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    Talebano
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    Predefinito Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Renzi: adesso voglio una rivoluzione capillare Tutti cambino, anche l'establishment finanziario - Corriere.it

    Renzi: adesso voglio una rivoluzione capillare
    Tutti cambino, anche l'establishment finanziario


    «Non attacco il governo, dico ciò che serve all'Italia in futuro»







    FIRENZE -Sindaco Renzi, come trova la legge di Stabilità?
    «Il Pd ha un segretario, si chiama Epifani; è giusto che la commenti lui. Chi pensa che da qui alle primarie io faccia il controcanto al Pd, o peggio al governo, si sbaglia. Dobbiamo parlare dell’Italia dei prossimi dieci anni, non della contingenza».
    Ma la contingenza è decisiva: tutti i Paesi stanno rialzando la testa dalla crisi, tranne il nostro.
    «Credo che ci sia bisogno di una svolta radicale. Una rivoluzione capillare che non passa dalla legge di Stabilità, ma dalla riconsiderazione del sistema italiano. Lo sostengo da tempo. Ho un unico rammarico: non aver spiegato a sufficienza che la rottamazione non è solo il sacrosanto ricambio generazionale. Quello di cui l’Italia ha bisogno non è cambiare tutto, ma cambiare tutti. Ognuno nella sua testa dovrebbe cambiare un pezzettino. Anche l’establishment economico e finanziario, che ha colpe forse non più gravi di quelle dei politici, ma ha fatto perdere tempo e occasioni all’Italia».
    Per una svolta radicale servono soldi che non ci sono. O dobbiamo chiedere all’Europa di sforare il tabù del 3%?
    «Il 3% è anacronistico. L’Europa deve cambiare; non per l’Italia, per se stessa. Ma prima di chiedere all’Europa di cambiare, dobbiamo fare in casa le riforme che rinviamo da troppo tempo. La formula per risolvere la crisi italiana non è un algoritmo complicato; è la semplicità. Semplificare la burocrazia, il fisco, la giustizia, le norme sul lavoro. Perché non possiamo avere le stesse norme sul lavoro della Germania?».
    Semplificare il fisco? Il Pd è considerato il partito delle tasse.
    «Mi trova lei un altro sindaco che in piena crisi abbia abbassato l’Irpef?».
    Dello 0,1%...
    «Dallo 0,3% allo 0,2%, il 33% in meno. Per il Comune, milioni di euro in meno di entrate. Ma è importante il messaggio: la sinistra non può essere considerata il partito delle tasse. Durante la scorsa campagna per le primarie avevo proposto un intervento sul cuneo fiscale da 21-22 miliardi, per cui un signore che guadagna 2 mila euro al mese se ne sarebbe ritrovati in busta paga cento in più».
    Come li prende i soldi? Ai pensionati?
    «Io parlo delle pensioni d’oro. C’è chi prende 5 o 10 mila euro al mese. Sulla parte retributiva della sua pensione - che di fatto costituisce un regalo dello Stato - è legittimo chiedere un contributo. Per non parlare di alcune reversibilità. E dei tagli alla spesa pubblica, che vanno fatti, individuando i settori su cui intervenire. Oggi faccio un passo indietro. Quando toccherà a noi, le proposte le faremo in modo chiaro. Di queste cose parlerò in un incontro nelle prossime settimane a Milano» .
    Ce lo dica adesso: quale sarebbe la sua politica economica?
    «Tutto ciò che viene dalla dismissione del patrimonio pubblico va a ridurre il debito. Tutto ciò che viene dal recupero dell’evasione va a ridurre la pressione fiscale. Lo Stato non può intervenire con la logica degli ultimi anni. E ogni riferimento alla Telecom dei capitani coraggiosi e all’Alitalia è puramente voluto. Non possiamo continuare con un modello dirigista, con lo Stato che decide e la Cassa depositi e prestiti che fa da tappabuchi».
    Di fronte alla crisi un intervento pubblico è inevitabile, non crede?
    «Ma il sistema capitalistico italiano ha responsabilità atroci. Inutile lamentarsi solo della politica; anche le banche hanno le loro colpe da emendare. Ogni euro investito in operazioni di sistema e perduto è un euro tolto alle aziende, alle famiglie, agli artigiani consegnati all’usura che alimenta la criminalità. Il sistema bancario è entrato in mondi da cui dovrebbe uscire. Compresa l’editoria. Posso dirlo?».
    Certo .
    «Considero positivo che si sia sciolto il patto Rcs. L’Italia è stata gestita da troppi patti di sindacato che erano in realtà pacchi di sindacato. Faccio il tifo per i manager che stanno cambiando il sistema. Deve finire il capitalismo relazionale, in cui spesso lo Stato ha finito per coprire le perdite. L’eccesso di vicinanza tra politici, imprenditori e banche ha creato operazioni sbagliate. E’ assurdo che per salvare un’azienda come Ansaldo Energia si metta mano alla Cassa depositi e prestiti, cioè ai soldi della vecchietta o dell’immigrato, cui viene chiesto a propria insaputa di pagare i giochi spericolati di chi ha fatto impresa con i soldi altrui».
    Non è che i politici siano innocenti.
    «È per questo che mi candido alla guida del Pd. Per cambiarlo. Non per fare il grillo parlante di quello che fa oggi il governo, ma per costruire un partito nuovo, che non conclude affari con i capitani coraggiosi, che sta in mezzo alla gente. A Civiltà Cattolica che gli chiedeva perché non sia entrato nell’appartamento papale, Francesco ha risposto proprio così: non perché sia troppo lussuoso, ma perché renderebbe più difficile il contatto con la gente».
    A proposito di capitani coraggiosi, D’Alema dice che lei, per non logorarsi, logorerà Letta.
    «È un giudizio sbagliato. D’Alema è una persona intelligente, ma questa sua qualità non lo mette al riparo da clamorosi errori di giudizio. Nel caso di D’Alema non è il primo, purtroppo per lui. Io ho 38 anni: posso aspettare. Il punto è che l’Italia non può aspettare. Compito di tutti noi che abbiamo responsabilità è dare una mano perché le cose si facciano. A Enrico do volentieri una mano».
    Lei aiuta Letta? Dice sul serio?
    «La cronaca di questi sei mesi ha smentito chi mi accusava di cospirare. Continuo a non dare alcun alibi a chi mi accusa di voler criticare il governo per anticiparne la fine. Io non attacco il governo. Parlo di quel che serve all’Italia nei prossimi anni. Convinto che l’Italia possa avere un futuro straordinario».
    Lei teme che in Parlamento ci sia un accordo per una legge elettorale che perpetui le larghe intese?
    «Il Pd farà il congresso e le primarie, con candidati che propongono soluzioni diverse anche per la legge elettorale. Io faccio la mia proposta. Sono per una legge che garantisca l’alternanza, il bipolarismo, e un risultato chiaro. Chi vince le elezioni non potrà mai avere il diritto di dire “non mi hanno fatto lavorare”. No all’inciucione generalizzato: le larghe intese devono essere l’eccezione, non la regola» .
    Lei ha chiesto di spostare la discussione sulla legge elettorale dal Senato alla Camera. La Finocchiaro le ha risposto di no.
    «Se in Parlamento si forma una maggioranza favorevole a una norma chiara e trasparente, per cui chi vince governa e non si ritorna ad accordicchi nelle segrete stanze, io sono il primo a festeggiare. Ma se si pensa di poter ulteriormente bloccare il Paese con un’operazione da prima Repubblica, senza statisti da prima Repubblica, allora sia chiaro che ci sarà il dissenso non solo mio ma della maggioranza dei senatori del Pd; come la Finocchiaro ha avuto modo di verificare in queste ore in modo riservato. Il Pd è vincolato dalle primarie. Decidono gli elettori che vanno al gazebo, non una senatrice che ha l’unico titolo di essere lì da trent’anni».
    Tra le riforme da fare lei cita la giustizia, cara soprattutto alla destra.
    «La riforma della giustizia è una priorità per gli italiani, non per la destra. Non so se riuscirà a farla questo Parlamento o il prossimo. So che è indispensabile, dopo 20 anni di provvedimenti ad personam. Non è possibile reggere lo spread tra Italia e Germania, per cui un provvedimento di natura civilistica da loro richiede un anno e da noi 4. Non è possibile ricorrere alla custodia cautelare nella misura di oggi. Non è possibile che i tempi della giustizia amministrativa siano sempre un incognita: se voglio togliere una bancarella dal mercato devo aspettare che si pronunci il Tar, per aprire la caffetteria di Palazzo Vecchio deve attendere due mesi in più per il ricorso sull’appalto... Ormai sugli appalti pubblici lavorano più gli avvocati dei manovali».
    Si ricandiderà a sindaco di Firenze, la prossima primavera?
    «Se i fiorentini lo vorranno, sì. Non voglio diventare un pezzo di burocrazia romana. Voglio mantenere la freschezza che mi viene dal girare in mezzo alla gente, senza lampeggiante, con la mia bici».
    Come può fare entrambe le cose?
    «La storia del doppio incarico è ridicola. Il segretario di un partito ha quasi sempre un altro incarico. Bersani era segretario e parlamentare, Epifani è segretario, parlamentare e presidente di commissione. Il segretario del Pdl è ministro dell’Interno, il leader di Sel è presidente di Regione. Martine Aubry era sindaco di Lilla e segretaria del Ps. E poi dipende da cosa deve fare un partito. Se si vuole un Pd tutto centrato su Roma, è logico che il segretario ci passi tutta la settimana. Se, come spero, porteremo alla guida amministratori locali, avremo un Pd molto più snello. Vorrei che il pastone del tg la sera non mi trovasse mentre salgo ed esco dalle stanze di partito, ma mentre inauguro una biblioteca, come ho appena fatto» .
    In attesa degli amministratori, arriva la vecchia guardia. Dopo Franceschini si è schierato con lei Latorre. Ma il rinnovamento lo fa o no?
    «La stragrande maggioranza di coloro che stavano contro di me continua a stare contro di me; gli altri si contano sulle dita di una mano. Noi dobbiamo andare avanti con tutti. Non credo a un Pd che butta fuori la gente: sono per includere, non per escludere. Perché respingere quelli della vecchia guardia che non ce l’hanno con te? E poi ho un rapporto di stima con Gianni Cuperlo. È una persona perbene, di cui non condivido tutto ma che ascolto con grande piacere. Se vinco le primarie, il giorno dopo lavorerò per allargare».
    Non faccia il finto modesto. Tutti sanno che vincerà le primarie.
    «Il risultato è tutt’altro che scontato. Un conto è se vota un milione di persone, un conto se ne arriva il doppio. L’8 dicembre, con le feste religiose a Milano, Roma, Palermo, è la peggiore data possibile. Spero di coinvolgere la gente, fin dal prossimo 25 ottobre alla Leopolda, proprio perché la sfida in gioco è decisiva».
    Il Pdl si dividerà?
    «Non lo so. So che non sopporto quelli che hanno osannato per vent’anni Berlusconi, arrivando a votare che Ruby era la nipote di Mubarak, e ora lo attaccano perché è stato condannato e ha perso il controllo del partito. Passi il dibattito su falchi e colombe, tacchini e pitonesse. Ci risparmino lo spettacolo di iene e avvoltoi».
    La sua uscita contro amnistia e indulto, proposti da Napolitano, è stata interpretata anche come un modo per rivendicare l’autonomia della politica dal Quirinale. È così?
    «Io ho un rispetto profondo per il presidente della Repubblica. Per la figura istituzionale, e per la persona. Ma trovo irrispettoso proprio nei confronti di Napolitano trasformare un messaggio di 12 cartelle in un diktat, per cui bisogna far così e basta. Alcuni commentatori non lo sanno, ma il presidente della Repubblica è il primo a essere consapevole che la funzione del suo messaggio era stimolare il dibattito. Io ho fatto la mia parte. Il falso unanimismo su questi temi è frutto di superficialità. Si cambino le leggi che riempiono le carceri, la Giovanardi e la Bossi-Fini. E si prenda atto dell’esperienza del 2006: a sette anni da un indulto non se ne può fare un altro. È diseducativo. Significa che lo Stato rinuncia a fare lo Stato. Non ho la pretesa di avere la verità in tasca. Ma se c’è una cosa da dire, la dico in faccia, chiara. Io non sono cambiato».
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  2. #2
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Ottimi spunti tranne la ricandidatura a sindaco, a questo punto un errore gravissimo a mio avviso.

  3. #3
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Citazione Originariamente Scritto da Biordo Visualizza Messaggio
    Ottimi spunti tranne la ricandidatura a sindaco, a questo punto un errore gravissimo a mio avviso.
    Si la ricandidatura è un errore. Ma comunque questa intervista non è ne carne ne pesce. Vediamo cosa tira fuori durante la Leopolda.

  4. #4
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Interessante la posizione contro il parametro del 3% deficit/PIL, una posizione chiaramente non liberista da parte di Renzi.

  5. #5
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Citazione Originariamente Scritto da Alepk Visualizza Messaggio
    Interessante la posizione contro il parametro del 3% deficit/PIL, una posizione chiaramente non liberista da parte di Renzi.
    Infatti è la stessa di Silvio.
    Ora tira, quindi la adotta.
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  6. #6
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Citazione Originariamente Scritto da Iannis Visualizza Messaggio
    Infatti è la stessa di Silvio.
    Ora tira, quindi la adotta.
    Ma quanta paura hai che i centristi non contino più un cavolo?


    Inviato dal mio iPad con Tapatalk HD

  7. #7
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Citazione Originariamente Scritto da Panagulis Visualizza Messaggio
    Ma quanta paura hai che i centristi non contino più un cavolo?


    Inviato dal mio iPad con Tapatalk HD
    Dei centristi non mi interessa, non so chi sono, a me interessa che le idee liberali e non populiste si affermino, Renzi, conl'ultima affermazione demagogica sul 3% dimostra di essere della seconda categoria e lo combatto.
    Against all odds

  8. #8
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Citazione Originariamente Scritto da Alepk Visualizza Messaggio
    Interessante la posizione contro il parametro del 3% deficit/PIL, una posizione chiaramente non liberista da parte di Renzi.
    E' buonsenso, se ne stanno accorgendo un po' tutti che la ripresa non ci può essere se il privato tira i remi in barca e allo stesso tempo li tira pure lo stato: l'austerità crea solo altri buchi di bilancio, è evidente. Inoltre le riforme strutturali costano, la Germania infatti quando ha fatto le sue nel 2005 ha sforato. L'Italia s'è accodata ma non ha fatto riforme e la situazione ce l'abbiamo sotto gli occhi ora, che ci tocca fare riforme in un momento di crisi gravissima e in cui sforare il deficit è rischiosissimo.
    Però già se pensi che per tagliare veramente il cuneo fiscale servirebbero fino a 50 miliardi si capisce che non si può non sforare, l'importante è sforare per fare le riforme e non per regalare soldi ai clientes. Poi ci sono sempre le riforme a costo zero come la semplificazione amministrativa, la riforma della giustizia civile e le liberalizzazioni che vanno fatte con o senza sforamento del deficit.

    Comunque Renzi ha messo le mani avanti, ha detto che servirebbe sforare ma che difficilmente sarà possibile e quindi s'è buttato sulle riforme a costo zero.

    Dubito però che ricalibrare le sole pensioni d'oro al contributivo serva davvero a trovare i soldi, dovrà far pagare pure le pensioni alte sì ma molto meno dorate.
    Ultima modifica di Qassim; 18-10-13 alle 22:33
    "la Le Pen col 40% avrà incassato una grande vittoria" (Candido)


  9. #9
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Citazione Originariamente Scritto da Qassim Visualizza Messaggio
    E' buonsenso, se ne stanno accorgendo un po' tutti che la ripresa non ci può essere se il privato tira i remi in barca e allo stesso tempo li tira pure lo stato: l'austerità crea solo altri buchi di bilancio, è evidente. Inoltre le riforme strutturali costano, la Germania infatti quando ha fatto le sue nel 2005 ha sforato. L'Italia s'è accodata ma non ha fatto riforme e la situazione ce l'abbiamo sotto gli occhi ora, che ci tocca fare riforme in un momento di crisi gravissima e in cui sforare il deficit è rischiosissimo.
    Però già se pensi che per tagliare veramente il cuneo fiscale servirebbero fino a 50 miliardi si capisce che non si può non sforare, l'importante è sforare per fare le riforme e non per regalare soldi ai clientes. Poi ci sono sempre le riforme a costo zero come la semplificazione amministrativa, la riforma della giustizia civile e le liberalizzazioni che vanno fatte con o senza sforamento del deficit.

    Comunque Renzi ha messo le mani avanti, ha detto che servirebbe sforare ma che difficilmente sarà possibile e quindi s'è buttato sulle riforme a costo zero.

    Dubito però che ricalibrare le sole pensioni d'oro al contributivo serva davvero a trovare i soldi, dovrà far pagare pure le pensioni alte sì ma molto meno dorate.
    Sarebbe anche ora, a meno che non ci sia un partito che pensa che una pensione di 2 mila€ è "media" e non benestante e non dovrebbe essere toccata, ma anche godere dell'indicizzazione. Ops, pare sia proprio il PD.
    Against all odds

  10. #10
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    Predefinito Re: Intervista di Renzi al Corriere della Sera

    Citazione Originariamente Scritto da Qassim Visualizza Messaggio
    E' buonsenso, se ne stanno accorgendo un po' tutti che la ripresa non ci può essere se il privato tira i remi in barca e allo stesso tempo li tira pure lo stato: l'austerità crea solo altri buchi di bilancio, è evidente. Inoltre le riforme strutturali costano, la Germania infatti quando ha fatto le sue nel 2005 ha sforato. L'Italia s'è accodata ma non ha fatto riforme e la situazione ce l'abbiamo sotto gli occhi ora, che ci tocca fare riforme in un momento di crisi gravissima e in cui sforare il deficit è rischiosissimo.
    Però già se pensi che per tagliare veramente il cuneo fiscale servirebbero fino a 50 miliardi si capisce che non si può non sforare, l'importante è sforare per fare le riforme e non per regalare soldi ai clientes. Poi ci sono sempre le riforme a costo zero come la semplificazione amministrativa, la riforma della giustizia civile e le liberalizzazioni che vanno fatte con o senza sforamento del deficit.

    Comunque Renzi ha messo le mani avanti, ha detto che servirebbe sforare ma che difficilmente sarà possibile e quindi s'è buttato sulle riforme a costo zero.

    Dubito però che ricalibrare le sole pensioni d'oro al contributivo serva davvero a trovare i soldi, dovrà far pagare pure le pensioni alte sì ma molto meno dorate.
    C'è un equivoco: io da sempre sono per il superamento dei vincoli del deficit (se accompagnato da una stagione riformista, non per continuare a foraggiare le solite consorterie) non amo questo tipo di vincoli di matrice liberista. In questo senso Renzi mi è piaciuto ancora di più, ed è uno schiaffo a chi lo accusa di liberismo, magari rispetto ad un Letta che invece voglio proprio vedere cosa ne pensa del vincolo di bilancio.

 

 
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