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    Predefinito La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    L'antica egemonia si è dissolta nel mare delle rivendicazioni "etno-sessuali". I conservatori però sono incapaci di fare una sintesi fra anime troppo diverse



    Marcello Veneziani - Lun, 22/07/2013 - 07:17


    Non confondete, vi prego, il fallimento dell'egemonia culturale della sinistra col trionfo dell'egemonia culturale della destra. Il primo c'è stato, il secondo no.
    L'egemonia culturale della sinistra ha conquistato il potere ma non ha conquistato le masse; ha funzionato come canone di divieti, mediante il codice politically correct, ma non ha funzionato come promozione di idee e di svolte politiche o sociali.

    Ha generato una classe intellettuale dominante, in certi casi una casta o un ceto - definito aristo-dem nel libro omonimo di Daniela Ranieri - ma non ha prodotto grandi opere né ha diffuso culture popolari. Sul piano del vivere comune, l'incultura di massa ha vinto sull'ideologia, l'individualismo ha trionfato sul collettivo, il primato dell'economia, della tecnica e dei consumi ha cancellato ogni pretesa politica, ideologica, escatologica. Il terreno comune tra il vivere comune e il repertorio della sinistra è stato la bioetica, il diritto d'avere diritti, la liberazione sessuale e la demolizione degli assetti e dei principi tradizionali. La lotta di classe si è tradotta in rivendicazione etno-sessuale. E l'inimicizia di classe si è fatta fobia: omofobia, sessuofobia, negrofobia.

    Per il resto viviamo l'egemonia anticulturale, come reazione, rifugio e risposta pop all'egemonia ideologica, settaria e lessicale della sinistra. La destra, in tutto questo non c'entra, salvo definire destra tutto ciò che non è sinistra, dal tablet alle tette, dai consumi al privato. Persino Michele Serra, su la Repubblica, ha notato che fino ai primi anni Settanta Prezzolini nel Manifesto dei conservatori attribuiva alla destra «i libri e la cultura» e alla sinistra canzonette, tv, consumi futili, mode, ecc. Era il tempo del '68, non dimentichiamolo, e la rivolta giovanile passava anche dall'odio verso la cultura degradata a nozionismo e dai beatnik o «capelloni». Ma Serra lo sottolinea per dimostrare che il cambiamento, anche banale, veniva sempre attribuito alla sinistra; ora invece, osserva lui, la sinistra è conservatrice, pigra e timorosa dell'avvenire. Ma l'egemonia anticulturale dell'Utile e del Futile, del Privato e del Massificante, sancirebbe ora il dominio della destra? Gabriele Turi, storico, ne sembra convinto; la cultura delle destre, a suo giudizio, sarebbe egemone nel nostro paese. Tale è il senso del suo libro La cultura delle destre. Alla ricerca dell'egemonia culturale in Italia (Bollati Boringhieri, pagg. 172, 14 euro). Per lui «il berlusconismo eredita e realizza parte della cultura di destra che ha attraversato il novecento» in una cornice formalmente democratica. «Le culture di destra hanno preso piede nel paese, occupando uno spazio lasciato vuoto dalle sinistre». Francamente non lo credo proprio, se cultura ha ancora una minima relazione col mondo delle idee e delle visioni del mondo, dello stile di vita, dei pensieri e dei pensatori, dell'arte, del cinema, della musica, dei libri, della storia. E ancor meno lo credo se destra vuol ancora dire quella cosa, pur generica, che va dai liberal-conservatori ai nazional-rivoluzionari, passando per i cattolici tradizionali, i fautori di Legge e Ordine, la moral majority, includendo tutte le destre possibili, moderate e radicali. O si ritiene che la cultura di destra sia sinonimo di svago e consumi?

    Berlusconi non ha mai detto di essere di destra e la destra non ha mai detto di essere berlusconiana, la storia del Novecento non confluisce affatto nel berlusconismo; paradossalmente, in Berlusconi c'è più traccia del '68 che di tutte le destre apparse nel '900. In lui c'è più americanizzazione che nazionalismo, c'è più trionfo del privato che culto dello Stato, ci sono più calciatori, cantanti e veline che eroi, pensatori e credenti. Vero è, invece, che il consenso a Berlusconi è passato anche da destra per via del suo populismo arcitaliano, del suo leaderismo vincente e della sua estraneità alle ideologie progressiste, antifasciste e laiciste. Senza che questa estraneità voglia dire l'inverso, cioè una sua predilezione conservatrice, filofascista o cattolica.

    L'idea che la tormentata intermittenza al governo di Berlusconi potesse veicolare una cultura di destra o creare le premesse per una sua affermazione, è stata la speranza di taluni e il terrore di altri. Ma non è avvenuto, e non solo per le avverse condizioni dell'establishment, e nemmeno per colpa di Berlusconi medesimo: non è accaduto soprattutto a causa dell'inadeguatezza della destra.

    Un tema da approfondire è la coabitazione stridente nella destra tra la vocazione aristocratica della destra colta, il suo elitarismo nel migliore dei casi, il suo settarismo nel peggiore; e la destra popolare e comunitaria, fondata sul sentire comune, in cui la cultura s'identitica con la tradizione. La prima contrassegnata da un senso di sfiducia nella storia e nel presente, se non da una visione tragica della vita, la seconda al contrario mossa da un realismo gravido, improntato alla fiducia. Insomma esiste una destra esoterica o introversa e una popolare o estroversa; due piani, due livelli di destra.

    Problematico è invece identificare la destra con la posizione liberale. Il liberale non si colloca a priori a destra o a sinistra ma lo è in relazione ai fatti o all'avversario: rispetto a un socialista o a un radicale il liberale si colloca a destra, rispetto a un conservatore o a un tradizionalista si colloca a sinistra. Anche il suo individualismo lo pone a destra rispetto ai primi e a sinistra rispetto ai secondi. Il liberale inclina verso un relativismo pragmatico.

    Il saggio di Turi - forse un po' fuori tempo, perché sembra pensato e scritto quando Berlusconi era al governo - assembla piani, personaggi e riviste assai differenti per contenuti, spessore, incidenza. E così accade che esperienze del tutto marginali, di nicchia, vengano inscritte dentro un processo egemonico. L'esito è inverosimile: l'egemonia della destra viene identitificata in gruppi e soggetti ininfluenti e isolati. Alla fine, Turi si riconosce nell'opinione di Bondi che nel 2009, ancora ministro dei Beni Culturali, notava euforico il ribaltamento della storiografia fondata su falsità e reticenze compiuto dal revisionismo di destra e paraggi. Di quel trionfo si sono accorti solo Bondi e Turi. L'Italia no e noi nemmeno. L'impressione è invece che alla fine abbia prevalso il Nulla, a volte travestendosi da destra, a volte da sinistra, ma più spesso acconciandosi con parrucche e paillettes. L'egemonia della vacuità.


    La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto - IlGiornale.it

  2. #2
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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Veneziani drammatizza la questione, come se negli ultimi anni l'Italia avesse conosciuto una violenta guerra culturale, un nuovo Sessantotto. Invece non è stato affatto così. Assetti e principi tradizionali erano talmente deboli e poco riconosciuti che non c'è voluta nemmeno una spallata ma un soffio per farli cadere via. E la destra, quando ha difeso quegli assetti e quei principi, non l'ha fatto per convinzione - essendo secolarizzata quanto e più della sinistra - ma per convenienza elettorale. E poi di quale destra parliamo? Di quella dei Giovanardi o di quella dei Galan, che parlano un linguaggio opposto pur restando allegramente nello stesso partito?

    Caro Veneziani, è vero che il liberalismo non c'entra affatto con la destra, e che suddetto liberalismo è il responsabile principe del Nulla che ci sovrasta... ma di questa involuzione storica e culturale si è fatta promotrice in primo luogo la Destra delle Olgettine, quella che esalta la libertà delle donne ad essere Veline, che ha fatto diventare il Palazzo della politica luogo di mercimonio e puttanaio, una destra talmente impudica e immorale da mettere seriamente in discussione la sua naturale collocazione europea nel gruppo conservatore del Ppe. Una destra maldestra alla cui composizione hai contribuito anche tu dalla tua postazione, solo all'apparenza "indipendente", del Giornale.

    Quando parli poi della "la vocazione aristocratica della destra colta, il suo elitarismo nel migliore dei casi, il suo settarismo nel peggiore; e la destra popolare e comunitaria, fondata sul sentire comune, in cui la cultura s'identifica con la tradizione" è evidente che il tuo è un riferimento letterario e non sociologico. Un aristocratico di destra, in Italia, ammesso che esista per davvero, ha già fatto da tempo fagotto verso i lidi culturali della sinistra per non mischiarsi con l'incultura suina dei Calderoli e degli Storace. Una destra popolare è altresì un ossimoro perché il sentire comune è prodotto da mamma Rai e zia Mediaset e si fa beffe della tradizione, essendo proprio la Tv "nazional-popolare" il principale veicolo di quel politically correct che tu ascrivi alla sinistra ma che di fatto è universale e trasversale. Anche perché una destra "politically uncorrect" avrebbe senso solo nel caso in cui denunciasse la cattiva retorica dei neomoralizzatori, ovvero il predicar bene e il razzolar male. Non certo avrebbe senso il confondersi con la sottocultura nazionalista, razzista, omofoba e machista, ovvero non una destra, ma una caricatura di quella che fu un tempo l'estrema destra e che oggi è un fenomeno più patologico che di costume. Come se prendere a calci un clochard, irridere un calciatore di colore, offendere un mussulmano, pestare un ragazzo omosessuale, avessero qualcosa a che fare con lo "spirito comunitario"...

    Sarebbe il caso di affrontare la questione circa il rapporto tra destra e cultura, tra destra e fascismo, tra destra e fondamentalismo. Affrontare questi nodi politicamente dovrebbe essere lo scopo di una Fondazione, come quella della ricostituitasi AN, che finora ha semplicemente stampato il faccione di Almirante come se ciò bastasse a costruire un'identità e un sentire politico. No, caro Veneziani, la vostra destra c'entra poco con l'Italia di ieri e di oggi essendo fondamentalmente rimasta una cultura del ghetto, popolata di fantasmi oscuri e di soggetti bizzarri e/o impresentabili che il berlusconismo ha reso, a nostro e vostro danno, solo più riconoscibile.

  3. #3
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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Un aristocratico di destra, in Italia, ammesso che esista per davvero, ha già fatto da tempo fagotto verso i lidi culturali della sinistra per non mischiarsi con l'incultura suina dei Calderoli e degli Storace.
    Buongiorno Florian, tutto bene?
    L'arte di essere P.A.

  4. #4
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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    sottocultura nazionalista, razzista, omofoba e machista

    prendere a calci un clochard, irridere un calciatore di colore, offendere un mussulmano, pestare un ragazzo omosessuale

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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio

    Non è così forse? Devi essere meno informato di me.

  6. #6
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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Citazione Originariamente Scritto da Pieralvise Visualizza Messaggio
    Buongiorno Florian, tutto bene?
    Bene, grazie.

  7. #7
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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Non è così forse? Devi essere meno informato di me.
    Sarà, anche se io "certi ambienti" li conosco e li frequento sicuramente più di te.
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  8. #8
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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Sarà, anche se io "certi ambienti" li conosco e li frequento sicuramente più di te.
    Basta leggere la cronaca, Giò. Oppure vuoi farmi credere che è tutta disinformazione, la criminalizzazione di un ambiente composto unicamente da anime belle..?

  9. #9
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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Basta leggere la cronaca, Giò. Oppure vuoi farmi credere che è tutta disinformazione, la criminalizzazione di un ambiente composto unicamente da anime belle..?
    Non so cosa voglia dire essere "anime belle" (se essere "anime belle" significa essere dei quieti borghesi attaccati alla propria mediocrità Dio ce ne scampi!), ma so ciò che vedo.
    Ciò che vedo non sono orde di belve assetate di sangue, che la notte escono alla ricerca di un negro, di un omosessuale o di un barbone da pestare o da ammazzare.
    Forse, al limite, questo può succedere in quei contesti anglosassoni che a te piaciono (o piacevano?) tanto.

    Ognuno può decidere a cosa credere.

    Può credere a Marco Pasqua.
    Oppure alla realtà.

    La vita è fatta di scelte.
    Ciascuno fa le sue.
    Ultima modifica di Giò; 25-07-13 alle 17:51
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  10. #10
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    Predefinito Re: La sinistra è stata sconfitta ma la destra non ha vinto

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Non so cosa voglia dire essere "anime belle" (se essere "anime belle" significa essere dei quieti borghesi attaccati alla propria mediocrità Dio ce ne scampi!), ma so ciò che vedo.
    Ciò che vedo non sono orde di belve assetate di sangue, che la notte escono alla ricerca di un negro, di un omosessuale o di un barbone da pestare o da ammazzare.
    Forse, al limite, questo può succedere in quei contesti anglosassoni che a te piaciono (o piacevano?) tanto.

    Ognuno può decidere a cosa credere.

    Può credere a Marco Pasqua.
    Oppure alla realtà.

    La vita è fatta di scelte.
    Ciascuno fa le sue.
    Allora Giò noi abbiamo avuto modo di parlare di destra e fascismo un'infinità di volte e sai come la penso.

    Per me il fascismo è stata un'epoca storica riguardo la quale ognuno può dare il suo giudizio, sovente viziato da esperienze familiari che ne impediscono una visione in termini razionali e il più possibile obiettivi. Io sono vissuto in una famiglia afascista, non ho mai conosciuto l'antifascismo attivo e non ho pregiudizi nei confronti di chi ha alle spalle una certa storia.

    Quello che non mi piace è il neofascismo politico che trovo assurdo, immorale e pericoloso. E ti spiego perché.
    Il neofascismo è assurdo perché prende in prestito miti e soluzioni dell'Europa di un secolo fa. Completamente anacronistico, come se uno volesse resuscitare il giacobinismo o il bonapartismo: sono esperienze politiche superate.
    Il neofascismo è immorale perché, sulla scia di una grossolana lettura di Nietzsche, pretende di porsi al di là della "morale borghese", dell'umanesimo laico e cristiano, rifiutandosi di conferire all'essere umano dignità in quanto persona. Per un fascista una vita umana è sacrificabile in funzione di un'idea e più un'idea è follemente perseguita più si considera lecito sacrificare ad essa enormi quantità di vite umane.
    Il neofascismo è pericoloso perché, come il suo diretto antecedente, si sostanzia fondamentalmente sul rifiuto della democrazia parlamentare, a cui viene anteposto il partito unico e la dittatura, sul pregiudizio razzista che vorrebbe l'umanità divisa in razze superiori ed inferiori, e su una religione subordinata ai fini del Partito-Stato, fortemente aggressiva nei confronti di altri culti. Ma più in generale la pericolosità del neofascismo risiede nel suo culto per la violenza, basato sull'errata concezione antropologica che vorrebbe l'aggressività insita nell'essere umano, per il quale un'esperienza di vita naturale si sostanzierebbe nella competizione e nella lotta. Il neofascismo è così un'ideologia bellicista, votata alla guerra e alla supremazia dell'uomo sulla donna a tutti i livelli, e alla sottomissione del più debole in una logica darwinista per cui la giustizia è data non dal diritto ma dalla forza.

    Per questi motivi reali io mi reputo un antifascista. Non perché sia di sinistra, comunista, ebreo, nero, donna o quant'altro. Ma più semplicemente perché credo nella dignità di ogni essere umano.
    Ultima modifica di Florian; 25-07-13 alle 18:43

 

 
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