User Tag List

Pagina 3 di 4 PrimaPrima ... 234 UltimaUltima
Risultati da 21 a 30 di 36
  1. #21
    Ghibellino
    Data Registrazione
    22 May 2009
    Messaggi
    48,885
     Likes dati
    2,423
     Like avuti
    14,806
    Mentioned
    95 Post(s)
    Tagged
    5 Thread(s)

    Predefinito Re: The fourth political theory

    Citazione Originariamente Scritto da PhyroSphera Visualizza Messaggio
    A quanto già detto nel messaggio precedente, aggiungo: l'Ebraismo non è una religione del tutto universale e non ovunque è possibile restare ebrei. Esso è tanto estraneo in Russia che per continuare ad intenderlo religiosamente è necessario tramandarne il ricordo e neppure così sarebbe assicurata una continuità. Non esistono tradizioni ebraiche della Russia, dove l'ebraismo in realtà se esiste è legato alla diffusione di varie dottrine religiose orientali e ne resta secondario anche per gli stessi che lo vogliono. Inoltre tra le religioni orientali il buddhismo in Russia non è mai diventato caratteristico ed ancor meno tipico, altra cosa è la sola saggezza buddhista.
    Veramente mi pare che la 4TP di Dugin non si riferisca solo alla Russia ma anche alla Russia; l'idea dughiniana di Imperium è tutto fuorché una unità di razza o di etnia, piuttosto una confederazione di razze e di etnie. Lo stesso dicasi per il concetto di Eurasia
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  2. #22
    -
    Data Registrazione
    29 Oct 2016
    Località
    "Antica Dodecapoli" (xxx) . <Presso la Via degli Alcioni.>
    Messaggi
    731
     Likes dati
    2
     Like avuti
    47
    Mentioned
    4 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)
    Inserzioni Blog
    3

    Predefinito Re: The fourth political theory

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    Veramente mi pare che la 4TP di Dugin non si riferisca solo alla Russia ma anche alla Russia; l'idea dughiniana di Imperium è tutto fuorché una unità di razza o di etnia, piuttosto una confederazione di razze e di etnie. Lo stesso dicasi per il concetto di Eurasia
    Io ho riferito i miei due messaggi alla discussione ed al suo principio. Quibdi umorismi a parte: Le Russie (sai che è espressione tradizionale, a volte comune?)... quali e dove? È domanda autentica. Confederazione... quale e in che senso? Inoltre i programmi da soli non bastano se non c'è la minima sapienza opportuna.

  3. #23
    Ghibellino
    Data Registrazione
    22 May 2009
    Messaggi
    48,885
     Likes dati
    2,423
     Like avuti
    14,806
    Mentioned
    95 Post(s)
    Tagged
    5 Thread(s)

    Predefinito Re: The fourth political theory

    Citazione Originariamente Scritto da PhyroSphera Visualizza Messaggio
    Io ho riferito i miei due messaggi alla discussione ed al suo principio. Quibdi umorismi a parte: Le Russie (sai che è espressione tradizionale, a volte comune?)... quali e dove? È domanda autentica. Confederazione... quale e in che senso? Inoltre i programmi da soli non bastano se non c'è la minima sapienza opportuna.
    Beh la sapienza dell'Eurasia mi pare che non manchi proprio.

    Inviato dal mio GT-I9505 utilizzando Tapatalk
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  4. #24
    Ghibellino
    Data Registrazione
    22 May 2009
    Messaggi
    48,885
     Likes dati
    2,423
     Like avuti
    14,806
    Mentioned
    95 Post(s)
    Tagged
    5 Thread(s)

    Predefinito Re: The fourth political theory

    Capitolo VIIImpero globale e mondo plurale
    Genere e sesso
    Tra gli obiettivi dell’impero globale c’è il controllo sulle nostre menti e sulle nostre stesse identità personali. Non pago di azzerare le distinzioni tra i popoli, l’Impero (utilizziamo qui il lessico di Toni Negri e Michael Hardt (1)) lavora per strappare all‘uomo tutto ciò che non è se stesso, con il pretesto di liberarlo. Aggredisce perciò il “Sé” di ciascuno di noi, ossia, oltre la definizione di Carl Gustav Jung (2) che lo scoprì, la coscienza di essere, l’appercezione (consapevolezza di percepire), il senso dell’Esserci, il nostro personale e comune Dasein.Ecco dunque l’attacco contro l’identità sessuale, la trasformazione del nostro essere maschio e femmina in “genere”, la volgare mistificazione secondo la quale noi non siamo uomo o donna, ma scegliamo individualmente di diventare tali, al di là della biologia e della morfologia. Dunque, anche la naturale attrazione per l’altro sesso, il potente istinto che ci accompagna dalla pubertà al termine dei nostri giorni, cui la natura o il Dio creatore ha assegnato il compito di riprodurre le specie, naturale non è. Deve essere rieducato, ricondotto alla “libera” scelta, talché le pulsioni omosessuali hanno la stessa valenza e lo stesso titolo ad essere assecondate dalla legislazione delle tendenze normali rinominate eterosessuali, al pari di ogni altra bizzarria, inversione o depravazione legata all’universo sessuale umano. Il risultato è la “teoria del gender”, il matrimonio omosessuale e presto la restaurazione della poligamia (poliamore, nella neolingua), la via aperta ad ogni tipo di procreazione tecnologica (assistita, il politicamente corretto riscrive il vocabolario…..), in un futuro prossimo clonazione, transumanesimo, i cyborg uomini macchina.Gli odierni difensori dei diritti umani, entusiasti sostenitori di siffatte idiozie presto dovranno scendere in campo per violazione dei diritti dei cloni o dei cyborg. La parificazione tra uomini ed animali è già in fase avanzata, tanto che in Spagna vige una legge a protezione delle scimmie, anzi dei primati superiori. A dirla tutta, desta maggiore rispetto il simpatico bonobo di questa nuova umanità deprivata di se stessa.A breve, non sarà neppure più vero che l’uomo è misura di tutte le cose, secondo il celebre frammento del sofista Protagora(3), poiché mancherà il soggetto, l’uomo, privato del Sé e dell’Esserci. Un’aggravante ulteriore è l’inclinazione del nemico a trattare le sue idee come verità autoevidenti, o, nella versione del sociologo americano Robert K. Merton, profezie che si autoavverano, influenzando così il comportamento sociale.Un pensiero tradizionale non ha neppure bisogno di situare se stesso dal lato giusto della barricata: il problema è guidare la riscossa, insieme con tutte le culture, per fortuna maggioritarie, che si oppongono ad una deriva che, in termini iconografici, paragoneremmo alla deliberata, scientifica distruzione di una statua come il Mosè o la Pietà di Michelangelo, pezzo dopo pezzo, sino a ridurla ad irriconoscibile detrito, da quel marmo straordinario che era, da cui, per sottrazione di materiale e con stupefacente genialità l’artista ha tratto una rappresentazione commovente.L’uomo della post modernità, secondo la 4TP sarà il non-adulto, ovvero colui che riesce a guardare la vita con gli occhi stupiti del bambino, non si è sperduto nel labirinto del disincanto, della razionalità, dell’illuminismo da quattro soldi di chi crede solo a ciò che tocca, l’individuo-massa diventato adulto per decreto del progresso, riportato ad infante dalla sindrome di Peter Pan instillata dalla mistica dei diritti e del soddisfacimento obbligatorio ed immediato di voglie, ghiribizzi, capricci.Modernità, postmodernità, pluralità culturale.
    In particolare, il passaggio dalla modernità, con le sue certezze granitiche e la sua superba razionalità per cui niente è vero se non è misurabile con i criteri delle scienze naturali, alla postmodernità che invita a riesaminare metodi e paradigmi, rivedere certezze consolidate, lascia aperti varchi, fa intravvedere fenditure, punti deboli del sistema, bachi, direbbero gli informatici, nei quali gettare un cuneo. Il criterio unico della razionalità è stato smontato da Paul Feyerabend in Contro il metodo, i suoi caratteri violenti ed oppressivi sono stati smascherati da Michel Foucault come biopolitica, il potere che penetra nella carni sino al possesso della vita. Un aspetto dell’odierna società della sorveglianza a fondo indagato anche dall’antropologa Ida Magli, da poco scomparsa, la cui indagine si è conclusa con un grido lacerante: siamo sotto un dominio formidabile e inaudito, padrone dei corpi e delle menti.Chi ha dei padroni, ha un solo nome: schiavo, ed è vittima, tra l’altro, di un disgustoso razzismo antropologico, che si manifesta nella valanga di prescrizioni e normative, nella medicalizzazione di ogni aspetto della vita, nel considerare disturbo o follia ogni diversità che metta in crisi le certezze del sistema. Il sistema borghese ha tratti profondamente totalitari, e si difende anche attraverso il potere di nuovi bramini come psichiatri e psicoterapeuti, asserviti all’industria chimica farmaceutica, elemento portante dell’apparato industriale dominante.Il post moderno non è dunque migliore del suo antecedente, ne costituisce anzi una sorta di pantomima triste e tremolante, simbolizzata dalla pregnante definizione di società liquida. Consente però alla Tradizione di rientrare nel gioco, gettando sul tavolo certezze antiche ed idee nuove.Mondo al plurale contro Babele
    Illuminante è il concetto di pluralità culturale. La premessa necessaria è distinguere la pluralità dal multiculturalismo che è stato scelto dalle oligarchie transnazionali per dissolvere le appartenenze, in alleanza con l’indifferenza amorale dei liberali, il cui unico interesse importante è che gli uomini scambino beni e servizi in base alla ragione calcolante. Multiculturalismo significa convivenza acritica di culture diverse nella neutralità istituzionalizzata rispetto a credenze e modi di vita. Nei fatti, il multiculturalismo invocato per gestire il problema dell’immigrazione di massa è il cavallo di Troia per introdurre dosi sempre più massicce di deculturazione, in modo da poter realizzare rapidamente lo sradicamento delle popolazioni, originarie ed immigrate, premessa dell’americanizzazione “ liberal” dei costumi. Chi è sradicato, sradica, ammoniva inascoltato Pino Rauti già nel 1990.Le popolazioni immigrate, infatti, tranne i mussulmani legati alla religione, tendono, dopo una fase iniziale di chiusura difensiva, a perdere l’identità precedente senza assumerne un’altra che non sia quella dell’aspirazione ad essere consumatori, nuovi adepti della globalizzazione liberale.Il multiculturalismo, tutto sommato, non esiste in quanto sì è annacquato nell’americanismo, il cui passo successivo – di cui è in corso in Italia la forzata realizzazione – è il “melting pot” (4), la Babilonia meticcia in cui non ci si fonde, ma ci si mischia e dissolve senza un centro o una direzione. Per la verità, una direzione esiste, ed è quella che indica la via per i centri commerciali. Pluriculturale è, al contrario, l’humus che, difendendo ogni identità, riconosce il diritto della maggioranza a rimanere tale e quello delle minoranze ad essere tutelate senza che ciò diventi privilegio. Per quelle minoranze, etniche, linguistiche, religiose o culturali prevalenti in alcune parti del territorio, vale l’idea romana ed imperiale: massima autonomia, ma anche esplicito riconoscimento del livello centrale. Per quanto riguarda l’immigrazione, che è, insieme con la sterilità demografica, il nostro massimo problema, è condivisibile quanto manifestato da Vladimir Putin: “In Russia vivono i russi. Qualsiasi minoranza, se vuole vivere in Russia, per lavorare e mangiare in Russia, dovrebbe parlare russo e dovrebbe rispettare le leggi russe. “Struttura russa ed europea. Occidente, Eurasia.
    Abbiamo accennato al Circolo di Praga, le cui acquisizioni, specie nel campo della linguistica e dell’antropologia, sono una parte del vasto sostrato culturale che la 4TP cerca di offrire ai popoli europei ed eurasiatici. Il Circolo si riconobbe nello Strutturalismo, che, dopo la lezione di Saussure divenne un elemento importante della cultura europea e quei suoi esponenti che furono anche pensatori politici, come Jakobson e Trubeckoj, si impegnarono nell’individuazione delle strutture fondamentali dell’anima russa, concludendo che la sua originalità stava nell’associare idee europee – come la religione cristiana- a valori asiatici, senso della gerarchia, una religiosità fondata sulla fede piuttosto che sulla ragione, la tendenza alla dimensione comunitaria e collettiva più che all’individualismo.L’’Occidente viene invece percepito come un pericolo per l’umanità a causa del suo universalismo, progressismo e colonialismo, che procede a tappe forzate ad una unificazione totalitaria del mondo per gli interessi dei suoi gruppi dominanti. La diversità è per la 4TP un fatto naturale, organico e positivo. Idee, queste, assai simili a quelle della Rivoluzione Conservatrice e di settori importanti della Nuova Destra europea. Da sottolineare è lo sforzo dell’eurasiatismo di darsi una dimensione mondiale, globale, all’altezza delle sfide planetarie. Occidente significa modernità e diritti dell’uomo, ed è quindi non un luogo, ma un concetto meta geografico ed universale, specularmente uguale deve essere la categoria di eurasiatismo. L’aggettivo eurasiatico non designa l’abitante del continente Eurasia, ma l’ uomo che assume volontariamente la posizione di una lotta esistenziale, ideologica e metafisica contro l’americanismo, la globalizzazione e l’imperialismo dei valori occidentali (la società aperta, i diritti dell’uomo, la società di mercato, ecc.).Quel che viene rifiutato energicamente è la credenza che gli Stati Uniti siano portatori di una verità universale obbligatoria, anziché di principi in qualche misura locali, validi in Europa Occidentale, in America, nei paesi di ascendenza britannica, espressi da un tempo relativamente breve, la modernità inaugurata dalla rivoluzione industriale e da quella francese del 1789.Alcuni popoli assegnano la priorità ai principi religiosi ed alla dimensione collettiva, altri preferiscono la gerarchia, o la teocrazia, altri ancora non hanno abbandonato il socialismo e il comunismo, infine qualcuno potrebbe orientarsi all’anarchia, e quanto ai modelli economici, ve ne sono molteplici, ed anche il capitalismo liberale di mercato è il frutto di alcuni popoli e di precise circostanze spazio temporali. Occorre accettare l’eterogeneità e, per citare un’idea di Massimo Fini (5), riconoscere un certo grado di relativismo culturale, che è ben altro dal relativismo etico.L’ostilità nei confronti degli Stati Uniti è legata al suo modello, all’insistenza con cui impartisce lezioni sul bene e sul male. Essi, a nome proprio e dell’idea liberalcapitalista, pretendono di giudicarci, manipolarci e governarci. Si percepiscono come apice e conclusione della civiltà occidentale, la storia non è che un cammino univoco e monotòno di progresso tecnico e sociale, che nel liberalismo tende oltre il suo massimo l’arco delle possibilità umane. Intanto, quel mondo si muove pericolosamente verso derive post-umane e persino post-individuali (cyborg, intelligenza mondo artificiale, impianto di chip e di computer nel corpo umano).Pure, non si può essere antiamericani in eterno, e tantomeno odiare il popolo statunitense in quanto tale: si tratta di una avversione reattiva, difensiva, determinata da circostanze storiche che vogliamo rimuovere. Poiché il sentimento della 4TP è di rispetto per ogni nazione e visione del mondo, l’antiamericanismo non può diventare una fobia, o un odio generalizzato nei confronti dei popoli di quella parte del mondo. Una volta ristabilito un giusto rapporto tra “noi “ e “loro”, messa da parte o sconfitta la prevaricazione e l’imposizione unilaterale, anche l’inimicizia terminerà. Liberi gli americani di vivere e pensare nel modo che ritengono giusto. Il rispetto multipolare vale anche per loro, e torneranno, come nel vecchio diritto pubblico, “iusti hostes”, avversari giusti, con i quali le ostilità – che ci si augura non diventino scontro di eserciti – sono cessate e si torna al dialogo sulle nuove basi.Non può essere taciuto l’intenso legame ed il debito culturale con Fedor Dostoevskij, considerato una specie di padre dell’anima russa e della missione di quel popolo. Un grande europeo, anche, fine conoscitore della letteratura e del pensiero di tutto il continente, portatore di una spiritualità che gli fece affermare che avrebbe preferito avere torto con Gesù Cristo che ragione contro di lui. Le macerie del nichilismo, nuovo padrone dell’anima europea, ma sorto nella temperie della Russia della metà dell’Ottocento sono state indagate nei suoi romanzi in maniera tanto penetrante da inserirlo tra i grandi filosofi. Esplorò il concetto di bene, di male, di redenzione ed espiazione con una forza che atterrisce il lettore occidentale, abituato a evitare le responsabilità, sfuggire i giudizi netti, giustificare qualsiasi atto con gli strumenti del psicologismo, del tornaconto e del soggettivismo più basso.Una frase che Dostoevskij fa dire al Principe Mishkyn, protagonista nel grande romanzo L’idiota è inserita nel sottotitolo del presente lavoro, come filo conduttore e principio guida: “Chi ha rinunciato alla sua terra, ha rinunciato anche al suo Dio “. Una tremenda sentenza per gli europei.Diritto, democrazia, uguaglianza.
    Una teoria generale della politica intrattiene un rapporto speciale con il diritto, nel senso che avverte la necessità di dotarsi di un Corpus giuridico che ne affermi i principi, la “struttura” e ne orienti la vita concreta. Il diritto europeo ed occidentale ha rigettato ogni principio che non scaturisse dall’individualismo, dal razionalismo e dall’atomismo liberale. Ha espunto dai codici e dalla coscienza dei giuristi l’idea di legge naturale, a favore del positivismo giuridico che, con Hans Kelsen 48, Rawls ed in Italia Norberto Bobbio e, più recentemente i fratelli Zagrebelsky, hanno improntato l’intera codificazione.La 4TP ha idee assai diverse: fonda lo ius non sui diritti soggettivi, ma sulla nozione di doveri, che devono essere adempiuti da tutti i membri, individuali e collettivi, del corpo sociale. Riconosce la superiorità della comunità, fondata sulle appartenenze, rispetto alla società, che regola gli interessi. In questo, vale la lezione di Ferdinand Toennies sulla dualità oppositiva comunità società. Lo Stato deve incarnare lo spirito del popolo, o dei popoli che incorpora (scuola storica tedesca del diritto), rifiutando con altrettanta fermezza i principi liberali e quelli totalitari. Ha una base etica, in quanto fonda la solidarietà sulla spiritualità, la religione ed il bene comune.Avversa la democrazia che si limita alla rappresentanza, affidata ad una classe di professionisti della politica abili soprattutto a muoversi nell’intrigo, tra opachi meccanismi e nella prevalenza di interessi esterni. Promuove invece ogni forma di partecipazione diretta e comune del popolo alle decisioni. In russo, tale idea partecipativa si chiama “demotia”. I popoli non sono la somma aritmetica dei loro componenti viventi, ma costituiscono una comunità metafisica che comprende le generazioni passate e quelle del futuro. Hanno un destino da tenere saldamente nelle proprie mani, in quanto li riguarda immediatamente nel loro “essere nel mondo”. E’ In questo senso che l’uomo della 4TP può dirsi democratico.Essenziale è che la partecipazione sia reale, e non solo formale come avviene nelle istituzioni liberali. Demotia è sinonimo di democrazia organica, ed è la risposta che si tenta di dare al grande problema di partecipazione attiva del popolo, fuori dalle ipocrite procedure di cui si vanta la democrazia progressista. Lo stesso Norberto Bobbio, gran maestro in Italia del positivismo giuridico di matrice americana, ammise, al termine del suo percorso intellettuale, che quella democrazia altro non è che una procedura.Democrazia fraterna e sovrana
    Una formula suggestiva, e di facile comprensione, sulle piste battute da tempo da Alain De Benoist è la definizione di democrazia “fraterna”, basata sulla comunanza naturale e culturale. Chiara è la polemica con la triade rivoluzionaria di libertà, uguaglianza, fraternità, che ha sempre lasciato sullo sfondo dell’astrazione il suo terzo pilastro.In una “demòtia” organica, fratello è chi vive accanto a noi e come noi, unito dai vincoli immateriali, ma ben reali, dell’ idem sentire, della condivisione della lingua, dei riferimenti civici e morali, spesso della comune appartenenza etnica. Democrazia che diventa “sovrana” in quanto non permette ad alcun estraneo di decidere al suo posto, e, quando accetta di essere rappresentata, lo fa riconoscendosi in un’ élite o in un capo che comprende, interpreta ed unifica l’anima del suo popolo, difendendone gli interessi permanenti, al di là delle contingenze, delle dottrine economiche, e soprattutto lontano da poteri estranei al corpo della comunità. Questo oggi viene spregiativamente chiamato populismo, ed il messaggio che viene fatto passare è che solo “gli esperti “, le “autorità monetarie” le “organizzazioni internazionali” conoscono il bene del popolo.Oltre ad essere clamorosamente falso, l’assunto collide pesantemente con uno dei capisaldi del pensiero classico liberale, secondo cui l’individuo è giudice unico dei propri interessi.

    Capitolo VIIIComunità versus società
    La proprietà
    Una profonda novità è relativa al diritto di proprietà privata. Principio assoluto per i liberali, istituzione da abbattere per i marxisti, per la 4TP occorre un concetto che riprenda, per un verso, l’idea di beni comuni, dall’altro, che il legittimo proprietario di un bene abbia dei doveri nei confronti dell’ambiente sociale. La proprietà privata viene riconosciuta e rispettata, ma l’uso che se ne fa può essere giuridicamente limitato per motivi morali o sociali. Ad esempio, se un fondo ha vocazione agricola, potrà esserne proibito installarvi una fabbrica per non distruggere l’ambiente naturale, e, attenzione, quello umano formato delle relazioni comunitarie di vicinato. L’idea centrale è che l’uomo vive in società, e deve tenerne conto. Tutte le definizioni giuridiche correnti, quali ad esempio quelle di norma ed obbligo sono costruzioni interne dell’universalismo liberale.Tecnica ed ingegneria del consenso.
    Con il linguaggio di Serge Latouche (6), occorre decolonizzare l’immaginario dai mille falsi significati che si sono installati nella coscienza individuale e collettiva, come una muraglia che imprigiona il pensiero libero. Forse, in questa intuizione, sopravvive un residuo dell’analisi strutturalista basata su significato e significante, sul dualismo langue-parole (componente convenzionale e sociale del linguaggio la prima, libera e personale la seconda) e, soprattutto l’idea di codice-messaggio, ovvero sul nesso tra i termini usati ed i messaggi veicolati. Il presente è un’epoca di messaggi contraddittori lanciati e ricevuti a getto continuo, che mischiano futilità ed autentiche porcherie alle tragedie ed ai fatti essenziali. Ciò è fatto per ottenere una retroazione (consenso o paura) e per rendere pressoché indecifrabile il senso di quanto ascoltato, guardato, e subito dimenticato a seguito dell’afflusso di nuovi dati, o respinto per incomprensione. Il pericolo imminente è solo pochissimi addetti ai lavori, al soldo di un’oligarchia ancora più ristretta possiedano le chiavi culturali per decifrare ed interpretare i fatti.C’è un di più: se la società diventa ogni giorno più controllata dalla tecnologia, dall’afflusso di dati, dalla convergenza di reti, il potere si concentra inevitabilmente in chi possiede le tecnologie. Utilizziamo il verbo “possedere” perché così è, di fatto, e le molte voci che si levano in campo occidentale per denunciare e mettere in guardia non riescono a sfondare una muraglia che è tale proprio in quanto al di là ci sono i proprietari del sistema. In chiave di dominio, ovvia è l’ostilità atlantica nei confronti del federalismo europeo continentale e nella nozione di sussidiarietà (potere ed iniziativa vanno sempre lasciati al livello più basso, vicino al popolo, tranne i casi in cui non sia in grado di sostenerlo), contrappesi naturali della centralizzazione strategica obbligata dei grandi spazi, insieme con la democrazia organica, diretta e partecipativa.Democrazie
    Il leviatano liberale chiama democrazia soltanto il sistema rappresentativo, poiché può controllarlo facilmente attraverso il dominio dei mezzi di comunicazione, il potere del denaro, l’alienazione prodotta dalla febbre del consumo, la fame di novità, e, soprattutto, la spettacolarizzazione di tutto, denunciata dal francese Guy Debord (7).Il principio un uomo, un voto deve essere tolto dall’empireo morale cui lo colloca il sentire comune liberale, per essere integrato, oltreché dalla democrazia diretta, da forme di rappresentanza per categorie, gruppi sociali, territoriali, rinnovando ed allargando il modello delle rappresentanze cetuali, storicamente sperimentate nel mondo germanico Lo stesso avversario liberale organizza la sua democrazia su due livelli, sotto ordinati ad un terzo: il primo livello è la finta democrazia parlamentare, attraverso cui si eleggono dei rappresentanti, in genere gruppi professionali di partiti portatori degli interessi del secondo livello di potere, scelti con la manomissione sistematica dell’unico criterio coerente con il voto capitario, ossia la rappresentanza proporzionale. Il secondo livello è costituito dalle lobby, i gruppi di pressione del sistema industriale, mediatico, culturale, burocratico, sindacale e corporativo, si iniziativa e diretta azione delle quali si dispiega la produzione legislativa dei governi.La canonica tripartizione liberale dei poteri è una menzogna creduta per accumulo di ripetizione. Il potere legislativo non appartiene più da tempo ai parlamenti sedicenti democratici in quanto “rappresentativi”, ma ai governi, dominati da gruppi ristretti che rispondono al livello superiore. Il terzo piano è quello che conta davvero, ed è formato dagli esponenti delle grandi multinazionali, dalle entità bancarie e finanziarie, dei pensatoi riservati (vertici della massoneria, Consiglio per le Relazioni Estere, Bilderberg Club e pochi altri).La 4TP, in questo vicina al Tradizionalismo, diffida dell’idea di democrazia come conditio sine qua non della modernità e dell’Occidente; in particolare è estranea all’ideologia del progresso “lineare”. Una filosofia ciclica della storia accoglie piuttosto l’idea che le vicende dell’umanità si svolgono secondo ritmi ed agende differenti, non di rado in opposte direzioni. La filosofia della storia dimostra che il giusto metodo corretto è quello dell’analisi diacronica anziché sincronica di fatti e moventi.Il principio democratico, pertanto, come figlio di una specifica civiltà spazio –temporale non è un assoluto, specie nella forma obbligata dell’individualismo liberale. Conforme all’insegnamento di autori come Vilfredo Pareto, la democrazia rappresentativa è vista come una cosciente manipolazione del popolo da parte di gruppi dominanti, la cui azione concorde li pone in condizione di supremazia sulle divisioni dei più (Gaetano Mosca) (8). Ciò è tanto più vero da quando, sconfitto il comunismo, definitivamente uscita dalla scena l’ipotesi nazional- statalista dei fascismi, non sussiste più un confronto ideologico, né si misurano programmi significativamente contrastanti.L’ineguaglianza
    Legato alla “forma” della democrazia è il concetto di uguaglianza, che la 4TP respinge decisamente. La legge della natura è la diseguaglianza. Grandi scienziati come Konrad Lorenz (9) sono stati respinti ai margini per aver dimostrato scientificamente tale verità. Alcune sue posizioni, riassunte ancora di recente nella riedizione di un fondamentale libro –intervista con Alain De Benoist, possono essere considerate elementi fondanti della visione della vita qui sostenuta. La tecnocrazia tende a ridurre l’uomo ad una macchina manipolabile. L’uomo macchina, erede diretto dell’uomo-massa, deve essere sempre più “uguale” per essere facilmente rimpiazzato, sostituito. L’ineguaglianza è uno dei fondamenti e delle condizioni di qualunque cultura, poiché solo essa introduce la diversità che fa muovere il mondo.La stessa divisione del lavoro, rivendicata come orgogliosa conquista della prima rivoluzione industriale, si fonda sulla differenza dei membri della società, alla base della quale vi sono distinte capacità. Tale constatazione è di capitale importanza per comprendere ed accettare diversi sistemi di valori. Alcuni diritti fondamentali, e la pari dignità, ovviamente, devono riconosciuti a ciascun membro della specie umana, le cui diverse razze sono, appunto, diverse, non inferiori o superiori. Da questo punto di vista, la presa di distanza dalle posizioni del razzismo biologico è totale ed irrevocabile.Eterogenesi dei fini
    L’apparente nazionalismo del vecchio liberalismo va respinto e cacciato nella pattumiera della storia per due essenziali qualità negative: la prima è che fu utilizzato come strumento di rottura delle strutture statuali e comunitarie precedenti per ricostruirle su basi esclusivamente contrattuali. La nazione era vista come società di individui che decidono, per proprie convenienze, di unirsi ed autogovernarsi. La seconda è di aver costruito un modello disincarnato, concepito come totalità di “cittadini” presenti in un certo momento in un territorio dato, con scarsa o nulla rilevanza dei fattori etnici, religiosi, di condizione sociale. E’ l’attuale realtà degli Stati Uniti, in cui non vive il popolo americano, ma una serie di gruppi rivali, bianchi, anzi euroamericani, neri, ribattezzati afroamericani, ispanici, asiatici e, poveretti, i nativi americani, ovvero i resti sparsi della nobili popolazioni indiane ingannate con le leggi, sterminate con i fucili.Anche lo sciovinismo ed il nazionalismo odierni devono essere considerati negativamente, specie se, come capita presso taluni filoni di pensiero, confondono la legittima difesa di sé ed il rifiuto dell’invasione straniera, che è sentimento nobile, ma limitato, difensivo, con la missione generale del loro intervento politico o interpretano l’ideale identitario e sovranista come ostinato rifiuto dell’altro da sé, che è una forma di unipolarismo nel piccolo spazio.I nuovi razzismi
    Il razzismo che rigetta la 4TP, la cui storica sconfitta politica ne ha determinato l’improponibilità filosofica, non è solo quello etnico biologico che pretende di stilare classifiche di popoli e razze sulla base della indimostrata superiorità di alcuni. Altrettanto odiosa è la divisione dei popoli in civilizzati e non civilizzati, in base a criteri altrettanto discutibili: il livello tecnologico, ad esempio, il benessere materiale (pensiamo al PIL, Prodotto Interno Lordo) o evolutivo in senso darwiniano (sopravvivenza del più adatto o forte, architrave delle giustificazioni scientifiche del liberismo). Non c’è dubbio che le società occidentali siano afflitte da un tale tipo di razzismo culturale, per quanto lo neghino indignate, e che all’interno dei loro gruppi dirigenti si annidi un ancor più spregevole razzismo antropologico nei confronti di chi è ostile alla modernità nomade, materialista e nichilista in cui essi credono. Su questo piano, la 4TP afferma che l’ideologia del progresso è oggettivamente razzista.Il passato è oscuro (per gli illuministi e per Kant il loro pensiero era l’ uscita dell’umanità dall’infanzia culturale), il nuovo è sempre il meglio, sino alla ridicola, ma pervasiva ideologia della moda. Queste idee sono una sciocca svalutazione del presente e del passato, “un insulto alla dignità del nostri avi e una violazione dei diritti dei morti”(10). Un giudizio aspro ed incomprensibile alle orecchie ipersensibili del nostro tempo, abituate al cotone ed alla rappresentazione edulcorata di tutto ciò che costituisce conflitto. Altrettanto razzista è l’ideologia della globalizzazione, raffinata modalità di etnocentrismo occidentale, anzi anglosassone. Analogamente, resta incolmabile il fossato che separa dalla dogmatica marxista e collettivista della lotta e dell’odio di classe, del progressismo ebete, del materialismo storico, dell’ accettazione acritica dei nuovi “diritti civili ”, dell’uguaglianza.L’uomo ad una dimensione
    Gli uomini non nascono uguali, e sotto questo profilo la 4TP non potrebbe essere più distante dal pensiero di Jean Jacques Rousseau (11) e dalla falsa rappresentazione del buon selvaggio. Ancora più assoluta è la distanza che la separa da autentiche sciocchezze, del tipo delle teorizzazioni di James Lovelock che ipostatizzano la natura come creatura vivente, Gaia, nemica dell’uomo, o dalla Scuola di Francoforte. Ben più dello stesso Sigmund Freud, Herbert Marcuse (12) è il pensatore che maggiori danni ha prodotto nella struttura mentale (e nelle élite di potere) degli occidentali ormai da quasi mezzo secolo. La sua idea che liberando l’uomo da ogni cultura e tradizione, rimuovendo con il bisturi la “personalità autoritaria” sarebbe scaturita da se stessa un’umanità finalmente nuova presenta aspetti di lucida follia. Uscito da se stesso, l’uomo nuovo a dimensione unica non è che un povero cretino in balia degli eventi e, come è avvenuto, dei più bassi tra i suoi istinti.Quanto alle società liberali, riconoscono entusiasticamente, anzi perseguono ed enfatizzano la disuguaglianza materiale ed economica, negando tutte le altre. Il fallimento di queste società, che si proclamano le uniche democratiche, è evidente proprio nella falsa promessa di ridurre la meno naturale delle disuguaglianze, quella di mezzi materiali, oltreché nella sfacciata menzogna di essere il governo del popolo. Non esiste un universo, ma un pluriverso, all’interno del quale ogni diversità è ricchezza, esige rispetto ed ha diritto di esistere sino a quando lo vorranno i suoi portatori. Nelle società liberali vige una sorta di continua formattazione, che piega ogni distinzione all’identico, sino a pervenire, per esprimerci in linguaggio informatico, ad un unico sistema operativo.Ciascuno a suo modo
    Ciascuna comunità scelga liberamente in quale maniera organizzarsi e favorire l’ascesa dei migliori: quel che conta è che prevalga il principio del merito, delle doti personali e morali, poiché la classe dirigente è il modello di riferimento e deve essere composta da coloro che sanno e vogliono meglio servire il bene comune. A differenza delle società liberali, che non possiedono, anzi respingono un’idea di bene comune, la 4TP afferma che i singoli uomini e, a maggior titolo, le comunità che hanno saputo costituirsi, mantenersi nel tempo attraverso il consenso e la riproduzione sociale, hanno gli strumenti per distinguere il bene dall’egoismo o dall’errore. In una prospettiva elaborata dalla migliore cultura europea, bene comune e legge naturale coincidono. Verum et bonum unum convertuntur, secondo la scolastica medioevale ripresa dal genio di G.B. Vico (13), ma anche la serena accettazione che è bene ciò che conserva la vita e mantiene la comunità. Un illuminista sui generis come Immanuel Kant riconobbe l’esistenza “in interiore homine” di una legge morale, cui corrispondeva, nel suo sistema, un imperativo categorico. (14)L’ idea principale della 4TP, in quanto visione del mondo e filosofia della storia, è la pluralità delle civiltà. Già Johann Gottfried Herder, tra i primi grandi pensatori romantici, disse che “ i popoli sono altrettanti pensieri di Dio”. Non possiamo dunque riconoscere alcun pensiero unico, nessuna imposizione planetaria di un modello societale che non è altro che il codice politico culturale del liberalismo quale lo intende un solo paese, gli Stati Uniti. Resta pregnante la distinzione di De Benoist tra “centro” e “periferia”. Altri parlano di “nocciolo globale” che domina il “global gap”, una specie di divario, o vuoto globale caratterizzato dalla disconnessione, che è, in realtà, una carenza di omogeneizzazione al modello vincente.


    Note

    1. Antonio Negri (1933-) politologo italiano; Michael Hardt (1960-) pensatore politico americano. Neomarxisti, sono noti per l’idea di moltitudine. “impero”.
    2. Carl Gustav Jung (1875-1961) psichiatra e antropologo svizzero, seguace e poi avversario di Sigmund Freud (1856-1939) austriaco, inventore della psicanalisi. Introdusse i concetti di archetipo e inconscio collettivo.
    3. Protagora di Abdera (486-411 a.C.) filosofo greco, uno dei sofisti.
    4. Melting Pot. Ingl. Lett. Pentola che ribolle. Espressione diventata sinonimo di società multietnica.
    5. Hans Kelsen (1881-1973) giurista e filosofo del diritto austriaco americano. E’ il padre del moderno normativismo, o positivismo giuridico.
    6. Serge Latouche (1940-) economista e filosofo francese. Tra i promotori dell’idea della decrescita economica. “L’invenzione dell’economia”
    7. Guy Debord (1931-1994) scrittore e regista francese. Teorizzatore della post modernità come “Società dello Spettacolo”
    8. Gaetano Mosca (1858-1941) giurista e scrittore politico italiano, iniziatore della “teoria delle élites”, che ispirò il pensiero politico di Vilfredo Pareto (1848-1923) economista, sociologo ed ingegnere italiano. “Corso di economia politica”.
    9. Konrad Lorenz (1903-1989) scienziato e scrittore austriaco, premio Nobel 1973. Fondatore dell’etologia. “L’anello di Re Salomone”.”L’altra faccia dello specchio”.
    10. Alexsandr Dugin (1962-) The fourth politically theory.
    11. Jean Jacques Rousseau (1712-1778) filosofo e scrittore svizzero. Precursore dell’illuminismo, teorico della bontà innata dell’uomo, rovinato dalla società. “Emilio”..”Contratto sociale”.
    12. Herbert Marcuse (1898-1979) filosofo tedesco americano. Tra i fondatori della Scuola neomarxista di Francoforte, teorico della società permissiva.”L’uomo a una dimensione”. “Tolleranza repressiva”.
    13. Giovanbattista Vico (1668-1744). Filosofo italiano. Sostenitore della ciclicità della storia. “Scienza nuova”.
    14. Immanuel Kant (1724-1804) filosofo tedesco. Pensatore illuminista teorizzatore dell’imperativo morale. “Critica della ragione pura”. “Critica della ragion pratica”



    Uscire dal XX secolo. Un?idea nuova per il Terzo Millennio.  Per una Quarta teoria politica. ? Roberto Pecchioli (4^ parte) | EreticaMente
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  5. #25
    Ghibellino
    Data Registrazione
    22 May 2009
    Messaggi
    48,885
     Likes dati
    2,423
     Like avuti
    14,806
    Mentioned
    95 Post(s)
    Tagged
    5 Thread(s)

    Predefinito Re: The fourth political theory

    Capitolo IXAndare oltre
    Centro e periferia
    Il centro è dunque il mondo dominato dagli Usa e dal cosiddetto Occidente, la periferia è il resto del mondo. Principi come quelli di Toni Negri e Michael Hardt teorici della “moltitudine”, di neomarxisti come Immanuel Wallerstein non sono altro che “altermondialisti”. La loro critica, come quella dei movimenti che in varia maniera a loro si ispirano, riguarda la superficie del modello, l’ingiustizia sociale di cui è veicolo, la denuncia di singoli aspetti, dall’ecologia alla proposizione di qualche spiritualismo di maniera, come il “new age”, ma non va oltre, resta, nella sostanza, una corrente diversa dello stesso movimento, tesa verso il basso e l’identico.Un fronte inter-nazionale
    La 4TP parla di civiltà al plurale, proponendo in chiave nuova un concetto antico delegittimato dalla modernità. Lo stesso Samuel Huntington (1)Samuel Huntington (1927-2008). Politologo americano, studioso del Nuovo Ordine Mondiale. “Lo scontro delle civiltà”.

    ne ha preso atto, scuotendo l’albero dell’ottimismo progressista di chi era, ed è convinto della marcia inarrestabile del progresso che crea civiltà, “la” civiltà al singolare, quella tecnologica, industriale e materialista. Compito di una teoria politica all’altezza della sfida è il riorientamento, l’organizzazione dell’ostilità che avanza ovunque nei confronti del modello unico in un “fronte delle civiltà”. Accennavamo, con un gioco verbale più serio dell’apparenza, all’urgenza di un fronte inter-nazionale, schierato contro il globalismo e la potenza egemone americana. In termini europei, esso deve consistere nella presa d’atto che gli interessi concreti e le forme civili delle nostre nazioni sono diversi ed incompatibili da quelli del fronte “atlantico”. In definitiva, serve un colpo di reni, un lampo di vita che affermi la fine del mondo e delle idee del 1945.
    Le radici nostre hanno almeno trenta secoli, da Omero alla fisica quantistica. Dobbiamo essere un impero autonomo, democratico in senso postmoderno, partecipativo, abbiamo l’obbligo morale di riappropriarci di ciò che fu nostro, del senso del sacro, dei simboli, pena l’ estinzione, che sarà prima culturale e subito dopo biologica.
    Se c’è un’idea universale, è che non esiste alcuna civiltà universale. Un pensiero forte, specularmente opposto al relativismo corrente, secondo cui la verità è l’assenza di verità. I popoli hanno, in quei momenti scintillanti in cui nasce la passionarietà, riflessi di vita e di ri-generazione; è allora che germoglia la “molteplicità fiorente” pensata da Konstantin Leontiev, sale della bellezza del mondo.Terra e mare. Geopolitica e metafisica.
    La geopolitica è lo studio dei fattori geografici che condizionano l’azione politica. Dobbiamo il termine allo svedese Rudolf Kjellen (2)Rudolf Kjellen (1848-1922) geografo svedese. E’ il padre della geopolitica.

    , per “indicare quel complesso di problemi politici che traggono origine da fatti d’ordine territoriale, specie quando si consideri lo Stato come un organismo che nasce, si sviluppa e decade, e che, al pari degli esseri viventi, ha bisogno di uno spazio vitale”. (Enciclopedia Treccani). Materia vista con sospetto per il suo successo in area tedesca, è stata però sempre coltivata nei circoli riservati anglosassoni a fini di dominio. Noi oggi abbiamo il dovere di riprendere gli studi geopolitici, allargando il cerchio all’analisi storica, sociologica ed antropologico-culturale, per comprendere sino in fondo i rapporti di forza che presiedono al controllo dello spazio e delle risorse, e modificarli in profondità sulla base del principio di pluralità e libero sviluppo di ciascuna civiltà.
    Serve un nuovo “nomos della Terra”, per riprendere un concetto tematizzato da Carl Schmitt. Nomos vuol dire regola, norma, organizzazione, legge. L’opposizione intuita dal giurista tedesco tra Mare e Terra deve comprendere una dimensione metafisica. Tradizione (Evola, Guénon) contro Modernità, Terra (la geopolitica da Mackinder allo stesso Schmitt) contro Mare. Il mare non ha legge, non ha un vero limite, l’orizzonte si sposta continuamente in un luogo immaginario che sta davanti, il mare è di chi lo sfida e si fa corsaro. Nel mondo della Terra vivono e si radicano le idee di gerarchia, l’elemento della permanenza, di ciò che si può e deve trasmettere ed intanto conservare, esistono dei confini naturali, costituiti da monti, fiumi, vallate, e frontiere istituite da genti che si sono sentite distinte, diverse da quelle “di là”.
    Scaturisce dalla terra il diritto, elemento primario di civilizzazione, insieme con la sepoltura dei morti e l’istituzione del matrimonio (“dal dì che nozze, tribunali ed are /diero alle umane belve esser pietose / di se stesse ed altrui”, canta nei Sepolcri Ugo Foscolo, il grande poeta romantico), a tutela della casa che vi si costruisce, dei terreni che si coltivano, della comune prossimità che obbliga a regole comuni.
    Nel mare si muove la nave, l’acqua conosce solo correnti e flussi, non frontiere, e simboleggia il polo di una modernità fondata sullo sradicamento. Alla geopolitica si è spesso rimproverato il determinismo, forma suprema di materialismo. La 4TP la pensa in maniera opposta, inserendo la geopolitica nella filosofia della storia, dotandola quindi di una dimensione ulteriore, in qualche misura metafisica.Lo spazio della vita
    René Guénon chiamò “spazio qualificato” ogni luogo potenzialmente in grado di essere teatro ed insieme artefice di eventi. Come già affermato, il “lebensraum” di Karl Haushofer deve essere letto ed interpretato come spazio vivente, sovrapponibile al luogo-sviluppo caro a Savitzky ed agli euroasiatisti. Questa visione della geopolitica implica un ritorno ad una prospettiva che risale ad Aristotele, al principio che lo spazio, quel certo spazio è il luogo naturale dove avvengono determinati fatti e non altri, fatta a pezzi dalla scienza galileiana, ma recentemente ripresa da Paul Feyerabend.
    E’ facile rendersi conto che “popoli che vivono in ambienti naturali diversi creino lingue e sistemi culturali differenti di cui lo spazio ed il rilievo sono la matrice “ (3)Alexsandr Dugin (1962-) The fourth politically theory.

    . Mackinder stesso, britannico, mostrò che la sua piccola isola si fece impero quando i suoi abitanti più intraprendenti scelsero il mare e divennero pirati, mentre fu la steppa a creare l’impero dei briganti di terra, l’orda mongola.
    Questi si sono trasformati in esseri stanziali, quelli, per dominare il mare ed asservire le popolazioni che incontravano sulle rive raggiunte, hanno dovuto affinare tecniche e tecnologie, inventare lo spirito di intrapresa e lo stesso capitalismo, produrre di più e di meglio. Il Mare è all’origine della modernità, mentre la Terra è la permanenza, la ciclicità che il contadino conosce e padroneggia nei tempi della semina e del raccolto, che è Eterno Ritorno. La Terra è Tradizione: in questo senso, anche lo strumento della geopolitica assume una valenza nuova, metafisica.Le religioni
    La 4TP non ha una religione da prescrivere o raccomandare. Una sua premessa è che tutte e tre le ideologie del passato erano, in varia maniera, ispirate dalla fine del sacro. Nucleo della modernità fu l’uomo che rimpiazza Dio, la scienza e la filosofia che sostituiscono la religione, mentre la Rivelazione è oscurata dai costrutti razionali e tecnologici. Insieme con la Tradizione e la Gerarchia, la religione deve essere ricollocata al posto che le spetta nel cuore dell’Esserci. La post modernità, se non verrà sconfitta, ripiegherà su una pseudo religione globale, fondata su scampoli disparati di vari culti, in un caotico ecumenismo centrato su una generica “tolleranza”. Una prospettiva ancora più disperante dell’ateismo materialista o della sazia indifferenza occidentale, ma che consente di intravvedere fenditure nelle quali reimpiantare l’idea di Dio.
    Alexsandr Dugin è personalmente un credente cristiano ortodosso, e la sua teoria politica esprime un forte spiritualismo. Prende atto dell’immensa importanza delle tradizioni religiose, delle credenze dei popoli e, tra gli obiettivi che si pone c’è la desecolarizzazione delle società occidentali. L’ambito geopolitico euroasiatico è così grande e variegato da comprendere civiltà in cui sono professate tutte le religioni, dal cristianesimo nelle sue tre varianti, cattolica, protestante ed ortodossa, all’ebraismo, all’islam, anch’esso con le sue distinte scuole, il buddismo.
    La libertà religiosa è irrinunciabile, con almeno tre elementi di forte differenziazione dalle precedenti teorie politiche, a cominciare da quella liberale. La prima riguarda il riconoscimento del carattere originario, “naturale”, consustanziale ad ogni cultura umana dell’elemento religioso, apertura alla trascendenza ed all’infinito ed insieme modello esistenziale. Nessun ateismo di Stato, e neppure il laicismo ideologico alla francese che respinge come nemico della Repubblica financo la presenza sul corpo di simboli di fede. Non può sussistere alcuna chiusura o totale separatezza dell’ambito spirituale e religioso dalla dimensione pubblica e comunitaria. La seconda, effetto e corollario della prima, è il rifiuto di considerare le pratiche religiose, le convinzioni che le sostengono, i principi morali e civili che ne conseguono fatti privati ed indipendenti dalla sfera sociale e politica. Nessuna concessione al liberalismo, indifferente alla dimensione spirituale degli uomini, che relega nel privato o addirittura dell’intimo della coscienza individuale.
    L’ultima è quella di riconoscere il valore nazionale costitutivo dell’ethnos di diverse confessioni. Pensiamo innanzitutto al ruolo dell’ortodossia a Bisanzio, in Russia, in Serbia, in Grecia, del cattolicesimo nelle nazioni dell’Europa del Sud e di quelle mitteleuropee soggette all’impero asburgico, dell’ Islam sciita e sufista, del buddismo del cosiddetto Grande Veicolo, del chassidismo o misticismo ebraico. In linea teorica, tutte le religioni sono viste come alleate naturali della 4TP, con l’ovvia esclusione del radicalismo islamico di matrice sunnita wahabita (Arabia Saudita) e salafita, protagonista dell’attuale ondata di violenza ed incultura.Di talune tradizioni religiose si constata la distanza profonda con le posizioni della 4TP: ci riferiamo alla riforma protestante, con il suo individualismo e, per converso, le spinte millenariste dei pentecostali; il talmudismo tradizionale, tendente a riconoscere ai soli ebrei un diritto alla dominazione della terra, in cui la Gerusalemme promessa sembra grande quanto il mondo: lo stesso cattolicesimo ufficiale dell’ultimo mezzo secolo, che ha accentuato il suo carattere universalista, ha posto in ombra la trascendenza, allineandosi su molti temi al mondialismo globalista, nuovo ordine mondiale. Al centro, resta imprescindibile l’idea che, presso i popoli europei, “senza i valori presenti nella Cristianità, senza gli standard morali che si son formati nei millenni, gli uomini perderanno inevitabilmente la loro dignità umana” (Vladimir Putin)Le due destre, le due sinistre
    Destra e sinistra sono schemi del passato. Nata come posizionamento rispetto all’emiciclo dell’assemblea parlamentare post rivoluzionaria in Francia, la distinzione non interessò per decenni i socialisti alla Proudhon e neppure Marx,. Tuttavia il crinale destra/sinistra ha avuto un potente valore emotivo oltreché un chiaro significato di divisione politica ed esistenziale sino alla fine del comunismo. Da allora, trascina un lento declino per insignificanza (o per fraintendimento) che non è sfuggito a molti tra i più lucidi osservatori: pensiamo a Jean Claude Michéa, che si definisce socialista e non di sinistra, o ad Alain Sorel, il cui motto è “destra dei valori, sinistra del lavoro”.
    La 4TP, nella testata del suo sito Internet lo ribadisce con decisione: Oltre la destra e la sinistra, ma contro il centro. Ribadito che per centro non si intende l’equivoco territorio dei moderati di ogni risma, ma il luogo di incontro ed intersezione dell’affarismo, dei compromessi materiali ed etici, del colore grigio, della depoliticizzazione, essa concorda con chi ha abbandonato l’antica segnaletica politica. Lo schema di cui si fa portatrice è piuttosto lo sforzo per una convergenza tra la critica antiliberale di settori della destra e della sinistra di ieri, alla ricerca di un punto di sintesi che sblocchi, finalmente, il sistema.
    Attenendosi per motivi euristici alle vecchie denominazioni, la 4TP rileva che esistono due sinistre e due destre, con riferimento, rispettivamente a politica e società ed ai modelli economici. Il liberalismo/liberismo classico è la destra economica, mentre la sinistra economica comprende le varie componenti politiche di orientamento socialista, dirigista e solidarista.
    La destra politica, che potremmo anche definire morale o civica, è la casa di chi vuol conservare valori morali e tradizionali. Spesso, ma non necessariamente, è associata a nazionalismo, patriottismo e statalismo. La sinistra politica è il luogo del radicalismo e del progressismo sociale, l’ideologia dei diritti dell’uomo, l’enfatizzazione delle marginalità di ogni sorta (immigrati, omosessuali, eccetera).
    Nell’Europa e nell’intero Occidente, in cui l’egemonia della ragione mercantile soffoca ogni dibattito sui principi, viviamo quella che Jean Claude Michéa ha definito “alternanza senza alternativa”, lo stucchevole teatrino di una destra e di una sinistra in versioni talmente simili che i programmi restano indistinguibili, poiché entrambe dipendono dai padroni del mercato e del sistema finanziario transnazionale. Destra del denaro e sinistra dei valori coincidono quasi su tutto: tutt’al più è diversa la velocità dei processi che promuovono. Un briciolo di stato sociale in più a sinistra, qualche emendamento antiradicale sui diritti civili, ma il catalogo è pressoché identico. Cambia, e non sempre, solo l’ordine dei fattori.
    L’avanzata americanizzazione fa sì che il centro sia lo stesso, il liberismo condiviso. Ai lati, una spruzzata di conservatorismo civico a destra, una dose moderata di ridistribuzione del reddito a sinistra. Quanto basta, direbbero gli autori di ricette culinarie. Quanto basta per fidelizzare gli opposti schieramenti di sostenitori, le due “curve” contrapposte, in linguaggio sportivo. Il resto è allineamento alla volontà di chi comanda davvero, il citato terzo livello.
    Una nuova Rivoluzione Conservatrice è la posizione di chi mantiene un universo valoriale conservatore o tradizionalista, contestando con altrettanta convinzione l’iniquo liberalismo economico e l’idea di progresso. E’ un’ azzardo, una difficilissima impresa quella di far interloquire, non diciamo unire destra politica e sinistra economica. Le critiche al modello sociale ed economico liberale sono simili, anche se non sovrapponibili, identico è il nemico. Ciò che divide pesantemente è il passato, quel passato che non passa e che pesa come un macigno soprattutto tra gli intellettuali a sinistra e tra la borghesia del censo a destra.Il mondo invertitoC’è un dipinto molto particolare, di René Magritte (4)René Magritte (1898-1967) pittore belga. Uno dei fondatori del Surrealismo.

    del 1961, Il castello dei Pirenei, che rappresenta splendidamente la condizione post moderna, in anticipo sui tempi come è costume dell’artista vero. Sopra un mare scuro e tempestoso, sovrastato da un cielo più chiaro, ma attraversato da diverse nubi, sta sospesa una roccia enorme; sulla sommità c’è un piccolo castello, che si nota a fatica nell’incomoda posizione. La 4TP afferma che il castello dei Pirenei, l’Esserci, deve essere riportato sulla terra, torcendo l’inversione. Non possiamo vivere sospesi sulla pietra altrui, non possiamo “essere-nel-mondo” alla rovescia. Non vogliamo trasformarci nelle plebi desideranti che, secondo Costanzo Preve, hanno sostituito gli uomini, non possiamo essere eterodiretti, privati di tutte le identità che ci formavano e ci rendevano capaci di vivere.
    L’epoca nostra è una sorta di cyber repubblica pirata con sede nello spazio virtuale. Non c’è governo, ma “governance”, impersonale amministrazione dall’alto dell’esistente, non c’è Stato, ma post-Stato, con l’unico compito di riscuotere tasse, atterrire i popoli e bloccare con il monopolio della violenza ogni reazione. Anche a questo serve il lacrimoso pacifismo europeo. Non c’è identità, ma miliardi di identici birilli che si credono unici. Idioti assoluti diventano idoli della società spettacolo, ignoranti vengono promossi accademici, le vittime sono chiamate carnefici, i politici scelti per la bella presenza e le prestazioni televisive, i ruoli femminili e maschili sono rovesciati o irrisi. Negando ogni forma, si crea una inedita “non forma” che è il codice genetico comune del nuovo individuo universalizzato (gli ossimori abbondano, nella sfortunata era invertita).
    Questo “homunculus” è eternamente connesso, a che cosa non si sa bene, “branché” in argot francese, è la vittima dell’ apparato biopolitico che gli è stato scatenato contro, deve obbligatoriamente correre cronometro alla anno tra impegni vari e riposo vissuto come apprendimento passivo di nuovi spettacoli. Paul Virilio ha inventato il neologismo dromocrazia, il dominio della velocità, della corsa. Ci sarebbe bisogno di sosta, di prendere fiato, riflettere. Non possiamo permettercelo, se vogliamo raddrizzare ciò che è stato invertito, ed iniziare la nuova rivoluzione conservatrice. Goethe fa dire a Faust il celebre “ In principio era l’azione”, per correggere il Logos posto a principio dall’evangelista di Patmos, Giovanni.
    L’uomo faustiano deve ora cedere il passo, poiché in principio era il Caos, e per riprendere una storia decente occorre accettare un certo grado di Caos. Fisica e filosofia post moderne hanno rivalutato l’idea del caos, riferita non ad un disordine qualunque ed informe, ma ai sistemi complessi, alle equazioni con più risultati, i quali, in realtà costituiscono un ordine più complesso, difficile da afferrare, ma esistente. Un maestro della tradizione, René Guénon ha mostrato come la presente sia “l’ epoca della confusione”. Noi dobbiamo riflettere sui veri significati, attribuendo a confusione un’accezione possibilista. Si può intendere come “stato delle cose che è allo stesso tempo è parallelo all’ordine e lo precede”. La somma di frammenti che definiamo post modernità può essere ricomposta, a patto di distinguere il caos post moderno, risultato della volontà luciferina di forze nemiche, corrispondente alla guenoniana confusione – il motto massonico è “ordo a chao”, un nuovo ordine dal caos- e il caos dei padri greci.
    Per essi caos significava primigenio, qualcosa di preesistente all’ordine che si sarebbe formato al prevalere dell’apollineo sul dionisiaco. Il caos di cui parliamo non è il deserto che hanno creato per disidratazione, guai a chi costruisce deserti, spiegò Nietzsche, ma è una sorta di grembo della madre. Quanto rinascerà dal caos dipende da ciò che è rimasto, da tutto ciò che abbiamo chiamato eterno, e, naturalmente da un forte atto di volontà rivoluzionaria e ri-creatrice.
    Il principio, dunque, torni Logos, pensiero, idea, forma, Verbo. Non è solo un’idea cristiana, il pluriverso della 4TP ci indica analoghi presupposti nella dogmatica islamica del Kalam, l’intelletto, e nello stesso ebraismo della Kabbalah. Scopo della Rivoluzione Conservatrice è un nuovo regno del Logos. Guardiamo all’assurda arte del secolo passato: ha vietato la forma, espulso la figura umana, eccetto nei suoi elementi più grotteschi, patologici, triviali o bestiali; ha imposto un’architettura che non ha più alcuna idea del bello, che, sulle piste di Adolf Loos (5)Adolf Loos (1870-1933) architetto austriaco. Tra i pionieri dell’architettura moderna.

    proibisce come delitto l’ornamento, la decorazione e qualsiasi cosa sia superflua rispetto alla funzione, ma è insieme frammentata, monca, attorcigliata come per una sofferenza indicibile.
    Il Logos europeo ha esaurito le sue risorse, va preso per mano e ricondotto a quelle radici che esprimono il principio di differenziazione e di ordine, verticalità e gerarchia. Il filosofo moralista scozzese Alasdair Mac Intyre terminò il suo opus magnum, Dopo la virtù, un grande manifesto del comunitarismo, con la richiesta di tornare ad Aristotele. Non troppo diversa è la conclusione della 4TP: contro la confusione, ri-generare significa riportare al centro i principi della logica dello Stagirita, pilastri del nostro angolo di mondo: identità e non contraddizione, e l’uomo torni “zoon politikòn”, animale politico,(6)Zòon politikòn. Concetto della “Politica” di Aristotele (384-322 a.C.) il massimo filosofo dell’umanità: l’uomo è portato per natura a unirsi ai propri simili per formare delle comunità.

    . portato per natura a unirsi ai propri simili per formare delle comunità.
    Conclusione
    Esiste un’intersezione, uno scomodo frammezzo che designa e distingue chi si situa politicamente ed esistenzialmente, tra la destra politica e la sinistra economica. Ma c’è una posizione ancora più disagevole, autolesionista, incapacitante, insensata ed irrilevante. E’ quella di chi, per riflesso condizionato, sostiene da posizioni di destra politica la destra economica e, viceversa, chi appoggia la sinistra politica da un orientamento di sinistra economica.
    La 4TP prende atto delle drammatiche difficoltà di avviare dialoghi e progetti comuni, ma non vede alternative. In altre stagioni, chi ha proposto soluzioni della specie è stato trattato da pazzo o da visionario. Era, invece, fuori tempo. In politica, come nella vita, è necessario che le idee, i tempi e le circostanze coincidano. Se è vera la frase di Pierre Drieu La Rochelle secondo cui l’intellettuale è oggi sulle posizioni in cui gli altri saranno domani, dobbiamo evitare il pericolo, e diventare ciò che ci risulta tanto difficile, politici, guardinghi, cauti, lesti a scegliere il tempo e l’occasione. Essere volpi e leoni, sentenziò Niccolò Machiavelli, fondatore della scienza politica. Il tempo è oggi: chiusa la modernità, si apre la battaglia per occupare la post-modernità.
    Contemporaneamente, non sognatori, non utopisti, dobbiamo forse diventare, o restare, un po’ poeti. Tradizione, patria, popolo, etnia, sono stati screditati dai materialismi, irrisi come astrazioni. Sono invece quanto di più prezioso e concreto possieda l’uomo nel viaggio dell’esistenza, nell’Esserci. Hanno bisogno, per essere nuovamente amati anche dagli europei malati di ragioneria, sazi ma disperati, come intuì un cardinale non modernista, Giacomo Biffi, di un vento di passione, di sentimento, di una rinascita spirituale. Dunque, di quel tanto di lucida follia, di verità espressa per metafore, suggestioni, simboli, immagini, che appartiene all’arte, alla poesia. Ci serve un internazionalismo dello spirito, per battere la dittatura delle cose, delle password e dei codici a barre.
    Oltre gli steccati, oltrepassare il passato. Conta, deve contare, finalmente, dove vogliamo andare Per riuscirci, uomini, donne, comunità devono impegnare cuore e cervello per idee nuove. Una è la quarta teoria politica. L’itinerario lo scopriremo vivendo. Alle vecchie strade un addio con gratitudine. Qualunque sia stato l’itinerario, ci hanno condotto sin qui.
    In questo spirito, poiché nel mondo degli algoritmi, dei modelli matematici e dell’intelligenza artificiale servono anche i poeti, ci piace concludere con una lirica del premio Nobel polacco Czeslaw Milosz (7)Czeslaw Milosz (1911-2004) poeta polacco esule in America. Premio Nobel per la letteratura 1980.

    , impressa sulle croci che ricordano la rivolta sociale, ideale e spirituale degli operai di Danzica.
    “Tu che hai ferito l’uomo semplice/sghignazzando sulla sua sventura/ E confondendo il bene e il male /Insieme a quei buffoni che intorno a te si assiepano, / Anche se tutti ti si prostrassero/ Celebrando la tua saggezza e il tuo valore, /Medaglie d’oro coniando in tuo onore, /Felici perché sono, ancora un giorno, salvi, /Non sentirti al sicuro. Il poeta non scorda. Uccidilo: ne nascerà uno nuovo. /Saranno scritti gli atti e le parole. /Meglio per te l’inverno, al sorgere del sole, /Un ramo curvo sotto il peso e la corda”.
    Roberto Pecchioli (5 — fine)
    Note [ + ]

    1. Samuel Huntington (1927-2008). Politologo americano, studioso del Nuovo Ordine Mondiale. “Lo scontro delle civiltà”.
    2. Rudolf Kjellen (1848-1922) geografo svedese. E’ il padre della geopolitica.
    3. Alexsandr Dugin (1962-) The fourth politically theory.
    4. René Magritte (1898-1967) pittore belga. Uno dei fondatori del Surrealismo.
    5. Adolf Loos (1870-1933) architetto austriaco. Tra i pionieri dell’architettura moderna.
    6. Zòon politikòn. Concetto della “Politica” di Aristotele (384-322 a.C.) il massimo filosofo dell’umanità: l’uomo è portato per natura a unirsi ai propri simili per formare delle comunità.
    7. Czeslaw Milosz (1911-2004) poeta polacco esule in America. Premio Nobel per la letteratura 1980.




    Uscire dal XX secolo. Un?idea nuova per il Terzo Millennio.  Per una Quarta teoria politica. ? Roberto Pecchioli (5^ ed ultima parte) | EreticaMente
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  6. #26
    Marxista Libertario
    Data Registrazione
    03 Apr 2009
    Messaggi
    3,874
     Likes dati
    31
     Like avuti
    541
    Mentioned
    45 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Predefinito Re: The fourth political theory

    La cosiddetta quarta teoria politica non è altro che una miscela di comunismo vetero stalinista, geopoliticismo e nazismo. Merda pura!

  7. #27
    Ghibellino
    Data Registrazione
    22 May 2009
    Messaggi
    48,885
     Likes dati
    2,423
     Like avuti
    14,806
    Mentioned
    95 Post(s)
    Tagged
    5 Thread(s)

    Predefinito Re: The fourth political theory

    Citazione Originariamente Scritto da Tuta Bianca Visualizza Messaggio
    La cosiddetta quarta teoria politica non è altro che una miscela di comunismo vetero stalinista, geopoliticismo e nazismo. Merda pura!
    Ossignore ti hanno già sospeso? Chi eri? Nazkul? Savonarola? Ray?
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  8. #28
    fronte internazionale
    Data Registrazione
    16 Mar 2011
    Messaggi
    2,159
     Likes dati
    428
     Like avuti
    370
    Mentioned
    52 Post(s)
    Tagged
    18 Thread(s)
    Inserzioni Blog
    3

    Predefinito Re: The fourth political theory

    abbiamo un problema di numerazione!!
    ho appena denominato la mia teoria (https://forum.termometropolitico.it/...ocialismo.html) "la quarta via" qui: Socialism
    quindi abbiamo due quiarte teorie, senza considerare tutta la paccottiglia esoterica con lo stesso nome.
    facciamo che scalo la mia al quinto posto?
    Questo è il programma del Partito per il nuovo ordine mondiale: https://forum.termometropolitico.it/...-mondiale.html

  9. #29
    ___La Causa del Popolo___
    Data Registrazione
    23 Nov 2011
    Località
    Sovranità politica, indipendenza economica, giustizia sociale
    Messaggi
    40,542
     Likes dati
    53,847
     Like avuti
    28,188
    Mentioned
    986 Post(s)
    Tagged
    170 Thread(s)

    Predefinito Re: The fourth political theory

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    Ossignore ti hanno già sospeso? Chi eri? Nazkul? Savonarola? Ray?
    NazKol.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  10. #30
    Marxista Libertario
    Data Registrazione
    03 Apr 2009
    Messaggi
    3,874
     Likes dati
    31
     Like avuti
    541
    Mentioned
    45 Post(s)
    Tagged
    2 Thread(s)

    Predefinito Re: The fourth political theory

    Citazione Originariamente Scritto da Tuta Bianca Visualizza Messaggio
    La cosiddetta quarta teoria politica non è altro che una miscela di comunismo vetero stalinista, geopoliticismo e nazismo. Merda pura!
    Tutti a chiacchierare e intanto nessuno ha smentito quello che ho detto segno che ho ragione.

 

 
Pagina 3 di 4 PrimaPrima ... 234 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 03-01-14, 11:37
  2. Modern Money Theory e l’ombra di Keynes
    Di Muntzer nel forum Comunismo e Comunità
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 07-03-12, 16:42
  3. The Big Bang Theory
    Di Turambar nel forum Cinema, Radio e TV
    Risposte: 8
    Ultimo Messaggio: 26-11-09, 11:20
  4. The Big Bang Theory serie 3
    Di Oli nel forum Cinema, Radio e TV
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 18-10-09, 19:11
  5. Broken Windows Theory in Italia?
    Di Son of Liberty nel forum Il Termometro Politico
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 05-10-08, 19:42

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito