Mai visto un giudice di cassazione commentare una condanna sui giornali e per di piu' prima di avere depositato il dispositivo della condanna!
Mai visto un giudice di cassazione commentare una condanna sui giornali e per di piu' prima di avere depositato il dispositivo della condanna!
Non giudicate e non sarete giudicati;
Non condannate e non sarete condannati
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
HANNO UNA FIFA BLU che salti il banco del governo e, volente o nolente Napo, si debba andare ad elezioni...e se così fosse...CE L'HANNO IN Q. ancora piu' che nel 2008, il nostro mitico, già me lo vedo, con perfino la divisa a righe bianche e nere come quella dei film degli anni 30, quella dei carcerati da fumetto noir, col numero scritto sul davanti e la boccia di ferro legata alla caviglia...UNA CAMPAGNA ELETTORALE IMPONENTE con MARINA B., alla guida della nuova FORZA ITALIA e con il nostro che avvierà perfino una colletta in rete in stile "OBAMA l'abbronzato" per finanziarla alla stragrande...con milioni e milioni di sostenitori, perfino di disoccupati, di precari, di pensionati che verseranno per Lui magari anche solo pochi euro, ma per poter far trionfare LA SOLA VERA DEMOCRAZIA, QUELLA DEL POPOLO SOVRANO, e non quella dei GIUDICI PREZZOLATI DELLE CORRENTI DELL'ASINISTRA...!!
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Impossibilia nemo tenetur
Le immagini rubate
Il pranzo in cui le toghe decidono la condanna al Cav Guarda il video su Liberotv
Il collegio della sezione feriale di Cassazione radunato attorno a un tavolo il 31 luglio, alla viglia della stangata a Berlusconi
Il pranzo delle toghe, c'è Antonio Esposito
La "grande abbuffata" prima della stangata. Queste immagini sono state "rubate" lo scorso 31 luglio, nel giorno delle arringhe difensive di Franco Coppi e Niccolò Ghedini, alla vigilia della sentenza della Cassazione nel processo Mediaset con cui Silvio Berlusconi è stato fatto fuori per via giudiziaria: condanna a quattro anni di reclusione (di cui uno da scontare) e interdizione dai pubblici uffici da ridefinire, ma che oscillerà tra uno e tre anni. Al tavolo di un ristorante a pochi passi dal "Palazzaccio", ecco, tra gli altri, anche Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale di Cassazione, la toga che ha letto la sentenza e che nelle ultime ore, dopo un'intervista goffamente smentita, è finito al centro delle polemiche del Pdl. I giudici chiacchierano e si riempiono la pancia. Si tratta di una sorta di Camera di consiglio anticipata, le toghe decidono il futuro del Cavaliere: da lì a poche ore avrebbero pronunciato la sentenza che sta terremotando le istituzioni e che, in qualche modo, può cambiare la storia politica di questo Paese. Parte due.
Ultima modifica di salvo.gerli; 06-08-13 alle 16:50
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Impossibilia nemo tenetur
Un posto da 200mila euro
Il Pdl licenziò il fratello del giudice ammazza-Cav
Antonio Esposito
Mezz’ora prima che Antonio Esposito riunisse in Camera di Consiglio la sezione feriale della Corte di Cassazione che avrebbe reso definitiva la condanna di Silvio Berlusconi, il Pdl al Senato votava il licenziamento in tronco di Vitaliano Esposito, fratello del magistrato che aveva nelle sue mani il destino del Cavaliere. L’incredibile scelta è stata svelata sul numero di Panorama in edicola oggi dal collaboratore Keyser Soze (uno pseudonimo) per commentare l’incredibile vocazione all’hara-kiri che contrassegna il centrodestra italiano, sempre pronto a fare la cosa sbagliata al momento sbagliato.
Vitaliano Esposito, fratello di Antonio ed ex procuratore generale della Corte di Cassazione, è stato nominato il 15 gennaio scorso dal premier Mario Monti e dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini, «garante dell’esecuzione delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva di Taranto».
Un incarico prestigioso -fondamentale per tranquillizzare la popolazione dell’area- e anche discretamente retribuito, visto che la legge stanziava per lui fino a un massimo di 200 mila euro l’anno.
Sarebbe dovuto restare in carica per un triennio, ma all’improvviso il 2 luglio scorso sulla nuova professione di Vitaliano Esposito si sono addensate nubi minacciose.
Quel giorno davanti alle commissioni congiunte della Camera che stavano esaminando il decreto sul commissariamento dell’Ilva (attività produttive e Ambiente) un deputato di Matera del Pdl, Cosimo Latronico, depositava l’emendamento 1.83 che stabiliva: «È soppressa la figura del Garante e le relative funzioni sono trasferite al commissario (Enrico Bondi, ndr)».
Era il preavviso di licenziamento per il povero Esposito.
Ed è diventato qualcosa di più serio quando quel testo è stato assorbito in un emendamento più ampio sottoscritto dai relatori delle due commissioni, Enrigo Borghi del Pd e Raffaele Fitto del Pdl, con voto positivo della maggioranza.
Il licenziamento del fratello del presidente di sezione della Cassazione a quel punto da semplice ipotesi era divenuto il nuovo articolo 2 quater del decreto legge sull’Ilva. Approvato in commissione e poi dall’aula l’11 luglio scorso. Se in commissione però il licenziamento dell’altro Esposito poteva ancora essere inconsapevole, per il Pdl come per tutti gli italiani era invece chiaro dal 9 luglio che Antonio Esposito avrebbe avuto nelle sue mani poche settimane dopo (il 30 luglio) il destino giudiziario e forse anche politico di Berlusconi.
Nessuno però nel partito del Cavaliere si è accorto di quanto stava avvenendo, e nemmeno nelle fila dell’esecutivo c’è stato qualcuno a cui è venuto il dubbio sull’opportunità di fare uno sgarbo di questo tipo alla famiglia Esposito.
Così non solo l’hanno fatto, ma hanno difeso la bontà di quel licenziamento con i denti e con le unghie fino alle ore 11 e 55 del primo agosto, quando con il voto finale al decreto Pd , Pdl e governo Letta l’hanno reso immediamente esecutivo.
Eppure proprio nelle ultime ore c’è stata l’occasione per evitare il clamoroso sgarbo familiare al magistrato che stava decidendo il destino di Berlusconi.
La ciambella di salvataggio è stata lanciata da Loredana De Petris (Sel) e da Paola Nugnes (M5s): entrambe hanno presentato un emendamento (quello di Sel firmato anche da Dario Stefano, presidente della giunta immunità del Senato) per fare rivivere il garante e conservate lavoro e 200 mila euro l’anno a Vitaliano Esposito.
Niente da fare: i due relatori, Salvatore Tomaselli (Pd) e Francesco Bruni (Pdl) hanno bocciato l’idea: il fratello del giudice andava licenziato senza se e senza ma.
Ultimo tentativo per non mettere ulteriormente nei guai Berlusconi in Cassazione l’hanno fatto in extremis ancora i senatori di Nichi Vendola: un ordine del giorno per impegnare il governo a riassumere subito dopo averlo licenziato il povero Vitaliano Esposito, di cui si apprezzava il gran lavoro fatto.
Ma a dire no a questo impegno teorico che avrebbe potuto distendere gli animi è stato questa volta il governo Letta.
Lavoro da kamikaze compiuto.
Di Franco Bechis
...
...SE TU NON FAI UN FAVORE A ME
IO NON FACCIO UN FAVORE A TE...
Ultima modifica di salvo.gerli; 06-08-13 alle 17:12
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Impossibilia nemo tenetur
Ma il colore dei calzini del giudice Esposito si sa già?