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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    Confermato il "no" al giardino d'infanzia islamico
    Dopo la giustizia zurighese anche il Tribunale federale ha respinto un ricorso dell'associazione "al Huda", promotrice del progetto
    LOSANNA - L'Ufficio scolastico cantonale e il Consiglio di Stato zurighesi hanno a giusta ragione rifiutato l'autorizzazione ad aprire un giardino d'infanzia islamico a Volketswil (ZH): dopo la giustizia zurighese anche il Tribunale federale (TF) ha respinto un ricorso dell'associazione "al Huda", promotrice del progetto.
    Una scuola privata deve garantire che gli allievi non siano sottoposti ad alcun influsso pedagogico e di "visione del mondo" sostanzialmente contrari agli obiettivi della scuola pubblica, aveva affermato nel luglio del 2015 il Tribunale amministrativo di Zurigo.
    Il progetto di "al Huda" non distingue a sufficienza tra "insegnamento profano" e religioso, aggiungeva la corte, secondo la quale sussiste dunque il "considerevole pericolo" che ai bambini vengano impartiti primariamente contenuti religiosi, per di più poco moderati vista la vicinanza di "al Huda" al Consiglio centrale islamico della Svizzera (CCIS/IZRS), organizzazione assai controversa per le sue posizione integraliste.
    Il TF ha confermato su tutta la linea la decisione della giustizia zurighese. Secondo i giudici losannesi, una scuola privata deve offrire la garanzia che gli allievi non siano sottoposti a influenze pedagogiche o filosofiche fondamentalmente contrarie agli scopi della scuola pubblica.
    Di conseguenza, il rifiuto delle autorità zurighesi di concedere l'autorizzazione al progetto non viola la libertà di coscienza e di credenza.
    Svizzera - Confermato il "no" al giardino d'infanzia islamico

    Perché Claude Peguiron ha detto basta alla chimica nei suoi campi
    Di Samuel Jaberg
    L’acceso dibattito mondiale sui pesticidi e sulle loro conseguenze sulla salute e l’ambiente riguarda anche la Svizzera. Mentre la Confederazione ha lanciato un piano d’azione per ridurre i rischi legati ai prodotti fitosanitari, un agricoltore vodese ha voltato le spalle ai metodi di produzione convenzionali. Una scelta che non rimpiange.
    Claude Peguiron ha il carattere caparbio delle persone che lavorano la terra, ma senza quell’indole taciturna che spesso viene loro attribuita. Affabile e loquace, l’agricoltore di Mex, un piccolo villaggio a pochi chilometri da Losanna, potrebbe passare ore a raccontare i motivi della sua riconversione, la soddisfazione che ne è conseguita, ma pure i numerosi interrogativi e incertezze che a volte ancora lo perseguitano.
    Da quasi due anni, la sua azienda agricola dispone del marchio della Gemma, attribuito da Bio Suisse, la Federazione delle aziende agricole biologiche svizzere. Una scelta presa inizialmente più per ragioni di salute che per pura convinzione ecologica: Claude Peguiron è infatti ipersensibile ai prodotti fitosanitari. «Quando utilizzavo dei diserbanti o dei prodotti per trattare le piante contro i parassiti avevo a volte delle vertigini o dei rigonfiamenti dei linfonodi. A volte mi usciva sangue da naso», racconta l’agricoltore.
    Grazie a una mascherina, Claude Peguiron è riuscito a evitare l’insorgere di tali sintomi. Ma poco a poco, ha iniziato a dubitare dei prodotti chimici. Un primo campanello d’allarme è suonato quando i residui di un pesticida sono finiti in un piccolo stagno della fattoria, abitato da una colonia di girini. «Il loro sviluppo si è interrotto da un giorno all’altro», ricorda l’agricoltore. Un’altra volta, mentre si trovava nel campo di un collega che aveva utilizzato un prodotto chimico contro le lumache, aveva notato la presenza di numerosi lombrichi morti. «Con l’impiego intensivo di prodotti chimici si massacrano gli esseri viventi che da più di 2000 anni sono gli alleati naturali dei contadini», denuncia.
    Gli aspetti economici sono stati attentamente valutati, ma non sono all’origine della decisione di riconvertirsi al biologico. «Il rendimento per ettaro è leggermente inferiore, ma i prezzi di vendita sono più alti. Alla fine, se ci si impegna e si ha fortuna, produrre in modo biologico permette di guadagnare un po’ di più», rileva Claude Peguiron.
    L’agricoltore si dice comunque deluso dall’atteggiamento di alcuni intermediari del settore. «Migros [il più grande distributore della Svizzera] preferisce ridurre i prezzi acquistando dei girasoli biologici all’estero. Abbiamo cosi' dovuto rinunciare a questa produzione», si lamenta Claude Peguiron, che considera l’importazione di prodotti biologici un’assurdità ecologica e una minaccia per la sopravvivenza dei produttori locali.
    Ricominciare da zero
    L’agricoltura biologica implica l’impiego di maggiore manodopera, cio' che genera costi supplementari. «Per alcuni lavori di diserbo manuale dipendo oramai dagli aiuti esterni e tutta la famiglia vi partecipa», afferma. E' quindi logico che i tre figli di Claude siano stati coinvolti nella riflessione che ha preceduto il passaggio al biologico. Guillaume, il primogenito di 17 anni, vorrebbe lavorare un giorno nell’azienda agricola. Ma siccome la proprietà non appartiene ai Peguiron, Claude e Laurence l’hanno incoraggiato a seguire dapprima un altro apprendistato.
    Rinunciare completamente ai prodotti chimici per coltivare 32 ettari di terreno - con grano, segale, colza, soia e mais - e allevare 50 capi di bestiame, nutriti in totale autarchia, ha pure necessitato un grande sforzo di apprendimento. «Abbiamo praticamente dovuto ripartire da zero e dimenticare tutto quello che ci avevano insegnato alla scuola di agricoltura», spiega Claude Peguiron. La riconversione è avvenuta passo dopo passo, con delle prove effettuate inizialmente su una parcella di grano. «Ho visto che potevo tenere sotto controllo le erbacce senza la chimica e questo mi ha rassicurato».
    Lo sguardo degli altri
    Le erbacce continuano ciononostante a tormentare Claude Peguiron. «A volte temo di subire l’invasione dell’acetosa e del cardo. Bisogna anticipare e intervenire rapidamente appena c’è un problema siccome non c’è alcuna soluzione chimica. Con il biologico non si sceglie la semplicità».
    A queste nuove difficoltà si aggiungono tutte le dicerie e le prese in giro da parte dei suoi colleghi, cio' che non lo lascia indifferente. «Sono il primo agricoltore biologico del villaggio e quindi è ovvio che i miei campi sono osservati con grande interesse. Appena ci sono delle graminacee più alte delle altre piovono i commenti di scherno. Qui, la gente ha l’abitudine di vedere delle coltivazioni curate nei minimi dettagli. Devo imparare a non prestarci troppa attenzione…».
    Ma nonostante i dubbi che a volte lo assillano, Claude Peguiron non rimpiange la sua scelta. «In Svizzera francese c’è ancora parecchio scetticismo nei confronti della coltivazione biologica, soprattutto nelle aziende agricole di una certa dimensione. Io sono la dimostrazione che è possibile rinunciare completamente ai prodotti chimici, garantendo al contempo una produzione di qualità. E inoltre si ha l’impressione di fare qualcosa di positivo per il pianeta e le generazioni future. E' valorizzante».
    Perché Claude Peguiron ha detto basta alla chimica nei suoi campi - SWI swissinfo.ch



    Cucciolata di lupi sul Calanda
    Si tratta della quinta serie di nascite per il branco che abita il monte grigionese. I cuccioli sarebbero almeno 6.
    Negli ultimi giorni, gli organi di vigilanza grigionesi sulla caccia hanno rilevato che per la quinta volta consecutiva nel branco di lupi sul Calanda è nata una cucciolata.
    Diversi scatti di una trappola fotografica confermano due osservazioni di privati segnalate negli ultimi giorni. Sulla base delle foto a disposizione si deve ritenere che i cuccioli siano almeno sei. Negli ultimi quattro anni è stata osservata e comprovata geneticamente la presenza di 5-7 cuccioli.
    Cucciolata di lupi sul Calanda | Giornale del Popolo


  2. #872
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    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #873
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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    Chiusura notturna dei valichi secondari, avanti!
    Avviso ai naviganti. Che nessuno a Berna si sogni di fare il furbo con la famosa mozione della deputata Roberta Pantani, approvata sia dal Consiglio federale che dal parla­mento, che chiede la chiusura not­turna dei valichi secondari con il Belpaese.
    Chiusura è stata decisa e chiusura dovrà essere. Senza tanti se né ma. Ricordiamo che i valichi individuati sono quelli di Cassinone, Ponte Cre­menaga, Arzo, San Pietro di Stabio, Novazzano e Pedrinate.
    E’ evidente che sotto le cupole fede­rali c’è qualche cameriere dell’UE spalancatore di frontiere, strapagato con i soldi del contribuente, che si in­venta pretesti per non fare quello che gli è stato ordinato di fare. E al pro­posito l’articolo pubblicato lunedi' sul Corriere del Ticino, in cui si sostiene che adesso la chiusura notturna dei valichi secondari verrebbe messa in discussione per un problema di costi, non ci piace per nulla. Evidentemente la Lega – ed in particolare i deputati leghisti a Berna – non staranno a guardare. Tanto più che a sostegno della chiusura notturna c’è pure una petizione.
    Il nuovo pretesto
    Ma guarda un po’: prima gli spalan­catori di frontiere hanno tentato di ca­villare con fantasiosi problemi giuridici che impedirebbero di chiu­dere di notte i valichi secondari con l’Italia. Plateali panzane, visto quel che da tempo succede ai confini in­terni con l’UE. Oppure i camerieri di Bruxelles di cui è infesciata l’ammi­nistrazione federale, ai quali degli in­teressi del paese non gliene potrebbe fregare di meno, hanno svenduto la nostra sovranità al punto che non siamo più liberi di decidere su nulla? Accantonato il grottesco pretesto da legulei, ecco che adesso si punta sull’argomento che costituisce il co­perchio per tutte le pentole: i costi. Chiudere di notte i sei valichi secon­dari sopra elencati costerebbe troppo (?). Ohibo', ma questi burocrati ber­nesi sono fuori come dei davanzali. Ci immaginiamo i costi stratosferici che potrebbe comportare chiudere di notte sei piccole dogane! Senza dub­bio navighiamo nell’ordine di gran­dezza delle centinaia di milioni, nevvero?
    Melina bernese
    Di questa melina bernese nei con­fronti di qualsiasi proposta che serva a difendere il Ticino, ne abbiamo piene le scuffie.
    La chiusura notturna del valichi se­condari 1) non è un’opzione in quanto è già stata decisa e soprattutto 2) serve a tutelare la sicurezza dei ti­cinesi.
    Ricordiamo ai balivi federali che, spesso e volentieri, i frontalieri della rapina arrivano in Ticino da Oltrera­mina entrando in macchina (o in moto) dai valichi incustoditi; e sem­pre da questa via ritornano alla base. E non ci si venga a raccontare la fe­tecchiata che anche chiudendo le do­gane c’è sempre la frontiera verde, perché quest’ultima non la si puo' di sicuro attraversare in automobile. Ed i rapinatori – ma guarda un po’ – hanno necessità di allontanarsi rapi­damente dal luogo del reato: non pos­sono certo andarsene a piedi alla chetichella con la refurtiva sottobrac­cio.
    Se ci scappa il morto
    Forse qualcuno non si rende conto che, in queste rapine transfrontaliere – grazie, libera circolazione! – prima o poi nel Mendrisiotto (ma magari anche altrove) ci scappa il morto. E non solo nei distributori di benzina, che ne sono il bersaglio “classico”. Ma un domani magari anche in un’abitazione. Sicché non stiamo di certo parlando di questioni di lana ca­prina. L’interesse in gioco è la sicu­rezza dei ticinesi. E i balivi bernesi, che scusa accampano per non fare nulla? Si nascondono dietro due spic­cioli di costi? Ma non si vergognano? La sicurezza del nostro Cantone, ed in particolare delle sue regioni meri­dionali, per questi burocrati che il Ti­cino l’hanno visto se va bene in cartolina, non vale proprio nulla?
    Per i finti rifugiati…
    Strano pero': quando si tratta di tute­lare i ticinesi dai frontalieri della ra­pina e del furto con scasso, si monta la panna sulla spesa che questo com­porterebbe. Invece per i finti rifugiati con lo smartphone (tutti giovani uo­mini soli che non scappano da alcuna guerra) si sperperano miliardi senza fiatare. Nessuno si lamenta per gli esborsi, ma quando mai! Non è poli­tikamente korretto!
    Avanti cosi', che le dogane le chiu­diamo non solo di notte, ma anche di giorno.
    Chiusura notturna dei valichi secondari, avanti! - Mattinonline Mattinonline



    Novazzano paese, Pedrinate e Ponte Cremenaga, test per le chiusure notturne
    Sono stati comunicati i valichi che per sette mesi chiuderanno la notte a partire dalla prossima primavera.
    BELLINZONA - Tre valichi e sette mesi per un esperimento. Oggi sono state rese note le dogane che verranno chiuse di notte, come chiedeva da tempo la Lega dei Ticinesi, in particolar modo tramite Roberta Pantani (anche Lorenzo Quadri ne ha parlato oggi, come abbiamo riportato qualche ora fa).
    Ebbene, la prova avverrà con i valichi di Novazzano paese, Pedrinate e Ponte Cremenaga. Si partirà probabilmente nei prossimi mesi, attorno alla primavera.
    Intanto, Pantani, che si batteva dal 2014 per questo obiettivo, esulta tramite social. «Dopo una lunga attesa, ecco finalmente l'elenco ufficiale dei valichi che saranno chiusi durante la notte, così come richiesto dalla mia mozione, approvata dal Parlamento nel 2014. Sono contenta della conferma che si tratti di due valichi del Mendrisiotto particolarmente sensibili e uno del Malcantone. La collaborazione tra cittadini e autorità ha funzionato».
    Novazzano paese, Pedrinate e Ponte Cremenaga, test per le chiusure notturne ? TicinoLibero

    L'animale dell'anno è il cervo
    Il maestoso animale è stato scelto da Pro Natura anche per attirare l'attenzione sulla sempre maggiore urbanizzazione del territorio elvetico.
    Il cervo è stato eletto animale dell'anno 2017: noto per i suoi maestosi palchi e l'assordante bramito nel periodo degli amori, questo mammifero ha anche una spiccata esigenza di mobilità, indica in un comunicato odierno Pro Natura che lo ha anche scelto per attirare l'attenzione sui problemi che la crescente frammentazione del territorio in Svizzera può causare al "re del bosco".
    Non di rado l'ambiente diurno del cervo - indica la nota - è ben lontano da quello notturno e l'habitat estivo può distare anche dozzine di chilometri da quello invernale.
    I suoi assi di migrazione sono però sempre più spesso interrotti da strade, ferrovie e insediamenti, sottolinea Pro Natura. Scegliendo questo assiduo pendolare dei boschi elvetici, l'organizzazione ambientalista vuole lanciare un segnale forte in favore della protezione dei corridoi faunistici naturali e della realizzazione di passaggi che consentano agli animali selvatici di superare gli ostacoli creati dall'uomo.
    L'organizzazione di difesa della natura ha per questo deciso di lanciare la campagna "Via libera per la fauna selvatica!". Il cervo è uno dei mammiferi indigeni più grandi. Il maschio può raggiungere i 130 cm al garrese, mentre la femmina è un poco più piccola e priva di palchi. Questa imponente struttura che caratterizza i maschi si riforma nuova e più grande ogni anno tra la primavera e l'estate. Si tratta di un autentico atto di forza, dato che l'animale deve produrre fino a 150 grammi di massa ossea al giorno. I palchi di un adulto di grandi dimensioni possono arrivare a pesare otto chili.
    Durante la stagione dell'accoppiamento, in autunno, il cervo si mette "rumorosamente" in mostra: un maschio eccitato dà voce alla sua condizione fino a 500 volte all'ora.
    A metà del XIX secolo, il cervo era estinto in Svizzera. Nel 1870 incominciano ad arrivare i primi capi provenienti dall'Austria. La Legge sulla caccia del 1875 ne ha considerevolmente migliorato le condizioni di vita, introducendo le bandite di caccia, nelle quali tuttora gli animali sono tutelati, limitando i periodi venatori e proteggendo le femmine. Oggi in Svizzera si contano circa 35'000 cervi.
    Il ritorno del cervo è lungi dall'essere terminato, sottolinea Pro Natura. Dal momento che il suo reinsediamento sta avvenendo da est, la presenza di questo mammifero è più marcata nelle regioni a sudest delle Alpi svizzere, ma l'animale dell'anno sta raggiungendo anche l'Altopiano e, in misura minore, il Giura.
    L'animale dell'anno è il cervo | Giornale del Popolo


  4. #874
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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    Un primo passo: assegni integrativi agli stranieri solo se residenti da 5 anni
    Assegni familiari e di prima infanzia a stranieri solo se residenti da almeno 5 anni. Il Tribunale Federale ha respinto un ricorso, nel quale si parlava di una disparità di trattamento con gli svizzeri, che possono richiedere gli assegni in Ticino dopo solo 3 anni.
    Secondo il TF, come riporta Ticinonews, la legge approvata dal Gran Consiglio nel 2015 sulla legge ticinese sugli assegni di famiglia e contestata da diversi stranieri non è discriminatoria in quanto gli stranieri tendenzialmente possono cambiare più spesso domicilio rispetto ai cittadini svizzeri che si trasferiscono in Ticino.
    Questa sentenza è quindi un primo passo nella lotta agli abusi sull’assistenza in Ticino.
    Un primo passo: assegni integrativi agli stranieri solo se residenti da 5 anni - Mattinonline Mattinonline

    A Lugano c'è una panca d'ultima generazione
    Da due settimane di fronte al LAC ci si puo' sedere su "Steora", che permette di ricaricare il telefonino e di avere informazioni sulla qualità dell'aria, tra le altre cose.
    L'azienda Aksatech ha posato due settimane fa una panca d'ultima generazione a Lugano. Attualmente si trova presso il Giardino Belvedere di fronte al LAC, "per motivi di esposizione al sole".
    Steora - questo il nome della "panchina intelligente" - usa infatti l'energia solare per le sue diverse funzioni. In primis, permette di ricaricare smartphone, tablet e portatili. Inoltre è fornita di sensori interni che misurano la temperatura, l'umidità e i diversi gas presenti nell'aria (dando cioé un'indicazione dell'inquinamento ambientale), si illumina di notte e, durante i mesi più caldi, tramite delle ventole, si raffredda in modo che la zona in cui ci si siede non scotti al tatto.
    Ticino - A Lugano c'è una panca d'ultima generazione





    "Sei una vegana fastidiosa", la Svizzera non le dà la cittadinanza
    In Svizzera è stata rifiutata la richiesta di cittadinanza di una donna vegana troppo attivista nei confronti dei campanacci delle mucche, simbolo della tradizione
    Enrica Iacono
    Nancy Holten, donna di 42 anni originaria del Paesi Bassi, si è vista rifiutare per due volte la sua richiesta di cittadinanza in Svizzera perché negli anni si dimostrata una vegana troppo attivista.
    Nancy, infatti, ha realizzato diverse campagne contro i campanacci delle mucche ritenuti fastidiosi per gli animali: "Il suono che emettono i campanacci è di centinaia di decibel. È paragonabile a quello di un martello pneumatico. Anche noi non vorremmo mai una cosa simile vicino alle nostre orecchie. Gli animali invece sono costretti a trascinare questi attrezzi di circa cinque kg intorno al collo, che causano sfregamenti e bruciano la loro pelle", ha spiegato.
    La donna, che abita da tempo in Svizzera, aveva già provato nel 2015 a fare richiesta di cittadinanza e questa era stata approvata dalle autorità locali. Come riporta l'Huffington Post, invece, la richiesta è stata rigettata da 144 residenti su 206.
    Le mucche sono simbolo della tradizione del luogo e la cittadinanza può essere rigettata se si dimostra che lo straniero in questione non è integrato con le tradizioni, le abitudini e i costumi della Svizzera.
    "Sei una vegana fastidiosa", la Svizzera non le dà la cittadinanza - IlGiornale.it


  5. #875
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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    In Svizzela sono allivati i cinesini...
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #876
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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    In Svizzela sono allivati i cinesini...
    L'ultima volta con Yang Zemin si sfiorò il casus belli; stavolta sembra sia andata meglio...

  7. #877
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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    Infatti è andato dal coiffeur per essere più...bello.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  8. #878
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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    Assurdo: bullismo alla scuola media di Chiasso. Giovane asilante eritreo picchia a sangue un ragazzino
    Un caso di bullismo sconvolgente a Chiasso. Un eritreo di 14 anni avrebbe picchiato a sangue un compagno di scuola di 11. E’ successo alla scuola media del comune di confine.
    La vittima si stava recando dagli insegnanti per lamentarsi del bullismo dei compagni, quando il 14enne, che sarebbe in Ticino come asilante, ha cominciato a spingerlo, cercando di impedirgli di raggiungere i professori.
    Il giovane vittima di bullismo ha cercato di reagire, ma per tutta risposta l’eritreo gli ha tirato una violentissima testata. Il piccolo ha cominciato a perdere copiosamente sangue, con molti compagni che sono rimasti impressionati dalla scena. E’ stato successivamente portato in infermieria, ma le sue condizioni non desterebbero particolare preoccupazione.
    Assurdo: bullismo alla scuola media di Chiasso. Giovane asilante eritreo picchia a sangue un ragazzino - Mattinonline Mattinonline

    Passaporti rossi per tutti! Senza pudore: i kompagni vogliono NATURALIZZARE IN MASSA i dimoranti!
    Il P$$ sta aizzando i dimoranti (permessi B) a naturalizzarsi in massa! Infatti a partire dal 2018 per chiedere il passaporto rosso bisognerà disporre di un permesso C. Sic­ché i kompagnuzzi istigano gli stranieri a dribblare le nuove regole finché sono in tempo! Bravi $inistrorsi, avanti cosi'! Questo si' che è rispetto delle istituzioni!
    Ecco comunque l’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il P$$ vuole regalare la cittadinanza elvetica a cani e porci! Non solo tutti “devono en­trare”, ma devono anche farsi mantenere dal contribuente svizzerotto (razzista e xe­nofobo), e naturalmente acquisire quanto prima la cittadinanza elvetica! Cosi' da es­sere certi di non dover mai lasciare la Sviz­zera paese del Bengodi, qualsiasi cosa combinino!
    Già oggi vengono naturalizzate persone as­solutamente non integrate, come la coppia di estremisti islamici che vietava alle figlie di frequentare le lezioni di nuoto! Ma i kompagni vogliono naturalizzazioni ancora più facili: vedi la votazione del 12 febbraio sulla naturalizzazione agevolata degli stra­nieri di terza generazione (tutti a votare NO!).
    Obiettivi delle naturalizzazioni di massa promosse dalla $inistra: cancellare la no­stra identità in nome del fallimentare mul­tikulti, taroccare le statistiche sugli stranieri ed aumentarsi artificialmente l’elettorato! Eh già: visto che gli svizzeri non hanno alcun motivo per votare un partito come il P$$ che pensa solo agli immigrati e ba­stona i cittadini, i kompagni devono “rigom­mare” a go-go! Altrimenti finiscono davvero a fare le riunioni plenarie nella famosa ca­bina telefonica!
    Passaporti rossi per tutti! Senza pudore: i kompagni vogliono NATURALIZZARE IN MASSA i dimoranti! - Mattinonline Mattinonline

    “L'Unione europea e la Svizzera sono incompatibili”
    Il tema dell'indipendenza della Svizzera è stato trattato dall'ex CF Blocher durante l'assemblea nazionale: "Non è negoziabile"
    Per l'UDC, l'anno 2017 sarà capitale per l'indipendenza della Svizzera. Aprendo i lavori dell'Assemblea nazionale dei delegati a Le Châble, in Vallese, il suo presidente Albert Rosti ha criticato un eventuale accordo quadro con l'Unione europea.
    Bisogna "evitare che la Svizzera perda la sua indipendenza e la sua democrazia diretta", ha affermato. "Il governo tenta di seppellire definitivamente la democrazia diretta sottomettendo la Svizzera all'Unione europea", ha aggiunto Rosti.
    Il tema dell'indipendenza della Svizzera è stato ripreso dall'ex consigliere federale Christoph Blocher, per il quale questa indipendenza "non è negoziabile".
    La sfida nel 2017 dell'Unione democratica di centro sarà quella di impedire l'accordo-quadro istituzionale con l'Unione europea (UE), che il Consiglio federale intende concludere. La libera circolazione e l'accordo Schengen-Dublino sono concetti erronei. "L'Unione europea è un errore di costruzione intellettuale. L'UE e la Svizzera sono incompatibili ", ha concluso lo zurighese.
    Svizzera - ?L'Unione europea e la Svizzera sono incompatibili?

    Viaggio nostalgico in una Svizzera innevata
    Le fotografie storiche di Johann Schonwetter (1875-1954) e del figlio Hans (1906-1997), di Braunwald, provengono dalla collezione privata di Fridolin Walcher, pure lui fotografo del canton Glarona.
    Gran parte dell’opera dei Schonwetter è stata lasciata in eredità al canton Glarona. Tra il materiale vi sono oltre mezzo milione di diapositive, negativi, fotomontaggi, cartoline postali, stampe su carta e pellicole fotografiche (per una lunghezza di circa 50 km) in vari formati. Le immagini dall’alto valore storico ed estetico offrono uno sguardo sulle attività invernali del secolo scorso.
    Gli scatti di Foto Schonwetter sono stati raffigurati su cartoline postali che hanno fatto il giro del mondo e sono apparsi su numerose pubblicazioni, cio' che ha contribuito a forgiare l’identità e l’immagine della regione del Glarnerland e dei suoi abitanti.
    Le fotografie delle prime gare di sci, dei turisti che giocano a curling e della bizzarra corsa delle pale sul ghiaccio mostrano Braunwald in un’epoca in cui le nevicate erano ancora abbondanti.
    Viaggio nostalgico in una Svizzera innevata - SWI swissinfo.ch















  9. #879
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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    Spazzaneve ticinesi in Abruzzo
    Danilo Cau di Palagnedra sta organizzando una spedizione per aiutare le vittime di maltempo e terremoto

    “Qui non c’è neve ma abbiamo mezzi a disposizione, quindi perché non dare una mano alle vittime del maltempo?”. Parole di Danilo Cau, titolare di una ditta di Palagnedra ed esperto nel settore dello sgombero neve, che ha deciso di aiutare, concretamente, gli abitanti delle cittadine in Abruzzo colpite dal terremoto e isolate dalle impressionanti nevicate degli ultimi giorni.
    “Mi sono messo in contatto con ditte in tutto il cantone", ci spiega. "In tantissimi si sono detti pronti a mettere i loro mezzi a disposizione. Ho parlato con una persona che lavora in Ticino ma originaria di Castelli, un comune rimasto completamente isolato, per capire come intervenire: lì bisogna sgomberare una strada di 45km, ricoperta da tre metri di neve”.
    Alla prima tornata partiranno per questa cittadina in provincia di Teramo tre frese per la neve, due camion per trasportare l’attrezzatura e un fuoristrada munito di pala spazzaneve. “Io non posso andare ma sto coordinando l’operazione: se tutta va come deve andare, domani all’alba partirà il convoglio. Stiamo solo aspettando che arrivi dall'Italia l’ordinanza del municipio interessato, necessaria per attraversare la dogana”.
    Spazzaneve ticinesi in Abruzzo - RSI Radiotelevisione svizzera

    Il convoglio della solidarietà
    Gli spazzaneve ticinesi sono partiti stamane verso l'Abruzzo. Dieci amici, due bilici, tre frese ed alcuni veicoli leggeri in viaggio per 9-11 ore

    Sono partiti alle 5.00 del mattino da Riazzino, dal deposito della Sabesa, alla volta dell’Abruzzo. Dieci amici. Un bilico con due frese. Un secondo camion con un’altra fresa. Ed alcuni veicoli leggeri con del materiale. Detto fatto, insomma.
    Li attendono tra 9 ed 11 ore di viaggio fino a Castelli, un paesino isolato dal mondo alle pendici del Gran Sasso, a 700 chilometri dal Ticino.
    “Dobbiamo liberare il paese, aprendo una strada di 45 chilometri con tre metri di neve”, spiega Danilo Cau, che coordinerà la spedizione dal Ticino. “Ma alcuni mezzi potranno anche essere dirottati su altri paesini vicini”, aggiunge. “Certo - prosegue - la neve la conosciamo bene. Ma ci muoveremo su strade mai percorse, che oltretutto non hanno segnaletica. Ed il grande problema, l’imprevedibile, saranno le scosse di assestamento del terremoto. Non sarà facile...”.
    C’è pure chi voleva partire venerdì, ma le questioni burocratiche - in particolare i permessi - hanno ritardato di circa una giornata il convoglio della solidarietà. Dunque l’avventura è iniziata stamane all’alba. La data del ritorno in Ticino non è invece ancora stata stabilita.
    Il convoglio della solidarietà - RSI Radiotelevisione svizzera

    Altri spazzaneve per l'Abruzzo
    Partito un team del Corpo civici pompieri di Bellinzona per prestare aiuto ai colleghi - Meta: Isola del Gran Sasso

    Una quindicina di militi del Corpo civici pompieri di Bellinzona è partita sabato a titolo volontario per prestare aiuto ai colleghi e alla popolazione dell’Abruzzo, regione colpita da forti nevicate e da ancora innumerevoli scosse di terremoto. La richiesta di sostegno è giunta dal presidente della provincia di Teramo, attraverso i contatti che il corpo cittadino aveva instaurato a seguito del sisma della scorsa estate.
    I pompieri raggiungeranno nella notte l’Isola del Gran Sasso dove, come ci ha spiegato l’addetto stampa Michele Casari, saranno indirizzati nelle zone in cui c’è bisogno aiuto. Il team diretto dal comandante Samuele Barenco ha a disposizione due "spazzaneve-trattorini" che sono stati caricati su rimorchi, alcune frese piccole e diverso materiale come generatori, seghe, cavi e fari. Rimarrà dispiegato nella regione fino a mercoledì. Intanto, l’altro convoglio della solidarietà partito sabato alle prime luci dell’alba da Riazzino ha raggiunto Castelli.
    Altri spazzaneve per l'Abruzzo - RSI Radiotelevisione svizzera

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    Predefinito Re: Piccola buona notizia dalla Svizzera

    Occhio che vi fregano i pezzi!
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

 

 
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