un aereo bombardò e disintegrò museo e auto.

    La letteratura parapsicologica riporta moltissimi esempi di case cosiddette "stregate". Lo psichiatra inglese Arthur Guirham ha fornito un interessante resoconto degli impressionanti avvenimenti accaduti in un'abitazione di Bath. Quasi tutte le persone, che andarono ad abitare questa casa, si sono tolti la vita e sono impazziti. Molte navi ebbero fama di portare sfortuna. La nave più jellata fu la tedesca Scharnost. Già, mentre veniva costruita, si rovesciò schiacciando sessanta operai. In seguito l'esplosione di un cannone straziò orribilmente più di dieci marinai. Nel '43 fu affondata dall'aviazione inglese. Il fatto più incredibile fu che tutti quelli che vi furono imbarcati morirono di morte violenta.

    L'Himenoa fu un'altra nave maledetta. Basti dire che, oltre agli altri disastri che si abbatterono sul personale di bordo, tutti i cinque comandanti che si succedettero alla sua guida fecero una brutta fine. Il primo impazzì, il secondo trovò la morte dietro le sbarre di un carcere, il terzo prese a bere smodatamente e morì di "delirium tremens", il quarto fu ucciso e il quinto e ultimo comandante si suicidò. Un fatto inquietante, riportato anni fa da alcuni giornali, si è verificato in Germania. Franz Block, un professore tedesco, si è accorse con raccapriccio di essere venuto in possesso, casualmente, di una macchina fotografica che gettava il malocchio alle persone ritratte con essa. Il signor Block ha scoperto che dei dieci amici fotografati: sei sono morti in incidenti stradali, uno in un incendio, due sono annegati mentre erano a pescare con la barca e il decimo è morto strozzato da un ossicino del pollo che stava mangiando.

    La scoperta più agghiacciante il professore l'ha fatta quando, indagando per curiosità su uno dei tanti passanti che apparivano per caso sulle foto, ha saputo che era stato stroncato, due giorni dopo la foto, da un'emorragia cerebrale. Franz Block ha subito donato l'apparecchio fotografico ad alcuni studiosi di parapsicologia e terrorizzato ha detto: "Questa macchina fotografica è stata fabbricata dal diavolo in persona e viene direttamente dall'inferno".

    La scrittrice Simone de Tervagne narra la singolare avventura capitata al famoso poeta surrealista André Breton quando, nel 1959, venne in possesso di una statuina di una divinità brasiliana decisamente apportatrice di jella. "Questa statuetta era di ferro. Aveva un viso cattivo, inquietante, ...era servita nelle cerimonie di vudù brasiliano, il macumba" (Simone de Tervagne, I poteri occulti di gioielli magici e pietre maledette, Meb, 1991). Il poeta la ebbe in dono da un diplomatico che era andato a fargli visita. Poco tempo dopo Breton fu colpito da paralisi e divenne incapace di scrivere.

    Consigliato da un suo amico, l'esoterista René Alleau, il poeta donò la pericolosa statuetta ad un museo. Appena l'oggetto malefico lasciò la sua casa, il poeta sentì un enorme sollievo, le sue condizioni di salute presero a migliorare velocemente e, dopo non molto tempo, fu capace di scrivere come prima. Addirittura, ha fama di portare jella un intero paese della Lucania. Ne parla il prof. Ernesto De Martino nel suo libro "Sud e magia" (op. cit.). Egli racconta che con i suoi collaboratori, per motivi di studio, dovette recarsi a Colobraro vicino Matera.

    Appena giunto, chiese al primo cittadino di fargli incontrare uno zampognaro, perché voleva farlo riprendere con la cinepresa, per documentare il folklore del luogo, ma il povero zampognaro fu investito da un camion e rimase ucciso. Un assistente del De Martino si procurò varie ammaccature scivolando dalle scale dell'albergo, un giornalista del gruppo restò molto turbato, quando si accesero spontaneamente i fiammiferi che aveva nella tasca della giacca e uno dei fotografi si ritrovò all'improvviso un febbrone da cavallo. Tutti i componenti la comitiva riportarono incidenti più o meno gravi.

    Vi sono anche dei film che sembrano portare sfortuna. Per esempio la serie "Poltergeist" ne portò parecchia agli attori protagonisti di questa trilogia horror. Julian Beck muore di cancro nel mese di settembre del 1985, alcuni mesi dopo l’uscita del secondo film. L’attrice Zelda Rubinstein viene uccisa da un auto in uno spaventoso incidente. La piccola Heather O’Rourke, di appena 12 anni, viene stroncata da una grave forma influenzale.


    LE PROTEZIONI POPOLARI

    Fin dai tempi più remoti l'uomo ha cercato di difendersi dagli influssi maligni. Moltissimi furono i rimedi di protezione adottati dalla tradizione popolare. Nel medioevo ci si difendeva con varie procedure. Quelli più in voga si possono così sintetizzare:

    - Mettersi attorno al collo una collana di spicchi d'aglio, di conchiglie, di pezzetti di agata o di cimaruta.

    - Fissare dietro la porta della propria casa ferri di cavallo, grosse unghie di gallo e code di lupo. Questi accorgimenti impedivano alla fortuna di andarsene e al male di entrare.

    - Nascondere nell'abitazione un pugno di sale grosso, terra di cimitero benedetta, qualche dente di pescecane, forbici incrociate ai piedi del letto e un pezzo di corda da impiccato. Così premuniti si pensava di scongiurare la cattiva sorte.

    - Portare con sé anelli o pendenti con pietre di corallo, ambra, giada o altre adatte a contrastare gli influssi malefici. Si usava tenere addosso anche manine di corallo, falli e cornetti d'avorio.

    Vi erano anche protezioni cosiddette religiose, per difendersi dal male che, tra l'altro, contemplavano:

    - Il segno della santa croce;

    - L'acqua benedetta;

    - Il portare su se stessi scapolari, rosari e medaglie benedette. Le più efficaci furono considerate le medagliette di San Benedetto, di Michele Arcangelo, ecc.

    Tra i più potenti segni anti-malocchio sono, ancor oggi, quello di far le corna con le mani o portare piccole "mani cornute" come pendenti. Gli antichi egizi usavano la mano per difendersi dal serpente e recitavano: "Questa mano di Teti viene verso di te, la mano, una grande tenaglia della casa della vita. Colui che essa stringerà non vivrà più, e colui che essa colpirà non alzerà più il suo capo. Cadi e placati" (Testi delle Piramidi, n.672)

    Ingiustamente si crede che questo gesto è blasfemo, perché taluni pensano, che le corna in questione rappresentano quelle del diavolo. Nulla di più falso. Sul vero significato di questo, universale e antichissimo, gesto di protezione magica lasciamo che sia Henry Durville, che fece in proposito profondi studi in materia, a spiegarcene il significato occulto.

    Egli scrive, riferendosi alla mano cornuta, che: "L'indice e il mignolo sono proiettati in forma di corna; le altre dita sono ripiegate. Ciò si spiega molto bene per quanto riguarda il pollice, poiché è il simbolo della personalità e, ripiegandolo all'interno della mano, lo si mette in questo modo al riparo da ogni disavventura...". Il resto dell'interpretazione è astrologica.

    Il Durville riprendendo il discorso dell'indice e il mignolo allungati in avanti, nel caratteristico gesto, spiega che sicuramente gli antichi hanno: "voluto affidare la difesa della mano (e di tutto l'individuo, ndA) all'autorità di Giove (il dito indice) ed alla sottigliezza di Mercurio (il dito mignolo), contentandosi di preservare il Sole (l'anulare) troppo sensibile e Saturno (il medio) troppo astratto per essere utili".

    La grande chiromante M.me de Thebes così spiegò il potente segno scaramantico: "E' necessario, quando ci accorgiamo di trovarci in compagnia di qualche persona sospetta, metter ripiegato e nascosto nella mano il pollice, sul quale si abbassano le dita di Apollo, la scienza che assorbe tutto, e di Saturno, la fatalità pronta a respirare ogni influenza cattiva, mentre si debbono distendere immediatamente le dita protettrici: Giove, il dominio che respinge, e Mercurio, il portatore del caduceo, lo scudo e la spada" (M.me de Thebes, L'enigma della mano).

    L’argomento del dossier in questione è più diffusamente trattato nel mio libro: "Jella e Anti Jella" (Edizioni AGPHA PRESS, Roma 1998).

    G. COSCO - LE INFLUENZE DELL’OCCHIO MALVAGIO
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 07-06-13 alle 13:25
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  2. #2
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    Massimo Centini

    MALOCCHIO E IETTATURA





    Foto di Scaramacai82 - All sizes | Scaramanzia | Flickr - Photo Sharing!


    Malocchio e iettatura sono termini usati spesso come sinonimi, anche se tra i due vi sono differenze molto precise. Il primo può essere considerato la fonte del male e il secondo il canale attraverso il quale questo giunge alla vittima. A monte vi sarebbe l’invidia, come risulta chiaramente dalle fonti più antiche, dalle quali scaturisce, in modo molto preciso, che quasi sempre il malocchio era generato dalle perverse intenzioni di danneggiare il malcapitato (lo iettato), «colpevole» di essere più fortunato dello iettatore. Da quando esistono fonti scritte abbiamo notizie, indizi e tracce sulla pratica e sulla paura del malocchio e della iettatura, paura che ancora oggi, paradossalmente forse, non accenna a diminuire. Il fenomeno può essere razionalmente valutato da diversi punti di vista, tenendo ben presente che, utilizzando gli strumenti analitici di storia, psicologia, antropologia e sociologia, si constata che gente di ogni ceto sociale, e spesso di paesi tra loro lontani, credono nel potere nefasto di quanti, con motivazioni e strumenti diversi, sanno determinare squilibri sconvolgenti nell’esistenza dei singoli.

    Cercare di conoscere un po’ meglio la cultura con cui si esprime quest’antichissima superstizione è in fondo un modo per osservare alcune dinamiche, che alimentano l’atteggiamento degli uomini nei confronti delle tante incertezze del nostro stato di fragili creature mortali. Paura e speranza, bene e male, sono presenze che accompagnano il nostro viaggio tra gli uomini: possederne il controllo o, almeno, una prospettiva per riuscire a prevederne e contenerne l’effetto, ci rende forse un po’ più sicuri e forti, lasciandoci l’illusione, tra animismo e superstizione, che sia possibile controllare il fato. Un desiderio di controllo è parte integrante dell’esperienza quotidiana degli uomini, sempre terrorizzati davanti alla loro atavica fragilità, capace di renderli esuli e alla disperata ricerca di un mezzo per scoprire l’origine delle loro disgrazie e, forse, riuscire a conquistare uno strumento per estirparne la fonte.

    Malocchio e iettatura, nella coscienza comune, possono quindi essere l’origine di ogni anomalia della nostra esistenza, dalla più banale alla più drammatica. Possono, in fondo, offrire la garanzia per credere che, in ogni caso, sia possibile risalire alla radice dei nostri malesseri e trovare un mezzo per riacquistare l’equilibrio perduto: meta inseguita da sempre, attimo dopo attimo, ogni giorno. Forse per tutta la vita...

    Nelle superstizioni popolari, che hanno risentito dell’influsso delle religioni arcaiche e delle pratiche magiche dell’antichità, con malocchio (da malo occhio) s’intende un influsso negativo esercitato soprattutto con lo sguardo da persone dedite alla magia, nei confronti di creature viventi, quindi non si tratta solo di una forma magica diretta all’essere umano. Per estensione si utilizza la locuzione «guardare (o vedere) di malocchio» quando si mostra rancore, ostilità, odio, disprezzo.

    In genere, il termine malocchio sembrerebbe collegabile ad un’azione magica (diretta o indiretta) legata allo sguardo di qualcuno desideroso o invidioso di beni appartenenti ad altri. Tale influsso sarebbe dotato di potenza tale da possedere la forza di esercitarsi su uomini, animali e cose.
    Nel mondo romano il malocchio era designato con termini come oculi maligni, invidi, obliqui, urentes; mentre era anche in uso il termine fascinazione, di significato più ampio che, a partire dal medioevo, fu connesso all’universo della stregoneria. Il latino fascinum deriverebbe dal greco in cui si legherebbe ad azioni connesse appunto alla magia nera (per estensione: incantesimo, augurare il male, denigrare, calunniare, fare il malocchio).

    Con iettatura s’intende la pratica di gettare il malocchio. Il termine iettatura deriva dal latino jacere sortes: gettare le sorti, incantare o ammaliare. Anche se nelle fonti possono risultare analogie tra iettatura e fascino, in realtà sembrerebbe di potere stabilire delle differenze. Mentre la iettatura, esercitata attraverso gli occhi può, spesso, essere un fatto spontaneo, incontrollabile dallo iettatore, non si può dire la stessa cosa per la fascinazione, prodotta volontariamente e che quindi entra a far parte della sfera della magia.

    Lo iettatore, di cui abbiamo uno stereotipo proveniente soprattutto dalla tradizione letteraria popolare, era quasi sempre descritto come un personaggio magro e allampanato, perennemente vestito di nero, con occhiali dello stesso colore (caratteristiche che rimandano all’abbigliamento prescritto per il lutto), il volto triste e rassegnato, la voce bassa e querula. In genere dimostra un inquietante interesse per la salute, gli affanni e i mali degli altri, il che lo rende quantomeno anomalo; inoltre, lo iettatore si dilunga nella descrizione delle proprie disgrazie, quasi con un’aria di perverso compiacimento.

    Ad osservare le fonti storiche, scopriamo che, in genere, il malocchio sembrerebbe collegabile ad un potere magico attribuito allo sguardo invidioso di altri. Infatti, la parola invidia (costituita da in = contro e video = guardare) significa proprio guardare- contro e questa pratica, già nell’antichità, era considerata un’azione molto negativa, che si contrapponeva ai precetti morali della religione.


    Massimo Centini, Malocchio e iettatura (Edizioni Mediterranee, pag. 10 e seguenti)

  3. #3
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    Massimo Centini

    MALOCCHIO E IETTATURA



    Foto di Scaramacai82 - All sizes | Scaramanzia | Flickr - Photo Sharing!
    Splendida questa foto: ferro di cavallo e cornetto appesi al muro sgarrupato...

    Una deliziosa rappresentazione per immagini del carattere popolaresco che inebria e rende vitali le superstizioni... sicché, anche se le cose girano male, l'importante è credere lo stesso che gli influssi nefasti vadano allontanati... e che la fortuna, prima o poi, arriverà...
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 07-06-13 alle 13:19
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  4. #4
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada Visualizza Messaggio
    Splendida questa foto: ferro di cavallo e cornetto appesi al muro sgarrupato...

    E' davvero una foto bellissima: suggestiva, originale… e direi anche utile: io non ci credo, ma non si sa mai...

  5. #5
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    Molti sono gli antidoti contro il malocchio, ma si ritiene che i più efficaci siano questi:




    a) Stella di lana rossa;
    b) Virtìcchiu, fusaiuola;
    c) Sacchetto di sale;
    d) Chiave mascolina, cioè senza buco;
    e) Aculeo di agave;
    f) Testa d'agghia, aglio;
    g) Ferro di cavallo usato, con una estremità rotta e un nastro rosso legato.


    Per accrescere l'efficacia di questi oggetti, meglio recitare i vari scongiuri della tradizione popolare, come per esempio questo: "Uocchio, malocchio, frutticielle a ll'uocchio, prutusino e ffenucchio", o formule piú moderne come "Aglio, fravaglie e ffattura ca nun quaglia cap' 'alice e capa d'aglio, cuorno e bicuorno!".

    Si credeva, e forse si crede ancora, di poter scacciare il malocchio con riti magici a base di prezzemolo e finocchio tritati oppure, piú spesso, lanciando dietro la spalla sinistra (quella del cuore) pugnetti di sale grosso, o anche consumando abbondanti fritture di pesce azzurro, le cui teste venivano gettate all'ingresso di casa per tenere lontani gli influssi nefasti degli iettatori.
    Ultima modifica di Silvia; 07-06-13 alle 16:18

  6. #6
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    MARUGJ, GLI SCONGIURI DEL RE BORBONE E LA JETTATURA AI TEMPI DELLA PIMENTEL




    Foto di Maurizio.micatovich - napoli - a set on Flickr


    Luigi Pirandello, da uomo del Meridione, ci credeva al punto da scrivere una commedia, La patente, che riprende pari pari la definizione di Nicola Valletta, ricordato dai posteri molto più per la sua Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura (Napoli 1787) che per i faticosi studi di giurista. È Valletta, infatti, a dividere la jettatura fra patente e occulta. La "patente" è quella "di cui s'intende la cagione senza conoscerne la maniera colla quale opera", quella occulta invece, per sua natura più subdola, è quella "la cui cagione s'ignora".

    Anche Gian Leonardo Marugj, appassionato sostenitore della Repubblica Partenopea del 1799, viene ricordato più per i Capricci sulla jettatura (Napoli 1815) che per le sue interpretazioni del sensismo di Locke (di cui tradusse il De intellectu humano). Così come, in tempi più recenti, dello scomparso presidente Leone nell'immaginario collettivo è rimasto scolpito il gesto con le famose corna che tanti anni dopo ha ripetuto goliardicamente Berlusconi, facendo parlare i mass media per giorni e giorni. Potenza delle corna, verrebbe da dire. E della jettatura a cui tutti, chi più chi meno, crediamo.

    Quale uomo o donna del Sud, dinanzi a uno sguardo sguincio, non tocca ferro (per usare un eufemismo), chi non ha mai regalato o ricevuto un cornetto beneaugurante (che non va mai acquistato, come è noto) o avuto la tentazione di toccare "casualmente" le spalle di un gobbo? Ferdinando di Borbone riteneva l'abate Galiani un tale jettatore da accoglierlo, nella reggia di Portici, con un vero e proprio bombardamento di cornetti rossi e talmente menagramo il canonico De Jorio, da rifiutarsi di riceverlo per quindici volte consecutive. Mal gliene incolse alla sedicesima quando, nonostante la "patente", acconsentì a farlo entrare nella sua stanza. Appena uscì, Sua Maestà fu colpito da fatale colpo apoplettico. Forse, non lo sapremo mai, le cronache del tempo glissarono su indice e mignolo reali tesi in un disperato, inutile gesto salvifico.

    Di jettatura, fascinazione, occhio e malocchio, si sono occupati antropologi famosi da De Martino a Lombardi Satriani e, in tempi recenti, alcuni artisti che hanno dato vita, sul tema, ad una serie di opere esposte (of course) proprio a Napoli. La superstizione produce sempre ottimi affari: maghi, fattucchiere e cartomanti si arricchiscono ieri come oggi alle spalle di individui con personalità deboli. E non è vero che simili pratiche siano solo appannaggio di persone culturalmente e socialmente ai margini. Era superstizioso in maniera patologica Federico II di Svevia, uomo di scienza e fondatore dell'Università, che fece murare tutte le finestre ottagonali per evitare un'oscura profezia (ma alla fine morì in una stanza dove ce n'era una nascosta) e lo sono attori, intellettuali e politici che si fanno seguire dal santone di turno.

    E certo qualche dubbio viene anche a noi: Fulvio Filo Schiavone, che ha curato una recente edizione dei Capricci sulla jettatura, ha confidato che, mentre stava dando alle stampe il volume, più di un improvviso e lunghissimo black-out elettrico ha bloccato la tipografia in quel di Manduria. E ha snocciolato, uno dietro l'altro, molti piccoli episodi "negativi" esorcizzati a suon di cornetti, toccate di ferro e quant'altro la controjettatura meridionale ha saputo, nei millenni, inventare.


    Letto e scopiazzato su un vecchio numero de Il Mattino di Napoli.
    Ultima modifica di Silvia; 18-09-13 alle 14:27

  7. #7
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    La combinazione dell'antica fascinazione popolare con il razionalismo illuministico genera, nella Napoli di fine '700, quel fenomeno che prenderà il nome di jettatura. L'argomento ha riferimenti piuttosto colti: nel 1787, Nicola Valletta, noto illuminista e docente degli Istituti Civili e di Diritto Romano dell'Università di Napoli, ed "eccelso indagatore di fluidi malevoli", scrive Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura, arguto gioco letterario volto a fare, con ironia, un dotto sfoggio di eloquenza. Il testo tratta con un tono tra il serio ed il faceto argomentazioni connesse alla potenza della fascinazione nel mondo antico ed elenca storia e tipi di jettatura (e relativi antidoti). Valletta chiarisce che c'è differenza tra malocchio e iettatura: il primo sarebbe un maleficio volontario, a disposizione solo di determinate persone, la seconda andrebbe invece considerata come un fatto involontario.






    Massimo Centini

    L'ILLUMINAZIONE DI NICOLO' VALLETTA







    Senza dubbio l'opera che maggiormente ha lasciato una profonda impronta nella storia del malocchio e della iettatura è costituita dalla Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura che Nicolò Valletta pubblicò nel 1787. Giureconsulto e autore di numerosi libri di carattere giuridico, il Valletta ebbe la cattedra di Diritto del Regno, poi quella di Codice Giustiniano e infine quella di Diritto Romano.

    La sua opera aveva soprattutto l'intenzione di porsi come uno strumento per combattere un pregiudizio: «Principalmente da storico mostrerò che sempre al mondo da' più saggi alla jettatura s'è creduto, e recherò non pochi esempi di essa. In secondo luogo verrò da filosofo a vederne le cagioni. Il terzo punto sarà la pratica e mostrerà i segni di conoscerla e il modo di evitarla». Il Valletta, il cui libro è ancora oggi uno tra i documenti più importanti sull'argomento, chiarisce che vi è differenza tra malocchio e iettatura: il primo sarebbe un maleficio volontario, mentre la seconda invece andrebbe considerata come un fatto involontario.
    Con spirito razionalista e non privo di ironia, Nicolo Valletta chiariva: «La natura ci ha forniti di sensi esterni, perché sapessimo ciò che si fa fuori di noi. Perciò gli effluvi degli altri vengono ad operare su di noi più, o meno, secondo che sono distanti o vicini. Da' medesimi effluvi nasce la nostra agitazione, il nostro perturbamento, che gli antipatici ci cagionano (...) Non sarà questa una jettatura solenne, specialmente per chi è debole tessitura di corpo? Mi si avvicina il tale, la tale. Posso ben sentir la mutazione nella mia macchina, un dolore, uno sfinimento, un male in sostanza, senza sapere che la causa mi è vicina, e che quella persona già me l'ha jettata. Nascer possono nel corpo umano de' velenosi umori, che natura espelle alle parti esterne del corpo: onde non fia meraviglia che color, che di simil umori abbondono, nocciono col tatto, nocciono ancora col fiato, e specialmente coll'occhio, che ha copia di spiriti maggiore degli altri organi de' sensi».

    In chiusura del suo studio l'autore si rivolgeva ai lettori con chiare domande, indubbiamente destinate a suscitare un certo interesse, quantomeno per l'aspetto economico: «Mi riservo di fare una giunta alla derrata; cioè di esporre in altra carta la spiegazione di molte cose attinenti a questo soggetto, che, per non entrare nel pecoreccio e per non servire delle angustie del tempo, non ho potuto qui dichiarare: principalmente i seguenti punti, su de' quali, oltre delle riflessioni da me fatte, chieggo lume e notizie da chicchessia: proponendo il premio di 10 o di 20 scudi, senonché la notizia si stimerà da me più o meno interessante: Se la jetti più l'uomo o la donna; Se più chi ha la parrucca; Se di più chi ha gli occhiali; Se più la donna gravida; Se più i monaci e di quall'ordine; Se la può jettare chi si avvicina a noi dopo del male che abbiamo sofferto; Fino a quale distanza la jettatura si estenda; Se venir ci possa dalle cose inanimate; Se operi di lato, di prospetto, o di dietro; Qual gesto, qual voce, qual-l'occhio, e quali caratteri del volto sieno de'jettatori e faccino ravvisarli; Quali orazioncine si debbono recitare per preservarci dalla jettatura de' frati; Quali parole in generale si debban dire per evitare la jettatura; Qual potere abbia perciò il corno, ed altre cose».

    Le puntualizzazioni sul tema malocchio e iettatura, dal Valletta in poi, non sono comunque riuscite a cancellare quest'antica forma di superstizione, caratterizzata da molteplici aspetti e sfaccettature e, nonostante tutto, ancora molto diffusa. La paura del malocchio è viva e vegeta pur non essendo ostentata come in passato: i processi protettivi attuati sono molteplici ma, a differenza di ieri, oggi vi è una coltre di silenzio intorno all'argomento, una sorta di pudore, forse originato dalla consapevolezza che di certe cose è meglio non parlarne. Porta sfortuna...

    Massimo Centini, Malocchio e iettatura (Edizioni Mediterranee, pag. 72 e seguenti)

  8. #8
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    Il Valletta, cui fecero eco altri autori, incuriosì anche Stendhal che nel suo Rome, Naples et Florence (1817), raccontò la visita a questo singolare personaggio, senza però indicarne il nome. Tra l'altro lo scrittore annotò: Ho trovato nella sua camera uno smisurato corno che può avere dieci piedi d'altezza. Spunta dal pavimento come un chiodo. Suppongo che sia fatto con tre o quattro corna di bue. È un parafulmine contro la jettatura (la malasorte che un maligno può gettare su di voi con uno sguardo).

    Di iettatura parla anche Alessandro Dumas nel Corricolo, dove raccoglie appunti di viaggio in cui si intrecciano aneddoti, leggende, impressioni e descrizioni di… strani personaggi…
    "... Dei tre tipi di jettatura conosciuti nell'antichità, due si sono persi per strada e ne è rimasto uno solo: la jettatura dello sguardo. Ed è il più terribile: "nihil oculo nequius creatum", dice l'Ecclesiaste. Nonostante ciò, come Dio ha voluto che il serpente a sonagli si riveli da solo con il rumore dei suoi anelli, così ha impresso sulla fronte dello jettatore alcune particolarità grazie alle quali, con un po' di esercizio, lo si può riconoscere. Lo jettatore è di solito magro e pallido, il naso ricurvo, occhi grandi che ricordano quelli di un rospo e che di solito copre, per dissimularli, con un paio di occhiali scuri; il rospo, com'è noto, ha ricevuto dal cielo il dono sciagurato della jettatura: uccide l'usignolo col solo sguardo. Dunque, quando incontrate per le strade di Napoli un uomo come l'ho descritto, state attenti, ci sono cento probabilità contro una che si tratti di uno jettatore. Se è uno jettatore e vi ha visto per primo, il male è fatto e non c'è rimedio: chinate il capo e attendete. Se invece lo avrete preceduto con lo sguardo, affretatevi a presentargli il dito medio teso e le altre dita piegate: il maleficio sarà scongiurato. "Et digitum porrigito medium", dice Marziale. Superfluo dire che se portate addosso qualche corno di giada o di corallo non avete bisogno di tutte queste precauzioni. Il talismano è infallibile, almeno a quanto dicono i rivenditori di corna…[…] Ogni volta che a Napoli vedete due uomini chiacchierare per la strada, uno dei quali con la mano ben stretta contro la schiena, guardate bene colui con il quale parla: è uno jettatore, o almeno un uomo che ha la sventura di passare per tale. Quando uno straniero arriva a Napoli, all'inizio ride della jettatura, poi a poco a poco comincia a preoccuparsene; infine, dopo tre mesi di soggiorno, lo vedete coperto di corni dai piedi alla testa, la mano destra eternamente contratta…"




    Scrive Massimo Centini nel suo saggio Malocchio e iettatura (ed. Mediterranee, pag. 74)
    Anche Carlo Augusto il Mayer si soffermò sull'argomento, ponendo così in rilievo quanto la sua sensibilità fosse rimasta colpita dalla iettatura e soprattutto dalla sua diffusione: «Una speciale superstizione, diffusa in tutta l'Italia, ma che si è sviluppata soprattutto qui, si mostra nel sospetto in cui sono tenute certe persone: esse porterebbero sventura con una parola occasionale, con uno sguardo, o con la loro semplice comparsa. Questi jettatori, come dicono i napoletani, non occorre siano uomini cattivi; la sventura aderisce alla loro persona senza che essi lo sappiano né lo vogliano. L'incanto che emana da loro si chiama jettatura; l'espressione letteraria in italiano è fascino, in quanto sta negli occhi, viene anche chiamato mal'occhio o occhio cattivo (...) Evidentemente il napoletano dovrebbe essere sospeso in un timore costante, se non avesse molti mezzi a disposizione per attenuare l'incanto. Mal 'oìuocchie non ncepossano!, dice nel suo dialetto a mezza voce, o fa con la mano le corna o la fica, o serra il pugno e sporge il pollice. Per i bambini, che sono particolarmente esposti all'incanto e non possono ancora difendersi, fanno il segno le madri o le governanti. Io stesso ho visto che la moglie di un avvocato, la quale, avendo questi cantato in società, fu lodata per la bella voce di lui da uno sconosciuto, frugò in tasca a suo marito, per fargli segretamente le corna. Anche i napoletani che schermiscono la jettatura non sono senza pregiudizi su questo punto, e non di rado gli stranieri si lasciano influenzare da loro (...) Poiché questi segni citati spesso si possono usare senza farsene accorgere e anche potrebbero offendere, si portano agli anelli delle piccole manine d'oro, appena visibili, le cui dita si allungano in forma di corna. Oppure si adoperano graziosi cornetti a mezze lune - queste ultime soprattutto per i bambini - d'oro, d'argento, di pietra vulcanica, di madrcperla, di coralli, di ambra, che gli uomini portano alla catena come ciondoli, le signore appendono alle collane» (C.A. Mayer, Neapel und dìe Neapolitaner oder Briefe aus Neapel in die Heimat, 1880, trad. ital. a cura di L. Croce, Bari 1948.)

  9. #9
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada Visualizza Messaggio

    Un caso sconcertante di un pericoloso jettatore, il principe di Ventignano di Napoli, ci viene narrato da Ernesto De Martino, che aveva appreso la vera storia del pericoloso personaggio, il principe X, dalla biografia tracciata dal Dumas di questo nobile. De Martino, nel suo libro: "Sud e magia" (Feltrinelli, Milano 1977), racconta:

    "Come la tradizione vuole il principe inaugura la serie delle sciagure fin da quando viene al mondo; la madre rende l'anima nel partorirlo, la nutrice cui è affidato perde il latte, il padre è rimosso dalla carica di ambasciatore in Toscana... Questa attività jettatoria il principe la mantenne per tutto il corso della sua lunga vita... il genero -che da scapolo era stato un libertino- non poté consumare il matrimonio con la figlia del nobile per effetto della benedizione paterna impartita alla coppia. ...Il giorno in cui il principe entrò in seminario, tutti i ragazzi della sua classe furono colpiti da tosse convulsiva; nel corso dei suoi studi sopravanzava i compagni e guadagnava sempre il premio, tranne una volta che fu secondo, ma allora il compagno a cui era toccato il primo premio inciampò nel primo gradino del palco mentre si recava a ricevere la sua corona e si ruppe una gamba.

    "Né si salvarono i frati del convento di Camaldoli quando il principe entrò a fare il suo noviziato, poiché il giorno dopo il suo ingresso apparve l'ordinanza della Repubblica Partenopea che sopprimeva le comunità religiose. Abbandonato il proposito di darsi alla vita religiosa... inaugurò la sua vita mondana recandosi per la prima volta al San Carlo: quella sera stessa il teatro prese fuoco. Invitato a una festa da una certa contessa, tutto volse al peggio: gran temporale che impedì di restare in giardino, crollo di un lampadario, stecca della prima donna del S. Carlo che abbandonò la sala -sentendosi dominata da una forza nefasta superiore al suo talento-; e così via...".


    De Martino prosegue così:

    Fin da giovinetto il principe mostrò una spiccata attitudine a operare in grande, su scala nazionale. Una volta, quando era ancora al seminario, fu inviato in rappresentanza della sua classe alla chiesa di Santa Chiara per assistere alla benedizione delle truppe in partenza contro i francesi: appena l'arcivescovo ebbe impartita la benedizione e gli stendardi sfilarono per uscire dalla chiesa, uno dei porta- bandiera cadde fulminato da un colpo apoplettico proprio nel momento in cui passava dinanzi al principino: il quale usci dalle righe, si chinò sullo sciagurato, e dopo aver tentato invano di rianimarlo, strappò lo stendardo dalle mani contratte del cadavere, levando alto il grido: Viva il Re!, cui fece eco la folla. Risultato: tre mesi dopo l'armata napoletana era battuta dai francesi, e proprio quel vessillo che le sue infauste mani avevano toccato cadde in quelle del nemico vittorioso. In seguito il potere jettatorio del principe fece le sue buone prove anche nel campo internazionale: onde recatosi a Parigi con la missione di complimentare Carlo X, a nome del re di Napoli, per la presa di Algeri, e ricevuto che fu solennemente a corte, all'indomani mattina scoppiò a Parigi la rivoluzione; né il Principe mancò, sulla via del ritorno, di vibrare un altro inconsapevole colpo, recandosi a Roma da Pio VII per rendergli omaggio, e baciargli devotamente la mano: ma tre giorni dopo quell'omaggio e quel bacio, il Pontefice mancò ai vivi. Non aveva del resto annunziato il Valletta, nel suo grottesco Vangelo, che la jettatura può "nel politico teatro debaccare?"

    E. De Martino, Sud e magia (Feltrinelli pag. 165)

  10. #10
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    Predefinito Re: Malocchio e jettatura

    Patrizia Ritarossi


    UNO SGUARDO PESANTE


    Da Abstracta n° 18 (settembre 1987)






    L'occhio è un antico simbolo collegato a rappresentazioni di controllo e di aggressione: fin dai tempi più lontani, infatti, l'atto del guardare è stato sempre e ovunque considerato significativo e rivelatore della disposizione, benevola o malvagia, dell'essere umano. Bontà, intelligenza, ambiguità sono ricavabili dall'analisi di uno sguardo e probabilmente ciò deriva dalla concezione che considerava l'occhio la sede dell'anima (1). La credenza nel malocchio, cioè nell'azione patogena prodotta da una specie di fluido che emana dallo sguardo di alcune persone (2) si ritrova da un capo all'altro dell'Europa e in molte culture (americane, asiatiche e africane) estremamente diverse tra loro, tanto che si potrebbe considerare come un fenomeno universale.

    Ciò che contraddistingue la sua ideologia e la differenza dalle altre cause magiche nella spiegazione della malattia è il fatto che in questo caso la responsabilità viene attribuita non ad esseri mitici e sovrannaturali, bensì ad esseri umani che spesso appartengono alla stessa comunità della vittima.
    Questa si viene così a trovare in una particolare condizione psichica di impedimento e di inibizione e avverte, nello stesso tempo, la sensazione di essere agitata e dominata da una forza potente e occulta che annulla ogni sua capacità di decisione e di scelta. (3) In molte zone si ritiene che possa colpire non solo gli uomini, ma anche gli animali, bloccandone soprattutto il flusso del latte o la capacità lavorativa. Tanto più grave sarà poi la malattia se si tratta di malocchio provocato dalla strega, la quale, invidiosa della bellezza e del benessere altrui, opera per un potere insito in lei, che la rende l'agente del male in tutte le sue manifestazioni.

    Tuttavia in genere il malocchio comune, accidentale, è da questo ben differenziato, è qualcosa di ineluttabile e fatale che viene spesso messo in relazione con la paura di intravedere nello sguardo della persona che osserva un sentimento di invidia; può anche non essere intenzionale, contrario alla stessa volontà dell'agente, il quale, senza neppure saperlo, possiede una vista forte, uno sguardo 'pesante'. Tuttavia anche questo maleficio involontario viene ricollegato ad inconsci sentimenti di invidia che «possono muoversi in una sorta di alone crepuscolare, senza poterli riportare e controllare sul piano della coscienza morale» (4). [...]

    In genere il malocchio non provoca una malattia particolarmente grave come quella della fattura, anche se i sintomi che gli sono attribuiti variano a seconda delle culture prese in esame e dei loro riferimenti temporali. Spesso si manifesta con violente ed improvvise emicranie, associate a nausea, debolezza ed estrema stanchezza. Nei bambini febbre e brividi improvvisi vengono subito considerati con sospetto: la fulmineità e l'attacco improvviso sono sintomi che rivelano un'aggressione magica e, di conseguenza, a seconda della gravità dei sintomi e della loro specificità, si penserà a malocchio, fattura o stregoneria. Tuttavia in molti paesi il malocchio è ritenuto letale: in America Latina, ad esempio, può degenerare in «ojo pasado», una sindrome caratterizzata da vomito, tosse violenta e che può provocare la fuoriuscita della bile: questa diventa verde e l'uomo muore (5).






    Per proteggersi dal malocchio (ed anche, più genericamente dagli altri influssi negativi) si usano degli amuleti dalla varia simbologia: possono essere a forma di occhio o di corna oppure peli di animali. In molte regioni italiane perdura ancora, l'antica usanza di appuntare tra le vesti o legato al collo un 'sacchetto' o 'agnus dei' che può contenere frammenti di ostia o paramenti sacri e piccoli oggetti religiosi, anche del sale e del grano. In genere il loro contenuto «è determinato da particolari associazioni tradizionali, alle quali si mescolano i temi del sincretismo pagano-cattolico... Altri amuleti (per es. il pezzetto di fettuccia di stola del prete) partecipano della forma magica degli arredi sacri e di ciò che è in connessione con le cerimonie della chiesa» (6). Un altro momento ritenuto particolarmente bisognoso di protezione magica contro il malocchio è quello della prima notte di nozze: spilli, falce e forbici sono le misure protettive più diffuse nell'Italia meridionale. Come testimonianza della diffusione della credenza nel malocchio e delle relative misure apotropaiche. si può rilevare come in area buddhista himalayana si usa tuttora portare addosso un testo cucito in un contenitore di stoffa oppure un reliquario di metallo. In Vietnam gli amuleti vengono preparati a richiesta; sono delle scritte magiche rosse, fatte con minio e sangue su una striscia di carta da portare in un sacchetto, al collo o al petto (7).

    Alcuni versi del Corano servono ad evitare il malocchio e le altre influenze malefiche. Nell'ambito della cultura ebraica, oltre a brevi testi biblici, è noto l'uso di amuleti personali, soprattutto d'argento. e strisce di carta strine, inserite in una custodia (8).




    In ogni caso se. nonostante le misure apotropaiche adottate, la persona si ammala e i sintomi vengono riferiti a 'malocchio' il guaritore (più spesso, in questi casi, una donna) accerterà la diagnosi: la forma più diffusa di questo rituale sia diagnostico che terapeutico, che è perdurata per secoli in tutta l'Europa contadina, è un piattino colmo d'acqua in cui si gettano delle gocce d'olio o qualche altro elemento (grano o sale per esempio) (9).
    Dopo aver accertato la presenza del malocchio e per allontanarlo (anche se non una volta per tutte) si recita lo scongiuro specifico, in modo sommesso per evitare che altri lo comprendano e che quindi perda la sua efficacia. Spesso lo scongiuro è accompagnato da segni di croce e da gesti sul corpo (in particolare la testa) della persona malata. A volte il segnale di totale guarigione è dato dallo sbadiglio della guaritrice, simbolica espulsione del male.


    NOTE

    1. Bonomo G, Scongiuri del popolo siciliano, Palermo, Palumbo, 1953, p. 19.
    2. Pazzini A., Storia Tradizioni Leggende nella medicina popolare, Milano, Recordati, 1980, p. 51.
    3. Fondamentali per la concezione magica della malattia e la crisi della presenza storica, le opere di De Martino E., in particolare: Sud e Magia, Milano, Feltrinelli 1980; Furore Simbolo Valore, Milano, Feltrinelli, 1980;
    Magia e Civiltà, Milano, Garzanti, 1976; Il mondo magico, Torino, Boringhieri, 1973; La terra del rimorso, Firenze, Il Saggiatore, 1976.
    4. De Martino E., Sud e magia, pag. 51
    5. Rubel A. J., Concepts of disease in Mexican-Culture, pp. 795-814
    6. De Martino, op. cit., pag. 37
    7. Cardona G. R., Gli amuleti scritti: un excursus comparativo. In "La ricerca folclorica" 8, 1883, p. 91-97
    8. Cardona G. R., op. cit., pag. 91
    9. Se l'olio si espande, si tratta di malocchio, altrimenti si tratta di una malattia la cui causa, in genere, non è magica.


    Da Abstracta n° 18 (settembre 1987)

 

 
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