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    Predefinito Bulgaria in rivolta, la "Taksim" dimenticata

    Ultima modifica di Avanguardia; 25-06-13 alle 22:28
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Re: Bulgaria in rivolta, la "Taksim" dimenticata

    Bulgaria, assedio al Parlamento
    A SOFIA CRESCE LA PROTESTA

    Bulgaria, assedio al Parlamento

    Manifestanti in piazza da 40 giorni. Politici «in ostaggio» per 8 ore, negli scontri una ventina di manifestanti. La protesta contro «l'oligarchia» e la richiesta di tornare alle urne

    E' cominciata a metà giugno. A fine luglio, un mese dopo, non accenna a fermarsi. Anzi: la protesta, in Bulgaria, cresce sempre più. L'ultimo episodio, e per ora il più significativo, riguarda il blocco del Parlamento: martedì pomeriggio una folla di oltre 2mila persone ha assediato l'edificio nel centro di Sofia, dove erano al lavoro tre commissioni sul bilancio statale per il 2013. La protesta è continuata per ore, e solo alle 3.30 di notte (le 2.30 ora italiana) la polizia è riuscita ad aprire un varco per far uscire dal palazzo i politici. Tra parlamentari, esperti e giornalisti all'interno del Parlamento c'erano 109 persone (tra le quali anche tre ministri): sono rimaste chiuse nell'edificio per oltre otto ore, mentre fuori la folla continuava la manifestazione di protesta.

    LA PROTESTA - La protesta, che tiene la piazza da 40 giorni, ha preso di mira la «oligarchia» accusata di tenere in mano le sorti della Bulgaria. A scatenare la manifestazione è stata la decisione del governo di nominare il magnate dei media, Delyan Peevski (già coinvolto in scandali di corruzione) a capo dei servizi di sicurezza. La retromarcia dell'esecutivo, però, non è bastata a calmare gli animi, che ora chiedono le dimissioni del governo guidato dai socialisti a poche settimane dal suo insediamento. Se la principale richiesta dei manifestanti è lo scioglimento del governo tecnico guidato da Plamen Orecharski (e il conseguente ritorno alle urne) la protesta va però ben oltre. La Bulgaria, il paese più povero dell'Unione europea, dall'inizio dell'anno vive una grave impasse politica, provocata dalla crisi economica globale. A febbraio il governo del premier di destra Boiko Borisov è caduto a seguito delle continue manifestazioni di piazza contro le misure di austerità. Dalle elezioni anticipate del 12 maggio è uscito un governo di tecnocrati sostenuto dalla sinistra, ma le manifestazioni sono continuate. Fino a ieri si trattava di proteste pacifiche, ma durante la notte tra martedì e mercoledì lo scontro si è inasprito: i manifestanti hanno respinto un primo tentativo di portar via i politici lanciando delle pietre contro l'autobus sul quale sarebbero dovuti salire. E in seguito al lancio sette dimostranti e due poliziotti sono finiti all'ospedale con ferite alla testa. Negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine sono rimaste ferite in tutto circa venti persone.


    LE CONSEGUENZE - La prima conseguenza degli scontri è stata la cancellazione della seduta parlamentare che era in programma per mercoledì mattina. Mentre l'ex premier Borisov, stando a quanto riportano i media bulgari, è già sceso in campo per chiedere le dimissioni dell'attuale governo. Anche il commissario europeo alla Giustizia, Viviane Reding, martedì Sofia per un dibattito pubblico, ha espresso «solidarietà ai cittadini bulgari che stanno protestando contro la corruzione» in un tweet. Sugli scontri davanti al Parlamento è intervenuto anche il presidente Rosen Plevneliev, che ha cercato di calmare le acque rivolgendosi direttamente ai dimostranti e chiedendo sia a loro che alla polizia di non alimentare tensioni.
    24 luglio 2013 | 135



    © RIPRODUZIONE RISERVATA


    Ultima modifica di Avanguardia; 24-07-13 alle 20:24
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

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    Predefinito Re: Bulgaria in rivolta, la "Taksim" dimenticata

    solidarietà al popolo bulgaro

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    Predefinito Re: Bulgaria in rivolta, la "Taksim" dimenticata

    La Bulgaria in ebollizione | Esteri | Rinascita.eu - Quotidiano di Sinistra Nazionale
    di: Alessia Lai
    a.lai@rinascita.eu
    Martedì pomeriggio, a Sofia, una folla di oltre 2mila persone ha assediato il Parlamento bulgaro nel quale si trovavano i membri di tre commissioni sul bilancio. I manifestanti hanno circondato l’edificio per ore e solo alle 3.30 della notte la polizia è riuscita ad aprire un varco per far uscire dal palazzo le più di cento persone – tra politici, anche tre ministri, esperti e giornalisti – rimaste praticamente “sequestrate” nell’edificio per otto ore. Le grida che si levavano contro i politici li accusavano soprattutto di essere una “mafia’’, i manifestanti hanno lanciato pietre e bottiglie contro il bus che li stava trasportando via, rompendo anche qualche finestrino. Un primo tentativo della polizia di forzare l’assedio era fallito, con scontri nei quali 9 persone sono rimaste ferite. Solo alle cinque di mattino la polizia è riuscita a sgomberare la zona dai manifestanti.
    Il bilancio della giornata di protesta è stato di 18 persone ricoverate in ospedale, fra cui tre poliziotti, e una decina di feriti curati sul posto. La riunione del Parlamento prevista per ieri mattina è stata rinviata. Non si è trattato di una protesta estemporanea e improvvisa, sono mesi che la Bulgaria è attraversata da manifestazioni popolari contro la crisi economica e la corruzione dei politici, senza distinzione di schieramento. Tutti sono stati e vengono contestati: prima il centrodestra, al potere fino a febbraio, ora il governo tecnico con una maggioranza di centrosinistra. Perché, come accade in tutta Europa, non esiste alcuna differenza tra gli schieramenti politici dominanti che accettano i diktat economici liberisti e pongono l’interesse della popolazione in secondo piano rispetto alla necessità di far quadrare i conti. Le proteste più recenti vedono migliaia di persone ogni giorno in piazza dal 14 giugno scorso. Ma già a febbraio il governo del premier di destra Boiko Borisov è caduto a seguito alle continue manifestazioni di piazza contro le misure di austerità. Ma nulla è cambiato.
    A marzo il giornale tedesco Der Spiegel ha acceso i riflettori sul malessere economico-sociale che sta attraversando la popolazione bulgara, raccontando delle numerose immolazioni di cittadini che si sono uccisi per protesta contro la crisi e la corruzione. Finora otto persone si sono date fuoco, sei di queste hanno perso la vita. Le elezioni dello scorso maggio non hanno cambiato nulla nel Paese più povero della comunità europea, nel quale una persona su cinque vive sotto la soglia di povertà. Ora i bulgari vogliono le dimissioni anche del nuovo governo sostenuto dai socialisti ma guidato da un primo ministro bi-partisan, Plamen Oresharski. La protesta è contro l’oligarchia al potere, la gente vuole tornare al voto. Le manifestazioni contro il precedente governo dell’ex premier di centrodestra Bojko Borisov erano scoppiate contro gli aumenti delle bollette dell’energia elettrica, dei prezzi dei generi di prima necessità e contro la corruzione politica dilagante, così, ai primi di giugno il nuovo governo appena insediato aveva annunciato una serie di misure, tra cui sussidi sulle bollette energetiche e sostegni alla maternità, per aiutare i più bisognosi del Paese. Ma è evidente che per il popolo bulgaro la misura è ormai colma e che le promesse di qualche aiuto, in un Paese nel quale secondo un recente rapporto della Banca Mondiale il 61% delle famiglie non riesce a condurre una vita dignitosa, non sono una soluzione risolutiva. In segno di solidarietà nei confronti dei meno abbienti, i deputati bulgari avevano anche acconsentito anche a un congelamento dei loro salari. Ma pochi giorni dopo, il 14 giugno, dopo la nomina di un controverso magnate della televisione, Delyan Peevsky, a capo dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale, la popolazione è tornata a manifestare in piazza contro l’oligarchia. Migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade in segno di protesta, chiedendo al governo socialista di rassegnare le dimissioni, numerosi manifestanti sventolavano bandiere bulgare e gridavano “Mafia!”, “Dimissioni!”, e “Spazzatura Rossa!”.
    Per evitare la crisi il presidente bulgaro Rosen Plevneliev ha chiesto una revisione immediata della nomina, Peevski ha quindi le sie dimissioni, subito accettate da un Oresharski già in bilico. A capo della sicurezza nazionale è stato quindi nominato Vladimir Pissancev, con ventennale esperienza nelle forze dell’ordine ma al centro cinque anni fa di uno scandalo su intercettazioni illegali di giornalisti, parlamentari e imprenditori. Pessima scelta agli occhi di un popolo oramai in fibrillazione. I manifestanti non si sono placati e non hanno voluto sentire ragioni, e dal 14 giugno scorso scendono nelle strade ogni giorno contro l’esecutivo ribadendo un’unica richiesta, quella delle dimissioni, fermamente respinta dal premier. Nonostante un debito pubblico basso, al 14% del pil, i governi succedutisi finora non sono riusciti a risolvere una crisi strutturale che dipende dalla carenza di infrastrutture e dalla crisi dell’euro.
    Infatti, pur non avendo adottato la moneta unica europea, la Bulgaria ha agganciato la moneta nazionale, il Lev, all’euro con un tasso fisso. Il governo di centrodestra aveva cercato di solleticare l’euroscetticismo dell’opinione pubblica annunciando, a ottobre del 2012, l’intenzione di non entrare nell’euro nel 2014, come precedentemente stabilito. Ma una crescita rimasta allo 0,8% nel 2012, e che resterà anche nel 2013 al di sotto della crescita che era stata in media del 6,3% negli anni 2003-2007 (dipesa dagli aiuti Fmi e Ue) significa oggi, in tempi di crisi economica globale, disoccupazione e condizioni di vita difficili per larga parte della popolazione. Far parte dell’Ue è oggi un dramma per la Bulgaria, come per i Paesi più colpiti dalla crisi costretti a implementare le direttive europee volte ad annullare la sovranità economica e politica degli stati membri. Appena il 18 luglio scorso, ad esempio, la Commissione europea ha avviato un’altra procedura d’infrazione contro la Bulgaria (già all’ultima fase prima del deferimento alla Corte di giustizia europea) a causa di una non gradita legge sulle privatizzazioni.
    Sofia, per l’Ue, deve abrogare il diritto dello Stato di stabilire un’ipoteca legale e di imporre misure provvisorie non solo sulle proprietà dell’acquirente, ma anche sulle proprietà della società privatizzata nei casi di mancata implementazione, entro il termine previsto, di impegni relativi a contratti di privatizzazione. Una norma che garantisce lo Stato bulgaro dagli abusi di investitori spregiudicati. Ovviamente il governo ha istituito un gruppo operativo col compito di trovare un compromesso per il testo in modo da renderlo conforme alla legislazione europea. Secondo l’Agenzia della privatizzazione bulgara l’eliminazione del testo dalla legge sulle privatizzazioni danneggerà l’interesse di Sofia, legando completamente le mani dello Stato. E stringendo sempre più il cappio attorno al collo dei bulgari.

    Articolo letto: 277 volte (24 Luglio 2013)
    Ultima modifica di Avanguardia; 25-07-13 alle 14:39
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

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