L’insistenza della Lega Nord su improbabili provvedimenti legislativi per l’introduzione di gabbie salariali, esami di dialetto per i professori, corsi di idiomi locali nelle scuole, bandiere regionali, ed infine per la sostituzione dell’Inno di Mameli con il Va’ Pensiero, mette in subbuglio la maggioranza, e trova la netta contrarietà del PDL, decisamente sconcertato di fronte agli attacchi ai simboli dell’unità dell’Italia.
Le mosse agostane del Carroccio, che all’inizio sembravano semplici boutade propagandistiche per esaltare e mobilitare il proprio elettorato di riferimento, rischiano di trasformarsi in una vera strategia di logoramento e di tensione nei confronti dei cardini stessi dell’Unità. L’ex Presidente della Repubblica Ciampi preconizza addirittura una battaglia leghista di lungo periodo per giungere all’agognato e mai dimenticato traguardo della secessione del Nord dal resto della Penisola. Questa ipotesi pare esagerata; ma se il federalismo in salsa leghista significa dividere il paese in piccole tirannie regionali (con una “Roma ladrona” che in Veneto, ad esempio, può diventare una “Venezia ladrona”), contrassegnate da propri inni, simboli, lingue, bandiere e Costituzioni, nonchè da una campanilistica gelosia e diffidenza verso gli altri territori, allora è evidente la necessità di rimodulare i termini dell’alleanza con il PDL, forza nazionale e maggioritaria nel paese che non può certo tollerare simili proposte centrifughe e disgregatrici.
Le dichiarazioni di Bossi lacerano l’alleanza e, in fin dei conti, danneggiano la stessa Lega Nord. Con i provvedimenti sulla sicurezza, infatti, sembrava quasi a portata di mano l’identificazione di una parte dell’ex- elettorato di AN con i progetti politici dei Lumbard. Ormai, i delusi di Fini e del PDL erano pronti ad aderire in massa ad una Lega portatrice di ordine, stabilità e sicurezza, vicina ai bisogni dei cittadini, pronta a combattere contro l’immigrazione selvaggia e il buonismo di sinistra e finiani. Ora, con questi duri attacchi all’Inno, al Tricolore, alla Nazione, l’elettore-tipo di AN, e comunque di centrodestra, non può che allontanarsi da tali farneticazioni, e provare un senso di fastidio se non di disgusto. La Lega ha perso la possibilità di far sua una fetta piuttosto ampia di cittadini che bada alla sicurezza, ma certo non alla questione (ridicola di fronte alla crisi economica in atto) relativa agli inni o alle bandiere da adottare. La sensazione, al di là di qualche persona affezionata al dialetto locale o a fantasie secessioniste, è che i problemi del paese, in questo momento, sono altri.
Ma c’è di più: la crociata leghista avvicina il PDL all’UDC di Casini, alleato ambitissimo in vista delle Regionali del 2010. Ormai non si contanto le profferte di intesa lanciate da esponenti pidiellini di primo piano. Dall’altra parte, Buttiglione prefigura una patto dalla Puglia in su, ed al tempo stesso esclude ogni sostegno alla candidatura di Niki Vendola. Si tratta di un evidente messaggio al PDL: abbandonate la Lega, e troverete noi. Ora, forse è troppo presto per immaginare una rottura clamorosa dell’alleanza PDL- Lega Nord; ma vi sono i primi segnali di un crescente distacco, e di un nuovo interessamento del centrodestra moderato verso i centristi. Il comportamento imprudente dei leghisti, è proprio il caso di dirlo, facilita questa tendenza.
Questa strategia estiva, dunque, rischia di trasformarsi in un boomerang per il Carroccio, di allontanare una potenziale fetta di elettorato, e di presentare lo stesso partito come un fattore di instabilità, allo stesso modo delle forze di sinistra nella precedente esperienza del Governo Prodi, rivelatasi fallimentare e disastrosa. Non a caso, gli italiani hanno sonoramente bocciato alle urne quelle stesse forze portatrici di confusione, discordia e messaggi politici sconclusionati, irrealizzabili. Nessuno può pensare che si arriverà, per davvero, a gabbie salariali, dialetti imposti per legge, inni regionali. La Lega di lotta e di governo, alla lunga, potrebbe dunque stancare, ed essere estromessa dalla stanza dei bottoni.
La Lega disgrega il paese, e danneggia se stessa: gravi errori nella strategia politica del Carroccio