ESI - "Andremo in Consiglio regionale, nei palazzi della politica, davanti alla Prefettura per ribadire che Banca Marche è un asset portante dell’economia regionale. E non va né smantellata né ceduta a pezzetti o per intero. Vanno cercate soluzioni alternative. Come ad esempio chiedere per BM la concessione di Letta Bond".
Forti dei numeri dell’adesione allo sciopero dello scorso 30 agosto, cui hanno aderito circa 2000 lavoratori di BM, i rappresentanti aziendali di Fisac Cgil, Fiba Cisl e Dicredito - Maurizio Santini, Averino Di Marcantonio e Alfonso Corraducci - hanno tenuto oggi una conferenza stampa a Jesi per chiedere al Consiglio regionale di individuare insieme al Governo gli strumenti finanziari che favoriscano la capitalizzazione di Banca Marche, sul modello dei Monti Bond, il prestito straordinario erogato dallo Stato a MpS. "La strada seguita a oggi dal Consiglio regionale - hanno detto i sindacati - è stata quella di promuovere l’adesione degli imprenditori all’azione di ricapitalizzazione di BM. Noi non siamo contrari alla cordata, ma è molto rischioso legare all’esito dell’aumento di capitale (400 mln di euro, ndr) il futuro di una banca strategica per l’intera economia delle Marche". In particolare si temono manovre speculative o l'ingresso di un grande gruppo bancario che facilmente potrebbe ottenere la maggioranza. "L'interesse dei grandi gruppi c'è - hanno riferito i sindacati - Banca Marche è appetibile per i suoi numeri, una rete molto estesa di sportelli capaci di dialogare capillarmente con la clientela, con numeri importanti nella raccolta e la capacità di servire piccole e medie imprese, consumatori, famiglie".
I sindacati: più tempo ai commissari di Bankitalia
"La gestione provvisoria di Banca Marche, disposta per due mesi da Banca d’Italia, potrebbe essere prodromica a una permanenza più lunga nella banca da parte dei commissari dell’autorità di vigilanza". E’ il timore dei sindacati, emerso oggi a Jesi nel corso della conferenza stampa indetta da Fisac Cgil, Fiba Cisl e Dicredito. "In questo momento - ha detto Alfonso Corraducci di Dicredito - la presenza dei due commissari Giuseppe Feliziani e Federico Terrinoni risulta essere stabilizzante rispetto alla situazione di poche settimane fa caratterizzata da un consiglio di amministrazione litigioso in quanto espressione della litigiosità delle Fondazioni proprietarie. Ma due mesi sono pochi per cambiare qualcosa, per questo pensiamo che la gestione provvisoria potrebbe essere solo una fase di passaggio" verso, appunto, il commissariamento ordinario. In una fase delicata come l’attuale - hanno ribadito i sindacati - diviene importante discutere del futuro della Banca, che non può essere quella dello "smantellamento della banca e della riduzione drammatica dei costi di funzionamento, con 90 mln di tagli dei 120 mln previsti a carico, soprattutto, del personale". Un forte no alla cessione dell’asset Cariloreto e delle 48 filiali di Lazio ed Emilia: "il posizionamento della Banca nei soli confini regionali - hanno ribadito le tre sigle - riduce in maniera drammatica la redditività. Così si uccide la banca, non la si salva".
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