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I letterati del fisco
Sono proprio contento: ho trovato un nuovo scrittore italiano chiaro e conciso, con un periodare armonioso. Macché Leopardi, macché Manzoni, macché Verga, macché neppure Eco; questo autore si cela nelle latebre degli uffici ministeriali del fisco e si chiama Ignoto Mezzemaniche.
Il suo periodare è sublime. Eccone un esempio:
“ I soggetti di cui all' articolo 7, comma 1, del regolamento di cui al decreto del presidente della repubblica 14 ottobre 1999, n. 542 e successive modificazioni, che risultano validamente registrati nel portale di cui al comma 28-quater del presente articolo, eseguono le liquidazioni periodiche e i relativi versamenti di imposta entro il termine e con le modalità di cui all' articolo 1, comma 1, del regolamento di cui al decreto del presidente della repubblica 23 marzo 1998, n. 100 e successive modificazioni.”
Capito niente? Bravi, siete come la maggioranza. Se queste puttanate restassero fine a se stesse, potremmo sorridere, solo che queste sconcezze ed altro combinato disposto del genere devono venire osservate dal povero contribuente, pena sanzioni che talvolta vanno oltre il 500% degli importo considerati evasi. Ma questo è un esempio di come il fisco consideri un nulla il contribuente. Questi testi, ancorché di legge, sono indirizzati ad una platea di utenti medi, non di principi del diritto, e come tali dovrebbero essere intelligibili dal cittadino medio. Ma il cittadino per il fisco è un suddito che non merita alcuna considerazione se non quella di venire spremuto o colpito, magari con interpretazioni fantasiose delle norme.
Sarebbe opportuno che venisse eliminato qualche corso universitario sulla psicologia della foca monaca e fosse istituito un corso di italiano decente nei testi burocratici. Se ricordiamo bene, c'era stato un ministro che qualcosa aveva cercato di fare, naturalmente riportandone un fallimento.
Non è che uno dei numerosi aspetti di scarsa o nulla considerazione del cittadino
da parte dei pubblici poteri. Come quando il fisco richiede immediatamente i pagamenti che gli sono dovuti, ma lo stato porta al fallimento per mancanza di pagamento dei suoi debiti gli imprenditori che, sempliciotti, si erano fidati a fornirgli delle commesse. Non sappiamo se uno stato di cose come questo possa continuare.
Quo usque tandem abutere patientia nostra? ( Fino a quando abuserai della nostra pazienza?)

Giorgio Maria Cambiè