La spartizione territoriale dell'Europa non formerà l'Europa stessa ma contribuirà a dividerla definitivamente.
Prima di tutto il governo degli stati uniti d'Europa non dovrà essere amministrato solamente da oligarchie formate da benestanti che fanno soltanto i propri interessi (e non quelli del popolo), come del resto, gli interessi dei poteri forti, ovvero le banche, le grandi lobby finanziarie, i grandi imprenditori e uomini dello stato e via dicendo.
E poi, il continente Europeo non dovrà essere di traino economico-finanziario-socio politico-governativo di una sola nazione, ma neanche di due mi spiego??
Cosa che sta benissimo accadendo sotto i nostri occhi, questo per me non è guardare avanti, ma semplicemente un continuum dei "vecchi" sistemi medioevali con l'aggiunta dell'industrializzazione e della tecnologia.
Certamente le società in cui viviamo al giorno d'oggi non sono il continuo di quelle del mondo classico antico (Greco-Italico), ma portano tutte una fortissima impronta nordica indoeuropea, che da una parte non fa altro che agevolare le nazioni del nord Europa, mentre dall'altra parte, fa retrocedere e impoverire la nazioni lungo il versante mediterraneo creando un evidentissima spaccatura.
Ultima modifica di GILANICO; 04-03-14 alle 18:58
"Per duemila anni l'Italia ha portato in sé un'idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un'idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l'idea dell'unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un'idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l'arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l'Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second'ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, [...] un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un'unità meccanica e non spirituale (cioè non l'unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second'ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!"
F. Dostoevskij, Diario di uno Scrittore
Credo che queste parole siano ancora attualissime, dato che, a distanza di oltre centocinquant'anni, l'Italia ancora non è riuscita ad affermare un modello nazionale davvero convincente, in cui si possa credere senza riserve: prova ne sia che le stesse Istituzioni danno quotidianamente prova di non credere né nelle leggi, né negli stessi simboli di questo Stato (basti guardare la condizione pietosa in cui versano le bandiere esposte sugli edifici pubblici, troppo spesso lacere e sporche: mi sembra un dettaglio significativo). Allora, se non è troppo tardi, l'idea di provare a far rinascere quello spirito autenticamente italiano, distrutto dai Savoia e trasformato dal fascismo in una sorta di caricatura, potrebbe essere l'unica speranza di sopravvivenza per questa Nazione che a volte sembra amata da tutto il mondo, meno che dai suoi stessi abitanti. Per questo ho votato "regioni italiane d'Europa", che anzi estenderei anche con la definizione "Città italiane d'Europa".
Meglio sarebbe "Liberi Comuni d'Europa" in quanto ogni territorio comunale deve comprendere in se stesso il paesaggio umanizzato sia costruito che paesaggistico (campagna con orti e giardini, collina e montagna o mare o lago a seconda dell'ubicazione).
Sarebbe un'evoluzione importante verso l'ideale processo di civilizzazione armonica iniziata dall'esperienza greco-romana, non credi?
di necessità virtù
Bisognerebbe trovare un modo di far coesistere in maniera armonica ampi territori e città, senza che il peso dei più grandi schiacci i piccoli; all'interno di questa cornice, poi, possono inserirsi le identità nazionali: talvolta molto nette, talvolta sfumate, in altri casi miste.
Al di là della tutela delle specificità, in ogni caso, per tenersi unita l'Europa avrà sempre bisogno di infrastrutture di vario tipo, strade, porti, aeroporti e strumenti di tutela dell'ambiente su una scala più vasta del semplice comprensorio, oltre che di un'autorità che disciplini pesi, misure, relazioni commerciali... insomma, i grandi Stati, qualora venissero meno dissolvendosi in uno spazio comune, verrebbero necessariamente assorbiti in un super-stato, il quale dovrà poi trovare gli strumenti per non allontanarsi troppo dalle singole realtà ed essere realmente rappresentativo di tutti: ma non tanto di tutte le città, regioni e territori, quanto di tutti i cittadini.
nella società attuale, informatizzata e globale, sarebbe necessario e sufficiente che il Governo Europeo stabilisse una fiscalità equa, una rete burocratica efficiente e servizi minimi efficienti.
La rappresentatività della volontà dell'elettore votante è il fulcro di tutta la questione, in quanto a questa sovrana è stato anteposto l'interesse di minoranze portatrici di interessi economici.
di necessità virtù
nella società attuale, informatizzata e globale, sarebbe necessario e sufficiente che il Governo Europeo stabilisse una fiscalità equa, una rete burocratica efficiente e servizi minimi efficienti.
La rappresentatività della volontà dell'elettore votante è il fulcro di tutta la questione, in quanto a questa sovrana è stato anteposto l'interesse di minoranze portatrici di interessi economici.
Il primo interlocutore territoriale dovrebbe forse essere il Municipio, competente su di un'area maggiore del quartiere; poi il Comune; io sono abituata a pensare all'esistenza della Provincia per quello che altrove e in altri tempi era il contado (o il marchesato), perciò mi sembra un salto lungo quello relazionale fra Comune e Regione. Ai piani alti invece la relazione fra Regioni e Governo Europeo è consolidata, fatto che motiva i ragionevoli dubbi sull'esistenza del livello statale
di necessità virtù
Mi sembra una descrizione sintetica e pertinente.La rappresentatività della volontà dell'elettore votante è il fulcro di tutta la questione, in quanto a questa sovrana è stato anteposto l'interesse di minoranze portatrici di interessi economici.
Riproviamoci.
La Repubblica l'ho rispettata, ma non sono stato rispettato.
Restauriamo la Monarchia.
Voglio tornare a casa e se non ci fosse più una casa, beh la ricostruiremo.
Fra breve è richiesta l'opinione del votante.
Si tratta di orientarsi fra scelte anche distruttive.
Riproviamoci.
La Repubblica l'ho rispettata, ma non sono stato rispettato.
Restauriamo la Monarchia.
Voglio tornare a casa e se non ci fosse più una casa, beh la ricostruiremo.