Spesso si sottolinea l’antimperialismo della Bielorussia, la sua alleanza con la Russia di Putin e le mille conseguenze che comportano queste decisioni della dirigenza bielorussa, come le ingiuste sanzioni dell’UE e le varie denigrazioni da parte di politici e media del presidente Lukashenko che lo definiscono: “L’ultimo tiranno d’Europa”, quando è evidente che è scomodo per le potenze imperialiste e che ogni pretesto è buono per screditare il Presidente. Ma come stanno i bielorussi in questo periodo di crisi? Com’è strutturata l’economia, come funziona, ha avuto successi? Lo scopo di questo articolo è di parlare della situazione interna della Bielorussia.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica e quindi del socialismo reale, la maggior parte dei paesi sovietici si sono dati alla così detta “Shock Therapy”, ovvero selvagge e insensate liberalizzazioni che hanno peggiorato la situazione economica già pessima dalla fine degli anni ‘80, a causa delle riforme gorbacioviane. La Bielorussia inizialmente non si distingue da questi paesi poiché mette in atto queste politiche neoliberali, ma vengono immediatamente interrotte quando viene eletto, nel 1994, Aleksandr Lukashenko. Il segreto del successo della politica economica di Lukashenko è proprio il fatto che ha liberalizzato poche aziende e ha mantenuto l’egemonia statale. In Bielorussia infatti l’80% delle aziende restano pubbliche. Solo il 20% circa delle aziende attualmente rimane all’iniziativa privata a seguito delle privatizzazioni intervenute dopo il ’91. E con i profitti delle aziende statali, il governo bielorusso riesce a mantenere molte cose precedentemente presenti in Unione Sovietica. In Bielorussia infatti è costantemente scesa dal 2002 in poi la percentuale di cittadini sotto la soglia di povertà. La disoccupazione è dell’1%,e nel 2000 era del 2,4%. Il tasso di crescita annuo dal 1996 si mantiene alto, come quello cinese. Il livello culturale è elevato, la criminalità è quasi inesistente, lo stato sociale è efficiente e funziona egregiamente, come gli stessi osservatori del FMI e della Banca Mondiale hanno dovuto constatare.
Nel discorso di Lukashenko tenuto alla Duma della Federazione Russa nel 1999, si possono capire alcuni successi nel campo economico e sociale. “In Bielorussia il Pil è cresciuto dell’ 83% rispetto al 1990”, dice Lukashenko. E procede elencando la politica sociale. Lo stato bielorusso concede finanziamenti che coprono fino al 90% del costo dell’abitazione. Le pensioni vengono pagate puntualmente il 5 di ogni mese, esattamente come ai tempi dell’Unione Sovietica. I Soviet locali, organo base di democrazia proletaria sovietica, sono ancora in funzione ed hanno peso in ogni azienda statale. Nel 2005 gli stanziamenti per l’assistenza sanitaria costituiscono il 5% del bilancio, il più alto tra i paesi dell’Est, in Russia è dell’1%. Tra i paesi della CSI, la Bielorussia occupa il primo posto nella capacità di acquisto del salario medio mensile e della pensione media mensile. In Bielorussia c’è la più alta disponibilità abitativa tra tutti i paesi della CSI (23 metri quadrati per abitante) ed anche i tempi più veloci di messa in funzione di nuovi appartamenti. Tra i paesi della CSI la Bielorussia è la prima nell’aspettativa di vita: 69 anni. L’alfabetizzazione in Bielorussia è del 99.7%.
In Bielorussia vigono i “Programmi Statali” per certi versi molto simili ai piani quinquennali sovietici. Dalla realizzazione del Programma Statale di sviluppo 2006-2010 ci si attende una crescita del PIL del 50% in presenza di una riduzione delle spese energetiche del 30%. Alla base della crescita economica sta il sostegno statale alle produzioni di qualità, destinate all’esportazione e competitive. Già oggi la quota di produzione di macchinari di qualità rappresenta il 24%, di gran lunga superiore rispetto a quella di tutti i paesi della CSI. La società Bielorussa è fortemente egualitaria, non esistono ricchi e non esistono poveri, a tutti è garantito il minimo per poter portare avanti una vita dignitosa, questo lo possiamo dedurre dal coefficiente Gini che è del 27,22 e sta scendendo vertiginosamente e dalle testimonianze degli abitanti e dei visitatori. Tutto ciò ricorda il socialismo reale, infatti Lukashenko stesso era membro del PCUS e del Soviet Supremo. Attualmente afferma che non è più comunista, però ha detto ciò nel discorso del 1999: “Che cosa è stato fatto di degno per l’uomo comune nello spazio post-sovietico nei dieci anni trascorsi dalla dissoluzione dell’Urss? Ma guardiamo la verità negli occhi: non è stato fatto assolutamente nulla. Certo oggi possiamo dire che nell’Urss non tutto rappresentava l’ideale. C’erano insufficienze in alcuni campi, c’erano disfunzioni nell’economia, un duro stile di direzione centralizzata, eccessi nella sfera sociale. Ma solo uno spudorato mentitore può affermare che oggi il popolo vive meglio che in quel paese.” E infatti i molti elementi sovietici ancora presenti in Bielorussia, non sono solo nell’economia e nella politica, ma anche nella cultura.
La Bielorussia conserva il ricordo dell’epopea titanica del popolo sovietico. Molti segnali lo testimoniano. La conservazione di tutti i monumenti dell’epoca sovietica; la “Linea di Stalin” sotto Minsk; il fatto che il Giorno dell’Indipendenza della Bielorussia – il 3 luglio – non rappresenti un’assurdità, come in Russia, ma segni l’anniversario della liberazione di Minsk dall’occupazione nazi-fascista; e ancora, a differenza della Russia, l’inviolabilità della grande festa dell’Ottobre. I servizi segreti bielorussi, inoltre, continuano a chiamarsi “KGB”.
Il Partito Comunista Bielorusso appoggia il presidente Lukashenko e sostiene che la Bielorussia sia un paese socialista, una via di mezzo tra il sistema socialista sovietico e quello cinese. Infatti, la maggior parte delle aziende sono statali, ma è presente pure un’iniziativa privata anche se spesso è controllata e moderata dallo Stato, va ricordato che in Bielorussia vige anche la clausola del “golden share” per le imprese private di ex proprietà statale, che comporta una interferenza statale nel funzionamento di queste aziende. Le disposizioni legislative in merito alla privatizzazione della proprietà statale, così come la Legge sugli oggetti che devono essere mantenuti sotto il controllo dello Stato, impediscono a coloro che vogliono privatizzare di raggiungere i loro obiettivi.
Per concludere, la Bielorussia è uno Stato che non va solo lodato per le posizioni anti imperialiste e anti-FMI, ma anche per la politica e l’economia socialista.
http://www.statopotenza.eu/7869/luka...smo-bielorusso