Il paese indifferente all’interesse generale
Guy Dinmore, Financial Times, Regno Unito
L’Italia fatica a diventare una nazione efficiente. Le potenti lobby condizionano i lavori del parlamento
Nonostante abbia una maggioranza
schiacciante in parlamento,
il governo italiano si sta
scontrando con il potere delle
tante lobby che ne frenano le riforme economiche:
dagli scioperi di avvocati e medici
agli amministratori che cercano di mettere
dei vincoli alla diffusione del wifi pubblico.
Sono in molti a pensare che queste lobby
abbiano talmente tanto potere da ostacolare
gli sforzi per rendere l’Italia un paese più
efficiente e interessante per gli investimenti
stranieri, come chiedono gli organismi
internazionali tra cui l’Ocse.
Il 24 luglio la camera dei deputati dovrebbe
aver votato il piano per velocizzare
le cause civili proposto dalla ministra della
giustizia Annamaria Cancellieri e inserito
nel “decreto del fare”. In passato l’ex presidente
del consiglio Berlusconi ha spesso
usato la scusa degli interessi inattaccabili
per giustiicare la paralisi politica che ha
contraddistinto i suoi governi. Il suo successore
Mario Monti si è scontrato con lo
stesso muro. Adesso è il turno di Enrico Letta,
che guida una coalizione fragile composta
da partiti di centrosinistra e di centrodestra.
“Gli avvocati, le grandi lobby impediscono
che il paese diventi normale”, ha dichiarato
un’esasperata Cancellieri. Il suo
piano prevede l’estensione del ricorso a
procedure alternative, come la mediazione,
per cercare di smaltire cinque milioni di
cause civili arretrate. Un numero che ogni
anno aumenta del 10 per cento. Per protestare
contro questa riforma, gli avvocati
hanno scioperato dall’8 al 16 luglio.
La lentezza della giustizia civile italiana
(in media ci vogliono 1.210 giorni per risolvere
un contenzioso in campo commerciale)
viene spesso indicata come l’ostacolo
principale per gli investimenti esteri. Nello
studio condotto dalla Banca mondiale nel
2013 su quanto è facile o difficile essere imprenditori
c’è una classiica dei paesi in cui
le controversie commerciali durano più a
lungo: l’Italia si è classiicata centosessantesima
su 185.
L’Italia ha più di 240mila avvocati, mentre
la Francia ne ha 54mila. Oltre il 10 per
cento dei parlamentari è un avvocato: tra
loro anche due legali di Berlusconi, impegnati
a gestire i suoi processi o occupati a
redigere provvedimenti legislativi per assicurargli
l’impunità. La proposta di Cancellieri
è stata emendata nelle commissioni
parlamentari e si è stabilito che la mediazione
avrà una durata sperimentale di quattro
anni e che nelle procedure di mediazione
bisogna essere assistiti da un avvocato.
L’anno scorso gli avvocati sono riusciti a
fermare il tentativo di Monti di abolire le
tarife minime. Lo stesso Monti si è scontrato
con un altro gruppo di interesse, quello
dei farmacisti, che continua a far pagare
una confezione di pillole per il mal di testa
venti volte di più rispetto a quanto la si paga
nei supermercati britannici. Il 22 luglio è
stato il turno di medici e veterinari, che
hanno protestato contro i tentativi di ridurre
la spesa sanitaria.
L’ombra della mafia
L’ultimo studio economico dell’Ocse afferma
che per tenere sotto controllo il deficit di
bilancio l’Italia dovrebbe abbandonare la
politica di aumento delle tasse e tagliare di
più la spesa pubblica. Ma in Italia la spesa è
diminuita poco, molto meno rispetto agli
altri paesi indebitati che fanno parte dell’eurozona.
Questo è il frutto del potere esercitato
nel paese da certe professioni, dai sindacati
e dalle amministrazioni regionali
che, per esempio, gestiscono la sanità pubblica,
diventata un’importante fonte di
guadagno per la mafia, forse la più potente
e la più oscura di tutte le lobby.
Ma le recenti proteste contro le riforme
riguardano anche il wifi. In questo ambito
l’Italia non riesce a mettersi al passo con
l’Europa nella promozione dell’accesso
pubblico libero e gratuito negli alberghi, nei
bar, nelle biblioteche e a bordo dei mezzi di
trasporto pubblici. Il mese scorso il presidente
del consiglio ha accolto con un allegro
tweet la nomina di Francesco Caio, noto
dirigente del settore delle telecomunicazioni,
a “mister Agenda digitale”.
Mario Monti teme che le lobby abbiano
la meglio su Enrico Letta. In una intervista
televisiva, Monti ha detto che “il parlamento
non deve essere un banco dove le lobby
vanno a contrattare con i partiti”. L’Italia,
ha proseguito, “va a fondo lentamente, dolcemente
e qualche volta allegramente,
perché gli interessi delle singole categorie
prevalgono sull’interesse generale”.
Da INTERNAZIONALE NR 1010
Articolo originale in lingua inglese a pagamento qui , o ci si iscrive e si ha 8 articoli al mese gratis.