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  1. #3961
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Citazione Originariamente Scritto da ventunsettembre Visualizza Messaggio
    Parliamo di cose serie.
    Purtroppo temo non servirà a nulla, ma è indispensabile andare a votare i referendum sull'ingiustizia itagliota.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #3962
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Però mi par di capire che dopo tante chiacchiere non esiste la possibilità di votare che i giudici che sbagliano PAGHINO!

  3. #3963
    Blut und Boden
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Falcone, familiari vittime: Inquietanti dubbi su chi è coinvolto in depistaggi
    22 MAGGIO 202222 MAGGIO 2022 POLITICA LETTURA 5 MIN

    “Mentre a Caltanissetta è in corso il processo che vede imputati tre poliziotti che facevano parte del ‘Gruppo Falcone e Borsellino’ (Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei), coinvolti nella gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino, diventano sempre più inquietanti i dubbi su quanti e chi siano i soggetti realmente coinvolti nel depistare le indagini sulla strage di Via D’Amelio”. Ad affermarlo è Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione ‘I Cittadini contro le mafie e la corruzione’. “Secondo l’accusa – sostenuta dal pm Stefano Luciani – La Barbera (allora a capo del gruppo) e i poliziotti oggi imputati, avrebbero costretto Scarantino a rendere false dichiarazioni – dice Ciminnisi- Per il pm ci sarebbero elementi che dimostrerebbero convergenze nella ideazione della strage di via D’Amelio tra i vertici e gli ambienti riferibili a Cosa nostra e ambienti esterni all’organizzazione mafiosa. Secondo Luciani, per comprendere il depistaggio è necessario il confronto tra le dichiarazioni rese da Scarantino e quelle successivamente rese da Gaspare Spatuzza, che sarebbero pressoché sovrapponibili, salvo la presenza di un individuo all’interno del garage di via Villasevaglios non conosciuto da Gaspare Spatuzza e dallo stesso individuato come possibile soggetto esterno all’associazione mafiosa, del quale Scarantino non ha mai parlato”. “Se Scarantino, così come emerso processualmente, era un ‘picciotto’ della Guadagna che nulla poteva sapere di importanti fatti di mafia come la strage di Via D’Amelio, chi lo mise nelle condizioni di rendere dichiarazioni sovrapponibili a quelle di un vero pentito di mafia come Spatuzza? Potevano i soli poliziotti oggi a processo – si chiede Ciminnisi – avere ‘imbeccato’ il falso pentito? Una vicenda per certi versi analoga a quella di altri discussi pentiti che precedentemente alle stragi nelle quali morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno reso dichiarazioni in merito a fatti che non potevano essere di loro conoscenza, come nel caso di Vincenzo Calcara”.

    “Nel corso di un recente processo per diffamazione tenutosi ad Agrigento che vedeva l’ex collaborante parte offesa, essendo stato definito ‘falso pentito’ – terminato con l’assoluzione dell’imputato – a gettare il sasso nello stagno è stata la testimonianza del giudice Massimo Russo. Russo, che ben conosce le vicende di mafia del trapanese, nel ribadire che Calcara non fu mai un appartenente a ‘Cosa nostra’, nel corso della sua deposizione aggiunge che ‘però diceva delle cose, come dire, intriganti. Per esempio parla dell’attentato a Borsellino, anticipando di 8 mesi quello che sarebbe accaduto. A un certo punto fa riferimento al notaio Albano. Un soggetto che, per come abbiamo ricostruito successivamente, era certamente fuori dalle dimensioni relazionali del Calcara. Nel ’93/94 si pente Brusca e ci racconta del notaio Albano che, credo su richiesta di Andreotti, portò il piatto d’argento o a Nino o a Ignazio Salvo, in occasione del matrimonio della figlia. E questa circostanza certo non mi sfuggì: ma come faceva Calcara a parlare del notaio Albano, come faceva a parlare del notaio Albano due anni prima?'”. “Due pentiti – Scarantino e Calcara – che parlano di cose al di fuori della loro portata, utili però a indirizzare indagini su false piste, prima e dopo le stragi. Cui prodest? – Prosegue Ciminnisi-Un depistaggio mai interrotto facendo riferimento a quanto affermato dal pm Luciani rispetto le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Maurizio Avola. A gettare oscure ombre sull’operato di alcuni ‘pentiti’, il fatto che nonostante non siano stati gestiti dagli stessi appartenenti alle forze dell’ordine, le loro storie presentano inquietanti analogie”. “Non uno ‘scassapagliaro’ – parafrasando quanto affermato dal pm Luciani riferito a Scarantino – ma forse di più, considerato il numero dei falsi pentiti dei primi anni ’90, di modestissimo spessore criminale, trasformati in ‘uomini d’onore’ a conoscenza dei più reconditi fatti di ‘Cosa nostra’”. ” Forse – conclude Giuseppe Ciminnisi – come affermato dal giudice Russo nel corso del processo ad Agrigento, bisognerebbe ripartire da prima delle stragi; quantomeno da quel 1991 quando ‘a Castelvetrano si tengono le riunioni che metteranno in fibrillazione il nostro paese nel ’92 e ’93. Bisognerebbe forse ricominciare da lì per comprendere. Cominciare dalle notizie sull’attentato a Borsellino…’.

    https://www.lanuovapadania.it/politi...in-depistaggi/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  4. #3964
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Quando fu ucciso, Falcone stava per inchiodare il PCI
    Maurizio Blondet 23 Maggio 2022

    Un mio articolo del maggio 2021 – riportati qui contro i fiumi di lacrime di coccodrillo di chi l’ha ucciso.
    Giovanni Falcone, con la moglie e la scorta, fu ucciso dalla colossale esplosione il 23 maggio 1992. Così non poté salire sul volo per Mosca, dove si preparava ad andare il 6 giugno seguente, 13 giorni dopo, per coordinarsi con il procuratore di Mosca Valentin Stepankov. Il quale stava indagando sull’estrema ruberia che dissanguò il popolo russo, commessa dalla dirigenza del PCUS e del KGB (il loro deep state) prima che Gorbaciov, il 6 novembre 1991, proibendo le attività del PCUS in Russia, gli sbarrasse l’accesso ai vasi di miele del Tesoro sovietico. Leggo: “..fondi segreti del KGB, molti patrimoni di occulti della nomenklatura sovietica” […] il procuratore di Mosca Stepankov aveva appurato che “il tesoro d Mosca era stato fatto affluire nella disponibilità del PCI attraverso canali finanziari già usati per il trasferimento di ‘aiuti ai partiti fratelli”.

    viaggio-4645512

    Come giornalista io stesso parlai di questo saccheggio: una quantità incalcolabile di miliardi svaniti, centinaia di miliardi di dollari in valute pregiate e metalli preziosi, forse migliaia di miliardi – non si sa quanti – finiti all’estero, nel libero occidente: ma dove? Dove chi poteva riciclare e “lavare” un simile inaudito e mostruoso tesoro, in modo totalmente clandestino?

    “Secondo gli atti giudiziari di Valentin Stepankov e di Giovanni Falconi era la mafia, sia quella italiana che quella siculo-americana insieme alla terribile mafia russa, usando il canale delle svariate società organiche al PCI, da sempre abituate a riciclare i fondi illeciti con cui lo finanziava il PCUS. Falcone e Borsellino cercavano che fine avevano fatto i ‘fondi segreti’ che il PCUS aveva esportato illegalmente in Italia ‘dopo la caduta del Muro”. Il PCI si rifiutò di collaborare. Magistratura democratica non mosse un dito” … Falcone, Borsellino e il ROS del generale Mario Mori avevano avviato un’inchiesta giudiziaria (Mafia e Appalti, dossier dei ROS) che avrebbe devastato le collusioni tra la mafia e il mondo delle cooperative rosse del PCI ”.

    Così scrive Gaetano Immé nel suo “Attacco al potere comunista – gli intrighi, le collusioni, gli omicidi di mafia utili alla sinistra (Bonfirraro, 319 pagine, euro 18.90). Lasciamo a lui queste affermazioni, che sembra in grado di documentare in giudizio.

    Fatto sta che Falcone “cessa di essere il fiore al’occhiello delle sinistre” per le sue inchieste sul “terzo livello” democristiano, e viene criticato dai media di riferimento –Repubblica, Espresso – e dai tele-giornalisti dell’area (Santoro, Augias) in una operazione di discredito e linciaggio morale . “Da qualche tempo”, scrisse Sandro Viola su Repubblica quattro mesi prima dell’assassinio del giudice “sta diventando difficile guardare al giudice Falcone con il rispetto che sì era guadagnato” .

    Peggio: “dopo la morte di Falcone e Borsellino, tutti i fascicoli dell’inchiesta di Mosca e di Stepankov furono trasmessi alla procura di Roma da procuratore generale (di Palermo) dr Ugo Giudiceandrea […] Nessuno ne parla più […] l’inchiesta Mafia e Appalti di Falcone e Borsellino viene ‘archiviata’ dopo l’eliminazione dei due magistrati. In compenso, tutti quei magistrati di Palermo hanno fatto una straordinaria e brillante carriera”.

    E aggiunge un passo terribile: il procuratore capo di Palermo Pietro “Giammanco [deceduto nel 2018] non è stato condannato per i 400 milioni [di lire] ricevuti dalla mafia, la famosa ‘nticchia i grassu’di cui parla il mafioso Angelo Siino, “episodio confermato da sentenza del tribunale di Caltanissetta (GIP Gilda Lofforti) ove, a pagina 21, 25 e 135 si parla di una cifra complessiva di 800 milioni di lire che Siino afferma di aver consegnato a Salvo Lima ; somma destinata, secondo quanto dichiarato dallo stesso Siino al dr. Giammanco per 400 o 600 milioni di lire”.

    Calunnia sanguinosa! Come si fa a credere a un “pentito” come Siino? Attenzione, scrive Immé: la sentenza di Caltanissetta con la dichiarazione di Siino , “ che seppure non condanna penalmente Giammanco lo svergogna totalmente , si badi bene, non è stata nemmeno appellata da quei magistrati palermitani …. Parliamo del dottor Pignatone? Stessa sentenza di Caltanissetta, ma diventa procuratore generale a Roma” e dal 2019, pensionato dalla giustizia italiana, fatto da El Papa presidente del tribunale vaticano.

    Ma in questi giorni in cui si rivela la marcescenza, la corruzione l’impunità onnipotente dei procuratori, consiglia la lettura di quel precedente scandalo soffocato e sepolto.

    La mezza verità di Claudio Martelli:


    L'HuffPost
    @HuffPostItalia
    "Falcone stava per partire per Mosca, mi disse che la mafia russa aveva in mano lo Stato"

    https://t.co/OGFcQNsJZp

    “Mafia russa” per non dire mafia PD: che ha in mano lo stato più di prima.

    Qui Cesare Sacchetti:



    A pagina 19 del Corriere della Sera del 4 giugno 1992 è sepolta, ben nascosta agli occhi dell’opinione pubblica di allora e di oggi, la verità sulla strage di Capaci. Falcone era stato ucciso barbaramente da 11 giorni. Quel giorno vennero a Roma i magistrati russi per fare luce sui fondi neri del PCUS transitati nel PCI. Marco Nese scriveva questo al riguardo dell’inchiesta.

    “Se le carte dei russi sono veritiere, dal punto di vista giudiziario (per i responsabili del PCI-PDS n.d.r.) non si configurano solo il reato di violazione della legge sul finanziamento dei partiti. Ci sono anche illeciti tributari e falsi in bilancio. Dai documenti pare non risulti una clausola speciale. Se venisse confermata, sarebbe un fatto clamoroso. Si tratta di questo: i soldi arrivavano a condizione che il PCI seguisse in certe occasioni la linea dettata da Mosca.”

    Questa è la verità che la magistratura italiana non ha mai perseguito negli ultimi 30 anni. Questa è la vera ragione per la quale Giovanni Falcone fu ucciso.



    https://www.maurizioblondet.it/quand...dare-il-pci-2/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  5. #3965
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta



    Eurispes: Se persino il 70% degli italiani vuole l’autonomia regionale. Ma la politica non capisce
    26 MAGGIO 202226 MAGGIO 2022 OPINIONI LETTURA 2 MIN

    Una maggiore autonomia per le Regioni è auspicata dal 67,3% degli italiani, in aumento rispetto al il 54,7% dello scorso anno, contro il 32,7% che risponde negativamente, mentre un maggiore potere al Governo rispetto alle Regioni non convince il 51,5% degli intervistati, con il 48,5% che si dichiara favorevole. A rilevarlo il Rapporto EURISPES 2022. “Può ipotizzarsi -rileva l’indagine- che un altro anno di Covid-19, contraddistinto soprattutto da regole e restrizioni che sono cambiate più volte a seconda dei dati dell’emergenza sanitaria, e di non sempre facile comprensione per i cittadini, abbia aumentato la necessità di una maggiore autonomia degli Enti locali nella gestione e nella emanazione di norme atte a contenere il contagio”. Per una maggiore autonomia delle Regioni si dichiarano molto o abbastanza favorevoli il 77,4% nel Nord-Est, il 69% nel Nord-Ovest, il 67,3% al Centro, il 61,5% al Sud, il 57,4% nelle Isole. Invece sono favorevoli a dare maggiore potere del Governo rispetto alle Regioni il 60,5% degli abitanti del Centro, il 51,3% di quelli del Nord-Est, il 48,9% del Nord-Ovest; si dichiarano per niente o poco d’accordo soprattutto gli abitanti delle Isole (62,8%).

    Una maggiore autonomia delle Regioni è una misura abbastanza e molto condivisibile per il 76,2% degli elettori di destra e per il 71,6% di quelli del Movimento 5 Stelle, per il 69,9% di chi vota per il centrodestra. Poco o per niente d’accordo, al contrario, soprattutto gli elettori che si collocano politicamente nell’area del centrosinistra (37,8%). Si dichiarano molto e abbastanza d’accordo nel conferire un maggiore potere al Governo centrale rispetto alle Regioni gli elettori del Movimento 5 Stelle (63,8%), di sinistra (59,7%) e del centro (59,2%); poco e per niente d’accordo, invece, gli elettori di destra (60,1%) e chi ha risposto di non sentirsi politicamente rappresentato (59,7%).

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...a-non-capisce/
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  6. #3966
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    C’è anche la questione settentrionale. Il 38% delle famiglie piemontesi non riescono a far quadrare il bilancio
    25 MAGGIO 202225 MAGGIO 2022 PIEMONTE LETTURA 1 MIN

    Nel 2022 aumentano in maniera significativa le famiglie piemontesi che non riescono a far quadrare il bilancio: dal 39,8% dell’anno precedente al 52,3%, mentre tra il 2019 e il 2021 diminuivano. Inoltre si riducono le famiglie che riescono a risparmiare (dal 43,3% del 2021 al 33,2% nel 2022). Ires fotografa cosi’ il bilancio delle famiglie piemontesi e le difficolta’ ad affrontare la spesa. La quota maggiore delle famiglie che riescono a fare “quadrare appena il bilancio” si ha tra quelle che dichiarano di avere un tenore di vita medio. Questo e’ un segnale – spiega l’Ires – del deterioramento delle condizioni finanziarie delle famiglie lungo ampie fasce della distribuzione del reddito -e non solo per i redditi piu’ bassi – e suscita preoccupazione in merito alle prospettive per i consumi in corso d’anno e nel prossimo futuro.

    Inoltre, come l’anno scorso, anche nel 2022 e’ un po’ piu’ alta la percentuale di chi deve fare debiti o attingere alle riserve, in particolare nelle fasce di eta’ comprese tra 25 e 44 anni, che corrispondono a una fase della vita in cui le spese sono elevate, soprattutto se si ha famiglia. Questi dati si possono collegare alla fiammata inflattiva che dall’autunno scorso sta procurando aumenti consistenti in alcune voci di spesa rilevanti nei bilanci familiari. Nel 2022 si segnala un aumento delle famiglie che hanno incontrato difficolta’ economiche per le spese mediche, le bollette, l’acquisto di generi alimentari e i servizi alla persona.

    https://www.lanuovapadania.it/piemon...e-il-bilancio/
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  7. #3967
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio


    Eurispes: Se persino il 70% degli italiani vuole l’autonomia regionale. Ma la politica non capisce
    26 MAGGIO 202226 MAGGIO 2022 OPINIONI LETTURA 2 MIN

    Una maggiore autonomia per le Regioni è auspicata dal 67,3% degli italiani, in aumento rispetto al il 54,7% dello scorso anno, contro il 32,7% che risponde negativamente, mentre un maggiore potere al Governo rispetto alle Regioni non convince il 51,5% degli intervistati, con il 48,5% che si dichiara favorevole. A rilevarlo il Rapporto EURISPES 2022. “Può ipotizzarsi -rileva l’indagine- che un altro anno di Covid-19, contraddistinto soprattutto da regole e restrizioni che sono cambiate più volte a seconda dei dati dell’emergenza sanitaria, e di non sempre facile comprensione per i cittadini, abbia aumentato la necessità di una maggiore autonomia degli Enti locali nella gestione e nella emanazione di norme atte a contenere il contagio”. Per una maggiore autonomia delle Regioni si dichiarano molto o abbastanza favorevoli il 77,4% nel Nord-Est, il 69% nel Nord-Ovest, il 67,3% al Centro, il 61,5% al Sud, il 57,4% nelle Isole. Invece sono favorevoli a dare maggiore potere del Governo rispetto alle Regioni il 60,5% degli abitanti del Centro, il 51,3% di quelli del Nord-Est, il 48,9% del Nord-Ovest; si dichiarano per niente o poco d’accordo soprattutto gli abitanti delle Isole (62,8%).

    Una maggiore autonomia delle Regioni è una misura abbastanza e molto condivisibile per il 76,2% degli elettori di destra e per il 71,6% di quelli del Movimento 5 Stelle, per il 69,9% di chi vota per il centrodestra. Poco o per niente d’accordo, al contrario, soprattutto gli elettori che si collocano politicamente nell’area del centrosinistra (37,8%). Si dichiarano molto e abbastanza d’accordo nel conferire un maggiore potere al Governo centrale rispetto alle Regioni gli elettori del Movimento 5 Stelle (63,8%), di sinistra (59,7%) e del centro (59,2%); poco e per niente d’accordo, invece, gli elettori di destra (60,1%) e chi ha risposto di non sentirsi politicamente rappresentato (59,7%).

    https://www.lanuovapadania.it/opinio...a-non-capisce/

    Non si capisce come è stato fatto il sondaggio. Dice ad esempio che il 71% degli elettori grillini sostiene una maggiore autonomia e poi dice che l 63% degli stessi grillini è a favore di maggiore centralismo...
    Va beh che saran schizofrenici come il loro partito, però...

  8. #3968
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Non si tratta di una questione settentrionale, ma una meridionale e negra trapiantata.
    I settentrionali sono stati decimati dal genocidio silente, opera della sinistra agnelliana.
    Quelli hanno solo da tornare al paesiello e prendere il reddito di cittadinanza, col quale avrebbero da gozzovigliare.
    Lo pagherebbero sempre i pochi superstiti, ma almeno quelli si toglierebbero dai coglioni.

  9. #3969
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    Le tre macroregioni di Miglio in guerra – Il conflitto colpisce il potere d’acquisto delle famiglie del Nord Est e del Centro
    28 MAGGIO 202228 MAGGIO 2022 ECONOMIA LETTURA 6 MIN

    La Cgia oggi con il suo ultimo report ci dice che l’Italia è divisa in tre nel sopravvivere all’impatto dei costi diretti e indiretti del conflitto. Il Nordest paga più di tutti, assieme al resto del Nord, l’indebolirsi del proprio potere d’acquisto. A ruota il Centro. Il Sud quasi invece non se ne accorge, regge meglio l’impatto. Le tre macroregioni di Miglio riaffiorano nella cronaca dell’economia di guerra. La cartina geografica della Cgia di Mestre ci fornisce un utile strumento di riflessione, mentre la questione settentrionale, l’autonomia, sono evanescenti nel dibattito della politica, un brodo allungato ogni volta che si arriva a ridosso di elezioni.

    Dal confronto tra le ultime previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell’avvio del conflitto (gennaio di quest’anno) con le successive realizzate dopo l’invasione russa (aprile scorso), emerge infatti che la diminuzione della ricchezza prodotta nel nostro Paese sara’ dell’1,4%. In termini assoluti il deterioramento della situazione economica generale provochera’ dunque una riduzione in termini reali del Pil pari a 24 miliardi di euro che, rapportati ai 25 milioni di famiglie presenti in Italia, si traduce appunto in una perdita di potere d’acquisto per ciascun nucleo di 929 euro. Queste stime, ovviamente, sono parziali e suscettibili di cambiamenti, avverte la Cgia per la quale la situazione che abbiamo vissuto in questi primi 3 mesi di conflitto, infatti, potrebbe mutare radicalmente. Nella malaugurata ipotesi che, ad esempio, la situazione militare subisse una decisa escalation, e’ evidente che queste previsioni andrebbero riviste completamente, sottolinea l’Ufficio studi della Cgia che conclude: “Le stime in capo alle famiglie sono il risultato del deterioramento del quadro economico mondiale dovuto al conflitto russo-ucraino che nel nostro Paese ha provocato un forte rincaro delle bollette di luce e gas, le difficolta’ del commercio internazionale da e verso alcuni paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficolta’ di reperire molte materie prime. Questa situazione provochera’ una perdita di potere d’acquisto soprattutto alle famiglie del Centro e nel Nordest”.

    Le famiglie del Centro e del Nordest sono le più colpite
    I nuclei familiari più penalizzati saranno quelli residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro). Se le prime due realtà territoriali risentiranno, principalmente, dell’aumento dei costi energetici, la terza, che è decisamente condizionata dai risultati della provincia di Roma, patirà, in particolar modo, del forte calo dei consumi interni e per l’effetto
    dell’inflazione sui beni importati (nel biennio 2020-2021 la regione Lazio ha registrato un saldo commerciale negativo di ben 17 miliardi di euro). Altrettanto critica la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro); in queste due realtà del Centro-Nord la perdita di potere d’acquisto sarà riconducibile, in particolar modo, alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas, così come nel Piemonte (-1.039 euro) e in Emilia Romagna (-1.035 euro). Per le regioni del Sud, infine, l’impatto della crisi sarà meno “violento”; con costi energetici molto più contenuti che nel resto del Paese, un’economia meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil procapite, l’impatto negativo sulle famiglie sarà più
    contenuto (vedi Tab. 1).
    Con la stagflazione è a rischio anche il PNRR
    Il quadro economico generale si presenta a tinte molto fosche; il pericolo che il Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato. E’ un termine, quest’ultimo, ai più sconosciuto, anche
    perché si manifesta raramente, ovvero quando ad una bassa crescita del Pil, che nei casi più drammatici diventa addirittura negativa, si affianca un’inflazione molto alta che fa impennare il tasso di disoccupazione, così come è successo nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. Probabilmente questo fenomeno non lo vivremo nel 2022, anche se il trend sembra essere segnato: le difficoltà legate alla post-pandemia, agli effetti della guerra, alle sanzioni economiche inflitte alla Russia, all’aumento sia dei prezzi delle materie prime, in particolar modo di quelle agroalimentari, e sia dei prodotti energetici, rischiano, nel medio periodo, di spingere anche la nostra economia verso una crescita pari a zero, con una
    inflazione che si avvierebbe a sfiorare le due cifre. Uno scenario che potrebbe addirittura rendere pressoché inefficaci i 235 miliardi di euro di investimenti previsti nei prossimi anni dal PNRR.

    https://www.lanuovapadania.it/econom...-e-del-centro/
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  10. #3970
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    Predefinito re: Il Paese do sole che non può essere chiamato di menta

    SENATO, PRESENTAZIONE STUDIO CGIA SU DDL FEDERALISMO FIRMATO LEGA, PD, ITALEXIT E GRUPPO MISTO: REPUBBLICA FEDERALE ED ELEZIONE DIRETTA CAPO DELLO STATO
    30 MAGGIO 202230 MAGGIO 2022 POLITICA LETTURA 1 MIN

    Oggi, alle ore 14.30, presso la Sala “Caduti di Nassirya” di Palazzo Madama a Roma, si terrà una conferenza stampa per presentare uno studio realizzato dalla qualificata CGIA di Mestre in relazione agli “Equilibri di Finanza Pubblica del Ddl 4 luglio 2020 – Stati Uniti d’Italia” promosso dal senatore della Lega Manuel Vescovi – primo firmatario del disegno di legge costituzionale – che ha avuto come cofirmatari Roberto Rampi del Pd, Maria Rizzotti di Forza Italia, Nadia Pizzol della Lega, Rosellina Sbrana del Gruppo Misto e William De Vecchis di Italexit con Paragone. All’incontro, saranno presenti, oltre a Vescovi, anche Marco Bacini dell’Università Lum, nonché imprenditore ed Andrea Vavolo, ricercatore dell’Ufficio Studi della CGIA. Il disegno di legge – che mira a modificare l’impianto istituzionale al fine di istituire una Repubblica federale, una sorta di “Stati Uniti d’Italia” e l’elezione diretta del presidente della Repubblica – è stato analizzato in modo approfondito dalla società veneta che ha verificato se il progetto possa incidere ed eventualmente in che modo, sul complesso contesto inerente la nostra finanza pubblica. A moderare l’incontro sarà la giornalista Barbara Castellani.

    https://www.lanuovapadania.it/politi...o-dello-stato/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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