Filone AlessandrinoFilone (-10 +55), filosofo ebreo di Alessandria, meditando sull'indispensabilità di superare la barriera che determinava l'impedimento al mondo spirituale e al mondo materiale di unirsi a causa delle reciproche nature completamente opposte, concepì un intermediario che, pur rimanendo purissimo spirito, acquisisse quelle caratteristiche umane che avrebbero permesso il dialogo tra Dio e gli uomini, quel dialogo che, pur desiderato da entrambi dall'inizio dei tempi, non si era ancora realizzato. In realtà cosa ideò Filone per creare questa unione tra lo spirito e la materia? Semplice: trasformò il desiderio di Dio, che fino ad allora era rimasto bloccato sotto forma di pensiero, in parola udibile dall'uomo, parola che Filone personificò in un essere celeste che chiamò “Logos”, che in greco significa appunto parola. Per spiegare meglio il concetto, anche se in forma molto grossolana, dirò che Dio si rese comprensibile agli uomini attraverso il suono di una voce (Logos) come il magnetismo dell'etere che si rende percettibile all'uomo attraverso il tuono. E come il tuono porta l'acqua che produce la vita, così il Logos avrebbe divulgato sulla terra quella morale che avrebbe permesso agli uomini di rigenerarsi e salire a Dio. Questo contatto tra il cielo e la terra, che i pagani avevano risolto nei Culti dei Misteri attraverso l'incarnazione delle loro divinità (Marduk, Dionisio, Demetrio, Osiride, Mitra, Serapide ecc.), Filone lo realizzò, sia pure in forma essenzialmente spirituale, rifacendosi al concetto già precedentemente espresso da Platone in quel Logos (Ragione) che, procedendo da Dio, si era fatta regolatrice dell'universo dal giorno della creazione. <<Per Filone il Logos non è soltanto parola intesa nel significato astratto che gli veniva conferito dal platonismo, ma parola nel significato esteriore. Essa è l'immagine visibile, la figura di Dio come viene realizzata da Paolo in forma di parola, per la prima volta nell'evoluzione religiosa messianica, nella sua visione sulla strada di Damasco>>. (Bossi, pag. 178). Come una larva che procede nella sua metamorfosi biologica, così, questo essere che fa da trade-union tra il trascendentale e la materia, seguirà quell'evoluzione che, partita dall'astrattismo Platonico del IV secolo, passando per quegli stadi intermedi rappresentati il primo dalla visione di Daniele del II secolo a.C. che ce lo descrive come “Uno simile a figlio d'uomo” che risiede in cielo accanto a Dio, il secondo dal Logos di Filone che nel I secolo d.C. si trasforma in voce e il terzo, dal Salvatore degli gnostici che nel II secolo discende in terra prendendo dell'uomo soltanto le apparenze, si completerà nel suo ciclo con quell'incarnazione che, già realizzata dal Culto dei Misteri Pagani, darà inizio al cristianesimo di Madre Chiesa. Perché tutto questo giro per ritornare in fondo a quell'umanizzazione che veniva sostenuta già da millenni se ci riferiamo alla dea Iside degli egiziani? La risposta è semplice: perché la religione ebraica, non potendo accettare nella maniera più assoluta l'incarnazione di un dio, aveva cercato di competere con le religioni pagane con un Messia che sarebbe sceso sì in terra, ma con la differenza che il loro, non potendo incarnarsi come le divinità dei Culti dei Misteri, avrebbe svolto la sua missione di predicatore sulla terra rimanendo purissimo spirito. Il solo considerare l'idea che il loro Dio potesse assumere carne umane sarebbe stato per gli ebrei una bestemmia meritevole di morte. Infatti fu questo il motivo che determinò lo scisma tra gli esseni di origine ebraica allorché quelli di origine pagana istituirono, intorno al 150, quel sacramento dell'Eucaristia per essi concepibile perché provenienti da una cultura religiosa basata sul Culto dei Misteri. Praticamente possiamo dire che, tolta la parentesi gnostica ebraica che escludeva l'incarnazione del Messia, il cristianesimo, ripetendo con il suo Gesù l'umanizzazione dei Soters, non è altro che una prosecuzione delle religioni pagane. Il “Logos” di Filone è il primo essere creato da Dio, è il primo figlio di Dio. E' colui che Dio ha posto tra se e gli uomini perché possa realizzare, come un ponte tra due sponde, quell'unione tra il trascendentale e la materia che permetterà agli uomini di divinizzarsi, cioè di divenire eterni. Ma, attenzione, divinizzarsi attraverso un essere celeste che, pur assumendo sembianze umane, è rimasto comunque essenzialmente spirituale, e non attraverso un Dio incarnato il cui corpo dato per realmente esistito viene portato come garanzia di salvezza come viene affermato da Don Enrico Righi nel suo giornale parrocchiale:
<<Gesù, figlio di Davide, è l'uomo che si è fatto carne. Il concilio di Calcedonia ne difese la piena ed integrale umanità. Fatto carne significa uomo vero, e come tale fu Giudeo, ebbe come patria la Galilea e la sua città fu Nazaret. I suoi genitori furono Giuseppe il carpentiere e Maria. I suoi fratelli: Giacomo, Giuseppe, Giuda e Simone. Si parla anche di sorelle. La sua famiglia appartiene alla stirpe di David. Parla l'aramaico galileo. Essendo rabbi giudeo conosceva bene l'ebraico... Il Gesù che prega per noi è l'uomo che prega Dio, per cui Dio, entrando in contatto con l'uomo attraverso la sua essenza umana, dà la possibilità all'uomo di divinizzarsi>>. << Il Logos di Filone è l'eterno mediatore che supplica Dio per conto degli uomini che aspirano ai destini dell'immortalità; egli è l'intermediario tra l'Essere supremo e i suoi soggetti. Egli, anche se è inferiore a Dio perché procede da lui, è comunque superiore agli uomini che sono stati generati dalla materia >>. (F. Delauny, Filone d'Alessandria, pag. 42). Questa figura celeste d'intermediario concepita da Filone, sviluppatasi nella scuola neoplatonica alessandrina, fu trasferita dalle comunità essene nel loro Messia, in quel Cristos che tanto attendevano e del quale sollecitavano con inni e con preghiere quell'avvento che avrebbe determinato la vittoria del bene sul male, il trionfo del Dio d'Israele sulle false divinità pagane. Era Filone un esseno religioso praticante? Questo non si può sapere anche se tutto fa pensare che lo fosse da come egli tende nei suoi scritti a separare le comunità essene spiritualiste dai rivoluzionari, descrivendo le prime come pacifiste e inoffensive e i secondi come criminali capaci dei delitti più efferati. Perché questa esaltazione di santità per gli spiritualisti da parte di Filone e queste accuse di criminalità per i rivoluzionari se non perché intendeva, già da prima della guerra giudaica (Filone è morto nel 55) separare le due correnti per far entrare il suo Logos nel sincretismo pacifico religioso che Roma tanto incoraggiava per poter riunire tutte le nazioni dell'Impero sotto un unico Dio? Il Logos di Filone, nel suo concetto di “parola dal significato esteriore”, aprì la via a quel Salvatore sceso sulla terra “prendendo dell'uomo soltanto le apparenze” dello gnosticismo sul quale la Chiesa costruirà poi il suo Messia incarnato. Ed è per questi concetti teologici contenuti in un Logos che fa da intermediario tra Dio e gli uomini attraverso il suono di una voce, che la Chiesa ha fatto di Filone un sostenitore del primo cristianesimo, pur sapendo benissimo che è stata lei a costruire il proprio “Verbo” sul suo Logos. <<Nella filosofia greca, il Logos non era che un principio astratto, la “ragione”, che dava ordine al mondo. Filone personalizza questo principio per farne un essere celeste. Per Filone, è attraverso il “Logos”che Dio ha creato il mondo, e il Logos è il primogenito di Dio; egli ha preceduto tutte le creature le quali procedono da lui. Egli ha gli attributi della divinità, ma a differenza di Dio che non ha principio, egli ne ha uno perché procede da lui. Suppongo che avete già rimarcato le analogie del concetto: “In principio c'era il Logos, e il Logos era presso Dio, e il Logos era Dio e tutto fu fatto per mezzo di lui”, con l'inizio del vangelo di Giovanni. Analogie che sono ancora più manifeste se consideriamo che la parola greca Logos fu tradotta dalla Chiesa in quella latina di Verbo. Ma il Logos di Filone non interviene che all'origine del mondo. E' un essere celeste che fa da intermediari fra Dio e gli uomini dall'inizio della creazione a differenza di quello che i cristiani costruirono su di esso un secolo dopo trasformandolo in uomo: <<In principio era il Verbo, e il verbo era presso Dio e il Verbo era Dio e tutto è stato fatto per mezzo di lui. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi*>>. (Gv. I). (Guy Fau, pag. 48-49). Lasciando ora ogni ulteriore spiegazione per dimostrare come da Filone partirono le teorie gnostiche che a loro volta furono alla base della teologia cristiana, diciamo che Filone per rendere il più possibile intelligibile il suo Logos, scrisse un vangelo ad imitazione di quelli dei Culti dei misteri, nel quale parlando di un Salvatore e dei suoi seguaci, fornì il motivo a S. Epifanio e a S. Eusebio, di affermare che Filone era a conoscenza di Gesù e dei suoi discepoli. Agli esegeti che fanno rimarcare che Filone non poteva assolutamente riferirsi a Gesù nel suo vangelo perché mai in esso aveva fatto il suo nome, la Chiesa risponde che se Filone non nominò mai Gesù ciò dipese dal fatto che egli si riferì a lui in forma esclusivamente allegorica. <<Giustificazione questa da rigettarsi nella maniera più assoluta, perché se Filone avesse avuto l'intento di parlare di Gesù non avrebbe attribuito al suo Salvatore il nome di Agathos che corrisponde al Dio Serapide, sceso sulla terra, morto e resuscitato dopo essere disceso agli inferi, nel quale lui vedeva il simbolo di quel sincretismo religioso nel quale si identificano le maggiori divinità romane, ellenistiche ed egiziane, quali Zeus, Dionisio e Osiride. Gesù è una trasformazione pura e semplice del dio Serapide>> (Ganeval, Gesù davanti alla storia non è mai esistito). Quando Filone parla di cristiani, egli intende riferirsi a quegli esseni che avevano preso questo appellativo in seguito alla traduzione del Meschia (Messia) ebraico nel Cristos (Cristo) greco, come viene confermato dagli stessi padri della Chiesa, quali S. Epifanio e S. Eusebio, che dichiarano esplicitamente, il primo nel suo “Contro le Eresie” e il secondo nella “Historia Ecclesistica” (lib. II - Capp. X e XVII) che i cristiani a quali Filone si riferisce erano i Terapeuti*, cioè gli Esseni d'Egitto che, lasciato l'ebraico soltanto per la celebrazione dei riti, avevano adottato la lingua greca. <<I cristiani a cui Filone si riferisce sono i Terapeuti d'Egitto>>. (S. Eusebio -265-340-Historia Ecclesiastica, capp. X e XVII).
<<I cristiani viventi intorno al lago di Mareotide, dei quali Filone parla, e che hanno un loro vangelo e i loro apostoli, sono i Terapeuti>>. (S. Epifanio, Contro Eresiae, pag. 120 in Ganeval). *Terapeuti= Nome attribuito da Filone Alessandrino ai membri di una setta giudaica (I sec. dopo Cristo) che praticavano una vita contemplativa in Egitto; affini agli Esseni. Viste queste conferme di S. Epifanio e di S. Eusebio, apologeti cristiani, ogni pretesa di far passare per cristiani di Madre Chiesa i cristiani di Bitinia dei quali parla Plinio il Giovane non può essere che respinta. Ma, poi, chi altri potevano essere questi cristiani che la Chiesa sostiene essere stati i primi seguaci di un Gesù morto nel 33, se non gli esseni a cui era stato dato questo nome dal momento che, come scrive Tacito riferendosi agli stessi, afferma che furono cacciati da Roma due volte durante il regno d'Augusto (-27, +13) e una terza volta nel 19 sotto Tiberio? <<Queste espulsioni riferite ai cristiani appartenenti alla superstizione giudaico-egizianaina esistenti in date precedenti al 33, anno dal quale la Chiesa da inizio al cristianesimo con la morte di Cristo, smentiscono implicitamente l'esistenza storica di Gesù. Non è un gioco di parole il dire che il cristianesimo esistette sotto forma di superstizione prima che la Chiesa facesse proprio questo nome>>. (Bossi, pag. 36). Di conseguenza, essendoci stato dimostrato dagli storici del tempo e dagli stessi padri della Chiesa che Filone riferendosi ai cristiani Terapeuti non fa nessuna menzione né di Gesù, né dei suoi pretesi seguaci, ci viene da chiederci come sia possibile che lui, nato sotto Erode e morto intorno al 55 e quindi contemporaneo dei fatti, abbia potuto ignorarli se fossero veramente esistiti? Come è possibile che Filone vissuto in Alessandria dove esisteva una tra le più importanti comunità ebraiche del Medio Oriente, impegnato com'era ai problemi religiosi quale filosofo e teologo, non sia venuto a conoscenza di quanto era accaduto a Gerusalemme a proposito della morte di Cristo e dei suoi miracoli? Di fronte a tale silenzio cosa si può concludere se non che tutto ciò che i Testi Sacri raccontano di questa nuova religione che si stava spandendo a macchia d'olio in tutte le città del medio oriente, e soprattutto ad Alessandria per le migliaia di convertiti che non venivano solo dal popolo ma anche da personalità appartenenti ai ceti superiori, quali i nobili, i politici e gli stessi ufficiali romani, sia una sommatoria di menzogne? Come è possibile che Filone, lui che viveva di religione, non abbia fatto la minima menzione degli eroi nominati dagli Atti degli Apostoli, suoi contemporanei, quali Giacomo, Pietro detto Cefa e quel Paolo di Tarso che ci viene presentato, tra prediche e resurrezioni di morti, come l'eroe dominatore del mondo religioso contemporaneo? <<In queste circostanze, il silenzio di Filone su Gesù travalica i limiti del comune, e non solo prova che Gesù non è mai esistito, ma autorizza e legittima l'ipotesi che Filone sia stato con il suo Logos il principale fondatore del cristianesimo. I suoi copiatori non hanno avuto che la pena di introdurre Gesù al posto di Serapide, il Dio buono degli Egiziani, il Dio morto e resuscitato. In ogni modo rimane acquisito che Filone scrisse sul Dio Serapide un vangelo dal quale secondo Fozio (827-97 - Patriarca di Costantinopoli, deposto dal Papa per eresia), derivano tutti i vangeli che furono redatti in seguito sulla vita di Gesù.>> (Bossi, pag. 38). Ed ora, finito con Filone che con il suo Logos ha caratterizzato i concetti messianici del primo secolo, passiamo ad esaminare gli scritti che sono stati attribuiti a Paolo di Tarso per poter dimostrare nella maniera più indiscutibile, attraverso le loro incoerenze, contraddizioni ed anacronismi, l'impostura sulla quale è stato costruito il cristianesimo.
Le Lettere di Paolo di Tarso e gli Atti degli Apostoli