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  1. #4071
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #4072
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  3. #4073
    Blut und Boden
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Unimpresa: limite contante? L’evasione non abita sotto i 60 euro! Guardino piuttosto ai giganti del web
    6 DICEMBRE 20226 DICEMBRE 2022 ECONOMIA LETTURA 3 MIN

    «L’obbligo di accettare pagamenti con le carte di credito e il Bancomat, con il livello minimo per commercianti e partite Iva portato da 30 euro a 60 euro con la legge di bilancio, sta generando una incomprensibile querelle tra le forze politiche: chi associa l’alzamento della soglia per i Pos a un aumento dell’evasione fiscale commette, infatti, un errore grossolano. Questa norma, insomma, non agevola l’evasione fiscale e chi paga in contanti riceve o può pretendere lo scontrino. Anzitutto, occorre sottolineare che chi paga in contanti riceve uno scontrino dall’esercente: un documento contabile e fiscale che cancella qualsiasi possibilità di non versare tasse nelle casse dello Stato e che, di fronte a una mancata emissione da parte del commerciante, può comunque essere chiesto e preteso».

    Lo dichiara il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi. «Vale poi la pena sottolineare che appare quantomeno singolare concentrare così tanta attenzione su una fascia di pagamenti, quelli da 31 euro a 60 euro, individuandola come la zona più ampia di evasione fiscale. Ma davvero si vuol convincere la pubblica opinione che il problema è l’evasione in questa fascia di pagamenti? Chi sostiene questa tesi è in malafede e dimentica i miliardi di euro, per esempio, non pagati dai giganti del web, per i quali non si vedono iniziative particolarmente aggressive» aggiunge Longobardi. Secondo il presidente onorario di Unimpresa «la misura proposta dal governo di Giorgia Meloni, e ora all’esame del Parlamento, mira da un lato a garantire un certo grado di libertà ai commercianti e alle partite Iva, dall’altro consente, in talune circostanze, anche temporali, di agevolare le procedure di pagamento che, talvolta, comportano tempi aggiuntivi quando eseguite con il Pos. Tempi più lunghi che possono essere dettati dalla ricerca della carta nelle borse e nei portafogli, dal ricordare il pin e anche dalla necessità, non remota, di ripetere l’operazione con il Pos in caso di disfunzioni nell’apparato, nel sistema di telefonia e collegamento con la banca, nell’inserimento del codice sbagliato. Lungaggini che, se possono essere gestite con semplicità in grandi esercizi commerciali, possono, invece, rappresentare un appesantimento dell’operatività per i negozi più piccoli, gestiti da una o due persone, quelli nei quali i pagamenti sono di importo contenuto, sotto, appunto, la soglia di 60 euro. È a queste criticità che la norma della legge di bilancio cerca di trovare una soluzione, una semplificazione». Per Longobardi «va invece affrontato il tema dei costi pagati alle banche sia quelli delle commissioni sulla singole transazioni sia quelli relativi al canone di noleggio dei singoli apparecchi Pos: costi che se i grandi negozi riescono ad ammortizzare nell’ambito di importanti volumi d’affari, per le attività minori rappresentano, al contrario, un fattore non irrilevante che erode i giù bassi margini di guadagno».

    https://www.lanuovapadania.it/econom...ganti-del-web/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  4. #4074
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    L'ennesimo falso problema

  5. #4075
    Blut und Boden
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    La lettera. Una Lega, due Leghe. Nessuna Lega
    7 DICEMBRE 20227 DICEMBRE 2022 LETTERE LETTURA 3 MIN

    di Cuore Verde – Premetto che sono non in alcun modo interessato alle vicende interne della Lega per Salvini Premier, in particolare, ai sommovimenti del “Comitato Nord” di Umberto Bossi. Un comitato del quale non riesco a comprendere gli scopi: valvola di sfogo per le deludenti prestazioni elettorali, strumento per regolamento di conti interni, gruppo di irriducibili e sinceri nostalgici della Padania che vogliono redimere i “leghisti che sbagliano”?

    All’incontro al castello di Giovenzano, un militante adirato ha chiesto di togliere Tik Tok a Salvini. A questo militante è stato risposto che lo scopo della riunione era quello di “rafforzare il ruolo del Comitato e non quello di demolire altre situazioni”.

    Il mio personale obiettivo non è salvare la Lega di Salvini ma fare la Padania. Non rinnego niente. Sono pronto ad indossare ancora con orgoglio padano camicie e fazzoletti verdi, sventolare bandiere con il Sole delle Alpi e cantare il Va’ Pensiero. Ma certamente non lo posso fare nel partito di Salvini.

    Rinunciare alla Padania per fare il ponte sullo stretto di Messina? Non scherziamo. Occorre una visione strategica. Geopolitica. E non mi basta neppure il partitino autonomista il cui obiettivo sia alla fine soltanto quello di “far eleggere qualcuno che ci rappresenta”.

    Pur essendo su posizioni diametralmente opposte alla mie, apprezzo con favore che la Moratti parli esplicitamente di “stato-regione” e “città-stato”. La Moratti ha fatto entrare nel dibattito pubblico queste parole chiave. Mentre Calderoli e Zaia parlano di una “autonomia” che mi sembra caratterizzata da meccanismi bizantini, ovvero, sostanzialmente impraticabile. Un nodo gordiano. Ora comandano i fratelli e le sorelle d’Italia. Questa “autonomia” è stata appesantita con il macigno del presidenzialismo. Mi chiedo poi che cosa dovrebbe farsene il Nord di questo “presidenzialismo”. Per farsi ancora comandare da Roma?

    Ma non mi bastano neppure le parole della Moratti. Vorrei capire che cosa vuol fare Bonaccini. Il padano Bonaccini. Ritengo positivo che l’asse di comando del PD si possa spostare al Nord. A meno che poi non scelgano l’ultraideologica Schlein. Sarebbe auspicabile che Bonaccini ricordasse che è stato proprio Guido Fanti, il primo presidente dell’Emilia-Romagna (questa sì che è una regione inventata), a proporre la “super regione della Padania”. I presidenti delle regioni del Nord Padano dovrebbero cominciare a guardare al modello federale tedesco dei Länder e, soprattutto, a quello degli “Stati liberi” di Baviera, Sassonia e Turingia. Senza timidezza.

    CUOREVERDE

    https://www.lanuovapadania.it/letter...-nessuna-lega/
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  6. #4076
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Aspetta e spera.
    Ma come si fa a scrivere cazzate simili?

  7. #4077
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    L’Italia batte Germania e Francia in crescita. Nonostante lo Stato. Ma forse non è meglio dire che è la Padania a superare le altre regioni d’Europa?
    17 DICEMBRE 202217 DICEMBRE 2022 ECONOMIA

    https://www.lanuovapadania.it/econom...gioni-deuropa/
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  8. #4078
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Europa pro Qatar ma nemica dell’autodeterminazione dei popoli, Catalogna e Padania in testa
    18 DICEMBRE 202218 DICEMBRE 2022 OPINIONI LETTURA 1 MIN

    di Stefania Piazzo – Non si tratta di ripercorrere la cronaca giudiziaria degli eventi che hanno portato in Catalogna ad arresti, prigionia, detenzioni incredibili colpendo politici che hanno chiesto l’autodeterminazione del proprio popolo passando attraverso lo strumento “banale” della democrazia.

    Si tratta di ricordare che un’Europa pilatesca non ha mai preso forte posizione, se ne è lavata le mani ribadendo la sovranità degli Stati dove l’essere padroni a casa propria voleva dire soffocare le aspirazioni di libertà di altri popoli forzatamente dentro quegli stessi stati.

    Stranamente non ci sono state per i catalani o altri le stesse prodigiose battaglie per aprire ad un certo mondo arabo se pensiamo al trattamento che Bruxelles ha riservato in questi anni a chi per un’idea politica è stato processato e incarcerato. Nell’Europa dei diritti. Ecco, dai socialisti ai popolari ai sovranisti, un po’ di coerenza e sana riflessione, forse, non farebbe male.

    Altrimenti ci sono popoli che fanno più comodo di altri. Basta sapere da quale parte si vuole stare.

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...ogna-in-testa/
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  9. #4079
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    La strage fascista di Torino, quel dicembre 1922
    20 DICEMBRE 202220 DICEMBRE 2022 CRONACA LETTURA 3 MIN

    di Roberto Gremmo – Torino ricorda la feroce strage fascista del 1922 quando le squadracce fascisti di Brandimarte assassinarono l’anarchico Pietro Ferrero, altri sindacalisti e militanti del movimento operaio e un popolano apolitico per vendicare la morte di due camicie nere, uccise probabilmente per ragioni che poco avevano da spartire con la politica.

    Giusta ed opportuna la commemorazione, mi sembra si dimentichi il contesto di questa tragedia, che va inquadrata in una situazione di violenza d’una città che pagava con l’esplodere della reazione ex-combattentistica ormai monopolizzata dalle camicie nere il fallimento dell’occupazione delle fabbriche.

    Sull’illusione eversiva del settembre 1920 va detto che gli operai che armi alla mano si erano impadroniti delle officine lo avevano fatto convinti fosse il primo passo per “fare come la Russia” e non, come si è spesso detto, per il controllo della produzione, propagandata dall’”Ordine Nuovo” che era un foglio marginale mentre la lotta era guidata dai sindacalisti più combattivi, primo fra tutti quel Pietro Ferrero che sarà la vittima privilegiata di Brandimarte.

    I documenti inediti che ho pubblicato a suo tempo nel fascicolo “Guardie rosse sotto la mole” dimostrano che la spinta sovvertitrice partita allora da Torino si arrestò perché la mobilitazione armata non venne estesa a tutto il triangolo industriale. Questo avvenne anche per decisione di Togliatti che alla riunione decisiva dei capi socialisti fece credere che i militanti del capoluogo piemontese non fossero pronti per il grande salto per piantare la bandiera rossa su tutta Italia.

    Già allora, il futuro “Migliore” di Stalin non ce la raccontò fino in fondo…

    Il tragico fiasco del “biennio rosso” partito con quella sciagurata interruzione favorì la trasformazione dei manipoli marginali dei fegatosi di Mussolini in centurie armate, sentinelle dell’ordine e custodi della proprietà, che finirono per aver ragione su un movimento operaio che completava il suo riflusso autolesionista disperdendo le forze con la scissione comunista.

    Per “mettere a posto” gli operai che non avevano saputo dare “l’assalto al cielo” le camicie nere fecero ricorso anche ai mezzi più brutali, e la crudele strage di dicembre del 1922 non fu un episodio occasionale.

    Tuttavia, la crescita del fascismo e la sua successiva presa del potere non furono solo il prodotto delle prepotenze e delle sevizie contro gli avversari politici, ma la strada verso Roma venne aperta alle schiere del Duce dall’attiva solidarietà dei ceti egemonici massonizzati, dalla complicità dell’esercito e della Corona. Soprattutto, fu decisivo pusillanime trasformismo di molti dirigenti dei partiti operai, che molto spesso dalla sera alla mattina tolsero dalle loro sedi l’insegna socialista sostituendola con quella del fascio. Per paura, certamente, ma anche perché in Italia tutti “tengono famiglia”.

    https://www.lanuovapadania.it/cronac...dicembre-1922/
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  10. #4080
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