Derivati, «erano in inglese, non capivamo»
L’ultima difesa della regione Piemonte


L’ex giunta Bresso decise di finanziarsi emettendo sul mercato 1,8 miliardi di bond, proteggendosi con strumenti “derivati”



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Contratti troppo complessi per essere compresi. In inglese per giunta che, sarà pure la lingua degli affari e della globalizzazione, ma Oltremanica non sempre può trovare amministratori in grado di masticarla adeguatamente. Non in Piemonte per esempio. Ed è questa la linea difensiva che, secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, la regione ha deciso di adottare a Londra, dove in tribunale le si oppongono le banche Dexia e Intesa Sanpaolo.

LA STORIA - I fatti risalgono al 2006. Allora la giunta di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso decise di finanziarsi emettendo sul mercato 1,8 miliardi di obbligazioni. Per proteggersi da eccessive variazioni dei tassi di interesse dei titoli di debito, la regione firmò con le banche Merrill Lynch, Dexia e Intesa Sanpaolo alcuni contratti di derivati, strumenti di ingegneria finanziaria che scommettono sulle variazioni del mercato cercando di limitare le perdite in caso di impennata dei tassi di interesse. La regione Piemonte però la sua “scommessa” l’ha persa, trovandosi a pagare interessi molto alti sui propribond. Dal gennaio 2012 ha smesso però di pagare le rate alle tre banche sostenendo di essere stata truffata. Secondo la regione, gli istituti di credito non avrebbero fatto tutto il necessario affinché quei contratti fossero compresi prima della firma. Con Merrill Lynch il 25 giugno è stato trovato un accordo privato. La cifra non è stata resa pubblica, ma dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 milioni. Dexia e Intesa invece chiedono alla regione l’immediato pagamento dei 36 milioni dovuti. La regione fa muro. Prima ha tentato di fare causa alle banche in sede amministrativa.
IL PROCESSO A LONDRA - Ma il Tar si è detto non competente in materia. Poi il trasferimento della causa nella City. Secondo quanto riporta Bloomberg nelle carte depositate a Londra i legali dell’ente scrivono che quel contratto in Italia non era valido, e conteneva clausole nascoste che hanno permesso alle banche guadagni irregolari. Oltre al fatto che l’allora assessore al Bilancio «parlava un inglese molto limitato e non ci si poteva aspettare che leggesse e capisse l’accordo che stava mettendo in atto».
I CASI ANALOGHI - Il peso dei derivati nei bilanci ancora preoccupa molti enti pubblici. In Puglia, in Sicilia, nel Lazio , ma anche in grandi comuni come Milano. E lo scontro con le banche è arrivato nei tribunali. Nel 2010 i magistrati di Bari avevano chiesto ai banchieri di Merrill Lynch che i contratti comprendano «un allegato in lingua italiana con l’indicazione esplicita del valore equo alla data di sottoscrizione e la descrizione analitica degli elementi di base nei quali è scomponibile il portafoglio finanziario», nell’ambito di un’inchiesta in cui si ipotizzava il reato di truffa aggravata ai danni della regione Puglia (e anche in quel caso l’ex assessore regionale al Bilancio, Rocco Palese, si giustificò adducendo la presunta complessità della lingua inglese). Lo scorso febbraio invece il tribunale di Milano ha condannato in primo grado quattro grandi banche straniere (Deutsche Bank, Depfa Bank, Ubs e Jp Morgan) per aver truffato il comune che, secondo i giudici, non aveva le competenze adeguate per comprendere i contratti che aveva sottoscritto.

7 luglio 2013 | 17:49



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Arcangelo Rociolaarcamasilum



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