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  1. #31
    veterolegalitario
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    N come notizzzzzzzie ......


  2. #32
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    Citazione Originariamente Scritto da fiume sand creek Visualizza Messaggio
    Ma perchè non hanno ancora pensato a dichiarare che quattro anni di reclusione sono inferiori al limite massimo di due?
    In fondo la matematica è solo una opinione, e la si potrebbe considerare anche incostituzionale.
    Giusto?
    Perché (forse) c'è un limite massimo PERSINO all'indecenza.

  3. #33
    veterolegalitario
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    FUFFA italia ...

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/04/decadenza-berlusconi-sola-agibilita-che-interessa/700715

    E se provassimo a scendere con i piedi per terra? Se cominciassimo a pensare che tutto questo agitarsi: il leader di un grande partito che vuole conservare l’agibilità politica; il diritto di milioni di elettori a non essere privati dell’uomo in cui hanno riposto fiducia; la necessità di rispettare le competenze del Parlamento e di non assoggettarlo allo strapotere di una magistratura complottarda; il diritto di B. di difendersi come qualsiasi altro cittadino utilizzando tutti i mezzi previsti, dunque produzione di massa di pareri pro veritate, martellamento dell’opinione pubblica con le migliori tecniche pubblicitarie, ricorsi alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni con la magistratura, eccezioni di costituzionalità della legge Severino, l’arma fine-di-mondo se mi fate decadere faccio cadere il governo; se cominciassimo a pensare che è tutta fuffa, che in realtà B. ha un solo gigantesco problema che non può confessare e cerca di risolverlo facendo finta di combattere per alti principi?
    Scopriremmo l’acqua calda.

    Andiamo con ordine.
    La decadenza non priverebbe B. della “agibilità politica” (il creativo di Publitalia che ha partorito questo jingle meriterebbe un aumento di stipendio). Il presidente del Consiglio, i ministri e il presidente della Repubblica possono essere non parlamentari. Nessuna norma costituzionale prevede che debbano essere parlamentari; e non lo era infatti Ciampi, presidente del Consiglio nel 1993/1994; né i numerosi ministri di questo e del precedente governo.

    Neppure la guida del partito di cui è proprietario gli sarebbe preclusa. Prima di tutto perchéne è proprietario. E poi perché non esiste alcuna legittimazione formale senza la quale taluno non possa proporsi come leader politico. Grillo e Casaleggio ne sono la prova quotidiana. D’altra parte B. in Senato non ci va e le sue creature le dirige da casa.
    Se il Senato prendesse atto della condanna di B. e, in applicazione della legge Severino, lo scacciasse, sarebbe una manifestazione di forza e non di debolezza. Non è la magistratura che impone a B. di non entrare a Palazzo Madama; è una legge voluta e votata dal Parlamento. Che sarebbe davvero debole se non fosse in grado di applicare le sue stesse leggi. L’escamotage di ricorrere alla Corte costituzionale nella speranza che impedisca al Parlamento di applicare una legge votata pressoché all’unanimità pochi mesi fa, è il più evidente sintomo di questa debolezza. Tanto più evidente in quanto contrapposta alla “forza” (intesa come dirittura morale e coscienza del proprio dovere) di una magistratura che certo non ignorava la portata dirompente di una sentenza tuttavia dovuta perché conforme alla legge. Un Parlamento geloso delle sue prerogative mai dovrebbe accettare di essere posto sotto tutela, sia pure dalla Consulta.
    Allora perché il polverone? Ma è ovvio. Il giorno dopo la decadenza, B. si sveglierà nudo di fronte alla legge. L’articolo 68 della Costituzione non lo riguarderà più. B. non potrà più beneficiare del favoreggiamento istituzionalizzato di un Parlamento che rifiuta costantemente di autorizzare perquisizioni, intercettazioni, arresti, insomma tutto l’armamentario che serve per perseguire qualsiasi delinquente. E quando un qualsiasi mafioso gli telefonerà, se la conversazione dovesse essere “interessante”, non sarà necessaria la solita vergognosa manfrina parlamentare per utilizzarla. A questo punto gli resterebbe solo l’ultima, ben conosciuta, possibilità: la corruzione; o l’estorsione, visto che, non più senatore dunque non più pubblico ufficiale, la concussione e le sue varianti (e conseguenti termini di prescrizione diversi) non si applicherebbero. Ma la strada diventa rischiosa: senza lo scudo dell’art. 68, con qualche intercettazione ben fatta lo beccherebbero subito.

    Quanti scheletri nell’armadio ha uno che ha passato la vita a delinquere?
    7 prescrizioni, una condanna definitiva e una in primo grado
    autorizzano un certo pessimismo. E quanti reati può commettere da qui in avanti uno che ha sempre considerato la legge qualcosa da cui difendersi e la legalità qualcosa che riguarda gli altri? Ecco perché, quando cominciano a contarcela con i sommi principi, i diritti fondamentali, le garanzie e tutto l’arsenale che ci sta ammorbando, tiriamo un bel sospiro e diciamo sorridendo: guarda che quello ha solo paura che lo intercettino o lo arrestino per qualcosa d’altro.

    Noi non sappiamo cosa, ma lui sì.
    Ultima modifica di Saviano; 04-09-13 alle 09:47

  4. #34
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    "A" come agibilità.

    Ci sono parole-soubrette: buone a tutto e a nulla, si impongono all'attenzione del pubblico per la loro onnipresenza e malgrado i loro difetti. Possono invecchiare sulla scena o scomparire presto nel centrifugo marasma mediale, per poi magari essere ripescate a sorpresa anni o decenni dopo. La parola-soubrette dell'estate 2013 è stata "agibilità". Ha due provenienze. La prima è burocratico-edilizia: l'agibilità è l'assieme dei requisiti di sicurezza e funzionalità che consente a un manufatto (edificio, strada, ponte) di essere usato.

    La seconda provenienza è politica. Nel decennio '68-77, prendersi o negare "l'agibilità politica" per i gruppi extraparlamentari dell'epoca significava ottenere aule in cui riunirsi e spazi in cui manifestare, nelle università o nelle città, o impedire che ne avessero i gruppi rivali, a suon di picchetti, spinte, spranghe, trattative con rettori, presidi o questori.

    Da quale delle due fonti la parola sarà arrivata alla propaganda berlusconiana? L'edilizia è nel Dna di Forza Italia, sin da quel mitico spostamento delle rotte aeree su Linate che ha consentito l'"agibilità" dei terreni su cui sorse Milano Due. Ma molte persone sagge (come Maurizio Ferraris o Valerio Magrelli) hanno osservato come
    la pratica politica berlusconiana abbia mutuato format e modalità (e, in molti casi, militanti) dai più disinvolti gruppuscoli dell'ultrasinistra d'antan.

    In un caso o nell'altro la parola-soubrette, in questo suo inatteso ritorno alla ribalta, ha ribaltato anche il suo senso.
    Si parla dell'agibilità politica di Berlusconi, infatti: non dell'agibilità della politica per Berlusconi. Non è più uno spazio (edilizio o astratto) a essere detto "agibile", bensì chi lo usa, ovvero il suo utilizzatore. Una distorsione che ne ricorda un'altra, più buffa: quella che su Canale 5 fanno Ezio Greggio e Enzo Iacchetti quando dicono «agevoliamo il servizio». E un cerchio si chiude: sotto l'accattivante cielo del nonsenso.
    Ultima modifica di MrBojangles; 09-09-13 alle 10:43

  5. #35
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    "C" come Cavaliere:

    Condanna Mediaset, Berlusconi (per ora) resta Cavaliere della Repubblica

    Chi avrebbe il potere di avviare le pratiche perché l'onorificenza gli venga tolta se ne guarda bene dal farlo.
    Non ci pensano i ministri competenti, comprensibilmente bloccati, dal loro punto di vista, dall'idea che qualsiasi soffio possa stendere il governo. Ma non ci pensa neanche il prefetto di Milano a cui pure la legge concede una facoltà di iniziativa

  6. #36
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles Visualizza Messaggio
    "C" come Cavaliere:

    Condanna Mediaset, Berlusconi (per ora) resta Cavaliere della Repubblica

    Chi avrebbe il potere di avviare le pratiche perché l'onorificenza gli venga tolta se ne guarda bene dal farlo.
    Non ci pensano i ministri competenti, comprensibilmente bloccati, dal loro punto di vista, dall'idea che qualsiasi soffio possa stendere il governo. Ma non ci pensa neanche il prefetto di Milano a cui pure la legge concede una facoltà di iniziativa



    ......................

  7. #37
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  8. #38
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    Citazione Originariamente Scritto da MrBojangles Visualizza Messaggio
    siamo alle bucce di banana, più che altro ......

  9. #39
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    A come appello ......

    Appello alle persone di merda

    Era inevitabile che ci si arrivasse, oggi eccolo qui: l’appello ai 101 piddini che impallinarono Prodi perché ora salvino Berlusconi.
    Lo lancia il Giornale questa mattina, tramite Paolo Guzzanti che li definisce ‘patrioti’, ne esalta il gesto come ‘atto di vitalità del Parlamento’ e a loro appunto si appella, perché nel voto su Berlusconi ’si varrà la nobilitate del Senato’.
    Ora, cosa siano stati i 101, si sa: gente che alla sera ha acclamato in modo unanime la scelta di Prodi al Quirinale e che di notte ha organizzato – con una regia – l’imboscata anonima. Il piano ha funzionato perfettamente: non solo per gli esiti sul Colle ma soprattutto per ottenere quello a cui i 101 puntavano, cioè le larghe intese.
    Insomma, persone di merda, proprio in termini umani: e sto parlando ovviamente del metodo scelto per ottenere i loro obiettivi, che sarebbero stati leciti se perseguiti alla luce del sole.
    Adesso si guarda di nuovo a loro, o meglio a quanti tra loro stanno in Senato.
    In apparenza, questa volta non gli converrebbe salvare il Cav., per il semplice fatto che questo salvataggio – se fosse palesemente dovuto a loro – polverizzerebbe il partito che li ha eletti.
    Però, però.
    Però se si arrivasse al voto in aula con il governo Letta ancora in piedi, potrebbe succedere di tutto e per questo il Giornale lancia il suo appello.
    Ad esempio, gente che di nascosto vota contro la decadenza per il terrore che finisca anticipatamente la legislatura e quindi addio poltrona a Palazzo Madama. Gente che nei giorni precedenti viene contattata dall’uomo più ricco d’Italia e magari ha qualche mutuo da estinguere. Gente affezionata alle larghe intese per i più svariati motivi, compresi i rapporti con lobby che non vogliono la crisi a nessun costo. E così via.
    Non sarebbe poi difficile alzare nebbia sul tutto attribuendo un eventuale salvataggio di B. a un disegno politico dell’opposizione, come ha già preventivamente fatto ieri Giovanardi rimestando nel torbido che gli è proprio, o comunque accusando altri, io non c’entro, è stata la corrente avversaria.
    Insomma, quello del Giornale di oggi non è solo un appello ai 101: è proprio un appello alle persone di merda.
    Del resto Berlusconi ha salvato così il suo ultimo governo, meno di tre anni fa: non stupisce che ci riprovi adesso.

  10. #40
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    Predefinito Re: L'alfaB.eto dell'impunità

    R come rimbambimento ..................


    Se prendi la multa accusa il vigile
    di Umberto Eco
    Sicuramente era invidioso della tua Bmw, per questo ti ha fatto la contravvenzione. Anche se avevi lasciato l'auto in terza fila e bloccavi il traffico.
    Questo è il ribaltamento a cui assistiamo in Italia. Mica da oggi: da vent'anni
    (16 settembre 2013)

    Qualcosa del genere lo avevo scritto in una Bustina del 1995, ma non è colpa mia se a distanza di diciotto anni le cose vanno nello stesso modo, almeno in questo paese. D'altra parte in un'altra Bustina avevo scritto di quando "Repubblica", per festeggiare il suo ventennale, aveva inserito nel numero di vent'anni dopo la copia anastatica del numero di vent'anni prima. Io avevo scambiato distrattamente il secondo per il primo, l'avevo letto con grande interesse e solo alla fine, vedendo che si davano solo i programmi di due canali televisivi, mi ero insospettito. Ma per il resto le notizie di vent'anni prima erano le stesse che mi sarei aspettato vent'anni dopo, e non per colpa di "Repubblica" ma dell'Italia.
    Così nel 1995 mi lamentavo di un curioso andazzo di alcuni giornali che parteggiavano per alcuni illustri accusati ma che, invece di sforzarsi di dimostrarne l'innocenza, pubblicavano articoli ambigui e allusivi, quando non deliberatamente accusatori, intesi a delegittimare i giudici.
    Ora, si noti, dimostrare che in un processo l'accusa è prevenuta o sleale, in sé sarebbe una bella dimostrazione di democrazia, e fosse stato possibile fare così in tanti processi messi in scena da dittature di vario colore. Ma questo si deve fare in situazioni eccezionali. Una società in cui, sempre e a priori, non solo l'accusa, ma anche il collegio giudicante siano sistematicamente delegittimati, è una società in cui qualcosa non funziona. O non funziona la giustizia o non funzionano i collegi di difesa.
    Eppure questo è ciò a cui stiamo assistendo da qualche tempo.
    La prima mossa dell'inquisito non è di provare che le prove di accusa sono inconsistenti, ma di mostrare all'opinione pubblica che l'accusa non è immune da sospetti.
    Se l'inquisito riesce in questa operazione, l'andamento del processo è secondario. Perché chi decide, in processi ripresi alla televisione, è l'opinione pubblica, che sfiducia l'inquirente e tende a convincere ogni giuria che sarebbe impopolare dargli ragione.
    Quindi il processo non riguarda più un dibattito tra due parti che presentano prove e controprove: riguarda, e prima ancora del processo, un duello massmediatico tra futuri imputati e futuri procuratori e membri del collegio giudicante, a cui l'inquisito contesta il diritto di giudicarlo.
    Se riesci a dimostrare che il tuo accusatore è un adultero, ha commesso peccati, leggerezze o crimini - anche se nulla hanno a che fare con il processo - hai già vinto.
    E non è necessario dimostrare che il giudice abbia commesso un delitto. Basta (ed è storia) averlo fotografato mentre getta una cicca per terra (cosa che ovviamente non avrebbe dovuto fare, neppure in un momento di distrazione) ma che dico, che (come è accaduto) gira con improbabili calzini celesti, e subito il giudicante diventa giudicabile, perché si insinua che sia essere bizzarro e inaffidabile, affetto da tare che lo rendono inadatto alla sua funzione.
    A quanto pare questo modo di fare, visto che vi si insiste da almeno vent'anni, funziona.
    E d'altra parte queste insinuazioni solleticano i peggiori istinti della persona media che, se è multata per aver parcheggiato in terza posizione, si lamenta dicendo che quel vigile non era normale, che nutriva sentimenti d'invidia verso chi aveva una Bmw, come accade di solito ai comunisti. In qualsiasi inchiesta tutti si sentono il K di Kafka, innocente di fronte una giustizia insondabilmente paranoica.
    Dunque, dicevo già diciott'anni fa, ricordate, la prossima volta che vi coglieranno con le mani nel sacco, nell'istante in cui date una mazzetta al poliziotto che vi ha sorpreso mentre spaccavate il cranio di vostra nonna a colpi di scure, non preoccupatevi di lavare le tracce di sangue, o di dimostrare che a quell'ora eravate altrove, a colloquio con un cardinale.
    Basta che dimostriate che chi vi ha sorpreso con le mani nel sacco (o sulla scure), dieci anni fa non ha dichiarato al fisco un panettone natalizio ricevuto in regalo da una qualche azienda (e meglio se all'amministratore delegato dell'azienda donante è sospettabile di essere stato legato un tempo da affettuosa amicizia).

    Se prendi la multa, accusa il vigile - l’Espresso

 

 
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