Il processo di migrazione dei Greci del bacino del mediterraneo, si verificò in due fasi. In un primo momento i greci si affacciarono al mediterraneo, verso il XII sec. a.C., soprattutto nelle isole del Mar Ionio e dell'Egeo e in Asia Minore. Verso l'VIII - VII sec. a.C. invece la migrazione fu provocata da un grosso aumento demografico: i greci ritenevano difatti che le loro città non dovessero superare una certa grandezza, una sorta di misura ideale che secondo Platone era di 5000 abitanti (secondo Aristotele la misura ideale era invece quella che permetteva a tutti i cittadini di conoscersi tra di loro). Queste concezioni causarono una seconda ondata migratoria verso Ovest.
La colonia non era del tutto autonoma dalla madrepatria, anzi con questa manteneva forti legami. Esisteva un accordo di tutela reciproca simile a quello tra le colonie americane e l'Inghilterra, un accordo cementato su vincoli religiosi, culturali ed economici. Ma se la colonia manteneva uno stretto legame di collaborazione con la madrepatria ciò non vuol dire che non fosse in una certa misura autonoma. Le colonie della Magna Grecia vissero di larga autonomia e furono del tutto indipendenti dal punto di vista politico; il loro fiorire economico e culturale finì con l'assicurare alla Grecia enormi ricchezze e un sorprendente sviluppo delle scienze e della filosofia, senza peraltro costituire un elemento destabilizzante, rappresentando al contrario una valvola di sfogo per la crescita demografica e le esigenze del commercio.L'espressione "Magna Grecia", trascrizione latina della corrispondente definizione greca Megale Hellas, indica la presenza dei Greci nel Sud dell'Italia: al concetto di Megale Hellas, alla sua genesi storica e alla sua estensione geografica è stato nel 1962 dedicato uno dei convegni che annualmente si svolgono a Taranto. In quella sede furono dibattuti i vari interrogativi che da due secoli hanno dato luogo fra gli studiosi moderni a ipotesi contrastanti sintetizzate già dal Ciaceri in due fondamentali tendenze ravvisabili nell'analisi delle fonti antiche: "l'una per così dire materialistica, che ne cercava la spiegazione nella feracità del suolo, nella bontà del clima e quindi nella ricchezza e nella potenza, l'altra d'indole spiritualistica che si atteneva maggiormente all'esistenza di fiorenti
scuole filosofiche e si riallacciava perciò al nome di Pitagora e del Pitagorismo". Ai fini della datazione della genesi dell'espressione risulta irrilevante la questione, posta da tempo, se la più antica citazione di Megale Hellas compaia in Timeo o in Polibio, perché lo scolio al Fedro di Platone (279 c), che ne attesta la menzione, muove dal detto pitagorico: "le cose degli amici sono in comune", elaborato nella Megale Hellas ai tempi in cui Pitagora persuadeva coloro che la abitavano a condividere i possessi. Le due diverse spiegazioni presenti nelle testimonianze antiche della espressione Megale Hellas non devono, come è stato di recente sottolineato, essere considerate in opposizione fra di loro. Alle sue origini il concetto di Megale Hellas rappresentò l'espressione del fiorire di colonie (soprattutto Sibari e Crotone) dove verso la fine del VI sec. a.C. le eterie pitagoriche assunsero il potere. La grandezza e la ricchezza delle colonie greche si coniugò indissolubilmente al sorgere, all'affermarsi e all'irradiarsi in una vasta area meridionale di una paideia legata a Pitagora e alla sua scuola. Rimane da stabilire se nel concetto di Megale Hellas possa essere inclusa anche la Sicilia, come a prima vista potrebbe emergere da un rapido accenno dell'isola indirettamente collegata alle colonie greche da Strabone (VI, 1, 2): "I Greci, a cominciare già dalla guerra di Troia, si erano impadroniti sia di gran parte dell'entroterra, accrescendosi a tal punto da chiamare questa terra Magna Grecia, sia della Sicilia". La Magna Grecia di Strabone non comprendeva nella sua denominazione la Sicilia ma, in sintonia con il resto della documentazione antica, l'espressione Megale Hellas veniva localizzata nel Sud della penisola. Dal punto di vista strettamente geografico la nozione di Magna Grecia non è circoscrivibile dentro confini netti, anche se le fonti antiche prese nel loro insieme concordano nell' enfatizzare il versante ionico della Lucania e del Bruzio: i limiti di quest' area, quando è possibile percepirli, oscillano nel corso del tempo. L'immagine della Magna Grecia coincide nella visualizzazione degli scrittori greci più antichi con quella della primigenia Italia: in Antioco di Siracusa (V sec. a.C.) essa ha per confini il fiume Lao sul Tirreno e la città di Metaponto sul mare siculo.
Falange che avanza in una formazione serrata.
Trireme greca
Oplita greco. A quel tempo, molte poleis erano state standardizzate sull'abbigliamento e attrezzature per i suoi soldati, ottenendo così un aspetto più uniforme.
Quindi nella sua estensione la Magna Grecia originaria ha una precisa fisionomia racchiusa dal contorno costiero e dall'istmo Squillace Sant'Eufemia.
Appare evidente che l'espressione Megale Hellas ha per il mondo antico una valenza e un'importanza culturale e politica, prima ancora che geografica. L'aggettivo megale (grande) "la connota e la distingue con una sottolineatura di superiorità se non altro indiretta, rispetto alla Hellas metropolitana, anche se l'espressione non contiene un elemento comparativo e l'aggettivo va inteso in senso assoluto" (Maddoli).
Il termine colonia in greco antico significa casa fuori. Il termine, nella sua etimologia, non contiene alcun significato riconducibile all'intento di conquista o di imperialismo. I coloni greci la maggior parte delle volte si installavano in territori strategici ma disabitati.
Il termine “colonia” è più recente. È una parola latina che viene da colere, che significa coltivare la terra. La usiamo oggi per definire anche il fenomeno della colonizzazione greca, che però ha caratteri molto diversi dalla colonizzazione romana e da quella moderna. Queste ultime implicano un rapporto di dipendenza politica della colonia rispetto alla madrepatria, che invece non c’è in Grecia. Gli Elleni parlano di apoikia, dal verbo apoikizo che indica separazione, emigrazione, trapianto: un gruppo di cittadini si separa dalla madrepatria (metropolis), compie una spedizione guidata da un personaggio che si chiama oikistes (ecista) e va a fondare una nuova polis in un territorio lontano, ma è una città completamente indipendente dalla madrepatria ed ha quindi propri organi di governo.
"Megale Hellas" è formula antica ma tuttora fortemente evocativa di potenza politica, respiro territoriale e, soprattutto, rigoglio di cultura."Megale Hellas" è espressione che gli autori latini solitamente rendono con "Magna Graecia", ma talvolta anche con "Maior Graecia", e risulta difficile non leggervi una pretesa superiorità della grecità d'Italia rispetto a quella originaria e, dunque, non idealizzarla come insuperabile modello.
Con il tredicesimo secolo a.c.- in conseguenza della profonda destabilizzazione politica della società micenea, dovuta alle incursioni doriche - avvenne la prima vera colonizzazione greca delle antistanti coste anatoliche, per iniziativa sia dei popoli Ionici che di quelli Dorici ed Eolici.
La seconda grande colonizzazione, quella che si svolse appunto tra VIII e VI secolo a.c., si pose perciò nel solco di quella precedente, e di essa sfruttò sia le rotte che le conquiste territoriali, ponendosi - non solo idealmente - come una sua continuazione.
La grande colonizzazione non consisté in un unico evento, ma in una serie di eventi, diversi tra loro sia per luoghi (non solo di arrivo, ma anche di provenienza), sia per tempi, sia per modi di svolgimento. In altri termini, vi furono colonie ioniche, doriche e eoliche, ed anche 'colonie di colonie'; vi furono inoltre imprese più arcaiche e altre più recenti; vi furono infine colonie prevalentemente commerciali e altre prevalentemente agricole.
In ogni caso, la Grecia divenne - a partire da questi anni - una potenza egemone a livello internazionale, sia da un punto di vista commerciale che da un punto di vista politico-culturale.
Possiamo dividere le colonie greche in due diverse specie : quelle situate a occidente della Grecia, e quelle situate invece a oriente.
Cominciando dall'estremo occidente, i greci fondarono alcune città-stato in Africa e in Spagna : zone molto ricche di metalli, anche se già da lungo tempo luogo dei traffici e dell'espansionismo politico-commerciale dei Fenici, o meglio dei loro discendenti 'africani', i Cartaginesi! Non che questi ultimi avessero fondato un vero e proprio impero territoriale, ma è probabile comunque che gli Elleni con la propria presenza disturbassero le loro attività. (Nei secoli futuri la rivalità politico-commerciale tra questi due popoli, con l'aggiunta peraltro in Italia degli Etruschi, costituirà un elemento fondamentale della vita politica delle regioni occidentali, sia costiere che interne).
Va ricordata poi, in Francia, la fondazione di Marsiglia, una colonia che col tempo conquisterà una notevolissima importanza economica.
Ma il maggior numero di colonie occidentali verrà fondato nell'Italia meridionale (la Magna Grecia) e in Sicilia, oltre che nelle zone (come ad esempio l'isola di Corfù) intermedie tra la madrepatria e queste località. In Italia le regioni più interessate dal processo di colonizzazione furono la Puglia e la Calabria, mentre in Campania si distinsero principalmente le città di Elea e di Cuma (la prima patria del filosofo Parmenide, la seconda invece divenuta, come del resto Marsiglia, un centro molto importante sia culturalmente, sia come snodo dei traffici tra l'oriente e l'occidente). In Calabria vennero dedotte principalmente le colonie di Sibari, Crotone, Locri Epizefiri e Reggio; in Puglia Taranto e Gallipoli.
Ancor più colonizzata - almeno nelle sue regioni costiere - fu poi la Sicilia (mentre nell'interno rimasero installati i bellicosi popoli originari, Siculi e Sicani). Centri principali dell'isola furono a occidente Selinunte e Agrigento, a est invece Naxos, Leontini, Megara Iblea, Siracusa, Catania e (nella zona nord) Milazzo.
Molto più modesta fu la colonizzazione delle regioni situate a oriente della madrepatria, un fatto dovuto - come si è già detto - al loro maggiore sviluppo politico: un fattore che ostacolò comunque più l'espansionismo politico che quello propriamente commerciale.
Furono i Calcidesi, nell'VIII sec., (la città di Calcide è situata in Eubea) i primi a impegnarsi in imprese di carattere coloniale. Essi colonizzarono prevalentemente le coste della Sicilia (ex: Naxos, Catania) e dell'Italia meridionale (ex: Cuma, città dalla quale si diffuse l'alfabeto greco, che fu poi alla base della scrittura latina).
Anche Corinto pose molte basi nella parte a sud dell'Italia, soprattutto in Sicilia (Siracusa), e sulla vicina isola di Corfù. Corinto divenne in questi anni una delle più potenti città greche, sviluppando un vero e proprio 'impero coloniale'. La città di Megara fondò, sempre in Sicilia, Megara Iblea, mentre i Greci di Rodi vi fondarono Gela
Anche i popoli doricidiedero vita in Sicilia ad alcune importanti città coloniali, tra le quali spicca Agrigento. Essi tuttavia dovettero, come del resto tutti gli Elleni, fare i conti con la presenza delle più antiche colonie cartaginesi, ostili ai Greci in quanto da essi private di preziosi territori e limitate quindi nei propri progetti d'espansione.
Anche le popolazioni della Grecia centrale, sia quelle situate nella parte settentrionale del Peloponneso (abitate dai discendenti degli Achei), che quelle d'Eubea, Etolia, Locride, ecc., diedero vita, in Italia, a una vasta impresa di colonizzazione, i cui scopi furono all'inizio prevalentemente agricoli. Da Regio fino a Pestum, il sud Italia si trasformò così in una enorme colonia ellenica: la Magna Grecia.
In sintesi, riguardo ai territori italiani (magno-greci) e a quelli siciliani, possiamo dire che i primi furono oggetto prevalentemente di insediamenti di carattere agricolo (la Campania, ad esempio, era una terra eccezionalmente fertile per gli standard cui erano abituati i Greci), mentre i secondi furono maggiormente versati nei commerci e nei traffici. Anche se, ovviamente, è impossibile stabilire una rigida demarcazione tra questi due tipi di colonie!
Più tarda (VII secolo), e rivolta soprattutto verso le zone dell'estremo occidente, fu la colonizzazione focese. Un centro importantissimo di essa fu la città di Marsiglia, a sua volta poi fondatrice di colonie (la principale delle quali fu Malaga, in Spagna). I Focesi inoltre colonizzarono anche le coste della Corsica (ex. Alalia).
La diffusione delle città e della cultura greca un po' in tutto il mondo allora conosciuto portò come conseguenza a un'influenza molto maggiore, sia a un livello economico che culturale, dei Greci stessi. Ma essa rivelò anche una peculiarità del loro universo politico: ovvero la sua cronica disunione, e ciò nonostante quel forte orgoglio "di stirpe" che li caratterizzò soprattutto a partire dall'esperienza coloniale.
I Greci difatti, scontrandosi con altre società, da essi definite "barbare" (anche, quasi sempre, a causa del loro minore avanzamento culturale), svilupparono un forte orgoglio etnico, imparando così a considerarsi come un unico popolo. Ciononostante, essi non rinunciarono mai a difendere ciascuno la propria particolare identità, legata alla propria città di provenienza, alla propria storia e alle proprie tradizioni. Da questo strano connubio di campanilismo e di orgoglio nazionale sorse la Grecia classica, cioè una "nazione senza Stato" in quanto priva di un unico centro amministrativo e divisa tra vari centri dispersi un po’ in tutto il mondo conosciuto.
Lo sviluppo coloniale permise infatti anche di riequilibrare (per mezzo del fenomeno della ridistribuzione delle terre) gli scompensi di ricchezza interni alle madrepatria, alleggerendone così le tensioni sociali e politiche e migliorando le condizioni di buona parte della popolazione.
Un'altra fonte indiretta di 'ricchezza' fu poi, per i Greci, il fatto di divenire un popolo culturalmente trainante, capace cioè di esportare i propri modelli politici e culturali (una pratica i cui frutti maggiori si videro nelle regioni europee occidentali). Tale condizione di egemonia e di prestigio inoltre, finì per favorire ulteriormente la loro espansione a livello mediterraneo.
Spesso impegnate a difendersi da nemici comuni (quali i Fenici, i popoli indigeni, ecc.), ebbero, rispetto alla Madrepatria, tra loro maggiore coesione le colonie greche. Le necessità comuni di difesa le obbligarono a accantonare il proprio spirito partigiano e le reciproche rivalità, rafforzando in tal modo il loro sentimento di appartenenza a un'unica patria ideale.
Le città magnogreche raggiunsero uno splendore più grande della stessa Grecia, e assunsero grande importanza per gli intellettuali elleni tra il V e il IV sec. a.C.: vi si recò in visita Platone e vi si stabilirono Pitagora, Erodoto e Senofane.
La ricchissima produzione artistica delle colonie greche, dimostra che il gusto era almeno altrettanto raffinato di quello di altre città della madre patria. Le colonie greche hanno fornito anche quell'indispensabile trampolino di lancio per la cultura e l'organizzazione greche, dalle quali sarebbe decollata, dopo la conquista delle città greche d'Italia, la potenza di Roma. Siamo tutti figli della civiltà greca...
sr