MESTRE
Don Bonini mette le «guardie»
in Duomo: minacciano i fedeli
La decisione dopo il blitz nell'accampamento degli zingari «Barbanera»
MESTRE— Il giorno dopo il blitz alla tendopoli degli zingari «barbanera» per Comune e Chiesa la misura è coma. Lo sottolinea monsignor Fausto Bonini, parroco del Duomo di Mestre, dove i «barbanera» irrompono in chiesa con fare minaccioso. «Abbiamo organizzato un servizio di sorveglianza—spiega —. Il "fai da te" è sbagliato ma non avevamo scelta». Di domenica un parrocchiano romeno li convince ad andarsene durante le messe, due giorni fa, le prove del coro dei ragazzi sono state interrotte da un «barbanera » che minacciava di rapire i bambini. Una pensionata è stata strattonata dopo la recita del rosario e due domeniche fa un uomo si è sdraiato a dormine sull’uscio del duomo. «Ci intimano di dare loro soldi visto che li raccogliamo per i poveri, se non lo facciamo minacciano ritorsioni — continua Bonini -. Va trovato il modo di rimandarli a casa loro, in questa situazione si rischia di non aiutare chi ne ha veramente bisogno». Negli ultimi tre anni la rimozione di accampamenti e le multe dei vigili non sono state comunque un deterrente, al contrario la comunità è cresciuta.
Alle 8 di venerdì mattina polizia e vigili si sono presentati in via Ca’ Marcello. Nel verde, nascosto dal parcheggio dell'Aci, un accampamento in piena regola: tende, materassi, fornelli e suppellettili di ogni tipo (c’erano persino un paio di sci) tra avanzi dei pasti consumati nei giorni precedenti e vestiti. Per rimuovere il campo ci sono volute quattro ore e non è bastato un camion di Veritas per liberare l’area dove vivevano una quindicina di persone. Gli agenti hanno trovato solo tre donne e due uomini, gli altri erano già usciti a chiedere l’elemosina. I cinque sono stati identificati, si tratta di cittadini romeni, che non hanno commesso reati e quindi sono stati lasciati andare. «Torneremo in Romania », ha detto una donna nel lasciare l’accampamento. E’ improbabile però che queste famiglie se ne vadano, è più facile che invece si riuniscano al resto della comunità degli 80 «barbanera» veneziani. Chiedere l’elemosina non è un reato e non costituirebbe un problema, non fosse che i modi aggressivi e le minacce contro chi rifiuta loro l’euro stanno diventando difficili da gestire. L’assessore all'Ambiente Gianfranco Bettin ha chiesto che venga dato loro il foglio di via e si aprano indagini per associazione a delinquere. Il motivo? In corso del Popolo, Veritas deve ripulire spesso i loro bivacchi e a cinque autisti sono state rigate le auto perché avevano rifiutato di fare l’elemosina (mercoledì una comitiva è stata accerchiata all'hotel Delfino). «L’area vicino all’Aci è stata sgomberata almeno 10 volte», dice il vicesindaco Sandro Simionato. Dal 2011, le operazioni di polizia sono state 65 e le multe quasi 500 per accattonaggio in zone vietate o facchinaggio abusivo. Due «barbanera» sono stati arresti per estorsione, uno per furto e altri 24 denunciati per reati minori. «Nonostante tutti i tentativi messi in campo, il problema rimane— dice Simionato —. Si tratta di cittadini europei e non ci sono leggi che facilitano l’intervento, in questa situazione c’è bisogno che lo Stato ci dia gli strumenti normativi per operare e che si studino azioni nei paesi d’origine». Nell’Europa dell'Est non ci sono filtri, ora che la Croazia è entrata nell’Ue Simionato teme che il numero dei rom possa aumentare.
G.B.
06 luglio 2013© RIPRODUZIONE RISERVATA