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    Ghibellino
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    Dei filoni misterici da me ipotizzati è bene al fine enunciare esplicitamente quali e quanti. A mio avviso sono principalmente due impossibili da scartare (ve ne sarebbe altri ma secondari, si tenga presente del resto che le religioni misteriche tendono comunque ad assomigliarsi per relazione analogica e derivazione dagli stessi archetipi). Tuttavia sul piano formale vi è da rilevarne due, a mio avviso.Analizziamo la prima.E’ giustamente stato rilevato da molti come il battesimo, inizialmente rito di iniziazione, non avesse precedente alcuno nella tradizione ebraica, per cui non si spiega da dove fosse derivato se coloro che lo praticavano avessero attinto unicamente alla tradizione veterotestamentaria.I numerosi riti di abluzioni purificatorie (praticati da gruppi ebraici: Farisei ma persino dagli stessi Esseni, in osservanza ai loro rigidi precetti di purezza, che peraltro derivavano dal sacerdozio babilonese-caldeo, dopo il periodo della cattività babilonese) si compivano più volte nel corso della giornata ed avevano scopo di lavacro purificatorio: non possono essere certo confusi con una iniziazione come il battesimo, che infatti veniva compiuto una sola volta nel corso della vita ed aveva il senso di una rinascita. Nulla di simile si trova nell’ebraismo, che al massimo conobbe dei riti lustrali di purificazione ripetuti di frequente, ma senza finalità iniziatiche.Viceversa è ampiamente attestato l’uso delle immersioni rituali in vasche come atto di rinascita nei riti iniziatico-sacerdotali dei templi egizi (cfr. Max Guilmot, Iniziati e riti iniziatici nell’Antico Egitto, pag. 177 e seg.). Donde attinse questa conoscenza Giovanni Battista? Non certo dalla tradizione biblica.Circa le iniziazioni egizie, il papiro T32 di Leida attesta che la fase di immersione del miste in acqua avveniva dopo la fase della Giustificazione (maakheru) nelle iniziazioni egiziane e rappresentava la rigenerazione effettiva. L’immersione in acqua rappresentava la discesa di Osiride negli abissi (in alternativa si scendeva sottoterra in altre forme rituali). L’uscita dalle acque costituiva la rinascita effettiva. Nei Testi dei Sarcofagi (formula 393) leggiamo: “nel lago, ricevetti la corona”, la corona nei misteri antichi essendo simbolo quasi universale di rinascita iniziatica.Questo basta, credo, a far riflettere sull’origine né biblica né ebraica di uno dei principali “sacramenti” del cristianesimo.I Nazorei, o coloro che seguivano il Battista, erano iniziati ad una tradizione interna proveniente dall’Egitto?D’altra parte, se è abbastanza evidente che i “dieci comandamenti”, di cui in Esodo, sono derivati dalle formule delle confessioni negative del Libro dei Morti, è ugualmente evidente che – in analogia a quanto scritto sopra circa il battesimo – anche l’istituto sacramentale della confessione cristiana non trova nessuno specifico antecedente nella religione ebraica. Di nuovo dobbiamo risalire alle iniziazioni dei complessi templari egizi per ritrovare qualcosa che possa aver suggerito la base di questa istituzione cristiana. Si tratta della “Giustificazione”: il rito di confessione delle proprie colpe e dell’assoluzione da parte del Tribunale di Osiride che trasformava l’iniziando –ove fosse superata questa prova- in un maakheru, primo gradino del processo iniziatico (M. Guilmot, op.cit., pagg.172-175).L’archeologo “eterodosso” Ahmed Osman, nel libro House of the Messiah, ha avanzato l’idea che i Vangeli propongano la rappresentazione di un mistero risalente a molti secoli prima, all’antico Egitto. Anche Osman si basa sugli impressionanti paralleli tra il mito di Gesù e le storie dell’antica religione egizia, in particolare il mito di Osiride.Monogramma di Cristo

    Sia che si voglia seguire l’ipotesi della costruzione mitografica della vicenda di Gesù, sia che si voglia ammettere, sia pure con diversi gradi di leggenda, l’effettiva storicità della sua persona (cosa per la quale ormai propende quasi tutta la comunità dei ricercatori), non si può non rintracciare dei passaggi che richiamano cerimoniali iniziatici degli antichi misteri pagani intercalati nella narrazione dei vangeli canonici. Secondo il Vangelo di Giovanni la Maddalena, la prima a recarsi al sepolcro di Gesù, in lacrime rispose al giardiniere che la interrogava (che poi era lo stesso Gesù): “hanno portato via il mio signore e non so dove lo abbiano deposto” (Gv 20, 13). Ricorda la frase rituale pronunciata dalla sacerdotessa di Iside a proposito del suo sposo Osiride, nonché analoghe lamentazioni rituali che doveva pronunciare la miste nei misteri di Tammuz/Attis.Queste tracce sono ancora presenti nella liturgia: basti pensare che il pastorale cattolico comunemente impiegato non è altro che il pastorale indicante la Clemenza, il pastorale (hekat) di Osiride e del faraone. L’altro attributo, il flagello del Rigore, il cattolicesimo sembra averlo non conservato, tuttavia nel racconto evangelico della cacciata dei mercanti dal tempio è stato simbolicamente brandito dal Cristo. Ugualmente per alcuni gnostici cristiani esso era l’arma di Abraxas, il Dio supremo. Circa la natura pastorale di Gesù, l’essere “pastore” (non nel senso moralistico del cristianesimo attuale, ma per precise correlazioni esoteriche) era attributo peraltro proprio di Osiride e di Orfeo.La sopravvivenza di questi elementi simbolici non deve essere presa per quel meccanismo propagandistico di “inculturazione” usato nei secoli per rabbonire le masse convertite da altre religioni (spesso a forza). Infatti tali tratti sono ancor più evidenti non nei riti pubblici del cristianesimo ma in quelli meno conosciuti, utilizzati raramente e “desueti”, ma che ancora la Chiesa conserva e pratica per “uso interno”. Si pensi all’uso di inumare i pontefici – si badi: solo loro! – all’interno di quattro teche di materiali differenti corrispondenti ciascuno a i corpi sottili della tradizione egizia. Tale è la pratica di sepoltura dei faraoni nei quattro sarcofagi tradizionali.La derivazione “egizia” si può spiegare in vari modi. Di sicuro ci sono persino degli esoteristi che hanno ipotizzato che il mito di Gesù sia stato creato ad arte per far sopravvivere l’iniziazione osiriana. Cosa a mio avviso poco credibile perché è difficile credere che vi fosse qualche motivo per impacchettare una via iniziatica regolare in un sottoprodotto exoterico per farne sopravvivere almeno i simboli. Le religioni misteriche erano vive e vegete nei secoli dell’era tardo-antica, anzi erano al culmine della loro diffusione e vivezza: non vi era certo motivo di ricorrere a tali forme. Tuttavia questo ragionamento si fonda su una somiglianza di fondo che è oggettiva.Va poi detto che per l’origine egizia dei riti cristiani e dei “simboli” vi sono indizi anche di altra natura da ricordare.San Cristoforo cinocefalo

    La più grande comunità cristiana (nei primi secoli) fu in Egitto e la Chiesa di Alessandria fu il centro della cristianità (ben prima che primeggiasse Roma). In Egitto sono stati ritrovati un serie di vangeli molto antichi, non appartenenti né al gruppo dei canonici ma nemmeno a quello dei vangeli gnostici attualmente noti. Si tratta dei vangeli dei famosi papiri di Ossirinco e di Fayyum. Da notare che ad Ossirinco era associato il mito del Pesce che ingurgitò il fallo di Osiride (l’unica parte del corpo del dio che non fu ritrovata), e il simbolo dei cristiani fu proprio il pesce. Curiosa coincidenza che degli antichi vangeli fossero conservati proprio ad Ossirinco. Il testo di questi vangeli (specie Oss.1224) è fortemente anti-ebraico, tuttavia dimostra di conoscere superficialmente le usanze ebraiche, ragion per cui attesta una “corrente” del cristianesimo circolante in un mondo non ebraico, e completamente al di fuori di esso!E se addirittura il Cristianesimo non fosse nato in ambiente ebraico?In attesa di rispondere a questa domanda mi limiterò ad osservare che l’episodio della fuga in Egitto di Gesù apre spazio a scenari interessantissimi per le nostre ipotesi. Non è un caso se, fra le tante direzioni possibili per la fuga si sia – dalla cosiddetta “sacra famiglia”- l’Egitto. Gli stessi vangeli canonici ci lasciano ignari di dove e come Gesù trascorse i suoi primi trent’anni. Le tradizioni apocrife della chiesa copta e i vangeli dell’infanzia narrano di numerosi luoghi legati alla vita della famiglia di Gesù in Egitto, lasciando intendere che la sacra famiglia avrebbe trascorso un lungo periodo di anni in vari luoghi dell’Egitto. E se Gesù fosse stato iniziato in Egitto? Questo spiegherebbe la provenienza di tutti quei riti già detti, che non hanno alcun precedente nella religione ebraica.Ancora, nell’apocrifo copto Storia di Giuseppe il falegname, vi sono alcune significative cifre simboliche che richiamano l’iniziazione osiriana. Ad esempio Giuseppe sarebbe morto nel giorno 26 del mese di Epipi, giorno epagomeno che il culto egizio associava alla resurrezione di Osiride. Anche lo gnostico Basilide (II sec.) interpretava i vangeli in chiave simbolica: ad esempio quando si dice che Gesù fu battezzato “nell’[anno] quindicesimo di Tib[erio]” esso andrebbe letto come un riferimento al giorno 15 del mese di Tyb o Tibi dell’antico calendario egizio (giorno che rapportato al nostro calendario darebbe la data del Natale copto, curiosa coincidenza!).Così sarebbe da supporre che molti vangeli (sia apocrifi, sia canonici) contenessero in maniera criptata delle date del complesso calendario iniziatico dei Misteri di Osiride.Del resto l’inquietante ed enigmatica frase dell’imperatore Adriano, presente in una lettera contenuta nell’Historia augustana secondo cui i vescovi cristiani in Egitto (siamo intorno al 130) adorassero Serapide (Wsr-Apis), potrebbe far supporre un culto iniziatico riservato nella cerchia dei vescovi cristiani egiziani.Prendiamo il chrismon, simbolo dei primi cristiani oggi non più usato. La spiegazione usuale dell’origine di questo simbolo non convince: perché mai prendere le prime due lettere del nome di Cristo? È evidente che questo non ha un significato in sé, e si tratta di una giustificazione a posteriori; persino il valore numerologico di queste due lettere greche X e P (600+100) non dà nulla di significativo. In realtà esso è un palese riadattamento dell’Ankh egizio, la croce ansata del culto egizio: la transizione dall’una forma inconografica all’altra è addirittura presente in steli funerarie. Vi sono reperti archeologici risalenti al II secolo che raffigurano il monogramma di Cristo sulla barca solare di Ra, affiancata al simbolo ankh (Cairo, Museo Copto, stele n.7730).I copti non hanno mai rinnegato persino nei nomi di battesimo la loro reale origine. Il discepolo di San Pacomio –fondatore del monachesimo- fu battezzato Horsaesi (= Horo, figlio di Isis).Nel cimitero paleocristiano di Terenuthis, su una stele è raffigurato il defunto (cristiano) affiancato da Horo e Anubi.A questo proposito ricordo che il San Cristoforo (santo mitico e immaginario, non già storico) quale è presente nell’iconografia tradizionale ortodossa e copta (e si badi non cattolica), è appunto rappresentato come un vescovo con la testa di cane! Cioè il san Cristoforo cinocefalo è palesemente il dio Anubi.Ora, la cosa non è affatto casuale, infatti, il “cristo-foro” cioè il portatore del Cristòs, è per definizione lo psicopompo, colui che porta o conduce l’anima dell’iniziato, e questo era esattamente il ruolo di Anubi, cioè di condurre il miste attraverso il rituale iniziatico di morte e rinascita.Ugualmente, sono state di recente pubblicate (2001) le foto di un’icona copta conservata al museo del Cairo raffigurante san Michele arcangelo recante in mano una bilancia e uno Djed egizio a tre livelli! Il modo in cui è raffigurato quello djed mostra anche un possibile anello di congiunzione per spiegare la vera origine della croce ortodossa a tre barre (per le foto rimando alle riviste in bibliografia). Viene peraltro da chiedersi se la stessa iconografia tradizionale di Michele con la bilancia non derivi da quella di Toth che reca la bilancia della pesatura delle anime di cui al Libro dei Morti.La conservazione di queste iconografie- di rara e recente pubblicazione- è quasi una testimonianza archeologica circa le misteriose origini cristiane.Il secondo elemento che, nella mia ipotesi, deve aver guidato la formazione del Cristianesimo è da ricercarsi nell’Orfismo (esso stesso peraltro analogo dalla simbologia orisiaca: Orfeo, ma anche Dioniso Zagreo, fu fatto a pezzi esattamente come Osiride: smembramento archetipico dell’Uomo Cosmico).L’assimilazione dell’Orfismo si intravede nella catacombe, nell’arte, nel simbolismo dei primi cristiani (vedasi bibliografia).Uovo cosmico e serpente nel simbolismo orfico

    Da ricordare che Orfeo fu una delle pochissime, forse l’unica, divinità pagana a non incappare nel feroce odio propagandistico dei Padri della Chiesa, che amavano esercitare le loro doti dialettiche nel dileggiare le divinità precedenti. Addirittura molti Padri indicarono invece in Orfeo una prefigurazione del Cristo che vince la morte, vedasi Eusebio (Laudes Constantini). Per non parlare di San Clemente che elabora un’esegesi del mito di Orfeo quale simbolo del Logos cristico.Perché tanti accorgimenti per Orfeo? In realtà se l’origine e il “clima” del Cristianesimo è quello al quale siamo stati abituati e che viene usualmente insegnato, questa reverenza per Orfeo o questo trarre simboli dall’Orfismo risultano del tutto ingiustificati.La derivazione del Cristianesimo o più correttamente del paolinismo dall’Orfismo è in realtà già piuttosto studiata. Basti citare i lavori del nostro Macchioro per avere delle significative conferme. Macchioro, che peraltro era di origini e di cultura ebraica, mostra chiaramente l’enorme discontinuità tra cristianesimo ed ebraismo (in ciò intendasi l’Antico Testamento) e la derivazione orfico-misterica della cristologia paolina. Questo ovviamente restringendo il campo anche al solo “cristianesimo canonico”.Tuttavia l’ipotesi di una derivazione orfica risolve e spiega altre anomalie anche sul versante gnostico. Ad esempio, i Sethiani presentano una serie di scritti che dalla critica ufficiale vengono definite gnosi ebraica. Tuttavia Ippolito, nel Libro V dei sui Philophoumena, dedicato a questa setta, narra di un mito cosmogonico incentrato su “uovo cosmico” che fluttua sull’Oceano Primordiale, le cui acque sono agitate da un “vento” che è anche un serpente. Questo è il potere generatore che feconda l’uovo. Su questi due elementi che sono la natura naturans, per così dire, discende la Luce dall’alto, il principio spirituale caduto nelle acque della generazione. Ritroviamo così proprio il simbolo del Serpente Cosmico che circonda l’Uovo Primordiale che fu simbolo dell’Orfismo. Vediamo dunque che il simbolismo orfico viene reinterpretato secondo la dottrina gnostica. Del resto è lo stesso Ippolito, in un passo seguente, a dire che l’origine di questa setta risiedeva nei Misteri Orfici ed Eleusini.Orfeo crocifisso. Reperto archeologico collezione Gerhard

    Supponiamo allora che quei testi della “gnosi ebraica” fossero usati da gruppi che si rifacevano all’Orfismo. Bene, che dei gruppi ebraici coltivassero queste conoscenze non è affatto peregrino visto che già Filone, nell’antichità, e altri autori moderni come il Larson, hanno rilevato l’origine pitagorica degli Esseni (e dei Terapeuti), come dicemmo nella prima parte di questo scritto, e ben sappiamo della connessione fra Orfismo e Pitagorismo. Si noterà poi quanto anomala fosse questa confraternita cenobitica degli Esseni nel mondo ebraico, che mai conobbe fenomeni di questo tipo. Ancora di nuovo si troverà un probabile precedente dell’organizzazione degli Esseni guardando non all’ebraismo, che non conobbe fenomeni religiosi “monastici” ma ai thiasoi dei misteri classici e ancor meglio all’organizzazione settaria dei pitagorici che conducevano vita comune.Ora, se assumiamo che il Cristianesimo possa essersi originato da questi ambienti esoterici ebraici dediti a qualche forma di Orfismo, troviamo anche la spiegazione del perché gli Ofiti fossero già presenti nel primo Cristianesimo e si confondessero con esso. Problema sollevato nella seconda parte di questo mio lavoro, che, come vediamo, trova qui ora una spiegazione.Persino la dottrina delle reincarnazioni, ammessa da alcuni Padri della Chiesa, potrebbe trovare la sua giustificazione in quanto detto, in effetti essendo la metempsicosi uno dei pensieri cardine dell’Orfismo.E’ vero, d’altra parte, che l’idea della reincarnazione non è del tutto estranea alla religione ebraica (seppure non sia articolo di fede obbligatorio), pertanto questa osservazione potrebbe non essere dirimente, a meno che non si voglia estendere l’influsso orfico-pitagorico a settori dell’ebraismo, cosa peraltro più che plausibile nel caso degli Esseni.Ad ogni modo, san Clemente (Stromata 4,160) parla delle vite “che si succedono fra loro fino a condurci alla immortalità” e trova che questa dottrina sia stata rivelata direttamente per via mistica (lett. “tradizione divina”) a San Paolo, e precedentemente afferma che questa è “trasmessa dalla tradizione e autorizzata da San Paolo” con riferimento a Gal 6,7.Quando dice “trasmessa dalla tradizione” ci testimonia che esisteva fattualmente una tradizione cristiana reincarnazionista almeno fino a quel periodo (150-215). Ad ogni modo, stando a questa traccia offerta da Clemente, risulterebbe di nuovo un altro collegamento fra dottrine orfiche (metempsicosi), lettere di Paolo e cristianesimo.Ora si vorrà però voler cercare un anello di congiunzione fra queste differenti religioni (cristianesimo originario e orfismo), ben oltre le semplici ipotesi erudite, e qualcuno obietterà che appunto non vi siano elementi oggettivi di questo tipo. La cosa però sorprendente è che, invece, prove addirittura archeologiche in grado di fare da anello di congiunzione ve ne sono…Si tratta della cosiddetta “gemma di Berlino”, facente parte della collezione Gerhard, ritrovata a fine Ottocento, oggetto assolutamente unico, una gemma raffigurante un crocifisso sormontato da un crescente lunare e da sette stelle con la iscrizione “Orpheos Bakchikos”, probabilmente risalente al secondo secolo. L’autenticità dell’oggetto è chiaramente dimostrata dalle solide argomentazioni di A. Mastrocinque.La particolarità di questa gemma è che essa è in controtendenza all’opera di “assimilazione” cultuale, che vide i cristiani appropriarsi di immagini divine preesistenti attribuendo ad esse sovrastrutture o nomi cristiani. Qui, all’inverso, siamo invece in presenza di un oggetto cristiano e non pagano (un pagano, come osserva Mastrocinque, non avrebbe mai rappresentato come crocifisso il proprio dio, sarebbe stata una blasfemia, cfr. il link in Bibliografia). In questo manufatto il Crocifisso è riconosciuto espressamente quale Orfeo Bacchico. Di conseguenza, l’autore cristiano riconosceva in Gesù crocifisso un rappresentante del culto orfico, o più correttamente una manifestazione di Orfeo. E questo dato archeologico è particolarmente significativo, perché testimonia veramente come vi potesse essere davvero più di quello che noi oggi percepiamo nel Cristianesimo attuale. Le tracce sepolte dalla terra o dalle sabbie del Nilo svelano anch’esse delle tappe intermedie di un culto sincretico che collegava i Misteri antichi e il Cristianesimo nascente, a cui alcuni Padri e successivamente i Concili di Nicea e Calcedonia, si sforzarono invece di dare una veste dottrinale e di culto che via via si allontanava sempre di più dalla natura misterica delle origini.A questo proposito va notato che la stessa costruzione mitica della vicenda del Gesù storico rispecchia il clichè delle religioni misteriche, con un Sotèr divino che sconfigge la morte. Questo tema è tipico di quelle religioni appartenenti alla tradizione atlantico occidentale (di cui in Evola e Guénon), le cui epifanie sono Osiride, Adone (Tammuz), Dioniso Zagreo e …lo stesso Gesù mitizzato dei racconti evangelici. Caratteristiche di queste divinità mediterranee è quella di seguire il ciclo di nascita e morte del ciclo dell’anno (con la resurrezione che coincide con l’equinozio di primavera). Tale è l’importanza del ciclo dell’anno, in questa Ur-religion astronomico-solare del mediterraneo e dell’Asia minore, che alcuni sprovveduti positivisti come il Frazer vi hanno visto un culto della fertilità, misconoscendone la portata autenticamente spirituale. Altra caratteristica è un rituale di pasto sacro a base di pane e vino (tipico del “sacerdozio di Melkisedeq”) con una quasi totale concordanza di temi: il pane è fatto con la spiga di grano di Cibele, la vite di Cristo è la stessa che compare nel tirso dei misteri di Dioniso. E già le due divinità della Spiga e della Vite (Cibele e Dioniso) furono associati nel mito. Per contestualizzare, ricordiamo che l’altro grande filone tradizionale, quello nordico-iperboreo, è in vece centrato su un simbolismo assiale verticale che ha il suo cardine nei solstizi, più che negli equinozi. Si tratta cioè di religioni non “solari” ma stellari (o “polari” come diceva Guénon). Le divinità ariane di questo culto non muoiono e non rinascono: non decadono mai, ma sono trionfanti dall’inizio alla fine, e il prototipo di queste divinità è l’indo-iranico Mithra, il quale fu però, esso stesso associato, in epoca tarda a Helios. In Egitto furono presenti entrambe le tradizioni, quella iperborea e quella atlantidea, viventi nei due culti: quella stellare antica di Ra e quello terrestre-solare di Osiride.Tornando a quello che investe l’origine del Cristianesimo, cioè il filone atlantico mediterraneo basato sul ciclo “orizzontale” dei solstizi, è ben evidente che il mito del Cristo dei vangeli segue lo stesso schema tipologico, e il fenomenologo delle religioni non può che prenderne atto.Ora, però, la caduta di livello del Cristianesimo corrente sta proprio nel fraintendimento di questi significati, come un culto che avesse perso, insieme alla bussola, il significato autentico dei propri simboli. Dal punto di vista esoterico non è tanto la resurrezione mitica che si nega quanto la sua applicazione ingenua nella storia orizzontale, laddove essa è invece un simbolo della rinascita iniziatica. Non che essa non sia reale, e non possa altresì investire la stessa compagine fisica…ma allora conviene parlare della realizzazione di un corpo di luce, come fu il caso di Apollonio di Tiana. Del resto l’inutilità di una resurrezione del corpo carnale è perfettamente chiara nello stesso san Paolo (Cor I 15,50) , il quale peraltro era del tutto convinto della necessità della Resurrezione. Eppure quello di cui parla Paolo è la creazione di un Corpo di Gloria. Ora, l’errore del cristianesimo fu di estendere nella sua dottrina tale possibilità – che rientra nel dominio iniziatico e solo al termine di un processo di trasfigurazione interna che può durare perfino più esistenze – facendone un dato di fatto simultaneamente e incondizionatamente esteso a tutta l’umanità, mercè la semplice connessione con il dio Sotèr. Nelle religioni misteriche questo avveniva sì, grazie a quella connessione, ma il dio era simbolo del processo che il miste doveva attuare in sé, e solo al termine di questo incerto processo si poteva intravedere una ri-nascita a nuova Vita, una re-surrectio, per quanti ne fossero effettivamente in grado. Nella creazione della religione exoterica fu invece assunto che questo atto non lo compivano gli iniziati, di volta in volta, ma veniva compiuto una sola volta nella storia, da un unico essere umano-divino e in virtù di quell’atto erano tutti automaticamente iniziati, trasfigurati e risorti. Ma questa è pura illusione!Ancora più perniciosa fu l’assunzione assolutamente fuorviante e falsa che ogni uomo possiede ab origine un’anima immortale. L’anima dell’uomo ordinario è condizionata e destinata a decadere un certo tempo dopo la morte fisica. Solo l’iniziato che ha percorso sino in fondo l’opera di rigenerazione, almeno dei Piccoli Misteri, possiede un Io immortale, secondo un punto di vista tradizionale, al fuori di spiritualismi consolatori.Sicché si vede che il Cristianesimo attuale fu solo un travisamento, una perdita di contenuto rispetto al fondamento originario (per questo suscitò le legittime ripulse dei filosofi platonici e degli iniziati antichi). Data questa caduta di potenziale, il Cristianesimo risulta in sostanza simbolo dal significato perduto, incomprensibile a chi lo ha ereditato – La Chiesa. Tecnicamente, il Cristianesimo è superstizione, senza alcun intento denigratorio, ma davvero esso è tale: super-stitio, la rimanenza popolare di un sistema spirituale antico e ormai decomposto, di cui restano parti non più organicamente collegate e pertanto non più funzionale.Le giustificazione addotte da tradizionalisti cripto-cattolici come Guénon, che cercò di giustificare il tutto come la necessità di creare per le masse un sistema exoterico (ammesso e non concesso che l’exoterismo abbia davvero una qualche utilità) e di salvare il salvabile delle antiche sapienze, è una pura sciocchezza. Perché se una parte della religione pubblica del “paganesimo” (espressione inesatta che dobbiamo appunto ai polemisti cristiani) fu effettivamente in stato di decadenza, non così può dirsi del politeismo “colto” che nell’evo tardoantico conobbe il suo periodo di massimo splendore. Basta questa considerazione storica a confutare la pretesa di Guénon. Per il resto valga osservare l’amplissima diffusione che le iniziazioni misteriche ebbero presso gli strati financo popolari, diffusione davvero quasi di massa (si pensi al mithraismo e ai misteri di Iside nella Roma imperiale) per far decadere anche la fantasiosa ipotesi di masse di diseredati esclusi dalle forme spirituali precedenti il Cristianesimo.Questo, se non tutto, è già molto di quello che si potrebbe dire.Un’ultima nota: si potrebbe obiettare che non vi sono “anelli di congiunzione”, archeologicamente parlando, a dimostrare la prima linea, e più importante, confluita nel Cristianesimo: quella “egizia”. Posso anticipare che tuttavia prove di siffatta natura vi sono (sebbene non ancora rese pubbliche) e sarebbero della stessa natura di quelle da me sopra indicate sull’arte cristiano-copta, tuttavia di maggiore entità, più organica e sistematica. Non posso essere più preciso, non potendo qui svelare certi futuri sviluppi dell’archeologia e, non potendo qui dare per il momento dimostrazioni concrete, mi fermo - in caso contrario scadrei nell’illazione. Mi limito a dire che si dovrebbe guardare di nuovo al Monte Athos per eventuali scoperte archeologiche “sconvolgenti”: il monte sacro degli ortodossi conserva ancora molti segreti.* * *Bibliografia ragionataPer la dimostrazione di autenticità della gemma di Berlino, e la sua attribuzione all’area cristiana leggasi l’articolo di A. Mastrocinque.http://www.uni-koeln.de/phil-fak/ifa...pdf/097016.pdfH.Rahner Greek Myths and Christian Mystery, New York Evanston, 1963Per gli influssi greco-pagani o ellenistici sul primo cristianesimo. In particolare l’assimilazione Cristo-Orfeo era frequente persino nel cristianesimo non gnostico, e non furono pochi i Padri della Chiesa che videro in Orfeo una prefigurazione del Cristo.V. Macchioro. Orfismo e paolinismo. Studi e polemiche, Bastogi, 1982; cfr. anche L’origine orfica della cristologia paolina, Bari 1923, stampato in Zagreus, 1930: consultabile online: V. Macchioro, Zagreus. Studi Intorno All'OrfismoElizabeth C. Prophet, Erin L. Prophet, Reincarnazione, l’anello mancante del cristianesimo, Armenia, 2003.
    Buona lettura. Aggiungo una riflessione: sopra ho parlato di una “tradizione” cristiana sulla reincarnazione, testimoniata da Clemente. Poteva essere questa una delle dottrine segrete di cui dissi nel precedente articolo (Christo-Serpente III parte)?In effetti così sembrerebbe stando anche a certe lettere di san Girolamo a Demetriade si parla della metempsicosi come di “come una verità tradizionale che non doveva essere divulgata”.M. Craveri, a cura di, I vangeli apocrifi, Torino, Einaudi 1969.P.Paigent L’arte dei primi cristiani, ed Arkeios, Roma 1997.Per le tracce dell’iconografia e della simbologia orfica nel primo cristianesimo, in particolare cfr. pagg. 142-157.Max Guilmot, Iniziati e riti iniziatici nell’Antico Egitto, ed. Mediterranee, Roma 1999.L’autore, allievo del grande C. Jacques, traduce finalmente una serie di documenti relativi alle iniziazioni sacerdotali nei templi egizi, noti da almeno un secolo ma mai pubblicati o tradotti per l’ostracismo degli egittologi cattolici. Gran parte delle notizie circa i dettagli dei rituali iniziatici egizi citati nell’articolo è tratta da questa preziosa opera.B. de Rachewiltz, Egitto magico religioso, Edizioni Terra di mezzo, 2008.Insigne egittologo, de Rachewiltz ebbe il merito di essere sia uno studioso scientifico di fama mondiale, sia un esoterista capace di cogliere a fondo il significato dei miti egizi sia, eventualmente, di verificarne l’effettività. Ha rilevato la compresenza nella religione egizia, sin dai primordi, di entrambi i filoni, quello mediterraneo solare basato sul ciclo di rinascita del dio-anno espresso nel culto popolare di Osiride, ed anche il filone nordico iperboreo, legato alla religione stellare di Ra, culto di matrice aristocratica.Rivista online di EgittologiaEgittologia.net Magazine 03-2012 per la documentazione sulla presenza di simboli egizi traslati (o forse criptati?) nell’arte copta.

    Il Christo-Serpente. Cristianesimo e misteri antichi. Parte IV | Musashi
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  2. #82
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    non ho capito, ma Gesù è un nome comune o un modo per indicare un guaritore?

    che i rituali cristiani possono avere origini ebraiche non dovrebbe stupire, ma che nel VT non c'è niente che possa riferirsi a Gesù o sulla universalità della religione beh non è vero( poi dipende dalle due canonicità una dei 70 l'altra ebraico-locale)
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  3. #83
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    l'esoterismo non era così praticato nel primo cristianesimo anche se in alcune aree o da parte di importanti personaggi ci fu

    chi effettivamente lo praticava di più erano appunto gli gnostici
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  4. #84
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    Caspita Haxel, hai già letto tutto? Io ho letto solo la prima parte........
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  5. #85
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    sono cose che già lessi tempo fa in realtà
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  6. #86
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    Pubblico, qui di seguito, l'interessante intervista al prof. Alberto Bernardino Mariantoni
    Un Natale senza “neonato”, reperibile sul sito:
    http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=18359

    “Molti studiosi, ormai, considerano che il Cristianesimo –inizialmente una semplice Setta eterodossa del Giudaismo– possa essere scaturito da una serie di costruzioni intellettuali. Delle costruzioni che, a partire dal retroterra culturale fornito dall’Antico Testamento, abbiano realizzato –e, qui, sto cercando di semplificare– un nuovo credo che, rispetto all’iniziale fede di Mosè, tendesse ad adattarsi molto di più alla sensibilità, alla mentalità ed alle consuetudini delle popolazioni europee e mediterranee d’epoca romana. Dando vita, per questo, ad un ‘personaggio ideale’ (il Gesù della fede) e ad un artificiale e studiato sincretismo, a partire da antiche religioni misteriche che, a loro volta, si riferivano a Dei ed a personaggi mitologici, morti e resuscitati, come, ad esempio, Osiride, Dionisos, Mithra, Sol Invictus, Asklēpiós o Aesculapius (Ascepio, in greco ; Esculapio, in latino), ecc. » (Alberto B. Mariantoni)

    Canzano 1- Lei, come esperto di religioni del Vicino e Medio Oriente, che potrebbe dirci a proposito della ricorrenza del Santo Natale?

    MARIANTONI - Prima di incorrere in sgradevoli o antipatici qui pro quo, premetto che non sono un teologo, ma un politologo. Qualcuno, cioè, che studia ed analizza le religioni dal punto di vista della cultura e della storia. Lungi da me, dunque, volere tentare di scalfire, inficiare o snaturare i fondamenti morali e/o le basi spirituali di una qualunque credenza o di una qualsiasi religione. Chiunque non si ritenga uno stolto o un mero presuntuoso, infatti, sa che la ragione non è mai in grado di spiegare nessuna fede, mentre invece, la fede è invariabilmente in condizione di spiegare qualsiasi ragione. Ora, se a lei conviene una lettura culturale e storica della ricorrenza del Natale, possiamo senz’altro continuare. Altrimenti, preferisco fermarmi qui.

    Canzano 2- No, no, per carità… Per me va benissimo che ci parli della ricorrenza del Natale, anche soltanto dal punto di vista della cultura e della storia…

    MARIANTONI - Da un punto di vista strettamente storico, posso dirle che il “Natale cristiano” è una “pia” ciarlataneria. Una simulazione convenzionale, nata da un plagio. Un sincretismo posticcio e raffazzonato. Una favola, insomma, che –ripetuta ossessivamente per 17 secoli– è, oggi, maggioritariamente considerata e creduta una “verità storica”!

    Canzano 3- In chiaro, mi sta dicendo che – da un punto di vista storico – il Gesù della tradizione cristiana non sarebbe nato il 25 Dicembre dell’anno “0” della nostra era?

    MARIANTONI - Vede, il celebre Yehòshuà ben Yussef o Yeshù o Jeschù (che in ebraico significa , ‘YHWH è salvezza’) o Iēsoûs o Iesus o Gesù della tradizione cristiana, non solo non è mai nato un 25 Dicembre ma, da un punto di vista storico, non è nemmeno esistito… In tutti i casi, non è mai esistito –per essere più preciso– nei termini in cui i testi del Nuovo Testamento continuano a presentarcelo.

    Canzano 4- Ma come non sarebbe mai esistito? Si spieghi meglio…

    MARIANTONI - Certamente. Prendiamo, per cominciare, la data di nascita del Gesù della fede. Secondo la tradizione cristiana, Yehòshuà/Yeshù/Jeschù/Iēsoûs/Iesus/Gesù sarebbe nato nel corso del principato di Augusto (-31/14) e sarebbe stato crocifisso durante quello di Tiberio (14/37). In che anno, mese e giorno sarebbe nato, esattamente? Questo, nessuno lo sa, né può affermarlo con certezza. Nemmeno la Chiesa, con la sua notoria e mal celata prerogativa di assoluta “infallibilità”! Un breve giro d’orizzonte tra gli scritti degli autori che cercano storicamente di situare quell’avvenimento, ci offre l’ampiezza dell’estrema confusione che è sempre regnata a proposito dell’eventuale data di nascita (Matteo 1, 18; Luca 1, 14; 2, 7) del Gesù della fede. Per alcune Chiese orientali –secondo il resoconto fattoci pervenire da Clemente Alessandrino (150-215 – Titus Flavius Clemens), in Stromates I, 21,146– il medesimo Gesù potrebbe essere stato partorito un 25 Pashon (che corrisponde al nostro 20 Maggio) o un 15 Tybri (10 Gennaio) o un 11 Tybri (6 Gennaio). Se seguiamo, invece, le indicazioni forniteci dal ‘De pascha computus’ –attribuito a Tascio Cecilio Cipriano (199-258 – Thascius Caecilius Cyprianus)– il medesimo Gesù potrebbe essere venuto al mondo un 28 Marzo. Diversamente, per Ippolito (m. 235 – in ‘Commento su Daniele’ IV, 23), quell’evento potrebbe essersi verificato un 23 Aprile. Al contrario, se teniamo conto dei punti di vista di Epifanio (315-403 – Epiphanius, Vescovo di Salamina), di Ephraem Syrus (306-373), di Cosma Indicopleuste (o ‘Viaggiatore delle Indie’ - P.G., LXXXVIII, 197) e di Abramo di Efeso (VIº secolo), l’identico Gesù potrebbe essere nato un 6 Gennaio (dalla data di quell’avvenimento, tra l’altro, si fa derivare il termine Epifania –dal greco Epiphàneja– manifestazione, nascita, comparsa, apparizione. Ed è in questa data, in ogni caso, che la Chiesa Ortodossa continua a festeggiare il Natale). Più vicino a noi, il Vescovo e teologo inglese John B. Lightfoot (1602-1675 –all’epoca vice cancelliere dell'Università di Cambridge: lo stesso personaggio che aveva minuziosamente “calcolato” che Dio avrebbe creato l’Universo alle 9 di mattina del 26 Ottobre -4004!), ci informa che il Gesù della fede potrebbe essere stato generato un 15 Settembre. Dal canto loro, Henry Browne (‘Ordo saeclorum’, Londra, 1844) e Thomas Lewin (‘Fasti Sacri’, Londra, 1865), considerano più volentieri che la nascita di Gesù potrebbe essere avvenuta nel mese di Agosto. Da parte sua, il Reverendo Jack Barr (vedere http://www.barr-family.com/godsword/dateborn.htm) è molto più propenso a credere che il medesimo Gesù possa essere nato tra Aprile e Settembre dell’anno -5. Roger T. Beckwith (‘The Date of Christmas and the Courses of the Priests’, in Id., Calendar & Chronology, Jewish and Christian, Leiden, 1996, pp. 79-92), invece, pensa che quell’evento possa essersi verificato nell’ultima decade di Settembre. Identica deduzione per Corrado Maggia che parla ugualmente del mese di Settembre. (vedere: http://www.incontraregesu.it/risposte/25dicembre.htm). Alcuni astronomi, invece –basandosi sull’indizio offerto dalla famosa ‘stella cometa’ che avrebbe indicato ai Re Magi l’esatta ubicazione del luogo di nascita del Gesù della fede, e costatando che in quel periodo della storia l’unico fenomeno astro-fisico che sia stato registrato, è quello della congiunzione di Giove e di Saturno, nella costellazione dei Pesci– sono più propensi a credere che quell’evento possa essersi verificato il 13 Novembre del -7. Ultimo in data (ma si potrebbe continuare all’infinito…), Guido Pagliarino (‘Gesù, nato nel 6 a.C., crocifisso nel 30 d.C.: un approccio storico al cristianesimo’, Collana Orione, Prospettiva Editrice, Civitavecchia, 2003) –che tiene conto, sia degli studi di Keplero che delle scoperte archeologiche di Schnadel– pretende che la nascita di Gesù possa essere avvenuta a Giugno o ad Agosto dell’anno -6. Inutile, dunque, cercare, da un punto di vista della Storia, la vera data di nascita del Gesù della fede. Insomma, l’unica cosa indiscussa che ci è dato storicamente di conoscere, è che, nel 337 della nostra era, il Papa Giulio Iº (Pontefice dal 337 al 352), per ordine (sembra…) dell’Imperatore Costantino (Flavius Valerius Aurelius Claudius Constantinus o Imperator Caesar Flavius Constantinus Pius Felix Victor Augustus Maximus – 274-337), decretò che lo Yehòshuà/Yeshù/Jeschù/Iēsoûs/Iesus/Gesù della tradizione cristiana, era nato nella notte tra il 24 ed il 25 Dicembre del 753 ab Urbe condita (a.U.c. – cioè, dalla fondazione di Roma). In altre parole, nell’Anno 0 della nostra era!

    Canzano 5- Lei, però, come ha accennato prima, tenderebbe ugualmente a negare, addirittura l’esistenza storica della figura di Gesù Cristo?

    MARIANTONI - Mi scusi, ma io, personalmente, non nego e non affermo nulla. Anche perché, se permette, io, in quell’epoca, non c’ero. Quindi, non posso testimoniare, né in un senso, né nell’altro! Come ogni ricercatore che si rispetti, però, non posso non tenere conto dell’insieme delle fonti storiche che esistevano, in quel tempo, nel contesto dell’area mediterranea. Tra quelle fonti, mi permetto di ricordare: Titus Livius oTito Livio (-59/+17); Publius Ovidius Naso o Ovidio (-43/+18); Philo Iudaeus Alexandrinus o Filone di Alessandria (-20/+50); Marcus Velleius Paterculus (-19/+31); Phaedrus o Fedro (-15/+50); Quintus Asconius Pedianus o Quinto Asconio Pediano (-9/+76); Lucius Annaeus Seneca o Seneca (-4/+65); Quintus Curtius Rufus o Quinto Curzio Rufo (m. 53); Aulus Perseus o Persius Flaccus o Aulo Persio Flacco (4/62); Lucius Iunius Moderatus Columella o Lucio Giunio Moderato Columella (4/70); Lucius Iunius Moderatus Columella o Lucio Giunio Moderato Columella (4/70); Gaius Plinius Secundus Major o Plinio il Vecchio (23/79); Tiberius Catius Asconius Silius Italicus o Silio Italico (26/101); Marcus Fabius Quintilianus o Quintiliano (35/100); Marcus Valerius Martialis o Marziale (38/104); Marcus Annaeus Lucanus o Lucano (39/65); Sextus Iulius Frontinus o Frontino (40/103); Dion Chrysostomos o Dione Crisostomo (40/120); Publius Papinius Statius o Publio Papino Stazio (46/96); Ploútarkhos o Plutarco (46/127); Decimus Iunius Iuvenalis (60/140); Appianos o Appiano Alessandrino (95/165); Zadok o Iustus o Justus o Giusto di Tiberiade (I sec.); Marcus Valerius Maximus o Valerio Massimo (I sec.); Pomponius Mela o Pomponio Mela (I sec.); Gaius Valerius Flaccus o Valerio Flacco (I sec.); Statius Caelicius o Stazio Cecilio (I sec.); Lucius Apuleius Madaurensis o Lucio Apuleio (123/170); Iulius Lucius Annaeus Florus o Lucio Florio (I/II sec.); Publius Aelius Phlegon o Flegone (I/II sec.); Theon di Smyrne o Teone di Smirne (I/II sec.), ecc. Come studioso di questa materia, dunque, mi pongo semplicemente queste domande: come mai la quasi totalità delle fonti storiche (ivi compreso il Cristano Eusebio di Cesarea, detto il falsario, nel suo ‘Vita di Costantino’ III, 56) riporta notizie a proposito di Apollonion Tyaneus o Apollonio di Tiana (2/98), un autentico e stimato guaritore che operava "miracoli", senza mai avere preteso di essere figlio di nessuna divinità? Mentre, invece, al contrario, nessuna delle medesime fonti, non sembra degnarsi, in nessun modo, di spendere neanche una parola a proposito del Gesù della fede, il diletto figliuolo di Dio (Matteo 3, 17; 17, 5; Marco 1, 11; 9, 7; Luca 3, 22; 9, 35; 2 Pietro 1, 17), del Nuovo Testamento? Vale a dire, quello sbalorditivo e prodigioso personaggio, cioè, che – secondo i Vangeli – avrebbe “camminato (e fatto camminare Pietro/Khefa) sulle acque” (Matteo 14, 25-29; Marco 6, 45-56; Giovanni 6, 16-21), “resuscitato – oltre che se stesso (Matteo 28, 1-10; Marco 16, 1-9; Luca 24, 1-12; Giovanni 20, 1-18) – i morti” (Matteo 9, 23-25; 11, 5; Marco 5, 42; Luca 7, 22; Giovanni 11, 41-44; 12, 9), “mondato i lebbrosi” (Matteo 8, 2-4; Marco 1, 41; Luca 5, 12-14), “guarito i paralitici” (Matteo 8, 5-13; 9, 2-5; 12, 16; Marco 1, 21; 2, 1-12; ; Luca 4, 31; 5, 23; Giovanni 5, 8, 11, 12) e gli “infermi” (Matteo 14, 14; 9, 36; Marco 6, 34; 8, 2), “sanato l’indemoniato cieco e muto” (Matteo 12, 22; Marco 3, 20; Luca 11,14), “restituito la vista ai ciechi” (Matteo 9, 27-30; 20, 30-34; Marco 10, 47; Giovanni 9, 10-11), “guarito gli storpi” (Matteo 15, 30), “cambiato l’acqua in vino” (Giovanni 2, 5-11), “realizzato il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci” (Matteo 14, 16-21; 15, 34-38; Marco 6, 30-44; 8, 1-9; Luca 9, 10-17; Giovanni 6, 1-15), ecc.? Il silenzio “assordante” della Storia su questo favoloso personaggio, non le “suona” un po’ strano?

    Canzano 6- In altre parole, secondo lei, non ci sarebbe nessuna fonte storica che possa oggettivamente attestare la nascita, la vita, la passione, la morte ed i miracoli del Cristo, al di fuori del Nuovo Testamento e di altri scritti cristiani?

    MARIANTONI - Capisco la sua reazione. Che vuole, dopo 17 secoli di sistematica e capillare colonizzazione culturale operata dalla Chiesa su i nostri Popoli-Nazione, ed i riflessi condizionati che –per questi ultimi– ne sono inevitabilmente derivati, mi rendo conto che le mie informazioni possano essere considerate scioccanti. Ma –storicamente parlando– le posso assicurare che, a mia conoscenza, non esistono fonti extra-cristiane che siano in grado di documentare la reale esistenza del Gesù della fede. La Chiesa, naturalmente, pretende il contrario. Pretende, infatti, che quattro storici, non cristiani, abbiamo comunque parlato di Gesù. In particolare: Plinio il Giovane, in una lettera all'imperatore Traiano (Lettere X, 96-97 ); Flavio Giuseppe o Joseph ben Mathitjahu o Joseph Ben Matthias o Josephus Flavius (Antiquitates iudaicae XVIII. 63-64; XX, 200) o celebre ‘testimonium flavianum’ (vedere: http://it.wikipedia.org/wiki/Testimonium_flavianum); Publius Cornelius Tacitus o Tacito (Annales XV, 44); Gaius Suetonius Tranquillus o Svetonio (che, in un suo testo a proposito di disordini a Roma, nell’anno 50, parla di un certo "Chrestus"/”Chrestos” = in greco antico, ‘utile’, ‘buono’, ‘eccellente’; un nome che veniva spesso affibbiato a degli schiavi, e che non può essere in nessun caso confuso con quello di Christos = Mâschîàh: cioè, l’unto o il consacrato, della tradizione cristiana). Ora, se – per ovvi motivi – si esclude quest’ultimo autore, non c’è affatto da sbalordirsi se la maggior parte degli studiosi di questa materia considerino che le frasi degli altri tre storici (che, in definitiva, dovrebbero certificare l’esistenza storica del Cristo), siano delle semplici interpolazioni ad hoc che sarebbero state operate da copisti cristiani, a partire dal IV secolo. In questa sede, sarebbe troppo lungo riassumerle l’insieme delle prove che sono in grado di documentarlo. Chi è curioso, però, può sempre dare uno sguardo alle opere di un certo numero di ricercatori che si sono interessati a questa problematica. Cito a memoria: Lucas Osiander, Bruno Bauer, John M. Robertson, Alfred Loisy, Prosper Alfaric, Raoul Vaneigem, Earl Doherty, Michel Onfray, Paul-Louis Couchoud, Jacques Moreau, Charles Guignebert, Pierre Battifol, Léon Hermann, Daniel-Rops, Marie-Joseph Lagrange, Marcel Simon, Pierre-Aimé Puech, Edmond Staffer, Friedrich Pfister, Georges Las Vergnas, Emil Schürer, Serge Bardet, Guy Fau, Georges Ory, Emil Schürer, Henry Chadwick, Pierre Geoltrain, Luigi Cascioli, Giancarlo Tranfo, ecc.

    Canzano 7- Ma, allora, come è nato il Cristianesimo?

    MARIANTONI - Molti studiosi, ormai, considerano che il Cristianesimo –inizialmente, una semplice Setta eterodossa del Giudaismo– possa essere scaturito da una serie di costruzioni intellettuali. Delle costruzioni che, a partire dal retroterra culturale fornito dall’Antico Testamento, abbiano realizzato –e qui sto cercando di semplificare– un nuovo credo che, rispetto all’iniziale fede di Mosè, tendesse ad adattarsi molto di più alla sensibilità, alla mentalità ed alle consuetudini delle popolazioni europee e mediterranee d’epoca romana. Dando vita, per questo, ad un ‘personaggio ideale’ (il Gesù della fede) e ad un artificiale e studiato sincretismo, a partire da antiche religioni misteriche che, a loro volta, si riferivano a Dei ed a personaggi mitologici, morti e resuscitati, come, ad esempio, Osiride, Dionisos, Mithra, Sol Invictus, Asklēpiós o Aesculapius (Ascepio, in greco ; Esculapio, in latino), ecc.

    Canzano 8- Ritornando alla ricorrenza cristiana del Natale, potrebbe precisarci i motivi che, secondo lei, spinsero la Chiesa del 337 ad imporre la data del 25 Dicembre, per festeggiare la nascita del suo Gesù?

    MARIANTONI - Ecco una delle tante prove che documentano il sincretismo di cui le stavo parlando. Come spiega Miranda Green (Le Divinità solari dell’antica Europa, Collana ‘Nuova Atlantide’, Serie Religiosità e sacro, Mito e conoscenza, Trad. di Massimo Ortello, ECIG, Genova, 1995), infatti, il 24/25 Dicembre era un’ancestrale ricorrenza che era sistematicamente e spontaneamente festeggiata dalla quasi totalità delle popolazioni dell’Europa. Nei paesi scandinavi, ad esempio, si festeggiava la nascita di Freyr, il figlio supremo di Odino (Odhinn-Wotan). Nell’estremo Nord, si celebrava Baldur (il candido e bellissimo ‘Dio della giustizia’ e del ‘bene’; un Dio che dopo essere stato ucciso, era resuscitato 40 giorni più tardi). In Danimarca, si festeggiava Trundholm (il ‘disco solare’). In Irlanda, si commemorava la venuta al mondo di Samhein (un Dio, guarda caso, che dopo tre giorni dalla sua morte, era ugualmente risorto). I Gallo-Celti glorificavano Alban Arthuan (la ‘rinascita del Sole’). I Troiani – secondo l’Iliade di Omero – adoravano il Sole-Apollo. I Greci, celebravano Helios (il ‘carro solare’ – figlio dei Titani Hypérion e Théia) ed in seguito Apollo Phoibos (‘Apollo raggiante’); ma onoravano ugualmente Adonis o Adone (allegoria della morte e della rinascita della natura) e Dionisio (figlio di Zeus e di Semele). A Roma e nel Lazio, si festeggiavano i Saturnali (feste in onore di Saturno, ‘Dio dell’Agricoltura’, dal 19 al 25 Dicembre) e la nascita di Bacco (l’equivalente di Dioniso, in Grecia); si onorava ugualmente il Sol Indiges e, più tardi – introdotto nel 273 (MXXVI a.U.c.) dall’Imperatore Aureliano (270-275) – il Dies Natalis Solis Invicti (il ‘giorno della nascita del sole invincibile’ – celebrazione fissata ante diem octavum Kalendas Ianuarias, cioè il nostro 25 Dicembre). I Germani, nello stesso periodo, solennizzavano il giorno di Yule (la ‘ruota solare’) e gli Anglo-Sassoni, l’equivalente Geola (il ‘giogo dell’anno’). Nei Balcani, tra le popolazioni Illiriche, si ossequiava Dupljaja (la ‘figura d’argilla’) e, tra gli Slavi, Dajbog. Il tutto, naturalmente, senza dimenticare che nello stesso periodo erano ugualmente festeggiati, Giove/Zeus/Juppiter (‘Dio Supremo’, ‘Padre dei Cieli’ e ‘Re degli Dei’) e Plutone/Hadès (Pluto, ‘colui che arricchisce’, in latino; Hadès, ‘colui che rende invisibile’, in greco), nonché l’egiziano Osiride o Osiris (‘Dio della morte e dell’oltretomba’). Non parliamo del Vicino-Oriente. In quella regione, la radicata ritualità del 24/25 Dicembre è ugualmente comprovata dalla storia e dall’archeologia. In quella data, ad esempio, i Sumeri vi celebravano il culto di Utu Babba (il ‘Sole’ – ‘Dio della giustizia’) che era rappresentato dal disco solare e il numero 20. E vi commemoravano ugualmente la nascita di Dumuzi (chiamato Tammuz a Babilonia e considerato la ‘reincarnazione del Sole’), un altro Dio morto e resuscitato! Quel Dio era rappresentato, da un bambino, in braccio alla madre Semiramis e/o a Istrar (la ‘Regina del Cielo’ babilonese che aveva una aureola di 12 stelle che svettava sul capo), alla stessa stregua dell’indiana Isi con suo figlio Iswara o dell’egiziana Isis con suo figlio Horus, ecc. Nell’antico Egitto, inoltre, si festeggiava il ‘Dio Sole’ Rê o Râ (più tardi, Amon-Râ), il ‘Dio Creatore’ che era rappresentato dalla figura di un uomo che portava un disco solare sulla testa. Ad Heliopolis (la ‘città del Sole’), sempre in Egitto, il medesimo Rê o Râ veniva adorato sotto le sembianze di un falco e l’aspetto umano di Atum. Questo, naturalmente, senza dimenticare Serapide (altro nome del ‘Dio Sole’ egiziano), né il monoteistico Dio Aton voluto da Amenhotep IVº che, nel corso del suo breve e sfortunato regno, per meglio attribuirsi e dedicarsi al Sole aveva addirittura cambiato il suo nome in Akhenaton (l’efficienza di Aton). A Babilonia, nello stesso periodo, si commemorava Bel-Marduk (il ‘vitello del Sole’) e Shamash (il ‘Dio Sole’). Ad Emesa (l’attuale Homs), in Siria, si ricordava solennemente Elababalus o Invictus Sol Elagabalus (il ‘Dio Sole invitto’ – da cui prenderà spunto l’Imperatore Aureliano, per il suo Dies Natalis Solis Invicti). A Petra, tra i Nabatei, si onorava Dusares (il ’Dio Sole’). Nell’India vedica, si celebrava Surya (il ‘fuoco del cielo’ o ‘l’ultima verità’). Nella medesima data del 24/25 Dicembre, inoltre, si festeggiava la nascita del Dio Mitra o Mitra (l’invictus-aniketos, venerato ugualmente a Roma come il nome di fautor imperii), una delle più importanti divinità dell’induismo antico e dell’originaria religione persiana. In Frigia, nell’allora Asia Minore (l’attuale Turchia), si solennizzava la nascita di Attis o Atys (figlio ed amante dell’affascinante Dea Cibele o Cybele-Agditis). Identica considerazione per quanto riguarda buona parte del resto del mondo. Nel Messico pre-colombiano, ad esempio, veniva onorato Quetzalcoatl (il ‘serpente con le piume’ e ‘Dio della luce’) e Huitzilopochtli, il ‘Dio Sole’ degli Aztechi. Itzamnà (il ‘Dio del Sole’) e la nascita del Dio Bacab, nello Yucatan, erano commemorati dai Maya. Gli Incas festeggiavano Inti o Inti Raymi, un Dio che era rappresentato con una maschera d’oro, dal viso umano, ornato di raggi. In Cina, si commemorava il giorno di Scing-Shin. In Giappone, era la Dea Amaterasu o-mi-kami (la ‘grande e regale divinità che illumina il cielo’), a ricevere i medesimi onori. Dobbiamo ancora chiederci il motivo per cui la Chiesa del 337 decise di scegliere la data del 24/25 Dicembre, come data convenzionale della presunta e mai accertata nascita del Gesù della fede?

    Canzano 9- Un’ultima domanda Prof. Mariantoni: lei è Cristiano? Festeggia il Natale?

    MARIANTONI - Sono nato in una famiglia cattolica. Di conseguenza, sono stato battezzato e cresimato. Mi sono sposato in Chiesa. Da giovane, ho servito la Messa, ho suonato le campane e le nacchere, sono andato per questua, ho spesso accompagnato il prete –come chierichetto– nelle benedizioni delle abitazioni (a Pasqua) e nelle estreme unzioni, ecc. Ero affascinato dalle Messe cantate e dai Canti gregoriani. Mi piacevano le processioni e l’insieme delle ritualità che caratterizzavano gli aspetti formali e sostanziali di quella fede. In definitiva, così come me l’avevano insegnata da piccolo, la fede in Cristo, appariva ai miei occhi, come la Via, la Verità e la Vita. Mi sentivo (e ne ero fiero!) un Soldato di Cristo. Insomma, per farla breve – nonostante che più tardi abbia scoperto che si trattava del compendio di una semplice costruzione intellettuale– non avrei avuto nessun problema a continuare a restare cattolico. E questo, anche se la Chiesa mi avesse ufficialmente certificato che quella fede, altro non era che una bellissima favola! Il Cattolicesimo romanizzato, in fondo, faceva parte della storia del mio Paese (cuius regio, eius religio) e sarebbe stato ammissibile, ai miei occhi, che avesse potuto continuare ad interessarsi degli aspetti spirituali della vita degli Italiani. Poi, venne il Concilio Vaticano II. E la Chiesa divenne un’altra cosa. La Chiesa, in breve, per le ragioni che sono le sue, dopo 17 secoli di “libera uscita” ideologico/teologica (apparentemente autonoma…), decise – forse obtorto collo – di ritraslocare in Sinagoga. I Cristiani accettarono di diventare i “fratelli minori”… Il tutto, naturalmente, senza che i suoi responsabili, dopo la loro radicale e contraddittoria metamorfosi, avessero avuto il coraggio o il buon senso di cancellare dal Nuovo Testamento l’insieme dei riferimenti che stigmatizzavano gli “Ebrei” come deicidi (Paolo, prima Lettera ai Tessalonicesi, 2, 14-16; Atti, 2, 23; 2, 36 ; 3, 14-15; 4, 10 ; 5, 30; 10, 39 ; 13, 28; Giovanni, 5, 18; 19, 6-7; 19, 15; Matteo 27, 25), figli dell'inferno... sepolcri imbiancati... serpenti… razza di vipere… (Matteo 3, 7; 12, 34 ; 23, 15, 27 ; 23, 31-38; Luca 3, 7), uccisori di profeti (Paolo, Iª Lettera ai Tess., 2, 15 ; Matteo 23, 34; 23, 37; Luca 11, 47; 11, 51; 13, 34), pieni di rapina e d'iniquità (Luca 9, 39), avversi a tutti gli uomini (Paolo, Iª Lettera ai Tess., 2, 15), oltraggiatori della legge (Marco 7, 10), abrogatori della parola di Dio (Marco 7, 13), bestemmiatori (Marco 15, 29-32), progenie del demonio (Giovanni, 8, 44), Sinagoga di Satana (Apocalisse 2, 9; 3, 9); ecc. Infine, in Chiesa, tra le tante “innovazioni” che ci venivano suggerite, ci incominciarono a dire che il Cristianesimo non era più ‘La Verità’, ma ‘una’ delle “verità”… A quel punto, mi chiesi: tra le tante “verità” esistenti, per quale ragione dovrei remissivamente continuare a professarne una che – in realtà – non ha niente a che fare o che vedere con l’originaria Civiltà del mio antico Popolo-Nazione? Visto che avevo l’imbarazzo della scelta, perché, allora, non ritornare ai nostrani Dei dei Patres o ‘Indigetes’ (tradizionali): vale a dire, Giano, Giove, Marte, Quirino e Vesta? Lo stesso dicasi per la ricorrenza cristiana del Natale. Alla luce delle suddette considerazioni, oggi, ovviamente, non la festeggio più. Preferisco, in tutti i casi, celebrare il Solstizio d’Inverno che altro non è che un reale ed oggettivo avvenimento astrofico naturale che segna il ciclico e costante ritorno della luce, a discapito delle tenebre.

    Canzano 10- Insomma, per concludere, è diventato un miscredente, un agnostico o un pagano?

    MARIANTONI - Mi consideri come meglio crede… Per quanto mi riguarda, so di essere un uomo libero. Un uomo, cioè, che, da sempre, ha fatto sua la massima che primeggiava sul frontone centrale dell’antico Pantheon romano: “Quod ceteri sacrum, nobis sacrosanctum est” (Ciò che per gli altri è sacro, per noi è inviolabile). Un uomo, per giunta, che ha perfettamente coscienza che l’essere umano, è spirito e materia. Non solo, quindi, soltanto immanenza, ma ugualmente trascendenza. Le “Sette”, però, non mi interessano più. Come sosteneva giustamente François Marie Arouet (detto Voltaire) “ogni setta della “verità”, di qualunque genere sia, e' uno schieramento del dubbio e dell'errore. Non esistono sette in geometria: non si dice mai, un "euclidiano", un "archimedista". Quando una verità è chiara, è impossibile che ne nascano partiti e fazioni. Non si è mai disputato se c'è luce a mezzogiorno”. Ciò che può senz’altro appagare il mio spirito –conoscendo la maggior parte delle religioni esistenti– non tento più di scoprirlo nelle Gatha dei Mazdeisti; né nell’Hamifla Humfley Torà (o Pentateuco), nel Talmud o nello Zohar degli affiliati al Giudaismo; né nelle Tripitaka, nel Saddharmapundarika Sutra e/o nel Praginaparamita dei Buddisti; né nel Nuovo Testamento dei Cristiani; né nel Corano (al-Qur’ân) dei Musulmani; né nel Granth Sahib dei Sikh; né nel Tirumurai, nel Tirumurukarruppatai e nel Tiruvacakam dei Tamul; né nel Bayan, nel Kitab-E-Hukkam e/o nel Kitab al-aqdas dei Baha’is. Tanto meno, provo più a rinvenirlo e discernerlo nei Veda, nel Mahabharata, nel Ramayana, nelle Upanishad o nella Baghavad-gîta. Meno ancora, mi dilungo più a cercare di scovarlo o rintracciarlo all’interno delle pagine dei Libri Sibillini. Da tempo, infatti, per individuare e focalizzare il significato ed il senso dello spirituale, mi basta levare gli occhi al cielo, e riflettere. Come dicevano gli antichi Greci, dove c’è ordine, senza allineamento, là c’è intelligenza. E questo, a me, è più che sufficiente per soddisfare la mia sete di trascendentale ed, allo stesso tempo, continuare a vivere e ad operare in perfetta simbiosi ed armonia con il Cosmos di cui faccio parte e sono parte integrante.
    Curriculum del prof. Alberto Bernardino Mariantoni.
    E’ nato a Rieti (I), il 7 Febbraio del 1947. E’ laureato in Scienze Politiche e specializzato in Economia Politica, Islamologia e Religioni del Vicino Oriente. E’ Master in Vicino e Medio Oriente.
    Politologo, scrittore e giornalista, è stato per più di vent’anni Corrispondente permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra e per circa quindici anni sul tamburino di «Panorama». Ha collaborato con le più prestigiose testate nazionali ed internazionali, come «Le Journal de Genève», «Radio Vaticana», «Avvenire», «Le Point», «Le Figaro», «Cambio 16», «Diario de Lisboa», «Caderno do Terceiro Mundo», «Evénements», «Der Spiegel», «Stern», «Die Zeit», «Berner Zeitung», «Il Giornale del Popolo», «Gazzetta Ticinese», «24Heures», «Le Matin», «Al-Sha’ab», Al-Mukhif Al-Arabi», nonché «Antenne2», «Télévision Suisse Romande», «Televisione Svizzera Italiana», ecc.
    E’ esperto di politica estera e di relazioni internazionali, con particolare riferimento ai paesi arabi e musulmani e dell’Africa centrale ed occidentale. Ha al suo attivo decine e decine di inchieste e di reportages in zone di guerra e di conflitti politici. E’ autore di oltre trecento interviste ai protagonisti politici ed istituzionali dei paesi del Terzo Mondo e della vita politica internazionale.Ha insegnato presso la Scuola di Formazione continua dei giornalisti di Losanna. E’ stato Professore invitato presso numerose Università Europee e Vicino-Orientali.
    a scritto: «Gli occhi bendati sul Golfo» (ed. Jaca Book, Milano 1991); «Le non-dit du conflit israélo-arabe» (ed. Pygmalion, Paris, 1992).
    Dal 1994 al 2004, è stato Presidente della Camera di Commercio Italo-Palestinese.
    Nel 2009, ha collaborato, come docente, con lo I.E.M.A.S.V.O - Istituto 'Enrico Mattei' di Alti Studi sul Vicino e Medio Oriente di Roma.Luigi Tosti: IL 25 DICEMBRE, FESTA DELLA FALSA NATIVITA' DI GESU' (di Luigi Tosti)
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  7. #87
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    attenzione al cosi detto "sincretismo cristiano" che nella realtà non esiste è solo apparante
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  8. #88
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    Citazione Originariamente Scritto da Haxel Visualizza Messaggio
    attenzione al cosi detto "sincretismo cristiano" che nella realtà non esiste è solo apparante
    Dici? A me sembra assai di più che apparente.


    PS e OT: come mai un paio di miei msg nel forum cattolico sono stati cancellati (mi riferisco alla "conversioni clamorose")? Messe all'indice?
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  9. #89
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    Citazione Originariamente Scritto da ULTIMA LEGIONE Visualizza Messaggio
    Dici? A me sembra assai di più che apparente.


    PS e OT: come mai un paio di miei msg nel forum cattolico sono stati cancellati (mi riferisco alla "conversioni clamorose")? Messe all'indice?
    poi vedo perché

    cmq credimi che è apparente, se fosse sincretismo vero e proprio nel cristianesimo troveremmo dogmaticamente l'adorazione di vari spiriti e Dei e la reincarnazione, ma sai bene che non troviamo nulla di tutto ciò
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  10. #90
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    Predefinito Re: Il cristianesimo? Una setta giudaico-ellenica nata in Egitto

    La discussione sulle origini del cristianesimo è molto inrteressante e molto dotta. Mi piace! Da partte mia avevo postato. mesi addietro, nella sezione "storia" un discorso sugli anacronismi e che rendono non credibile la figura del Cristo, così come la chiesa cattolica pretende di ammannircela da quiasi duemila anni.

    La tolleranza per le altre fedi del politeismo è ciò che preferisco di esso. Le tre religioni monoteiste invece, con la loro pretesa di avere ciascuna la verità assoluta in tasca, hanno generato, e generano ancora, intollertanza e fanatismo, detestabili qualità che me le fanno aborrire tutte e tre, essendo io buddista.
    Ultima modifica di Xenia888; 30-06-14 alle 22:40
    Non bisogna mai farsi ricattare dalla stupidità altrui.
    (Umberto Eco)

 

 
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