Che fine ha fatto la democrazia diretta? Gli elettori del Movimento 5 stelle si possono accontentare di decidere unicamente se sbattere fuori un parlamentare dal proprio gruppo quale forma di coinvolgimento in prima persona (per tacer del fatto che su Adele Gambaro hanno potuto esprimersi solo gli attivisti iscritti al blog al 31 dicembre dell'anno scorso)? Nonostante le prove tecniche della piattaforma informatica per far provenire le proposte di legge dal basso, il mito della disintermediazione dei processi decisionali sta subendo scossoni sempre più forti. Prima il sostanziale abbandono delle dirette streaming, inizialmente promesse per qualunque riunione interna e con gli altri partiti, poi la mancanza di consultazioni sui progetti di legge. Infine il referendum online proposto dai consiglieri comunali romani sull'ingresso nella giunta di Ignazio Marino, stroncato proprio dal leader.
Ultimo esempio del cortocircuito Grillo-parlamentari-elettori lo si è avuto sul tema dello ius soli. Le prime avvisaglie
all'inizio dell'anno scorso: "La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso". Qualche giorno dopo,
un articolo di Giovanni Sartori veniva ripreso sul blog: "Che senso ha, allora, trasformare automaticamente in cittadini tutti coloro che nascono in Italia, oppure, dopo qualche anno, chi risiede in Italia?", si domandava il politologo.
Poco più di un mese fa la sentenza definitiva: "Chi vuole al compimento del 18simo anno di età può decidere di diventare cittadino italiano. Questa regola può naturalmente essere cambiata, ma solo attraverso un referendum". Insomma, le posizioni di Beppe Grillo sullo ius soli sono sempre state alquanto scettiche e il leader ha demandato ai cittadini, e non "a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente" la decisione definitiva in termini di acquisizione di cittadinanza.
Argomento chiuso? Affatto, perché i deputati stellati hanno depositato qualche giorno fa un progetto di legge, in barba alla volontà più volte ribadita dal proprio capo politico e, soprattutto, scavalcando qualsivoglia consultazione popolare, sia online sia cartacea.
Eppure, proprio a seguito dell'ultimo post sopra citato,
scoppiò una polemica che coinvolse Alessandro Di Battista. Il deputato grillino disse a un giornalista di essere favorevole allo ius soli, poi lo accusò di averlo ingannato, lo denunciò al servizio di sicurezza della Camera, e
infine ritornò sui suoi passi: "Sono d'accordo con Beppe".
Una consequenzialità di fatti che avrebbe dovuto portare a demandare la scelta al corpo elettorale, almeno ad una consultazione tramite la rete. Nulla di tutto ciò, perché nel frattempo è arrivato il testo di una legge, firmato dagli onorevoli Giorgio Sorial e Fabiana Dadone dopo un confronto interno durato settimane e contatti con esponenti sia di Sel che del Pd.
Leggi il testo della proposta di legge in fondo all'articolo
In sintesi, quel che propongono i parlamentari stellati è una sorta di 'ius soli temperato'. Sì al superamento dello ius sanguinis, perché "concepisce la nazionalità alla stregua di un gene che si trasmette per via ereditaria e non per partecipazione quotidiana ad una società", ma il passaporto verrebbe consegnato ai figli di cittadini stranieri a patto che i genitori rispettino alcuni requisiti.
Nella fattispecie, si renderebbe "possibile l’acquisto della cittadinanza italiana a chi nasce in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno vi risieda legalmente da non meno di tre anni o da genitori stranieri di cui almeno uno sia nato in Italia e vi risieda legalmente da non meno di un anno". Un modo questo per evitare le critiche di chi, nei giorni scorsi, sosteneva che con lo ius soli l'Italia sarebbe diventato un grande parco neonatale, dove venire a far nascere i propri figli senza avere l'intenzione di stabilirsi entro i suoi confini, ma all'unico scopo di regalargli una cittadinanza differente da quella di provenienza.
Oltre allo ius soli, il pdl dei deputati stellati introduce anche il concetto dello ius culturae. Vale a dire "un riconoscimento dell’impegno scolastico dei minori nati o entrati in Italia volto all’acquisizione della cittadinanza attraverso la dimostrazione dell’integrazione per meriti scolastici". Così ai bambini per richiedere la cittadinanza basterà aver finito la quinta elementare, agli adolescenti superato la maturità e via discorrendo.
Sorial e Dadone ritengono lo ius soli "misura di integrazione positiva, idonea a produrre inclusione sociale, e il riconoscimento del percorso di radicamento avviato nel nostro territorio dalle persone di origine straniera che vi sono nate, stabilmente vi abitano e intendono, con pari diritti e doveri, partecipare alla vita culturale e socio-politica del nostro paese".
Che ne dirà Grillo,
che solo il 22 maggio scorso lo definiva un "fumo negli occhi" da parte del governo, essendo questa misura "inesistente in Europa"? Forse nulla, perché in fondo il leader si sta dimostrando allergico alle prove di democrazia diretta, come testimonia
la già citata stroncatura del sondaggio di Roma. E pensare che
era solo domenica scorsa quando Gianroberto Casaleggio discettava di democrazia diretta, e riteneva la modifica più urgente da apportare alla Costituzione l'introduzione del "referendum propositivo senza quorum".