Praticamente la questione è questa.
Se devi buttare dei mobili vecchi o roba che non siano scatolette di tonno o bucce di banana (rifiuti solidi urbani), non puoi usare il cassonetto. La procedura corretta imporrebbe di chiamare l'AMA (Azienda della Monnezza della famiglia Alemanno), che fino a due metri cubi di roba se lo viene a prendere gratis sotto casa, però a loro discrezione. Poi devi telefonare, la linea è sempre occupata e non si sa mai quando vengono e se vengono. In più non si accontentano che gli dici "un mucchio di roba", ma pretendono un elenco numerato delle cose da buttare. Un delirio burocratico degno dei sogni bagnati di Nitens, insomma.
Io di fatto avevo un mucchio di mobili e porte che avevo segato con la sega circolare o fatto a pezzi ad accettate (una goduria), nonché una tavola da stiro e un paio di sedie di metallo che avevo segato col frullino.
Mia madre scopre a questo punto che esistono dei luoghi dove tu puoi andare a buttare quello che ti pare chiamate "isole ecologiche". Incredibilmente era anche aperta di sabato fino alle sei. Già, perché normalmente quando si ha a che fare con una qualunque struttura pubblica uno deve prendersi una giornata di ferie.
Insomma, carico questa montagna di pezzi di mobili in macchina, arrivo lì e chiedo se posso buttare. Il tale mi indica il compattatore dei rifiuti urbani dicendo "sò mobbili verniciati, nun se ponno riciclà".
Seppur leggermente contrariato per il viaggio inutile, me ne torno a casa soddisfatto.
Infatti:
- la guerra contro l'ambiente trova nell'AMA un prezioso alleato, e io gioisco pensando a tutti i tree-huggers disperati.
- Lo shdado perde la battaglia contro l'individuo sovrano.
- Da domani qualsiasi cosa debba buttare la farò a pezzi e la butterò nei cassonetti. Di giorno, sperando che qualche comunista venga a farmi la piazzata.