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von Dekken
I Moratti battono in ritirata: il loro impero è in vendita - Affaritaliani.it
La parabola dei Moratti sembra vicina a una conclusione sul versante sportivo: sia pur tra qualche tira-e-molla di troppo, Massimo Moratti sembra orientato a firmare (“ma non sarà questione di pochi giorni”, ha ammonito lui). Ma è sul versante industriale che le cose sono andate talmente male ai pur ricchissimi petrolieri milanesi da indurli, probabilmente, a una strategia di prudente ritirata strategica da tutte le attività non-core (insomma, quelle diverse dal petrolio) ma anche, ed è questo l'amaro imprevisto, dalla stessa attività di raffinazione. I Moratti, con la loro Saras, sono infatti colpiti duramente dalla crisi epocale che sta fiaccando le raffinerie del vecchio mondo. Da una parte il “dumping” degli impianti asiatici, dall'altra l'epocale discontinuità tecnologica e geo-economica rappresentata dallo “shale-oil”, che sta affiancandosi allo “shale-gas” nel rappresentare le alternative mondiali al petrolio tradizionale, estratto dai pozzi, che nell'ultimo secolo ha dettato le leggi dell'economia a tutte le potenze del pianeta.
Gli Stati Uniti, grazie agli idrocarburi che ricavano dal sottosuolo fratturandone le rocce o pescando i piccoli giacimenti petroliferi fino a ieri inarrivabili, hanno smesso di comprare prodotti raffinati dagli operatori europei tradizionali. Nell'ultima assemblea dell'Unione petrolifera – l'organizzazione degli imprenditori del settore che aderisce a Confindustria – si è duramente attaccata la “Robin Tax”, definita “irrazionale nel merito e iniqua nel metodo”, e si è invocato “un processo di razionalizzazione nelle raffinerie, ma anche (problema che si trascina da tempi ancor più antichi) del sistema di distribuzione dei carburanti italiani”. Rimedi strutturali, certo, che però difficilmente potranno essere adottati presto e con efficacia nel nostro Paese, dove ormai scarseggiano le risorse che sarebbero necessarie per sostenere numerosi settori industriali anche più rilevanti della raffinazione.
Non a caso, una ventina di giorni fa la Angelo Moratti Sapa, cassaforte finanziaria della famiglia, ha dovuto, per il quarto anno consecutivo, rinunciare a distribuire dividendi, perché ha chiuso il bilancio 2012 soltanto in pareggio: niente utili. Del resto, la principale controllata, che è appunto la Saras, ha chiuso gli ultimi esercizi in perdita a causa della crisi della raffinazione e perciò non ha fatto arrivare utili, sotto forma di cedole, al piano più alto della catena. L'ultimo esercizio redditizio della Saras è quello del 2008 (100 milioni di utili). Nel 2012 la Saras ha accusato 154 milioni di perdite. E' anche per questo che più di un'analista finanziario si chiede se la vendita dell'Inter non sia solo il primo passo di una serie di ulteriori disimpegni dalle attività imprenditoriali in Italia che potrebbero portare prima o poi i fratelli petrolieri a vendere il loro ex gioiello.