Si può “fare” meglio
17 giugno 2013
Giulio MARCON (deputato di Sinistra Ecologia Libertà)
Il decreto di 80 articoli del governo Letta -il decreto del “fare”- presenta luci ed ombre. Tra le misure migliori, sicuramente lo stanziamento di 3 miliardi di euro (prendendoli dalle risorse sul Ponte sullo Stretto e -temporaneamente- dalla TAV) per le cosiddette “piccole opere” - dalla messa in sicurezza delle scuole alla manutenzione del territorio, dal trasporto pubblico locale alla riqualificazione energetica degli edifici – e altre opere sicuramente più utili della TAV: come la linea C della metropolitana di Roma. Tra le misure peggiori – anche dal punto di vista simbolico – la cancellazione o la riduzione delle tasse sulle barche di lusso o giù di lì. Si trattava di quel po’ di patrimoniale che abbiamo -accanto all’imposizione fiscale sugli immobili- e che Monti, giustamente, aveva introdotto: con il decreto del “fare”, si toglie in questo modo un po’ di tasse alle classi di reddito medio-alte. Che tutto questo faccia ripartire il settore della nautica è abbastanza improbabile. E comunque: a parte la questione di giustizia fiscale sono ben altri i settori industriali da far ripartire e da aiutare e con i quali far rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro. Vi sono poi altre misure – incentivi ed agevolazioni alle imprese, sblocco parziale del turnover all’università, il taglio della bolletta elettrica, la semplificazione amministrativa, ecc - di cui è difficile valutare da subito l’impatto e sprattutto la realizzabilità in tempi brevi. Si staglia sullo sfondo del decreto “fare”, l’incubo dell’aumento di un punto dell’IVA (probabilmente rimandato alla discussione sulla legge di stabilità) e l’abolizione (totale o parziale sulla prima casa): la soluzione per il momento è il rinvio. Ma questo elenco di misure in ordine sparso e l’inceretezza sull’IVA e sull’IMU rimanda ad una questione di fondo: qual è la linea di politica economica, strategica, del governo? Saccomanni e Letta avevano preso un impegno – all’atto dell’insediamento di questo governo- di presentare una “nota di variazione” al DEF del governo Monti, presentato quando la precedente compagine stava già facendo le valigie, e quindi da riscrivere. E’ passato più di un mese, ma di questa “nota di variazione” (determinante per capire qual è la linea del governo) non si ha notizia: c’è chi dice che arriverà a settembre. Nel frattempo il governo naviga a vista e rimanda le questioni più scottanti. Si può sicuramente “fare” meglio, allora. Abbiamo bisogno di risorse, e tante: riducendo la spesa (militare e delle grandi opere) e con una politica fiscale che chieda a chi ha di più. Questo il punto di fondo. Tra i nodi non sciolti c’è proprio quello di una politica fiscale che abbassi l’imposizione su lavoro e imprese e la aumenti su patrimoni e rendite. Per il momento non è questa la linea intrapresa dal governo. Ma è questo ciò di cui il paese ha bisogno. Giulio Marcon
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Si può "fare" meglio - Giulio Marcon